Bibliografia

mercoledì 25 marzo 2020

Una crisi epistemica





di Jeffrey Tucker


Questa crisi legata al virus C non riguarda solo la salute e l'economia; stiamo anche vivendo un crollo epistemico. La questione principale riguarda la conoscenza, l'informazione in generale e l'Informazione accurata. Quali sono i rischi? Infezione e tassi di mortalità? La demografia? La geografia della diffusione? Quanto contagiosa, quanto mortale, come possiamo saperlo e come possiamo scoprirlo? Di chi possiamo fidarci quando là fuori ci sono opinioni così divergenti?

Ognuno sta facendo del proprio meglio per esaminare i dati che abbiamo e possono accedervi grazie ai media digitali, luoghi come OurWorldinData, semplicemente perché la pagina ufficiale del governo presso il CDC non fornisce dati sufficienti e i suoi dipendenti non lavorano il fine settimana. Sulla base di ciò che vediamo, i tassi di infezione stanno diminuendo, in barba alle previsioni peggiori. Ma i dati sono incompleti: i test non sono universali, i tassi di incubazione sono incerti (da 5 a 14 giorni) e i dati in generale si basano sulla raccolta, che è essa stessa un'impresa non scientifica.

Ma pensate a quanto segue: la prima domanda che le persone si pongono in questa crisi è "Ho il Coronavirus?". Questa più che altro è la preoccupazione centrale. Sorprendentemente gli americani non lo sapevano e non avevano i mezzi per scoprirlo. Il motivo è ora chiaro: i Centri per il controllo delle malattie avevano precedentemente nazionalizzato tutti i test sulle malattie. Una burocrazia come qualsiasi altra. Non sorprende che sia finito in un completo flop.

È stato già spiegato su queste pagine come ad un ricercatore privato, finanziato dalla Bill & Melinda Gates Foundation, sia stato impedito con la forza di produrre e distribuire un test valido. Il CDC ha detto di no.

Ora stanno arrivando ulteriori dettagli su come tutta la faccenda sia stata gestita male, grazie anche agli intrepidi giornalisti indipendenti che hanno sentito puzza di bruciato. Il CDC nella prima settimana di febbraio ha inviato 160.000 test ai laboratori di tutto il Paese. I test erano errati e hanno prodotto risultati confusi. Sono stati ritirati proprio mentre i laboratori privati stavano cercando di metterci una toppa.

Tuttavia non è stata data l'approvazione ai laboratori privati ​​per produrre i nuovi test. I più curiosi possono leggere le varie storie su laboratori privati ​​che chiedevano la possibilità di fare qualcosa per risolvere il problema. La burocrazia, la confusione, le lotte di potere ed i blocchi delle informazioni vengono documentati di giorno in giorno.

Il Washington Post scrive:
Gli sforzi degli Stati Uniti per distribuire un test di lavoro si sono interrotti fino al 28 febbraio, quando i funzionari federali hanno rivisto il test CDC e hanno iniziato ad allentare le regole della FDA che avevano limitato chi poteva sviluppare test diagnostici per il coronavirus.

I divieti CDC/FDA su test privati ​​sono stati fatti in nome della salute e della sicurezza. Quello era il periodo in cui il panico ha avvolto la nazione. Nessuno lo sapeva. Non avevamo mezzi per scoprirlo. Abbiamo sostituito la conoscenza con la follia.

F. A. Hayek aveva ragione nel dire che l'uso della conoscenza nella società è la questione centrale nell'organizzazione economica e sociale. Siamo stati tagliati fuori dal flusso di conoscenza che altrimenti sarebbe stato nostro se avessimo lasciato questo problema interamente al settore privato, il quale avrebbe prodotto un test per il coronavirus il più rapidamente possibile... come ordinare una pizza.

Invece non c'è stata altro che confusione.

Mancando questa conoscenza, i funzionari pubblici sono impazziti: state a casa, mantenete le distanze, ecc. Tutti sono diventati sospetti, chiunque poteva essere positivo. Alzate le barricate!

È stato questo, insieme al panico totale da parte dei funzionari pubblici, a far crollare i mercati. Dopo tutto, non si può avere un'economia se le persone non possono comunicare e commerciare, non possono andare al lavoro, non possono distribuire beni e servizi e fare investimenti.

E qui troviamo la chiave per capire perché questo coronavirus ha prodotto una calamità sociale ed economica, mentre l'H1N1 (influenza suina) di dieci anni fa è a malapena ricordata dalla maggior parte delle persone. Ha richiesto un grande costo per la salute (infezioni: 57 milioni; decessi 12.469) ma per il resto non ha avuto ripercussioni. La differenza fondamentale era che il CDC lavorò con laboratori privati ​​e strutture mediche per eseguire il test. Alcune scuole pubbliche chiusero per qualche giorno, ma non c'è stato panico, nessuna grande perdita economica. Potete leggere la risposta qui.

In mezzo a tutto questo panico, queste ipotesi, questa confusione di massa, questo desiderio caotico di conoscere, una cosa è certa: gli stati a tutti i livelli hanno deciso di agire. Come se conoscessero il corso giusto delle cose! E hanno agito con estrema forza e il loro messaggio era sempre lo stesso: fermate qualunque cosa stiate facendo e non fate nulla.

Questa era ed è la massima espressione del nichilismo, il caos che segue l'ignoranza, l'incapacità e l'inettitudine. I funzionari statali di questo Paese hanno deciso di chiudere la società, come se fosse possibile, in sostituzione di una conoscenza affidabile, utilizzabile e attuabile che ci è stato impedito di acquisire quando ne avevamo maggiormente bisogno.

