di
Francesco Simoncelli
Com'era prevedibile, il virus C si becca tutte le cause del disastro economico che i pianificatori monetari centrali hanno generato nel corso degli ultimi dieci anni (in maniera più aggressiva). Davvero conveniente, eh? Una scusa da non farsi scappare per bypassare la cinghia di trasmissione della politica monetaria tra banca centrale e Main Street che, negli ultimi dieci anni, si è inceppata a causa del Picco del Debito del secondo. Con il nuovo TLTRO è arrivato in città l'helicopter money.
Siamo entrati in una nuova era, signori e signore, i tassi negativi (anche nominali) sono una realtà adesso. Roba che Keynes prendeva in giro nientemeno che Gesell quando proponeva la stessa assurdità. Ma cosa può fare la BCE e non proseguire ciecamente lungo la stessa via finora intrapresa? Cosa succede quando il tasso di emissione dei titoli di stato supera i suoi programmi di acquisto? Cosa succede se dovesse ancora una volta espandere tali programmi, come ha fatto la scorsa settimana, e le emissioni risultano ancora superiori? Cosa ancora più importante, cosa succede quando i trader smettono di fare
front-running agli acquisti della BCE? Perché uno scenario del genere si sta configurando proprio adesso in tutta Europa, in Italia in particolare. Infatti c'è stata perplessità tra gli utenti dopo aver letto che sono stati "attivati" €350 miliardi visto che la cifra iniziale rimbalzata tra i media è sempre stata €25 miliardi. Come è possibile? Magie della leva finanziaria. Stiamo parlando di un rapporto di quasi 1:15. Questa in realtà non è nemmeno un'idea originale di questi pagliacci, visto che è stata scopiazzata dal Piano Juncker di qualche anno fa che partendo da €8 miliardi voleva mettere in campo €315 miliardi. Come? Attraverso la Banca degli Investimenti Europea che avrebbe fornito altri spiccioli più un'emissione gigantesca di obbligazioni. A supporto di cosa? Cattedrali nel deserto (tanto che poi scese in campo lo zio Mario a spazzolare gli ABS di suddette società improduttive per non mandarle fallite).
Stesse chiacchiere, stessi fallimenti, stessa aria fritta anche oggi con questi numeri gonfiati. Il problema rimane sempre uno: chi compra questa spazzatura obbligazionaria di un Paese sul lastrico? Chi vuole accollarsi il rischio di un Paese morente, ben prima del virus, che ha succhiato ormai via tutta la linfa vitale del tessuto industriale? Chi vuole accollarsi il rischio di un Paese che può rappresentare la Ground Zero di un contagio sistemico a livello europeo? Perché le porcate fatte da questi inetti non sono mancate durante questa "emergenza", ultima in ordine cronologico Alitalia. Con quale credibilità possono presentarsi sul mercato e chiedere fondi con un Paese che ha ucciso molteplici settori produttivi? Senza contare che se non ha funzionato con Juncker che aveva il backstop di Draghi, non funzionerà nemmeno adesso con il backstop della Lagarde. Senza contare, inoltre, che questo significherebbe ulteriore debito su una pila già gravosa e denaro gratis per le strade (ma come ben sappiamo non esistono pasti gratis, perché ciò non farebbe altro che muovere il punto zero dei prezzi più in alto).
Non dobbiamo dimenticare, infatti, che solo il mese scorso la Commissione Europea
metteva in guardia l'Italia sul finanziamento del suo debito.
"La necessità di rinnovare ingenti quantità di debito, pari a circa il 20% del PIL all'anno, espone le finanze pubbliche italiane ad improvvisi aumenti dell'avversione al rischio dei mercati finanziari", ha affermato la Commissione. "Gli elevati costi del servizio del debito riducono anche lo spazio fiscale per attuare politiche anticicliche e di miglioramento della crescita".
