venerdì 31 gennaio 2020
L'ultimo pilastro
di Francesco Simoncelli
Ci sarà un Grande Default e nessuno stato è in grado di cambiare questo esito. Ogni giorno che passa possiamo osservare come suddetto evento inizi a prendere forma; è un processo lento, perché gli individui continuano a cedere volontariamente le risorse da loro create ad un'entità che non fa altro che sprecarle. Badate bene, però, perché ciò non significa affatto la "fine di ogni cosa", bensì un ventaglio di opportunità per chi è in grado di vederle e valutarle. E questo possiamo vederlo nell'effettivo nel mondo delle criptovalute con lo studio recente redatto da Linkedin. Chi non si farà trovare preparato subirà le conseguenze delle proprie scelte: ignorare le storture all'interno dell'attuale sistema economico. La maggior parte delle persone ignora questo fatto. Crede che tutti gli investimenti siano sotto forma fisica, in qualche strumento finanziario o commodity. Non è così. Le idee e la conoscenza sono fonti di prosperità personale molto più efficaci, poiché grazie ad esse si può scegliere con visione chiara e coerente quelle soluzioni più sostenibili e proficue. Da questo punto di vista la Scuola Austriaca è d'aiuto.
Non è la prima volta che ne parlo, questo perché ci sono ancora persone che tendono a sorvolare sull'importanza che ha la conoscenza. Qual è, quindi, un'idea che può risultare proficua per investitori e lettori? Lo stato non adempierà alle sue promesse. I contribuenti sono stati attirati in questo inganno sin dai tempi di Bismarck, che con la sua astuzia velenosa ha creato due dei più grandi malanni della società moderna: la scuola pubblica ed il sistema pensionistico.
All'epoca la Prussia aveva bisogno essenzialmente di due cose per dominare sulla scena europea: un esercito obbediente e soprattutto ben finanziato. La scuola, quindi, da un lato andava a creare automi che ubbidissero silenti agli ordini e che si sarebbero uniti "volontariamente" alla causa. Non più mercenari voltagabbana che al primo segno di offerta migliore avrebbero mollato gli ormeggi "tradendo la causa". Le leve che sarebbero uscite dalla scuola pubblica avrebbero chinato il capo davanti ad un qualcosa di "più grande di loro" in cui credere, qualcosa che non avrebbero potuto tradire facilmente soprattutto in presenza di disprezzo da parte dei loro vicini, amici e compagni. La tenaglia del kindergarten prussiano ha rappresentato la prigione mentale peggiore in cui potesse essere sbattuto l'individuo. L'efficienza dello stato, la cui salute è qualsiasi forma di guerra, ne avrebbe giovato e ancora ne giova.
Inoltre il finanziamento degli eserciti in passato, prima che Bismarck coadiuvato dalla sciocca filosofia di Hegel cambiassero le carte in tavola, rappresentava un grosso onere per le nazioni. Ma un contribuente leale e disposto a sacrificare qualcosa in nome di patriottismo e lealtà di fronte ai propri amici e compagni avrebbe rappresentato un flusso di risorse pecuniarie non indifferenti. Inutile dire come queste due "innovazioni" sociali siano state copiate anche dalle altre nazioni del mondo, in primis gli Stati Uniti. Se paragonato a quello che sarebbe diventato il sistema pensionistico, Charles Ponzi è un pivello a confronto. Infatti il sistema pensionistico/previdenziale si basa su un modello di business fallimentare: prendere in prestito nel presente e spendere nel lungo periodo. E questo è evidente anche dagli ultimi dati in Italia.
Il mosaico che si ottiene è composto da piccoli tasselli che uno dopo l'altro rappresentano un chiodo nella bara del sistema pensionistico e per estensione del sistema statale. Demografia, disoccupazione, ricchezza reale, welfare state e altri fattori si uniscono per ricordare agli attori di mercato che il libero mercato esiste. Questo perché gli attori di mercato sono al tempo stesso i migliori carceriere di loro stessi ed i migliori sabotatori di loro stessi. Sebbene di primo acchito possa essere vero che nel lungo periodo siamo morti, in realtà nel lungo periodo gli attori di mercato tendono a liberarsi. E se questa tesi non fosse vera, Mises non avrebbe avuto ragione quando nel 1920 scrisse Economic Calculation in the Socialist Commonwealth: un calcolo economico quanto più genuino possibile permette alla società di prosperare lungo linee sostenibili.
