martedì 14 aprile 2020
Il nuovo stimolo europeo non salverà la Grecia
di Antonis Giannakopoulos
Con la paura che il coronavirus continui a provocare il caos in tutti i Paesi occidentali, quasi tutti i governi hanno adottato misure radicali per il contenimento del virus: quarantene obbligatorie per molti, la chiusura delle imprese e il divieto di molte attività economiche e sociali. Non farò finta di essere un esperto medico e non condividerò i miei pensieri su quanto sia grave il virus. Mi concentrerò, tuttavia, sulle sue conseguenze economiche.
(Due articoli molto informativi sulle politiche sanitarie per il virus sono "Lo stato non ha speranze contro il coronavirus" e "I contrabbandieri e battisti della crisi del coronavirus".)
Il nuovo stimolo ed il QE per l'economia greca
La Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato nuovi e massicci programmi di stimolo, affermando che potrebbe acquistare fino a €750 miliardi in obbligazioni statali e societarie. Questa notizia è arrivata appena una settimana dopo l'annuncio dell'ultimo pacchetto di stimoli. L'obiettivo è chiaramente quello di mantenere bassi i costi di finanziamento e fornire denaro ai Paesi europei per far fronte all'attuale crisi. Questa è la prima volta, dopo molto tempo, che la Grecia è stata inclusa in un programma di QE della BCE.
Poco dopo l'annuncio il primo ministro greco ha dichiarato che l'economia greca riceverà un pacchetto di incentivi da €10 miliardi. Ciò sarà seguito da altre politiche interventiste, la più notevole delle quali è un sussidio di €800 a lavoratori privati, imprenditori colpiti dalla crisi e ogni lavoratore licenziato dopo il 1° marzo. Ma la follia non finisce qui. Ci saranno anche nuovi benefici di welfare per quasi tutti i greci e uno sconto del 40% su tutti i pagamenti degli affitti è stato applicato per i mesi di marzo, aprile e maggio. Il governo ha anche reso illegale licenziare i dipendenti durante la crisi.
Perché fallirà?
C'è un vecchio detto: bisogna risparmiare per i tempi difficili. Ciò significa che bisogna risparmiare un po' di denaro in modo da avere i fondi adeguati per superare un momento difficile. Il problema che la Grecia e l'UE devono affrontare è che non hanno risparmi. Invece l'economia greca, e la maggior parte delle economie europee, dipendono dal debito e dalle persone che spendono denaro che non hanno.
In un'economia sana le persone sarebbero in grado di permettersi di non lavorare per alcune settimane durante una tale emergenza, perché avrebbero risparmi, qualcosa che gli economisti tradizionali odiano e contro cui hanno dichiarato guerra. La FED e la BCE hanno abbassato artificialmente i tassi d'interesse, spingendo governi, società e consumatori a prendere in prestito somme di denaro insostenibili. La loro risposta è più spesa e "inondare" l'economia di denaro.
Salvare una o due industrie specifiche, anche se decisamente negativo dal punto di vista economico, è perlomeno fattibile, perché ce ne sono altre che pagano questo conto. Ma salvare tutti è un'altra questione. Da dove usciranno i soldi? Da dove usciranno quando lo stato deciderà di sospendere i pagamenti delle tasse a causa del virus? Non esistono pasti gratis. Se si tagliano le tasse, bisogna ridurre le spese; e se si vogliono aumentare le spese, bisogna aumentare le tasse. Alla fine, il deficit dovrà essere pagato dai contribuenti futuri. I soldi non arriveranno dai finanziatori. Dopotutto il mercato obbligazionario sta crollando, dal momento che ogni Paese sta affrontando la stessa crisi.
L'unica fonte per tutto questo denaro gratuito è la BCE, che proprio come la sua controparte americana crea denaro "dal nulla". Ma questo non risolverà la carenza di offerta sul mercato, che sicuramente deriverà da un numero estremamente esiguo di persone che lavorano.
Un'economia che non si è mai ripresa
In Grecia le cose vanno peggio che nella maggior parte dell'Europa. Le due maggiori industrie del Paese sono il turismo e il settore nautico, che incarnano quasi la metà del PIL. Inutile dire come siano stati colpiti duramente dal crescere delle paure riguardo il virus.
E la Grecia sta affrontando questa crisi da una posizione già debole. Secondo l'indice di libertà economica della Heritage Foundation, la spesa pubblica ammonta già al 48% del PIL, stratificata su un debito pubblico ancora massiccio, equivalente al 183% del PIL. L'economia non si è mai veramente ripresa dalla recessione. Le leggi sul lavoro rendono l'assunzione molto costosa e rischiosa. I cartelli dei sindacati sono quelli che controllano davvero il Paese e indeboliscono la produzione e l'imprenditorialità. Il settore agricolo è fortemente sovvenzionato e l'industria dei servizi è soggetta a numerosi controlli sui prezzi. Anche durante gli anni della cosiddetta "austerità" le eccedenze di governo erano minime e sono state superate dai deficit degli anni futuri. Infatti i governi non sono riusciti a tagliare la spesa e le tasse, e il debito è solo aumentato.
Fondamentalmente l'economia greca è solo un'enorme bolla di debito e spesa. Questa situazione è stata sostenuta da infiniti salvataggi da parte dei contribuenti europei e dai bassi tassi d'interesse (anche se continuavano ad essere tra i più alti dell'UE). Se non fosse stato per questi, la Grecia avrebbe potuto essere più razionale e non farsi ingannare dal credito facile, altrimenti avrebbe dovuto affrontarne le conseguenze da sola, diventando l'Argentina dell'Europa. Dopotutto, se altri europei non prestassero loro denaro, i greci avrebbero dovuto stampare il denaro da soli. O semplicemente smettere di spendere. Ma i Greci non hanno mai risparmiato o prodotto abbastanza per giustificare il loro alto tenore di vita rispetto ad altri Paesi. In altre parole, viviamo oltre i nostri mezzi. Non è che i greci siano pigri; è lo stato che ha indebolito e continua ad indebolire la produzione ed alimenta in Grecia la famosa mentalità anti-capitalista.
Ma i ripetuti QE della BCE hanno peggiorato e continuano a peggiorare le cose. È sciocco pensare che le aziende che non sono sostenibili ad un tasso di interesse dell'1,5% diventeranno improvvisamente produttive allo 0%. Se l'economia vede un tasso d'interesse dello 0% e non si riprende, cosa accadrà quando i tassi d'interesse saliranno allo 0,5%? Ne conseguirà il panico, rendendo probabile un'altra crisi del debito. Un'economia in cui le imprese non possono pagare debiti e spese anche con interessi dello 0% è un'economia pronta a crollare.
Conclusione
Lo stato greco deve interrompere le sue politiche insostenibili che prevedono dispense sempre crescenti. La spesa pubblica indebolisce sempre la produzione del settore privato, aiutata invece dal risparmio. Le politiche del governo dovrebbero incoraggiarlo. Affinché la Grecia sopravviva alle conseguenze economiche del coronavirus, deve rendersi conto che deve far scoppiare la bolla.
Ciò significa che ci saranno anni ancora più difficili per i greci, ma a lungo termine ha più senso. Con le bolle insostenibili le imprese improduttive vengono buttate fuori dal mercato, cosicché le risorse ed il capitale possano essere utilizzati in modo meno dispendioso. La Grecia ha bisogno di più produzione di beni e servizi. Questo è ciò che rende ricca una nazione ed i suoi cittadini. La cartamoneta non è ricchezza. Se la Grecia non lo fa, allora sì, a breve termine sarà meno doloroso, ma questo significa più dolore a lungo termine.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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