di Francesco Simoncelli
Il panico è uno scoppio di emozioni puramente umane. Non c'è vergogna nel cadervi preda. Questo accade soprattutto quando le persone che ne cadono vittima non hanno una soluzione alternativa. Dall'oggi al domani vedersi spazzare via quella idea che così tanti sforzi aveva richiesto per essere realizzata, crea un vuoto tale all'interno dell'animo umano che quest'ultimo non può far altro che divincolarsi nervosamente per cercare un appiglio ed esorcizzare la realizzazione della futilità delle sue precedenti azioni. In fondo, è normale che sia così. Questo ci ricorda infatti che tutti noi condividiamo lo stesso retaggio emozionale quando accadono eventi imprevisti che ci destabilizzano. Ciò vale anche per i banchieri centrali che da qualche mese a questa parte hanno dimostrato di essere umani come tutti noi e non quelle figure onniscienti che i media dipingono.
L'aura di infallibilità serve a vendere una menzogna al pubblico, ma i media generalisti sono degli artisti in questo. Perché mordere la mano che li alimenta? E quindi vediamo copertine di riviste che inneggiano a presunti esseri superiori, la cui saggezza si innalza di fronte alla mediocrità comune.
Salvo poi scoprire la verità. Ovvero, che non sono altro che comunissime persone con tutte le loro debolezze e fragilità. L'ultimo esempio in ordine cronologico è la balla colossale che ha portato dapprima questi personaggi a dire che le nuove iniezioni di liquidità sulla scia del caos nel mercato dei pronti contro termine non fosse un nuovo QE. Un po' come i bambini che vengono colti con le mani nella marmellata e mentono nonostante l'evidenza, cercando di nascondere le loro malefatte con il semplice gesto di ritirare dietro le spalle le mani. Questa misura "non convenzionale" è nata dalla crisi del 2008/2009, quando la FED andò nel panico per cercare di salvare i mercati e l'economia.
Solo nel 2018 ha avviato un processo di normalizzazione, ma gli è esploso in faccia mentre i mercati crollarono del 20% nel quarto trimestre dello stesso anno. Balbettii e "Fedspeak" hanno dato in pasto a chi non vuol vedere una bugia sesquipedale per giustificare un'inversione a U: è tutto in nome della crescita economica. Le prove dimostrano il contrario, ma questo era prevedibile.
Ma concentratevi su cosa è successo sin dal 17 settembre dello scorso anno: una movimento verticale allucinante del bilancio della FED. Come è possibile non chiamare questa decisione panico? Davvero vogliamo credere che sono acquisti ordinati? Addirittura le operazioni TOMO si sono trasformate in POMO... ma inizialmente, come ben sappiamo, tutto questo circo era un "Non QE". Perché è così importante questo aspetto? Perché non è sostenibile, è una bolla. È stata la politica della FED che ha causato tutto ciò in prima istanza, quindi è interamente responsabile di ciò che accade quando scoppia una bolla. Il problema è che a questo giro le azioni hanno reagito in modo molto più estremo di quanto probabilmente si aspettassero i banchieri centrali e ora hanno una bella gatta da pelare per le mani.
La bolla del 2000 era figlia delle iniezioni di liquidità precedenti, così come quelle successive al crash delle dotcom hanno gettato le basi per la bolla immobiliare. I banchieri centrali hanno reagito negando eventuali correlazioni con le politiche monetarie fino a quando la cosa non è esplosa loro in faccia. E ora? Stessi errori (solo su scala più grande) e stesse negazioni. Quest'ultimo aspetto è esso stesso la prova regina del panico tra queste figure. Perché? Perché non ammetteranno mai che la FED, e le banche centrali in generale, stanno dietro le bolle degli asset finanziari che avvantaggiano un gruppo ristretto di persone a scapito di tutti gli altri. E per nascondere questa verità si è creato nel corso del tempo un convoglio di banche centrali che ha sincronizzato la propria politica monetaria. Basti pensare, infatti, che il bilancio della BOJ è oltre il 100% del PIL del Paese, mentre quello della BCE il 40% e quello della FED il 20%.