Questo vuol dire che per quanto si possa dire cose, le chiacchiere stanno a zero: la credibilità dell'Italia è a zero. Così anche quella dell'Unione Europea nel suo complesso. Coronavirus o no, l'Europa è tornata di nuovo sullo stesso precipizio del 2012. Proprio come allora l'economia europea non si era ripresa dalla precedente recessione nel 2008-09, otto anni dopo non si è ancora ripresa da entrambe. Anche la risposta della politica monetaria è sostanzialmente la stessa: è stata irrilevante allora e lo sarà anche adesso. Perché? Uno stato non è un'entità che crea ricchezza: più spende, più risorse deve sequestrare da chi crea ricchezza. Ad esempio, se un governo prevede di spendere €25 miliardi e finanzia questi esborsi per mezzo di €20 miliardi in tasse, ci sarà un deficit €5 miliardi. Quindi oltre alle tasse il governo deve ricorrere ad altri mezzi di finanziamento, come prendere in prestito o stampare denaro, o nuove forme di tassazione.
Un aumento della spesa pubblica, deficit o non deficit, rappresenta sempre una deviazione della ricchezza reale da coloro che la creano a coloro che la sprecano, portando ad un impoverimento economico. Lo stato si limita a ridistribuire la ricchezza reale e utilizzarla per sviluppare determinati progetti, ma il fatto che il settore privato non li abbia intrapresi in precedenza indica che occupano un posto molto basso nelle priorità dei consumatori. Lo stato non è un produttore di ricchezza, deve quindi imporre tasse a coloro che la creano (quegli individui che producono beni e servizi in conformità con le priorità più importanti dei consumatori) al fine di sostenere la realizzazione dei loro progetti.
Il punto cruciale è che gli scambi devono essere liberi e quindi riflettere le priorità dei consumatori, perché le tasse sono invece una coercizione: costringono i produttori a separarsi dalla loro ricchezza in cambio di progetti per cui non c'è domanda. Maggiore è la quantità di tali progetti, maggiore sarà la ricchezza reale sottratta a coloro che ne dovrebbero produrre di nuova. Attenzione, però, perché lo stato non può rendere produttivi suddetti progetti. Col passare del tempo l'onere che imporranno all'economia sotto forma di livelli di tassazione più elevati indebolirà il benessere delle persone e renderà questi progetti ancora più gravosi. Infatti non è un caso che una delle prime cose che il governo italiano ha fatto è stata quella di nazionalizzare Alitalia, una gigantesca dolina economica che da anni ormai consuma ricchezza reale.
SOSTENIBILE È, CHI SOSTENIBILE FA
Infatti è proprio questo ragionamento che ci permette di capire perché, nonostante tutto lo tsunami di credito facile e denaro fiat a profusione, l'economia europea sia costantemente scivolata in recessione. In un panorama economico che richiede €5 di debito per creare €1 di crescita, i rapporti di leva esigono tassi d'interesse bassissimi oppure tutto il castello di carte viene giù. Questo significa bandire il fallimento dai libri contabili e la pianificazione centrale diventa una gigantesca IRI di nostrana memoria che raccatta cocci ovunque. Inutile dire, comunque, che la forbice tra debito-crescita è destinata ad aumentare in proporzione alle politiche monetarie scellerate finora messe in campo.
Inutile dire che, nonostante le varie occasioni che si sono susseguite nel corso del tempo, mettere i conti a posto e tagliare gli sprechi non è mai stata una priorità. L'Italia è l'esempio più fulgido, soprattutto se consideriamo il recente caos nella sanità di cui il sottoscritto
metteva in guardia già tempo fa. Invece di porre i riflettori su questi aspetti, i pianificatori centrali hanno continuato a sostenere una cricca di
clientes che hanno fatto il bello e cattivo tempo in tale settore, andando invece a sacrificare materiale e personale davvero importanti. La socializzazione pervasiva del settore sanitario ha portato sempre più persone a dover effettuare una doppia spesa quando si trattava di cure mediche, dovendo mantenere in piedi un carrozzone artificiale di parassiti e nullafacenti raccomandati dallo scudo della politica. E, adesso, con l'emersione di una emergenza sanitaria tutta la sconsideratezza del passato è esplosa prepotentemente. Gli ignoranti in economia, che non sanno distinguere causa ed effetto, hanno subito dato la colpa all'emergenza facendo passare in secondo piano la negligenza e la scelleratezza dell'attuale governo e di quelli passati.