È la classica "pretesa di conoscenza" di qualcosa di cui lo stato stesso non ha idea. Hanno cercato di pianificare senza segni o segnali affidabili. Questa è una ricetta per decisioni politiche caotiche, affrettate, a casaccio ed internamente contraddittorie, tutte spinte dalla necessità di mantenere l'apparenza di una risposta ufficiale.

Tali circostanze fanno spuntare in ogni dove gli abusi. Quando è emerso per la prima volta il problema è stato censurato, e ora altri governi stanno cercando di coprire le loro stesse colpe. Poi arrivano tutti gli avvoltoi, cercando di aggiungere alla risposta ufficiale i loro progetti politici per il parco buoi: gente autoritaria come Cuomo e de Blasio invocano uno stato di polizia o chiedono la nazionalizzazione delle industrie; Bernie lo usa per fare valere lo slogan "Medicare for All"; i fanatici del reddito di cittadinanza per trasformare questa crisi in uno stimolo economico; i nazionalisti chiedono la chiusura del commercio globale.

In questo momento c'è un grande dibattito in questo Paese su quanto sia grave il coronavirus. Alcune persone dicono che saremo tutti infetti e molti moriranno. Altri affermano che questa storia sia stata completamente esagerata e che le autorità hanno reagito in modo eccessivo, il virus se ne andrà col caldo e le vittime saranno poche. Il problema qui è che non abbiamo avuto accesso a informazioni affidabili e scientificamente valide in modo da evitare il panico e comportarci in modo razionale.

Il paragone con la Corea del Sud, dove le infezioni sono scese, è sorprendente. Non ci sono stati arresti, né quarantene, né panico. La società è rimasta aperta, la vita è andata come al solito, ma per prima cosa le persone hanno avuto accesso ai test, vale a dire, hanno avuto accesso alle informazioni essenziali e più importanti che erano necessarie al momento.

Questo non è accaduto con gli Stati Uniti.

Ed è una delle principali fonti del problema: l'informazione è critica per la sopravvivenza della vita economica, esattamente come disse F. A. Hayek nel XX secolo. Le informazioni a cui viene impedito di fluire liberamente, per qualsiasi motivo e in qualsiasi forma, portano al caos e alla distruzione.

La speranza è che nei prossimi giorni saranno distribuiti test affidabili e questo risolverà la grande crisi epistemica creata dal CDC/FDA. C'è speranza e luce alla fine di questo tunnel buio dell'ignoranza.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


4 commenti:

  1. Costretti a casa, pensando al domani e sperando che avremo imparato qualcosa per migliorare la condizione umana, siamo portati a dire che qualcosa cambierà in meglio. Non credo che ciò accada. Il futuro è la proiezione del passato: nella storia ci sono stati altri periodi con calamità, dalle due guerre mondiali, alle epidemie, terremoti e quant’altro. L’indomani ci siamo riproposti di applicare gli insegnamenti, ma domani l’altro tutto è tornato come prima, o quasi.
    Ciascuno può trovare riferimenti al proprio settore di lavoro o di interesse; assumiamo la componente finanziaria dell’economia: ha continuato a dominare le relazioni e ciò comprensibile tenendo presente che la leva finanziaria è importante e qualche volta essenziale allo sviluppo delle attività produttive. Il problema però è: quale finanza? Quella che invece di creare ricchezza reale ha prodotto affluenza virtuale? Certamente l’Establishment finanziario ha introdotto dei cambiamenti, ma dopo tutto è restato come prima o quasi, che non è una nostra opinione, ma quanto affermato da fonti autorevoli citate nel libro e da in una recente intervista da C. Lagarde, presidente della BCE e ex Capo del FMI “After ten years from Lehman Brothers default the finance system changed a little bit”.
    C’è stato un problema di metodo e di consistenza. Il primo si riferisce all’omologazione della narrativa finanziaria, che è risultata acquiescente con le posizioni dominanti, unita all’inadeguatezza dello strumento per misurare lo sviluppo. Il secondo riguarda la debole determinazione a cambiare. Inoltre, il ruolo dominante della finanza è aumentato a danno della sostenibilità.
    La nostra analisi ha evidenziato che l'algoritmo capitalista, esplicitamente lo sfruttamento delle risorse naturali e umane, non è più accettato sia dalla gente comune, sia da professionisti e imprenditori coinvolti e impegnati nel sistema. La solidarietà è stata percepita come risposta all’accumulazione, ma non è stato ancora proposto un nuovo algoritmo. Che fare?
    Occorre dotarsi di una cassetta degli attrezzi aggiornata ai cambiamenti e soprattutto fare investimenti sostenibili, obiettivo desiderato ma non perseguito anche per mancanza di partecipazione; in altre parole sarebbe opportuno includere nel processo decisionale anche altri Stakeholder – capitalisti privati, investitori, rappresentanze delle comunità locali, per meglio comprendere e rispondere alla domanda dell’economia reale. In estrema sintesi, non occorre introdurre nuove regole del gioco, ma un comportamento appropriato dei grandi giocatori, nel contesto di un modello di crescita passando dal CREDIT-BASED ECONOMY a COMMUNITY-BASED ECONOMY, illustrato nel libro THE THEORY OF CHANGE APPLIED TO FINANCE FOR DEVELOPMENT http://reader.ilmiolibro.kataweb.it/v/1252660/the-theory-of-change-applied-to-finance-for-development_1268103

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  2. Bellissimo post Francesco.

    Un saluto,
    Gerardo

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  3. Chiarezza espositiva e competenza. Complimenti

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