Ogni volta che ce n'è stato bisogno una banca centrale ha dato il cambio all'altra, imbarcandosi in un estremo tentativo di allungare quanto più possibile la fase di quasi-boom attraverso le politiche monetarie non convenzionali. La prima ad iniziare è stata senza dubbio la BOJ, il paziente zero di questo tipo di esperimento, seguita poi dalla FED che con i suoi interventi non solo ha cercato di stabilizzare l'economia americana dopo la crisi della Lehman, ma anche di dare una mano all'Eurozona. Favore ricambiato poi dal "whatever it takes" dello zio Mario. Un ulteriore esempio di quanto detto è stata l'iniezione di credito da parte della PBOC per rispondere al coronavirus. I titoli tecnologici ne hanno giovato, i FAAMNG, mentre il resto dei mercati ha continuato a scivolare verso l'oblio (soprattutto il Russell 2000, che incorpora piccole e medie imprese).
A che prezzo? Innanzitutto Main Street non ha affatto giovato del presunto effetto ricchezza a cascata scaturito da queste politiche monetarie allentate. Le aziende zombi ed il crowding out operato dal deficit pubblico continuano a sottrarre risorse economiche preziose e scarse dalle mani di chi le metterebbe a miglior frutto; senza contare la rottura della supply-chain asiatica a causa dell'isteria sanitaria. Ciò significa inflazione dei prezzi dilagante per chi rappresenta l'ultimo anello della catena monetaria. In secondo luogo ogni intervento finora messo in atto ha creato successivamente una classe di attività necessitante di continua salvaguardia a causa dell'azzardo morale innescato dall'intervento iniziale. Siamo partiti dal sistema bancario commerciale e dallo stato, siamo passati agli istituti di importanza sistemica globale e siamo adesso arrivati alla BCE che aiuta palesemente aziende private e alla FED che deve sostenere artificialmente gli hedge fund.
In terzo luogo ci sono tutte quelle entità finora salvate artificialmente dalla bancarotta che iniziano a dare segni di cedimento. E questo è un problema estremamente marcato in Cina, dove sulla scia della bolla immobiliare e del credito facile si sono moltiplicati i guai economici. Questi ultimi sono stati esacerbati dalla politica commerciale fortemente orientata all'export che non ha fatto altro che impoverire il Paese a vantaggio del resto del mondo. Ma i pasti gratis non esistono e nonostante tutta la liquidità esistente, le attività cinesi rischiano di rimanerne a secco tra tre mesi. A ciò si aggiunge anche la presenza di istituti che, per tenere vivo l'ottimismo sui mercati, procedono ad implementare piani di ristrutturazione per dare una parvenza di cambiamento positivo o attuano fusioni/acquisizioni per dare una parvenza di solidità.
Un esempio in merito è la notizia recente riguardante HSBC e del suo piano di ristrutturazione. Questa storia l'abbiamo già vista durante tutte le altre crisi economiche precedenti e rappresenta un campanello d'allarme importante. Soprattutto se osserviamo il quadro generale, che vede l'economia di Hong Kong ormai in recessione, ci accorgiamo che questo può rappresentare benissimo un "punto di contagio" altamente probabile data l'interconnessione odierna dei mercati mondiali. Se poi consideriamo anche che Hong Kong potrebbe diventare la ground zero dell'helicopter money, come il Giappone lo è stato per il QE, possiamo già immaginare un quadro generale in cui identificare gli "untori" della prossima recessione.
INSTABILITÀ SOTTO LA SUPERFICIE
Il mercato sta già scontando un minimo di 2 tagli dei tassi quest'anno nei confronti della FED, questo a sua volta significa un margine di soli 5 tagli dei tassi in caso di recessione conclamata (supponendo che si proceda di 25 punti base in 25 punti base). Tutto ciò dopo un calo dei mercati di un mero 5%. Ricordiamo, comunque, che durante la Grande Recessione ci sono voluti 20 tagli dei tassi per placare i mercati che hanno visto percentuali ben più gravi... Inutile dire, quindi, che nel 2020 l'aumento dello stimolo monetario e fiscale sarà come gettare benzina sul fuoco della destabilizzazione e dell'incertezza.