Lo stato è incapace di adempiere a tale richiesta, quindi la sua esistenza è solo un lento protrarsi verso l'inevitabile default. Ecco perché deve rinegoziare unilateralmente le sue promesse. Fino a quando alla fine non potranno essere più mantenute.
DEMOGRAFIA E DISOCCUPAZIONE
Tale esito non era imprevedibile, bensì già insito nel sistema stesso. Esso ha inizialmente goduto delle risorse versate in esso, sia umane che monetarie, dando l'illusione che questo assetto potesse durare a tempo indefinito. Una macchina a moto perpetuo che avrebbe fornito pasti gratis allo stato e relativo benessere agli individui. Peccato che la realtà dice tutt'altro: essendo un sistema "pay as you go" necessita di input in entrata sempre superiori affinché gli output in uscita possano godere di benefici costanti; un rallentamento significherebbe un lento declino fino all'inevitabile bancarotta. Ed è quello che stiamo vedendo ora, sebbene siano passati più di 100 anni da quando questa truffa ha avuto il via.
Andiamo quindi a vedere quali sono quei fattori che stanno facendo emergere progressivamente la verità sul sistema pensionistico. Uno su tutti è la demografia. In Italia in particolare vediamo come il calo delle nascite sia una fonte di seria preoccupazione per chi gestisce i fondi pensione (pubblici e privati). Questo significa meno giovani leve che subentrano ai lavoratori che vanno in pensione e di conseguenza un calo del bacino di chi sostiene coi suoi contributi i pensionati esistenti. Questo non è solo un problema italiano, bensì mondiale, e come vediamo dal seguente grafico molto serio negli Stati Uniti.
Il gap non si compensa con l'immigrazione purtroppo, perché la società attuale si sta spostando costantemente verso una società di servizi e meno legata alla manifattura. In futuro la stampa 3D emanciperà ancora di più i lavoratori da tutti quei lavori usuranti che in passato richiedevano enormi sforzi, grandi rischi e produttività inferiore. Questo significa una specializzazione più peculiare dei lavoratori, mentre coloro che immigrano da Paesi sottosviluppati non hanno le competenze e rappresentano solo forza lavoro per compiti a bassa specializzazione e con retribuzioni basse. Inutile dire, quindi, come questa gente andrà ad ingrossare le fila del welfare state piuttosto che quelle della forza lavoro.
Ciò significa una maggiore spesa pubblica per gli stati e di conseguenza una necessità di finanziamenti più grande. L'esito è un crowding out asfissiante del settore privato, il quale dovrà rinunciare a risorse di capitale che avrebbe messo a frutto meglio della macchina statale. Perché? Perché come detto sopra lo stato non è in grado di operare un calcolo economico in accordo col mercato. Tasse e burocrazia saranno il risultato, non uno scenario positivo se consideriamo che questi due fattori sono i responsabili della disoccupazione incalzante tra i giovani.
Formare una giovane leva è costoso, sia da un punto di vista contributivo che produttivo, quindi le aziende tendono a preferire chi ha più esperienza. I giovani sono relegati ad accettare lavori part-time o a diventare cacciatori di rendite. Inutile dire che in questo scenario la formazione di nuove famiglie diventa un miraggio (fattore evidenziato anche dalla prime case possedute, dato in picchiata) e quindi è logico concludere che le nascite subiscano un freno.
TRAPPOLA DELLA LIQUIDITÀ?
Non sorprende quindi che gli attori di mercato vogliano risparmiare data l'incertezza che si para loro di fronte. Gli americani stanno finalmente iniziando a farlo. Ciò è iniziato alla fine del 2017 con il tasso di risparmio delle famiglie in percentuale del reddito disponibile (al netto delle imposte) è salito dal 6,5% fino all'attuale 8%. Era ora! È probabile che questo trend continui, perché una ripresa economica genuina dipende dalla formazione del capitale.
