Bibliografia

lunedì 6 aprile 2020

Le malattie sono brutte, ma i lockdown forzati sono peggio





di Antony P. Mueller


Per quanto possa salire il ​​tasso di mortalità del coronavirus COVID-19, la risposta dello stato a tale minaccia sarà sempre la più pericolosa. Se l'attuale blocco della vita economica continuerà, più persone moriranno per le contromisure che per il virus stesso. In breve tempo l'offerta di beni essenziali sarà a rischio. Interrompendo il trasporto globale e le catene di approvvigionamento, mancheranno importanti medicinali e le forniture alimentari saranno insufficienti. Ecco come funziona una strategia di contenimento: operazione riuscita, paziente morto.



La strategia principale dello stato: distruggere il commercio

La preoccupazione principale per i responsabili dell'assistenza sanitaria non è il numero assoluto di decessi, ma "l'appiattimento della curva", cioè la dilatazione della frequenza dei casi d'infezione.

Il modello può essere corretto, a parità di condizioni, ma ignora l'entità del danno che comportano le misure di controllo. Ne abbiamo già un assaggio. Oltre alle drastiche restrizioni al traffico aereo internazionale e alla parziale chiusura delle frontiere, esistono tutta una serie di misure che intervengono profondamente nella vita quotidiana dei cittadini e mirano ad isolarli il più possibile.

Le autorità ignorano gli effetti collaterali delle loro misure. Le agenzie statali sono ossessionate dall'appiattimento della curva e quindi ignorano il fatto che il perseguimento di questo obiettivo porterà esclusivamente danni collaterali rispetto al possibile costo dell'epidemia stessa.

Se le agenzie governative continuano ad agire come stanno facendo, presto le persone si troveranno di fronte al problema di non poter più acquistare le cose necessarie, in primo luogo perché gli scaffali saranno vuoti e in secondo luogo perché non avranno più entrate quando gli scaffali verranno nuovamente riforniti lentamente. Le società hanno chiuso e gli stipendi non verranno visualizzati nei conti bancari. Le scadenze degli affitti per case e aziende non saranno rispettate. Non è il coronavirus a fermare l'economia, ma il modo in cui la politica sta rispondendo alla malattia.

Un'altra strategia (praticata dalla Corea del Sud e da Taiwan) è quella di intervenire minimamente nella vita quotidiana della maggioranza della popolazione.

Se i policymaker comprendessero le reali minacce alla vita umana e al benessere, oltre alla mole di distruzione economica, adotterebbero politiche progettate per garantire che le imprese rimangano aperte. L'obiettivo sarebbe garantire che gli individui e le popolazioni più a rischio siano in grado di isolarsi volontariamente.

Invece in Europa e in gran parte del resto del mondo sono stati proclamati uno stato di emergenza e una serie di blocchi generali. Anche se l'incubo attuale dovesse finire e il coprifuoco ed i vari divieti non esistessero più, ci vorrebbe molto tempo prima che l'economia si riprenda, non dal virus, ma dalla risposta ad esso. Negli Stati Uniti e in molti Paesi europei, lo stato ha assunto il controllo nella convinzione che con le severe restrizioni alla vita privata e pubblica l'epidemia possa essere messa sotto controllo. L'atteggiamento che prevale è che non vi sia alternativa a chiudere praticamente l'economia ed imporre restrizioni alla vita quotidiana delle persone. Invece di sostenere gli immensi costi che scaturiscono da una scelta scellerata simile, la capacità potrebbe essere ampliata per prendersi meglio cura dei malati e dei moribondi.