Non solo, ma hanno anche avallato misure draconiane dimostrando come sia facile rinunciare alle proprie libertà in cambio di risposte rassicuranti... da parte degli stessi imbecilli che
hanno affossato il Paese. Come se non bastasse, poi, i suddetti ignoranti continuano a belare di radiose riprese post-malattia, come se bastasse un clic a far ripartire l'economia nel suo complesso. Inutile sottolineare come il pecorame assortito non sia altro che lo specchio di chi ha mandato al potere, incapaci di inanellare un
ragionamento sensato basato sui fatti e non sui sogni. In questo contesto, quindi, il denaro a pioggia non renderà affatto virtuosa l'Italia, bensì andrà ad accentuare l'azzardo morale. Sebbene negli ultimi decenni le politiche inflazionistiche delle banche centrali si sono tradotte principalmente in un aumento dei prezzi degli asset, e non in forti aumenti dei prezzi al consumo, tale esito erode lo stesso il potere d'acquisto della moneta.
E badate bene, l'effettiva perdita del potere d'acquisto sia (molto) superiore a quanto suggerito dalle statistiche sui prezzi dei beni di consumo. Ad esempio, dal 2000 al 2019 l'euro ha perso il 35% del suo potere d'acquisto rispetto ai prezzi dei beni di consumo. In altre parole, le persone devono spendere più oggi rispetto a vent'anni fa (a parità di altre cose), oppure devono risparmiare il doppio del tempo o prendere in prestito il doppio.
La principale conseguenza dell'emissione di denaro fiat sono i cicli di boom/bust. L'aumento dell'offerta di credito non coperta da risparmi reali spinge il tasso d'interesse di mercato ad un livello artificialmente basso, il che a sua volta scoraggia il risparmio, aumenta i consumi e alimenta ulteriori investimenti in base ad calcolo economico sballato. Questo boom porta ad un consumo eccessivo e ad investimenti improduttivi; in parole povere, le persone vivono oltre i propri mezzi: consumano di più e risparmiano di meno rispetto a quanto avrebbero fatto se il tasso d'interesse di mercato non fosse stato abbassato artificialmente. Le imprese cavalcano investimenti che in condizioni di mercato normali non sarebbero stati redditizi.
Fintanto che i tassi d'interesse di mercato restano bassi mediante iniezioni di liquidità, il boom resta in piedi e consuma risorse scarse e preziose. Se l'afflusso di credito aggiuntivo si prosciuga, e il tasso d'interesse di mercato ritorna al suo livello normale, il boom si trasformerà in un bust. Alla gente piace il boom e detesta il bust, quindi le banche centrali possono contare sul sostegno di politici, banche commerciali, imprese, sindacati, dipendenti e persino pensionati per adottare tutti i tipi di misure per mantenere in piedi l'illusione di prosperità. Nessuno vuole pagare il conto. Di conseguenza la banca centrale porta i tassi d'interesse a livelli sempre più bassi e immette sempre più credito e denaro nel sistema. Una tale politica ingannevole può continuare per un po', ma ci vorranno "misure sempre più aggressive" per ottenere risultati.
Non ci vuole molto per capire cosa comporti questa struttura di incentivi perversi: inflazione perenne. La banca centrale cercherà di continuare ad inflazionare i prezzi degli asset, perché in questo modo andrà a tenere in piedi la percezione di un boom e se la caverà: le persone non si lamentano dell'inflazione dei prezzi degli asset e non danno la colpa alle politiche monetarie delle banche centrali. La lezione da imparare è questa: il denaro fiat, che si tratti di euro, dollari, renminbi, sterlina, franco svizzero, ecc., continuerà a perdere il suo potere d'acquisto nel tempo. Alcune divise più velocemente, altre forse meno. Ma le persone dovrebbero essere consapevoli che il denaro fiat non è una riserva affidabile di valore e che perseguire una inflazione perenne
è un pio desiderio.
LA FRANTUMAZIONE DELL'UE
La realizzazione di quest'ultimo punto è esattamente il luogo in cui ci troviamo adesso, con la BCE praticamente ancorata allo zero bound ed incapace di effettuare manovre credibili che possano dare sollievo ai mercati. Inutile dire che per tal ragione l'euro è fortemente a rischio e su tale preoccupazione si sta cercando di stringere i tempi per approvare il MES, in modo da poter sì dare liquidità alle nazioni in difficoltà ma essa sarà collateralizzata dai contribuenti che dovranno sganciare tali soldi. Inutile dire che tale mossa è stata pensata per accentrare ancora di più i poteri in un super-stato europeo. La tanto decantata unione bancaria europea sarà una realtà quando questo meccanismo sarà approvato in tutti i Paesi membri.