Tutte le politiche monetarie/fiscali dell'ultimo decennio non sono altro che versioni estreme di politiche collaudate che banche centrali e stati hanno usato negli ultimi 75 anni per ammorbidire le recessioni e stimolare una crescita: abbassare i tassi d'interesse, aumentare il credito/liquidità e aumentare la spesa pubblica (cioè la spesa in deficit) per compensare il calo della spesa del settore privato. Queste politiche erano progettate per essere "stimoli" di breve termine che in genere duravano tra i 9 ed i 18 mesi. Ora sono diventate permanenti, poiché il sistema dipende da esse e ridurle significa provocare un crollo del mercato.
Il problema è che queste politiche creano distorsioni economiche che non possono essere risolte attuando quelle stesse strategie che li hanno causati: elevata disuguaglianza tra reddito e ricchezza, dipendenza dalle bolle negli asset per generare plusvalenze e gettito fiscale per le amministrazioni pubbliche, perdita della disciplina dei costi (prendere in prestito di più piuttosto che tagliare i costi attraverso l'innovazione o l'aumento della produttività e dell'efficienza), affidarsi al debito per finanziarsi porta a crescenti insolvenze, i tassi d'interesse a zero hanno generato un eccesso di capacità/sovrapproduzione poiché tutti cercano un ritorno veloce sul capitale e ora ci sono eccessi in tutto, rendimento dei risparmi sotto zero a causa dell'inflazione e spinta a giocare d'azzardo nei mercati, la dipendenza dagli "stimoli economici" riduce la resilienza sistemica rendendo l'intero sistema sempre più vulnerabile, il mercato azionario/obbligazionario ora è l'economia (o per meglio dire la più grande minaccia ad essa) e si è distaccato da ogni fondamentale economico reale (quindi deve essere protetto a tutti costi).
Quest'ultimo punto è quello più importante, poiché le banche centrali hanno trasformato il mercato azionario/obbligazionario in un "dispositivo di segnalazione". Non possono smettere di sostenerlo perché preoccupate di sconvolgere successivamente l'economia generale. Le banche centrali sono in una situazione di triplo svantaggio: non possono rimanere dove si trovano, non possono fare di più, non possono fare di meno. Sono ormai ostaggi della menzogna che esse stesse hanno creato.
Ci sono limiti, però, nell'incoraggiare un maggior indebitamento abbassando i tassi d'interesse a zero, perché il reddito deve pur sempre essere dedicato al pagamento dell'onere e ad un certo punto tutto il reddito disponibile viene consumato dal servizio del debito. E questo non è qualcosa che arriverà in futuro, sta già accadendo: aziende zombi (che sopravvivono solo aumentando il loro debito) stanno diventando sempre più numerose e le famiglie gravate da prestiti studenteschi, prestiti auto, carte di credito e mutui non possono permettersi più debiti anche ad interessi infimi.
Il fallimento di queste politiche che hanno creato le distorsioni è ora visibile a tutti. C'è una via d'uscita? No. Che queste politiche non abbiano ripristinato la "crescita organica" (cioè una crescita che non dipende da tassi d'interesse a zero, bolle e decine di miliardi di dollari in stimoli permanenti) è un fatto che deve essere accettato insieme alla necessità di una dolorosa correzione. Le probabilità che ciò accada sono molto basse, poiché i policymaker perderebbero il sostegno della popolazione. Questo a sua volta vuol dire distorsioni sempre maggiori che alimenteranno l'instabilità economica, la frammentazione, il disordine sociale ed i crash finanziari.
LA VIA VERSO BUENOS AIRES
Sin dal 1999, in termini reali, sia i facoltosi che la classe media hanno arrancato: i primi hanno visto dimezzare il valore delle loro azioni, come misurate dal dollaro pre-1971, visto che nel 1999 ci volevano oltre 40 once d'oro per acquistare le azioni del Dow Jones, mentre adesso ce ne servono meno di 20. Il fato dei secondi è stato anche peggiore: prima del 1971 il salario minimo prima era di 1,42 grammi di oro all'ora, adesso è solo 0,32 grammi. In sostanza, le persone che vendono il loro tempo ora ottengono solo un quarto di denaro reale rispetto al passato. L'oro ha ormai superato i $1.600 l'oncia e sta segnalando che, in termini reali, quasi tutti quelli che contano la propria ricchezza in nuovi dollari stanno diventando più poveri.