Sebbene l'onere della prova debba ricadere su coloro che desiderano chiudere le imprese e arrestare l'economia, i sostenitori dell'ecatombe globale non hanno affatto ragione. Infatti in Europa, compresa l'Italia, il numero di morti fino ad ora rimane ben al di sotto di quello che ci si aspetterebbe dall'influenza. Il tasso di mortalità rimane sconosciuto a causa dei bias e delle difficoltà nella stima dei casi totali e nella raccolta di dati. Le statistiche sul numero di portatori del virus sono errate, poiché i tassi di errore dei test per i nuovi fenomeni patologici sono generalmente elevati e nel caso dei test COVID-19 sono ancora più elevati, poiché la domanda e l'uso sono aumentati rapidamente in breve tempo. Il fatto che un set di dati sia stato pubblicato dalle autorità non significa che i numeri riflettano i fatti. Anche i test standard hanno tassi di errore e di solito sono necessari diversi test per arrivare ad un giudizio affidabile.

Non solo il tasso di mortalità è problematico da calcolare, perché il numero effettivo di casi è completamente sconosciuto, ma è anche discutibile il bilancio ufficiale delle vittime attribuito al COVID-19. Non esiste un modo affidabile per dire se la presenza del virus in un cadavere ne abbia causato effettivamente la morte. La vita delle persone finisce a causa di innumerevoli fattori e gli anziani muoiono per ogni tipo di disturbo. L'Italia riferisce che il 99% delle vittime di COVID-19 aveva altre malattie al momento della morte. Se COVID-19 viene trovato in un cadavere, non prova che il virus sia stato la causa della morte. Potrebbe essere solo una delle innumerevoli possibili cause.

I virus mutano costantemente. Senza test specifici, le modifiche non vengono rilevate. Se fossero stati tutti scoperti, si sarebbe andati nel panico quasi ogni giorno. Si può essere certi che prima o poi apparirà un altro virus dopo la fine dell'epidemia di coronavirus. Immaginate se la politica dovesse reagire ogni volta di fronte al coronavirus: l'assurdità dell'attuale politica contro il virus diventa evidente.



Più dura il lockdown forzato, maggiore sarà la povertà risultante

Le autorità vogliono far credere alle persone che le numerose restrizioni già esistenti siano misure a breve termine. E se la strategia di contenimento impiegasse molto più tempo del previsto? Le conseguenze per l'economia sono già catastrofiche. Ogni giorno e ogni settimana il danno aumenta sempre di più. Anche quando le politiche raggiungono il contenimento della malattia virale, il danno economico persisterà per un tempo molto più lungo.

La vera minaccia non è il COVID-19, bensì l'ondata di bancarotte e disoccupazione che presto si diffonderà nelle economie come uno tsunami. Se gli stati rispettano i propri impegni di aiuto e versano indennizzi alle persone colpite, saranno necessarie somme così elevate che potrebbero scatenare un'inflazione di massa dei prezzi e aggravare l'effetto della recessione economica. Vedremo un impoverimento diffuso e, di conseguenza, un declino della salute generale e un aumento della morbilità.



Contro il terrorismo politico

Sì, c'è motivo di andare nel panico, ma non per il virus: per la politica di risposta al coronavirus. Il panico serve per stimare e capire capire fino a che punto si possono terrorizzare i cittadini e quanto essi siano disposti a rinunciare alle proprie libertà senza opporre resistenza. Come le pecore, le persone seguono gli ordini dei loro leader. I media stanno preparando gli agnelli ad andare al macello in silenzio.

Oltre al danno economico che è già stato causato dalla reazione politica alla malattia, c'è una tragedia ancora più grande: la perdita dei diritti umani fondamentali e della nostra libertà individuale. Dati i moderni metodi di sorveglianza, un nuovo tipo di totalitarismo sta superando tutti gli orrori conosciuti dei regimi dittatoriali del passato.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


3 commenti:

  1. Ok, se anche fossi d'accordo, dopo questa serie di critiche quali sono le proposte alternative CONCRETE per salvare vite e mantenere in funzione il sistema economico? Parlo di un piano attuabile, non di desideri astratti e al momento non realizzabili. Se anche Olanda e Norvegia che avevano cercato di non andare in lock down ora ci stanno ripensando vorrà pur dire qualcosa, citofonare Trump e Johnson per vedere. Davvero scegliere tra il benessere economico e la vita di migliaia di persone sembra così facile? Vorrei vedere l'autore a Bergamo o a Brescia, in pericolo lui e i suoi famigliari e/o conoscenti e poi ne riparliamo.

