giovedì 9 gennaio 2020

L'Unione Europea: da Jean Monnet a Nigel Farage





di Gary North


Il grande piano che è iniziato un secolo fa per creare l'Unione Europea ora sembra sfocato.

Jean Monnet fu l'uomo di punta dietro questo progetto negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale. Avviò i suoi piani nel 1920, dopo l'incapacità del Senato degli Stati Uniti di ratificare i trattati di pace, mantenendo così gli Stati Uniti fuori dalla Lega delle Nazioni.

Lui e altri personaggi hanno conquistato una serie di vittorie che sono durate dal 1951 fino al dicembre scorso. La Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio era l'esca; l'Unione Europea è stata l'amo. La Gran Bretagna si è unita alla Comunità Economica Europea il 1° gennaio 1973. Wikipedia riassume la marcia dell'Europa occidentale nella trappola per aragoste.
A seguito del trattato di Maastricht, le Comunità Europee sono diventate l'Unione Europea il 1° novembre 1993. Il nuovo nome rifletteva l'evoluzione dell'organizzazione da un'unione economica in un'unione politica. A seguito del trattato di Lisbona, entrato in vigore il 1° dicembre 2009, il trattato di Maastricht è stato aggiornato e rinominato in Trattato sull'Unione Europea (2007) o TUE; e il Trattato di Roma è ora conosciuto come il Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (2007), o TFUE.

Se in futuro la storia del passaggio all'Unione Europea sarà scritta da uno storico diligente, dovrebbe iniziare con Jean Monnet e finire con Nigel Farage. Ci sono figure rappresentative che articolano una posizione e, in rari casi, la loro visione diventa realtà. Questo valeva per Monnet e presto varrà per Farage. Più di chiunque altro nelle Isole britanniche, Nigel Farage ha formulato la tesi dell'uscita della Gran Bretagna dall'UE.

Lo ha fatto anno dopo anno nel parlamento dell'Unione Europea. Era disprezzato e ridicolizzato, mentre ora, come può vedere il mondo, ha trionfato.



SENZA FARAGE NON CI SAREBBE STATO NESSUN JOHNSON

Può sembrare che Boris Johnson abbia fatto tutto da solo, ma non è affatto così. Johnson non non ha dovuto affatto affrontare il Partito Brexit alle ultime elezioni, proprio perché quest'ultimo si è fatto da parte per consegnare a Johnson la vittoria.

La vittoria di Johnson è stata travolgente. Non è stata solo una vittoria sul Partito Laburista, ma è stata anche una vittoria sui 21 Tory che hanno rotto i ranghi in ottobre ed erano contrari alla Brexit. Hanno perso la posizione di rappresentanti del partito e si sono deliberatamente suicidati dal punto di vista politico. Ora si sono ritirati nell'oscurità, destino che meritano. Sono stati sostituiti da politici che appoggeranno i negoziati di Johnson, quindi il partito Tory ha una spina dorsale molto più forte sulla Brexit rispetto a prima delle elezioni.

Poi c'è stata l'indecente Theresa May. Nel 2016 si opponeva a lasciare l'UE. Il 26 aprile 2016, poco prima della votazione, ha tenuto un discorso sulla Brexit mettendo in chiaro la sua posizione contraria:
E voglio sottolineare che penso che dovremmo rimanere all'interno dell'UE, non perché penso che siamo troppo piccoli per prosperare, non perché sono pessimista sulla capacità della Gran Bretagna di fare cose sulla scena internazionale. Penso che sia giusto rimanere precisamente perché credo nella forza della Gran Bretagna, nel nostro peso economico, diplomatico e militare, perché sono ottimista sul nostro futuro, perché credo nella nostra capacità di essere leader e non solo essere seguaci.