Scrisse Ludwig von Mises:
L'inflazionismo non è un fenomeno isolato. È solo una parte delle idee total-economiche, politiche e socio-filosofiche del nostro tempo. Proprio come la politica monetaria salutare del gold standard è andata di pari passo con il liberalismo, il libero scambio, il capitalismo e la pace, così anche l'inflazione è parte integrante dell'imperialismo, del militarismo, del protezionismo, dello statalismo e del socialismo.
Quando nel 1853 gli argentini videro la nascita della loro costituzione, basata molto sul modello statunitense, ancora non sapevano che il loro sistema così impostato avrebbe aperto le porte a circa 100 anni di benessere. Nel 1914 gli argentini erano più ricchi degli italiani e l'espressione "ricca come un argentino" non era seguita da risate, ma da invidia. Poi, negli anni '40, Juan Perón "ha scoperto" come derubare la gente silenziosamente promettendo presunti pasti gratis. Nel decennio successivo nazionalizzò le industrie chiave, iniziò programmi di spesa aggressivi e ridistribuì la ricchezza su vasta scala. Cosa ci si poteva aspettare da queste scelte? Produzione in declino ed inflazione galoppante. Quest'ultima continuò a salire fino al 1980, quando i prezzi arrivarono ad un tasso di aumento del 1.000%.
L'inflazione dei prezzi ha contribuito a degradare la società, visto che sulla scia di questi eventi è aumentata la corruzione e la politica è diventata un teatro Kabuki. Oggi in Argentina funziona così: un gruppo di politici fa promesse stravaganti ed irrealistiche, viene eletto e quando si scopre ha rovinato l'economia un altro gruppo di politici lo sostituisce. Il nuovo gruppo tenta di correggere gli errori e le stranezze del primo gruppo, ma questo ritorno alla realtà è scioccante e doloroso per la maggior parte delle persone. Dopo qualche anno ne hanno abbastanza e rieleggono il primo gruppo di politici. A poco a poco diventa sempre più difficile andare avanti onestamente, quindi le persone iniziano ad ammirare coloro che vanno avanti disonestamente.
Quando il denaro viene corrotto, tutto il resto fa la stessa fine, perché con esso monitoriamo, controlliamo e regoliamo la nostra economia, le nostre spese, le nostre scelte e il modo in cui viviamo. È attraverso il denaro sano ed onesto che le persone comuni controllano DAVVERO lo stato, non attraverso frodi e raggiri come "contratti sociali" e amenità simili. E quando il denaro è fasullo, quando può essere creato a piacimento dai pianificatori monetari centrali, tutto il resto viene falsificato. La politica monetaria della FED è stata incentrata sul controllo dei mercati, mirando ad un tasso di inflazione dei prezzi del 2% e una piena occupazione. Inutile dire come questo potere sia stato continuamente abusato e la svalutazione monetaria è diventata una risorsa permanente per il finanziamento dello stato.
Con il BLS che ha soppresso i numeri dell'inflazione, la FED è riuscita a mantenere viva la menzogna sull'inflazione monetaria che non intacca negativamente il potere d'acquisto del dollaro ed i rendimenti dei bond statunitensi. La domanda cruciale è: avendo distorto i mercati al punto in cui il debito pubblico è tanto enorme quanto a prezzi irragionevoli, i pianificatori monetari centrali possono continuare a mantenere viva tale illusione?
Iniziamo col dire che è stata alimentata da due figure principali: gli investitori stranieri e gli hedge fund. I primi hanno avuto la tendenza a considerare i decennali USA e il dollaro un buon investimento, essendo molto liquidi e con mercati profondi, ma date le circostanze attuali questa visione sta per cambiar. Il rallentamento economico globale, in particolare nel commercio internazionale, riduce la possibilità di detenere liquidità in dollari, incoraggiando gli investitori a smettere di accumularli, o persino a venderli per sostenere i flussi di cassa delle loro attività in sofferenza. L'assenza di investitori stranieri, che in passato hanno assorbito quasi tutto l'aumento del nuovo debito del Tesoro USA, costituirà un grave problema per la FED in un momento in cui i requisiti di finanziamento del governo degli Stati Uniti continuano a salire.