Il MES viene presentato come il cuore della visione futura del funzionamento finanziario dell'Europa, una volta che l'unione bancaria e dei mercati dei capitali sarà completa e si sarà formato il sistema comune europeo di assicurazione dei depositi bancari (EDIS). Questa visione implica un unico regolatore delle finanze dell'UE che, tramite il meccanismo di vigilanza unico (SSM) garantirà la risoluzione ordinata delle banche in difficoltà. Tale risoluzione potrebbe essere una liquidazione dopo il salvataggio dei creditori o, se tale banca è in grado di presentare piani di ristrutturazione credibili, una ricapitalizzazione con fondi forniti dal MES. Di conseguenza il MES è un'istituzione permanente con un capitale versato di €80 miliardi e autorizzato a prestare €700 miliardi.
Nel luglio 2011 sarebbe stato molto difficile per la BCE salvare
direttamente la Grecia. Quindi venne organizzata una cartolarizzazione sintetica in cui l'EFSF svolse il ruolo chiave dell'intermediario. Acquistò bond greci, considerati dai mercati altamente tossici, non a valori reali (pochi centesimi sull'euro) ma a pieno valore nominale. Supportato da garanzie degli stati membri dell'area Euro, l'EFSF ottenne rating AAA dalle principali agenzie di rating e fu quindi in grado di emettere obbligazioni ai tassi d'interesse ridicoli. Dei €440 miliardi di garanzie, €228 miliardi erano stati promessi da Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna, Italia e Cipro. Il salvataggio indiretto da parte della BCE è stato ulteriormente facilitato da un approccio rilassato alle valutazioni contabili. Tutti gli asset vennero dichiarati acquistabili a valori "equi" poiché l'esistenza di questo accordo di cartolarizzazione sintetica tra la BCE e l'EFSF è riuscita a prevenire eventuali default e, pertanto, è svanito il rischio di un "evento creditizio" , un termine che le agenzie di rating hanno sostituito a "default".
Avrete notato, quindi, in questa breve esposizione, di come i trucchi contabili abbiano semplicemente allungato il brodo di una entità arrivata al fine corsa. Le banche della zona Euro hanno aperto i loro bilanci al finanziamento dei deficit pubblici, a scapito dei loro flussi di cassa. E gli unici altri beneficiari sono state le grandi imprese che attraverso i programmi di acquisto di ABS da parte della BCE, hanno potuto emettere titoli per finanziarsi trovando sempre un acquirente disposto a sborsare e ad ignorare il rischio. Inutile ricordare come questa "strategia" abbia aumentato il debito improduttivo a spese dei risparmiatori, prevalentemente tedeschi; ma il problema grave ora sarà la capacità della BCE di sostenere la bolla dei titoli di stato.
Il coronavirus ha scoperchiato un vado di vermi che fino ad adesso la BCE aveva cercato in tutti i modi di tenere chiuso. La produzione nell'economia reale sta crollando e gli
shock nella supply-chain non possono essere riassorbiti con uno schiocco di dita, come molti pensano ingenuamente. Le implicazioni per i prestiti pubblici sono estremamente preoccupanti, visto che questa volta il rapporto debito/PIL della Grecia va oltre il 180%, quello dell'Italia al 135%, Spagna al 95%, Portogallo 122% e Francia 98%. La situazione è semplicemente insostenibile.
Non solo le banche dovranno affrontare una rapida escalation di prestiti in sofferenza ed entrate nulle, ma ogni sotterfugio messo in campo negli ultimi 11 anni per mascherare gli enormi problemi economici latenti andrà a frantumarsi, uno su tutti il TARGET2. Grandi banche commerciali e BCE dovranno far fronte a perdite sostanziali sulle loro posizioni obbligazionarie a causa dell'allargamento degli spread.
Né l'Eurozona è immune agli sviluppi altrove. Qualunque sia il modo in cui si vogliano analizzare queste dinamiche, la bolla obbligazionaria europea non ha più margine di crescita e quindi scoppierà, portandosi dietro anche la valuta comune.