Quando le persone risparmiano, trasferiscono quel denaro in una banca o in un fondo d'investimento che deposita suddetto denaro in una banca. I soldi risparmiati non finiscono sotto il materasso, ma vengono spesi. Quando gli analisti affermano che il risparmio è deflazionistico, non sanno di cosa stanno parlando. C'è solo una forma di risparmio che è deflazionistica: andate in banca, ritirate denaro e lo nascondete sotto un materasso, oppure lo mandate a qualcuno al di fuori dei confini in cui quella valuta circola normalmente (finendo sul mercato nero). Ciò inverte il processo della riserva frazionaria e nient'altro lo fa.
Quindi, a meno che qualche analista non vi mostri prove che questo è ciò che i risparmiatori stanno facendo con i loro soldi, non credetegli quando afferma che l'aumento del tasso di risparmio è pericolosamente deflazionistico. L'unico modo in cui l'aumento del risparmio abbassa i prezzi è l'aumento della produzione: "Più beni inseguono un'offerta fissa di denaro". Non c'è nulla di pericoloso nell'aumentare la produzione. Se ci fosse, l'economia high-tech sarebbe crollata negli anni '90 a causa del calo del prezzo di computer e software.
È vero che i disoccupati spendono meno soldi, ma non vi fermate a questo. Non fermatevi a ciò che si vede. Cosa fa il lavoratore disoccupato? Spende l'indennità di disoccupazione o il reddito di cittadinanza. Il datore di lavoro taglia i prezzi ed i consumatori risparmiano. Cosa fanno con i soldi risparmiati? Li spendono per qualcos'altro o li investono. Cosa fa la banca con i soldi risparmiati? Li presta.
L'analisi che sentiamo sulla deflazione causata dalla disoccupazione è sciocca. Oltre alla contrazione dell'offerta di moneta, l'unica cosa che provoca una leggera flessione dei prezzi è l'aumento della produzione. Una volta sfornato dalla banca centrale, il denaro rimane sul conto bancario di qualcuno. Se viene prestato, viene speso. Pensate che le persone che ricevono assegni mensili dallo stato ritireranno soldi e li nasconderanno in casa? O pensate che li spenderanno visto che sono alla canna del gas? Quelli che poi li depositano sui loro conti bancari, credono di tenerli fermi ma non è così. Cosa faranno le loro banche con questi soldi? Li presteranno allo stato. Il Ministero del Tesoro è pronto a spenderli.
Per i keynesiani una spesa crescente è la chiave della prosperità economica. Quando le persone spendono, risparmiano di meno. Al contrario, quando riducono la loro spesa, risparmiano di più. Secondo questo modo di pensare, il risparmio è una cattiva notizia per l'economia: più persone risparmiano, più le cose peggiorano. La trappola della liquidità deriva da un eccessivo risparmio e dalla mancanza di spesa.
Ricordate una cosa molto importante: le persone non pagano con denaro, ma piuttosto con beni che hanno prodotto. Il ruolo principale del denaro è come mezzo di scambio, pertanto la domanda di beni è limitata dalla produzione di beni e non dalla quantità di denaro in quanto tale. Sostenere che le persone potrebbero avere una domanda illimitata per il denaro, che viene visto come un risparmio illimitato, implica che nessuno scambierebbe più beni e servizi. Ovviamente questa è una tesi irrealistica, dato che le persone hanno bisogno di beni per vivere.
Essendo il mezzo di scambio, il denaro può solo aiutare a scambiare i beni di un produttore con i beni di un altro produttore. Il mezzo di scambio non ha nulla a che fare con la produzione di beni di consumo finali in quanto tali. Questo a sua volta significa che non ha nulla a che fare con i risparmi reali. Ciò che consente l'aumento del bacino di risparmi reali è l'aumento dei beni capitali, ovvero strumenti e macchinari, i quali vanno ad aumentare la capacità dei lavoratori di produrre più beni e di una qualità migliore.