Gli hedge fund, invece, hanno fatto soldi attraverso gli swap fx col differenziale di rendimento tra bond statunitensi e tassi d'interesse negativi in euro e yen. Da quando il trade-weighted index del dollaro ha iniziato a rafforzarsi poco dopo l'elezione di Trump, queste posizioni sono aumentate proprio perché la sua redditività dipende da un dollaro stabile o in aumento, e qualsiasi segno di inversione porterà ad una smobilitazione delle posizioni a scapito del dollaro. La domanda di liquidità da parte degli hedge fund è stato uno dei motivi per cui la FED è stata costretta ad intervenire nel mercato dei pronti contro termine. Man mano che la domanda estera di dollari si è raffreddata, le pressioni nei mercati monetari dovute ad un timido tentativo di tightening ha messo a repentaglio il controllo della FED sui tassi d'interesse.
I mercati ormai hanno capito che i banchieri centrali sono stati presi dal panico e reagiranno prontamente in caso le cose inizino ad andare fuori controllo. Inutile dire come questa stessa reazione porterà le cose ad andare fuori controllo. Per un certo periodo la FED può far finta che gli shock esterni (es. coronavirus) possano giustificare un'accelerazione della stampa di denaro, ma i nodi stanno venendo al pettine ed i mercati alla fine si renderanno conto che l'unico acquirente per aumentare le quantità di debito del Tesoro a rendimenti folli è la FED e basta. Saranno molto probabilmente gli stranieri a gettare la spugna e ne conseguirà una crisi del dollaro, e a sua volta una crisi nel mercato obbligazionario americano.
Mentre gli stranieri venderanno dollari e titoli denominati in dollari, il solo acquirente (la FED) sarà costretto a lasciar salire i tassi d'interesse. Ma se la FED persiste nel voler finanziare il deficit dello zio Sam, continuando a reprimere i tassi, gli stranieri accelereranno suddetta liquidazione.
ALLA RADICE DI TUTTI I MALI ECONOMICI
Sono stati due sostanzialmente i mali economici che hanno aperto le porte dell'inferno della pianificazione centrale e delle terribili conseguenze che ne sono scaturite. Due semplici avvenimenti che hanno rappresentato un cambiamento di mentalità epocale: la falsa confutazione della Legge di Say e l'introduzione dell'imposta sul reddito. In questo articolo analizzerò solo il primo, mentre una trattazione esaustiva del secondo la troverete leggendo l'ebook "Imposta sul reddito: la radice di tutti i mali", disponibile sulla vetrina autore del mio spazio su Lulu.com (un testo che si legge d'un fiato dato il tema trattato e la maestria di Chodorov nella scrittura).
La Legge di Say è stata negata da John Maynard Keynes e dai keynesiani che hanno dominato le sale accademiche dopo la seconda guerra mondiale. L'economia keynesiana persiste ancora oggi, in parte perché soddisfa i sospetti ingiustificati che accusano il capitalismo di essere intrinsecamente instabile, e in parte perché razionalizza l'intervento e l'attivismo dello stato. Molti economisti e politici, osservando le crisi che si sono succedute sin da allora, hanno implementato su scala sempre più crescente le politiche suggerite dai keynesiani, scoprendo ogni volta che le crisi erano peggiori di quelle precedenti.
Queste ultime sono state causate dalla ripetuta volontà di aggirare leggi economiche a priori attraverso sussidi statali, garanzie pubbliche e regolamentazione oppressiva dei vari settori produttivi. Ma ciò ha un costo, perché non si posso violare tali leggi. Una di queste è la Legge di Saye data l'importanza ecco un'utile serie di bullet point per fissarne i principi e riscoprirne l'innegabile solidità:
- La Legge di Say afferma che l'offerta costituisce la domanda (non "l'offerta crea la propria domanda"), con il corollario che l'offerta aggregata è sempre uguale alla domanda aggregata. Non ci potrà mai essere una carenza (o un eccesso) di domanda aggregata rispetto all'offerta aggregata; i due fenomeni sono la stessa cosa (o "due facce della stessa medaglia") visti da prospettive diverse.