Ciononostante è finita per essere il punto di riferimento nei negoziati per la Brexit, 2016-19. L'establishment era alla disperata ricerca di un qualche tipo di accordo, o nessun accordo, o un altro voto, o qualcosa del genere. L'hanno usata per rallentare l'intera procedura. Il partito conservatore l'ha votata come Primo Ministro nel luglio 2016. Nel gennaio 2019 ha indetto nuove elezioni culminate con una sconfitta per i Tory e si sono ritrovati a non avere un governo di maggioranza. Ha cercato di far passare il suo piano di compromesso per la Brexit, ma ha fallito miseramente. Quindi si è dimessa a luglio dicendo: "Penso che abbiamo fatto molto negli ultimi tre anni, ma ogni volta che si arriva alla fine di una premiership tutti si sentiranno sempre dire che c'era molto di più da fare". Si è auto-illusa fino alla fine. La sua non era altro che una lamentela sterile di un perdente che non è riuscito a concludere niente. (Inizia al minuto 6:00)



Sarà ricordata, se proprio, solo come primo ministro ad interim che non ha realizzato nulla. Era l'ultima speranza dell'establishment britannico sulla questione della Brexit e ha fallito miseramente.

Com'è potuto succedere? Nel 2015 il primo ministro David Cameron (anti-Brexit) ha indetto un referendum sull'uscita dall'Unione Europea come misura di difesa politica. Questa era una promessa fatta in campagna elettorale. Perché l'ha fatto? A causa dell'incessante pressione dell'UKIP (United Kingdom Independent Party) di Nigel Farage. Quest'ultimo ha ottenuto consensi all'interno del Partito conservatore. Quando il voto è andato nel verso sbagliato nel 2016, l'establishment è rimasto inorridito. Cameron si è dimesso e le figure dell'establishment nel Partito conservatore hanno eletto la May per sostituirlo. È stato un completo e totale fallimento, come hanno appreso a dicembre.

Johnson farà le cose a modo suo. Non ci sarà modo affinché l'establishment possa fermarlo. Ci hanno provato, ma hanno fallito.

Hanno fallito a causa di Farage. Un anno fa ha creato un partito politico, il Brexit Party, che aveva il sostegno del 22% degli elettori. Nessuno l'aveva mai fatto prima. Lo slogan è: "Andarsene significa andarsene". Poi lui e il partito si sono fermati per far vincere Johnson. Farage ha compreso che Johnson avrebbe consegnato la Brexit e questo era sufficiente. Ha deciso di mettere da parte le sue ambizioni personali. Ciò ha permesso agli elettori di ignorare l'inutile Partito Laburista guidato dall'incompetente socialista Jeremy Corbyn.

Corbyn è finito e lo sa. Anche gli elettori lo sanno. Chi lo sostituirà nel Partito Laburista sarà più vicino a Tony Blair che a Corbyn. L'estrema sinistra del Partito Laburista è ora morta e sepolta.

Quattro anni fa questo risultato era inconcepibile per l'establishment britannico. Ecco perché Cameron ha indetto il referendum: era convinto che gli elettori avrebbero votato per rimanere nell'UE. Ne era sicuro. Invece si sbagliava e questo ha messo fine alla sua carriera.

L'establishment britannico è rimasto sbalordito. Non è possibile fermare Boris Johnson. La Gran Bretagna lascerà l'UE il 31 gennaio 2020. Questo è un evento irreversibile.



CONCLUSIONE

Più di chiunque altro Nigel Farage ha ribaltato questo schema. Ha preso una posizione pubblica quando è stato eletto al parlamento dell'Unione Europea e ha usato la sua straordinaria eloquenza per sfidarla ad ogni passo. I video dei suoi discorsi su YouTube gli hanno regalato un pubblico, non solo in Gran Bretagna, ma in tutto il mondo.

Nel 2016 ha contribuito a convincere gli elettori in Gran Bretagna a lasciare l'Unione Europea. Senza di lui, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto. Senza di lui, non ci sarebbe stato nessun voto per lasciare l'UE nel 2016. Senza di lui, Boris Johnson non avrebbe completato la devastazione degli anti-Brexit, eliminando politicamente Jeremy Corbyn come effetto collaterale.

Salute a te, Nigel! Ti acclamiamo!


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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