Finché il tasso di crescita del bacino dei risparmi reali rimane positivo, esso può sostenere attività produttive e non produttive. I problemi arrivano quando, a causa di politiche monetarie e fiscali allentate, il consumo di beni di consumo ne supera la produzione. Questo consumo eccessivo rispetto alla loro produzione porta ad un calo del bacino dei risparmi reali, cosa che a sua volta va ad indebolire il supporto per gli individui impiegati nelle varie fasi della struttura produttiva.
Una volta che l'economia cade in recessione a causa del calo del bacino dei risparmi reali, qualsiasi tentativo dello stato o della banca centrale di rilanciare l'economia è sterile. Non solo questi tentativi non riusciranno a rilanciare l'economia, ma esauriranno ulteriormente suddetto bacino, prolungando così la crisi economica. In sintesi, il fatto che le politiche delle banche centrali diventino inefficaci nel rilanciare l'economia non è dovuto alla trappola della liquidità, ma al declino del bacino dei risparmi reali. L'inefficacia delle politiche monetarie e fiscali allentate nel mantenere in piedi l'illusione che le autorità centrali possano far crescere un'economia non ha nulla a che fare con la trappola della liquidità. L'unica ragione per cui sembra che queste politiche "funzionino" è perché il bacino dei risparmi reali si espande.
Impostare, quindi, un obiettivo d'inflazione più elevato una volta che l'economia finisce in una trappola della liquidità, significa far rimanere l'economia in uno stato depresso per un lungo periodo di tempo. Le politiche inflazionistiche delle banche centrali hanno creato la trappola e ora la loro disperazione ha fatto scattare una nuova trappola: inflazione dei prezzi. Non sanno cosa stanno facendo e la popolazione paga per questa confusione.
UN BARILOTTO DI POLVERE DA SPARO
Infatti uno dei sottoprodotti di tale confusione è una serie di bolle in sequenza che ha finito per distorcere incredibilmente i mercati. Le iniezioni di liquidità da parte delle banche centrali al fine di salvaguardare quelle entità sotto la loro ala protettrice, hanno scaraventato la determinazione onesta dei prezzi e del rischio in un abisso.
Infatti i bilanci delle banche commerciali sono finiti sotto pressione proprio perché i vari giri di QE hanno praticamente azzerato i rendimenti nelle varie classi di asset. La baldoria che è stata diffusa grazie a queste infusioni artificiali non solo ha stimolato l'azzardo morale e la ricerca di asset sempre più rischiosi, ma ha spinto i fondi pensione a partecipare alla festa. Come? Acquistando titoli azionari o anche spazzatura per poter staccare quel rendimento fisso annuale e continuare a saldare le prestazioni nei confronti dei clienti.
Un esempio calzante è il mercato dei prestiti auto negli USA il quale potrebbe essere uno dei driver della prossima crisi finanziaria. I prestiti subprime rappresentano circa un terzo del mercato globale dei prestiti auto. Nella prima metà del 2019 un quinto dei nuovi prestiti auto è andato a mutuatari subprime, per un totale di circa $61 miliardi. Finora i risultati non sono stati affatto positivi, poiché un numero maggiore di consumatori finisce per essere inadempiente entro i primi mesi dopo il prestito, quindi coloro che erogano questi prestiti tendono a cartolarizzarli in obbligazioni (CLO) e rivenderli.
Santander Consumer USA Holdings, uno dei maggiori finanziatori di prestiti auto subprime, sta assistendo ad una percentuale crescente di default per questi prestiti al ritmo più rapido sin dal 2008.
Le banche e le società finanziarie stanno aggiungendo carburante al fuoco aumentando la durata di questi prestiti auto. Oggi il prestito subprime medio per auto nuove è di 72,9 mesi; alcuni hanno raggiunto gli 84 mesi. Ciò indica che i finanziatori sono disposti ad assumersi maggiori rischi aspettando più tempo per essere rimborsati. Ciò che è accaduto, invece, è stato un picco nei mutuatari finiti sommersi, poiché i veicoli non trattenevano nemmeno più un grammo di equity. eppure questa è la base dei CLO.