- È fuorviante definire la Legge di Say come "l'offerta crea la propria domanda" (o, come si sente dire spesso, fornire coperte creerà una domanda per esse anche nel deserto). Le coperte di nuova creazione comportano una domanda per cose diverse da queste. Può esserci un "eccesso" di beni (o denaro) in alcuni mercati (a livello microeconomico), ma nessun "eccesso generale" in tutti i mercati (a livello macroeconomico), e negarlo significa cadere nella fallacia della composizione.
- La produzione è la creazione di ricchezza (utilità) e la spesa è lo scambio di ricchezza, mentre le domande su chi guadagna ricchezza (e quanto e perché) riguardano la distribuzione della ricchezza; il consumo di ricchezza non equivale alla domanda, ma alla sua distruzione. La domanda non è equivalente al consumo; è il desiderio di acquisto sommato al potere d'acquisto (e quest'ultimo proviene solo dalla creazione dell'offerta o dal reddito percepito per crearla). Non si può esercitare la domanda se prima non si fornisce (si produce) qualcosa di valore da offrire agli altri in cambio dei loro beni. I mercati sono creati dai produttori, non dai consumatori in quanto tali (perché il consumo è la distruzione della ricchezza o dell'utilità).
- Alla fine produciamo ricchezza per consumarla o risparmiarla, ma ciò non significa che il consumo "causa" la produzione (la distruzione è l'opposto della creazione). Ovviamente un po' di ricchezza viene consumata nel processo di creazione della stessa, ma su base netta non c'è creazione di ricchezza a meno che non vi sia un valore aggiunto (vendite che superano i costi = profitto). Il profitto non è una "detrazione" dal reddito (del lavoro), ma dalla produzione netta.
- L'economia si concentra sulla produzione, lo scambio e la distribuzione della ricchezza, non sul suo consumo; data l'importanza e il primato della produzione in una civiltà che avanza e progredisce, bisogna preoccuparsi soprattutto della libertà, dei diritti, degli incentivi e degli inventori creativi e degli imprenditori.
- La Legge di Say è vera in un'economia monetaria avanzata così come in un'economia di baratto, è vera nel breve termine così come nel lungo termine.
- Quando produciamo cose in cambio di denaro, lo utilizziamo poi per spenderlo o risparmiarlo; ma il risparmio non è una "perdita" per il "flusso di spesa" (si risparmia ricchezza e si investe, il che significa spendere in beni capitali anziché spendere in beni di consumo). Se il denaro viene accumulato, non si verifica alcun calo della domanda totale; il denaro stesso è un tipo di bene e, se accumulato, viene poi richiesto. Una "scarsità" di denaro da sola non impedisce la crescita della produzione, implica semplicemente un calo del livello dei prezzi, ma questo dovrebbe essere inteso come "un costo della vita in calo".
- Le recessioni economiche riflettono non una domanda nominale insufficiente (una presunta "carenza di denaro"), ma una minore offerta reale a causa di politiche pubbliche controproducenti (tassazione, regolamentazione, ecc.) che sequestrino la ricchezza e ne impediscono la creazione. La spesa pubblica non cura le recessioni promuovendo i consumi, ma ritarda solo la ripresa; la spesa pubblica è finanziata da tasse, prestiti o stampa di denaro, nessuno dei quali è di per sé pro-produzione.
- Molti fattori (non macroeconomici) impediscono la piena occupazione, compresi i salari al di sopra del mercato (imposti da sindacati o politiche pubbliche), tassazione e normative inflitte ai potenziali datori di lavoro e dipendenti.
Francesco, il Bitcoin non sembra essere stata un gran scelta?
RispondiEliminaSalve Adriano.
EliminaIl protocollo è ok. I blocchi continuano ad essere impilati uno dopo l'altro. Direi che è ok per quanto mi riguarda :)
In genere dopo una bolla e uno scoppio, prima che il mercato si riprenda, tende a seguire un pattern a W con doppio minimo (a distanza di mesi nel caso di Bitcoin). Sicuramente è un contesto nuovo per BTC, ma dato il sistema in cui viviamo è perfetto: apocalisse nel mondo fiat con in più tutti che che passano ad acquisti online e il contante che non si può più passare di mano. Per quanto mi riguarda vorrei vedere più rosso: solo liberandosi del rumore si riesce a focalizzare risorse, anche finanziarie, sul segnale.