LIBERTÀ FINANZIARIA
Sebbene il momento per preparasi fosse già da un pezzo, come spesso documentato da questo blog, i ritardatari devono capire come sia cruciale per loro prendere il controllo del proprio futuro finanziario. Un modo per farlo è con Bitcoin. Con questo tipo di tecnologia vengono letteralmente eliminate le "manomissioni di sistema", come invece accade oggi con le banche centrali e la riserva frazionaria delle banche commerciali. Niente più frodi. Non c'è da meravigliarsi che queste istituzioni siano spaventate. In un mondo Bitcoin, non ne avremmo più bisogno.
Il creatore/creatori di Bitcoin lo hanno progettato per essere una rete decentralizzata, quindi non si basa su un punto di controllo centrale. Questo modello è sicuro perché i dati sono distribuiti su una rete globale di 10.000+ computer, rendendo le informazioni impossibili da manomettere. Un vantaggio delle reti distribuite è che sono immuni al controllo centrale. Ad esempio, nessun governo o banca centrale
può "bandire" la rete di Bitcoin. Un altro vantaggio è che quest'ultimo offre ai suoi possessori il controllo delle proprie risorse. Finché siete i possessori unici delle vostre chiavi private, avete il possesso effettivo dei vostri fondi
Quasi tutti gli altri investimenti (a parte i metalli preziosi) si affidano alla fiducia di terzi. Bisogna fidarsi delle banche per i conti correnti, delle società di intermediazione per le azioni e dei governi per i documenti di proprietà. Il problema è che banche, broker e governi hanno dimostrato di violare sistematicamente la fiducia. Questa è l'opportunità per Bitcoin di cambiare il mondo.
CONCLUSIONE
I seguenti grafici rappresentano le ultime tendenze riguardo il sentimento pro/contro Unione Europea secondo gli ultimi sondaggi di
Eurobarometro. Inutile sottolineare la persistenza e l'allargamento di una certa sfiducia nei confronti delle istituzioni, soprattutto la BCE, e nei confronti dell'economia. Dato che questa frattura si è aperta ancora di più all'indomani della Brexit e l'Europa ha quindi
iniziato il suo declino, viene da chiedersi se il panico infondato e gli inviti ad essere isterici fomentati dai media non siano altro che un tentativo maldestro di riunire il gregge che stava accarezzando l'idea di scappare dai recinti. In cambio della resa dei propri propositi di fuga, la possibilità di sforare i deficit fregando quei fessi le cui barre blu dei grafici qui sotto superano quelle rosse.
Gente, le banche centrali sono impotenti di fronte ai casini che hanno creato in questi ultimi dieci anni. Ecco perché la situazione è grave. I nodi infine stanno venendo al pettine. Una volta che si inizia a spingere sul pedale dell'inflazione c'è una finestra in cui, con un'azione decisa e risoluta, si può annullare il danno e tornare ad un'economia più o meno sana. Questo è quello che fece Paul Volcker nel 1980.
Ora però è troppo tardi. Quando un'economia diventa completamente dipendente dallo stimolo di denaro fasullo, non si può rimuoverlo. Il dolore economico per l'astinenza è così forte che, dal punto di vista politico, è impossibile accettarlo: le imprese indebitate fino al collo falliranno, i ricchi collaboratori delle campagne elettorali chiuderanno i loro portafogli, gli elettori urleranno per più pasti gratis proprio mentre le entrate fiscali diminuiscono ed i deficit salgono alle stelle, e gli economisti mainstream vi diranno che sarebbe sciocco "ritirare lo stimolo" quando l'economia ne ha più bisogno.
Ciò è particolarmente preoccupante se lo si accoppia con quanto dichiarato da Philip Lane, capo economista della BCE e stretto consigliere della Lagarde, il quale ritiene che la banca "non abbia raggiunto il limite di ciò che può fare con la politica monetaria". Un'economia che dipende dall'inflazione monetaria è intrinsecamente instabile. I pianificatori monetari centrali, per far sopravvivere il loro giocattolo, devono alzare l'asticella sempre di più, ma non possono sfuggire ad una realtà ormai conclamata: l'Unione Europea e l'euro hanno ormai esalato il loro ultimo respiro.