Qui stiamo parlando di bombe ad orologeria finanziarie parcheggiate nei posti più impensabili, soprattutto in istituti che dovrebbero essere i "più sicuri". La fame per rendimenti decenti che ha afflitto l'intero panorama finanziario ha condotto i vari player ad inzepparsi di pattume azionario/obbligazionario della peggior specie per operare un window dressing dei bilanci e mostrare al mondo quanto fossero "bravi" e degni di fiducia. Come tutto andasse "secondo i piani". Come il deficit attuariale fosse solo uno spauracchio sventolato dai "permabear".
Cosa succederà quando questi istituti vedranno di punto in bianco scomparire gran parte del lato degli attivi e gonfiarsi quello dei passivi? Quello che è successo a questo olandese: rottura delle promesse.
IL GRANDE DEFAULT
Tale rottura è inevitabile perché sebbene un'iperinflazione passi dopo un paio d'anni, le passività legate alle pensioni restano. Le bugie e le menzogne che sono state spacciate alle persone affinché cascassero nella trappola sono più grandi della solvibilità dell'intero schema. Questo accade ad ogni schema di Ponzi: l'ideatore finisce per credere alle proprie promesse e non scappa mai col bottino. Ogni schema Ponzi finisce sempre con l'ideatore che viene catturato e sbattuto in prigione. Quindi le bolle possono scoppiare, le banche centrali possono inflazionare quanto vorranno la base monetaria, gli stati potranno inventare nuove scuse per rimandare il giorno della resa dei conti, ma sta di fatto che è impossibile impedire de facto l'implosione del sistema pensionistico. La pianificazione centrale farà di tutto per sopravvivere un giorno in più, per cercare di mandare avanti quanto più possibile questo teatro Kabuki. Come? Portando il paternalismo che ha caratterizzato il sistema statale fino ai suoi estremi. Penso che i prossimi anni saranno caratterizzati da una costante escalation di tensioni tra Stati Uniti che si aggrappano ancora all'idea di egemonia imperiale e poteri rivali impegnati a solidificare un mondo multipolare. Il vecchio mondo sta morendo e ne sta nascendo uno nuovo. Aspettatevi un sacco di caos nel mezzo.
Detto questo, la cosa più affascinante di questo momento storico è che la vera lotta è un'altra, molto più importante delle tensioni sul potere geopolitico degli stati, la quale ruota attorno ad un conflitto tra decentralizzazione e centralizzazione, tra libertà e controllo top-down. L'umanità ora possiede potenti strumenti per livellare il campo di gioco che non aveva mai avuto prima. La rivoluzione di Internet ha reso istantanea la comunicazione globale da persona a persona per la prima volta nella storia, fattore moltiplicato dall'avvento dei social media che hanno dato a chiunque il potere di influenzare rapidamente l'opinione pubblica (compito che prima solo i "gatekeeper" potevano esercitare). Poi la creazione di Bitcoin ha dato vita ad un'era senza precedenti in cui gli esseri umani possono trasferire valore a livello globale, senza autorizzazione, facendo semplicemente clic su un pulsante. Quando si tratta di due degli aspetti più potenti dell'interazione umana, comunicazione e trasferimento di valore, la tecnologia ha dato potere alla persona media in modi che sarebbero stati impensabili solo uno o due decenni fa.
La vittoria di Donald Trump e Boris Johnson sono gli esempi più eclatanti di come l'establishment e lo status quo non riescono ad influenzare tanto facilmente la popolazione affinché si butti tra le braccia dei loro candidati preferiti. E i difensori dello status quo riconoscono la minaccia che Bitcoin presenta al potere centralizzato e al settore finanziario. Coloro che hanno interesse a mantenere in piedi l'attuale sistema corrotto, o vogliono far perdurare un ambiente draconiano di tassi d'interesse profondamente negativi, rimangono spiazzati di fronte a Bitcoin e ad altre criptovalute; soprattutto di fronte alla libertà che offrono alla persona media.
Questa battaglia tra centralizzazione e decentralizzazione è la vera lotta della nostra era. Il governo cinese e il governo degli Stati Uniti sono entrambi ossessionati dal controllo, dalla localizzazione e dalla manipolazione del proprio popolo attraverso la propaganda, la coercizione e le minacce di prigionia. Sappiamo tutti dello stato draconiano della Cina con il suo sistema di sorveglianza e credito sociale dilagante, ma saremmo sciocchi a respingere il fatto che queste stesse tendenze si stanno sviluppando anche in America, anche se ad un ritmo più lento e furtivo.