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    1. Dov'era lei quando negli anni passati ci sono stati morti a nastro per influenza e polmoniti? Dov'era lei quando sin dal 2018 si registravano casi di polmoniti anomali tra Brescia e Bergamo? Dov'era lei quando proprio all'inizio di quest'anno nella suddetta zona sono state fatte campagne di vaccinazione a tappeto che secondo uno studio pubblicato su Pubmed anni addietro rendono particolarmente sensibili ai coronavirus?

      A nessuno fregava niente gli anni passati perché i media non erano partiti con questa campagna terroristica, mentre invece chi lo faceva notare veniva caldamente ignorato. Perché non vedo la stessa preoccupazione per i suicidi a causa di queste folli decisioni (che molto probabilmente sono superiori ai morti di coronavirus, però, ops!, la mannaia della censura è calata sulle relazioni Iss che andavano lungo questa strada)? Perché a nessuno frega niente in realtà, si preferisce annacquarsi il cervello con l'emotività dei media terroristici senza fermarsi a ragionare con la propria testa. Ed ecco i cani di Pavlov che subito si aizzano contro chi vuol mettere in prospettiva ciò che accade. Gli esempi virtuosi esistono, e ne ho parlato, però è più facile pontificare ad cazzum piuttosto che fare una semplice ricerca.

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  2. "Una generazione precedente non avrebbe capito l'attuale isteria per Covid-19, i cui sintomi sono più lievi e la cui mortalità in caso di malattia è inferiore a una qualsiasi [delle precedenti epidemie, n.d.r.].

    Che cosa è cambiato? Da un lato, siamo diventati molto più avversi al rischio. ... Diamo per scontata la sicurezza. ... La paura ci impedisce di pensare ai costi più remoti delle misure necessarie per evitarle, misure che ci possono portare a disgrazie ancora più grandi e di natura diversa.

    Abbiamo anche acquisito un irrazionale orrore della morte. Oggi la morte è la grande oscenità, inevitabile ma in qualche modo innaturale....

    Abbiamo fatto ricorso alla legge [positiva, n.d.r.], che richiede una definizione esatta, e abbiamo bandito il buon senso, che richiede un giudizio.

    [Le misure adottate dai governi, n.d.r.] rappresentano un'interferenza con la nostra vita e la nostra autonomia personale che è intollerabile in una società libera. Dire che sono necessarie per fini sociali più ampi, per quanto preziosi possano essere, è trattare gli esseri umani come oggetti, meri strumenti di politica [qui Sumption, forse senza acorgersene, nega la legittimità e la necessità dello stato stesso, di cui è stato una delle massime cariche, n.d.r.]. ...

    Abbiamo messo centinaia di migliaia di persone fuori dal lavoro e bisognosi di credito universale.

    Recenti ricerche suggeriscono che stiamo già spingendo un quinto delle piccole imprese verso il fallimento, molte delle quali avranno impiegato una vita di onesta fatica per arrivare fino a quel punto. ... Anche queste cose uccidono....

    Non permettiamo forse di circolare con le automobili, tra le armi più letali che siano mai state concepite, anche se sappiamo con certezza che ogni anno verranno uccise o mutilate migliaia di persone?...

    Gli scienziati possono aiutarci a valutare le conseguenze cliniche dei diversi modi di contenere il coronavirus. Ma non sono più qualificati di noi per dire se valga la pena di mettere sottosopra il nostro mondo e di infliggergli gravi danni a lungo termine. Tutti noi abbiamo la responsabilità di mantenere il senso delle proporzioni, soprattutto quando molti stanno perdendo il loro."

    Coronavirus lockdown: we are so afraid of death, no one even asks whether this ‘cure’ is actually worse

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