giovedì 20 febbraio 2020

Quando le illusioni sono più forti della realtà





di Sven Henrich


Ancora una volta gli investitori sono convinti che nulla conta. Solo 2 giorni di trading dopo il sell-off e l'indice $NDX ha raggiunto nuovi massimi storici. Solo 3 giorni dopo il sell-off e l'indice $SPX ha raggiunto un nuovo massimo storico. Solo 4 giorni dopo il sell-off e gli indici $DJIA, $SPX e $NDX hanno raggiunto nuovi massimi storici. Quattro giorni, quattro gap, tutti non colmati al momento della stesura di questo scritto.

Perché? Perché l'impatto economico del coronavirus è finito o è stato contenuto? Certo che no, è tutt'altro. Gli shutdown persistono, gli avvertimenti provenienti dalle singole società stanno aumentando, ad esempio $TSLA è crollato un giorno dopo l'avvertimento tecnico, le stime di crescita economica globale stanno scendendo e con esse diminuiscono invariabilmente le stime degli utili.

Cosa fanno i mercati? Fanno nuovi massimi, tornando al gioco dell'espansione dei multipli di valutazione del 2019 quando nessun rallentamento degli utili è stato importante poiché le iniezioni di liquidità da parte dei nostri signori nelle banche centrali hanno prevalso su tutto.

Questa settimana la PBOC ha iniettato liquidità, la FED ha iniettato liquidità nel sistema pronti contro termine e, naturalmente, ha continuato ad acquistare bond del Tesoro USA.

E così i mercati continuano sulla loro strada di non tenere mai conto delle cattive notizie e continuano a disconnettersi sempre più dalle dimensioni sottostanti dell'economia globale, indipendentemente dai dati.


Baltic Dry Index:


Ma non ci sono bolle, o almeno è così che ci dicono i banchieri centrali. Non insultate la nostra intelligenza, dico io. Soprattutto perché sanno perfettamente che le politiche e le parole sono seguite da vicino dai mercati e hanno un impatto su di essi.

Eppure ci dicono che le loro politiche non sono da biasimare per le distorsioni create nei mercati. Ecco la pronta smentita al presidente della BCE Lagarde.

A detta loro, quindi, non bisogna incolpare le politiche con i tassi d'interesse negativi per quanto riguarda gli aumenti dei prezzi delle abitazioni o i problemi di redditività delle banche.

E ovviamente non c'è nemmeno una bolla immobiliare quando la gente comune fa fatica a tenere il passo con i prezzi delle case in costante aumento...


Ma non c'è inflazione affermano nella stessa frase. Non c'è da meravigliarsi che ci siano problemi di fiducia...

Non ti crediamo.

E comunque banche centrali che negano le distorsioni che hanno creato e continuano a creare non sono una ricetta per il successo a lungo termine.

Il fatto è che rimangono intrappolate in un mercato il cui intero schema di valutazione e meccanismo di determinazione dei prezzi rimane interamente dipendente da un loro continuo intervento.

È un'assurdità storica e un'enorme tragedia che si svolge davanti ai nostri occhi.

Le banche centrali negano l'esistenza delle bolle finanziarie e le distorsioni che esse stesse hanno creato.

Ammetterlo significherebbe assumersi la responsabilità e riconoscere che i prezzi degli asset sono sopravvalutati, il che di per sé potrebbe portare ad un evento di rischio poiché l'ammissione porterebbe ad una perdita di fiducia, fiducia che invece deve sempre essere mantenuta.

Le banche centrali rimangono quindi nella loro torre d'avorio. Non c'è fiducia, trasparenza, responsabilità. Solo negazione.

E così vediamo un mercato che gira intorno all'ottimismo nonostante la continua delusione per la realtà.




Leoni, tigri e orsi. Oh mio Dio!

I futures si sono moltiplicati per la notizia che la Cina ha tagliato proattivamente i dazi. Pensate che sia un segno? Che la Cina pensi che l'impatto economico del virus sia contenuto e che i giorni felici siano tornati?

Eppure mi chiedo...

Questa riduzione dei dazi era già stata concordata. Di per sé non rappresenta un'ulteriore spinta all'espansione dei multipli di valutazione nei mercati, soprattutto perché uno dei motivi di suddetta espansione lo scorso anno era basato su presunti termini di una fase uno che ora vengono respinti a causa del coronavirus.

Quindi c'è un drenaggio che annulla le giustificazioni per il supporto di un'espansione dei multipli di valutazione e le proiezioni di crescita scendono di nuovo.

Le banche centrali vogliono che voi crediate che le loro politiche non causano distorsioni dei prezzi degli asset, non causano bolle e sicuramente vi diranno che non sono da biasimare quando scoppiano. Come? Negando che esistano.

Sebbene le banche centrali siano entrate in uno stato di negazione, non significa che anche gli investitori debbano farlo. L'impatto economico del coronavirus è reale, ma il sentiment è gestito con nuovi massimi dei corsi azionari. Per adesso... Mentre ad un certo punto il virus sarà adeguatamente contenuto, per ora non esiste una cura verificata e nessuna chiara visibilità fino a quando gli impatti economici saranno alleviati. Il bilancio delle vittime non ha raggiunto il bilancio annuale dei decessi della comune influenza stagionale, ma l'impatto è già superiore a quello della SARS e nessuno sa fin dove si spingerà alla fine, né l'OMS, né la Cina e certamente nemmeno le banche centrali.

La realtà è che i mercati si stanno allungando sempre di più e gli investitori continuano ad accatastarsi nei titoli tecnologici, anche se l'indice $NDX sta gridando un segnale di fuga importante.
 

[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


3 commenti:

  1. Compatibilità di vedute....https://www.ilsussidiario.net/news/spy-finanza-coronavirus-il-cigno-nero-che-fa-felici-mercati-e-governi/1987486/

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  2. Buongiorno Francesco, e questo dato fresco fresco come lo commenterebbe ??
    Grazie.
    Roberto
    Economia e Finanza > Dati Economici >
    Stati Uniti: balzo per il Philadelphia Fed di febbraio
    Redazione 20 Febbraio 2020 - 14:35 20 Febbraio 2020 - 14:36 Commenti: 0
    Il dato regionale sull’attività manifatturiera elaborato dalla Fed di Philadelphia a febbraio ha fatto registrare un forte rialzo. Ecco tutti i dettagli
    Stati Uniti: balzo per il Philadelphia Fed di febbraio

    L’indice Philadelphia Fed Manufacturing Index di febbraio 2020 ha fatto registrare un andamento decisamente migliore delle stime, come si può osservare sul nostro calendario macro.

    L’indice nel mese corrente si è attestato a 36,7 punti.

    Il dato precedente era risultato pari a 17 punti e gli analisti avevano stimato 11 punti.

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    1. Salve Roberto.

      Direi che suddetto balzo sia in sintonia con la rottura della supply-chain asiatica. Il problema dietro a ciò è solo uno: a che costo? Infatti se ci concentriamo solamente sulle stime ufficiali dell'inflazione (IPC), vediamo che a gennaio ha sforato il target di riferimento della FED arrivando al 2,5%. Ora se prima di aprile i mercati caleranno anche solo di un 5% (per non parlare di un 7 o 10), la FED non smetterà di drogarli con ulteriori iniezioni di liquidità. Non è affatto da sottovalutare la connessione tra asset finanziari e valute fiat ormai.

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