Comunque quando ci sono le liquidazioni si butta via acqua sporca e bambino. Solo che quest'ultimo poi viene ripreso subito. Ci sta che per qualche settimana "cash is king", ma alla lunga "cash is trash".
La produzione non crea ricchezza. La produzione crea costantemente prodotti utili inutili o dannosi. Solo i prodotti utili trovano sbocco sui mercati, quindi la legge da J. B. Say è falsa.
EliminaE' sempre falsa, sia in un mercato di baratto sia in un mercato monetario evoluto. Il fatto che i prodotti siano talvolta inutili o dannosi è costantemente riscontrabile in tutte le epoche e in tutti i sistemi economici. Vedi: "La dispersione del reddito..." di Maurizio Pasquino Booksprint Edizioni del nov. 2019
La produzione opera costantemente in condizioni di rischio e, quindi, una parte dei prodotti sono inutili o dannosi e hanno valori d'uso nulli o negativi. La produzione costante di valori d'uso nulli o negativi non è un'ipotesi ma un fatto certo riscontrabile e che avverrà sempre in qualsiasi sistema economico poiché il rischio o l'errore non sono mai completamente eliminabili. Vedi: "La dispersione del reddito..." di Maurizio Pasquino Booksprint Edizioni del nov. 2019
EliminaGrazie della risposta.... Porca miseria pure oro e argento giù, immagino che sia la stessa cosa.... Attendiamo
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'oro, come di consueto l'hanno preso a sberloni nel mercato dei futures. Nel corso del tempo ho spesso ricordato come il mercato sintetico dell'oro sia come un cadavere a cui è legato a doppio filo il mercato fisico. Non a caso è sempre meglio prendere quest'ultimo, almeno per chi ha un orizzonte temporale lungo. Il mercato dell'oro sintetico è trattato sul mercato spot di Londra e sul COMEX di New York. Entrambi emettono derivati e nessuno dei due è collegato al mercato dell'oro fisico.
EliminaCiò significa che chi fa il mercato (market maker) è l'oro sintetico, mentre chi subisce (market taker) è l'oro fisico. Peccato però che oltre a livello logico, tale struttura è fallace anche a livello reale: attualmente c'è un supply squeeze di oro e argento. Pertanto, mentre esiste una domanda senza precedenti di oro fisico, ciò non si riflette nel prezzo dei derivati del COMEX e dal mercato spot di Londra.
Inutile sottolineare che arriverà un momento in cui entrambi i mercati si disconnetteranno. Se il mercato dell'oro sintetico non correggerà questo squilibrio, le carenze di fisico saranno prolungate e creeranno ulteriore stress all'interno del sistema.
Ciao Francesco, per Bitcoin non è la prima volta essere soggetto ad un’alta volatilità, anche giornaliera, ed effettivamente una situazione simile (mercati in caduta libera) non si era mai vista in presenza di Bitcoin.
RispondiEliminaÈ tuttavia vero però che Bitcoin avrebbe dovuto dimostrare di essere oro digitale, o per lo meno tutti erano abbastanza d'accordo su questo, e invece non solo ha quasi dimezzato il suo controvalore in dollari, ma ciò che più mi preoccupa è che si è allineato, come andamento, agli indici di borsa azionari, li sta praticamente replicando.
Anche l'oro ha avuto una flessione, ma non mi pare stia seguendo l'S&P 500 come invece sta facendo Bitcoin. Sono molto Maximalist e fiducioso in Bitcoin per via dei fondamentali e di tutto quello che rappresenta, e penso (pensavo) che avrebbe dimostrato il meglio proprio in occasioni simili (allo scoppio del coronavirus in Cina si stava ancora apprezzando) ma non immaginavo si sarebbe comportato così, e proprio alla luce di questo "flop comportamentale” penso che la percezione di molti potrebbe cambiare. Che ne pensi?
Complimenti per il Blog
Davide
Restate sempre all'erta su HSBC : HSBC Lost $200 Million In One Day When The Gold Market Broke.
RispondiElimina