Sebbene sia importante riconoscere come le tensioni tra potenze globali sono destinate ad aumentare negli anni a venire, e probabilmente a modificare per sempre le dinamiche geopolitiche, ci sono molte altre cose significative che stanno avvenendo nel frattempo. Non dovremmo mai perdere di vista il fatto che tutti gli stati di tutto il mondo stanno diventando sempre più ossessionati dal centralizzare la propria base di potere, in modo da controllare/manipolare quanto più possibile la propria cittadinanza.
La più grande sfida che la nostra generazione deve affrontare non è legata ai giochi geopolitici dell'impero globale, ma se permetteremo alla tecnologia di accrescere la libertà e decentralizzare il potere piuttosto che lasciarci schiavizzare da uno stato di sorveglianza. Le bolle passano, l'oppressione resta.
CONCLUSIONE
Durante la crisi del '08-09 Ben Bernanke, la Federal Reserve, il Congresso, gli economisti mainstream, i repubblicani, i democratici e quasi tutti gli altri hanno perso la testa. Giovedì 18 settembre 2008 Bernanke disse davanti al Congresso una delle assurdità più eclatanti mai dette: "Se non facciamo nulla potremmo non avere un'economia lunedì". E nessuno ha riso.
Con la guida di Bernanke, i burocrati federali hanno avuto il "coraggio di agire". Hanno aperto i rubinetti monetari, stampando nei dieci anni seguenti migliaia di miliardi in denaro fiat. E mentre oggi gli USA sembrano in buona forma all'esterno, all'interno stanno marcendo.
Le azioni sono ai massimi di tutti i tempi, ma solo a causa del front-running da parte degli speculatori e dei riacquisti di azioni a livelli record. La crescita degli utili reali al lordo delle imposte sta calando. La disoccupazione è quasi ai minimi storici, ma solo perché le persone sono costrette al part-time nell'economia dei servizi. I lavori da capofamiglia continuano a scomparire. La crescita del PIL è ancora positiva, ma solo perché la FED presta denaro al di sotto del tasso d'inflazione dei prezzi al consumo. E ora sta pompando denaro ancora più velocemente di quanto abbia fatto durante la crisi del '08-'09.
Nel frattempo il governo degli Stati Uniti è diretto verso il più grande default nella storia del mondo. Per 20 anni ha aggiunto debito due volte più velocemente rispetto al PIL.
Per quanto tempo può continuare? Questo è da vedere, perché ora, con 11.000 baby boomer che vanno in pensione ogni giorno e l'ala armata del Deep State sempre sul piede di guerra (economica e militare), l'unica cosa che l'establishment può fare è rallentare l'arrivo di suddetto default.
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Prevedibile ed inevitabile: Pensioni, Visco (Bankitalia): ‘tagliare subito o salta tutto’.
RispondiEliminaOggi c'è stato un commento di un utente, riguardo il dissesto finale dell'attuale sistema economico, che mi ha spinto a guardare la condizione dei fondi pensione. Perché? Perché essi sono l'ultimo pilastro su cui lo stato può assicurarsi fiducia. Il WSJ ci aggiorna di come sia la situazione: una città o una contea emette un bond per la totalità o una parte dei pagamenti pensionistici mancanti e scarica i proventi nelle casse dei fondi pensione affinché siano investiti. Se i rendimenti sugli investimenti sono superiori al tasso del bond, il reddito da investimenti aggiuntivo si tradurrà nel tempo in contributi pensionistici inferiori per la città o la contea. Questo dovrebbe contribuire allo scenario "costi bassi" in questo grafico.
RispondiEliminaPerché preoccuparsi, quindi? I pagamenti delle pensioni sono ancorati all'inflazione, ma solo come la calcolano i burocrati. Inevitabilmente gli "aggiustamenti" tenderanno a distanziarsi perché i banchieri centrali continueranno a "stampare" denaro e l'inflazione si scatenerà. Già il tasso d'inflazione ufficiale negli Stati Uniti è del 5,4%. Secondo i dati del FMI i prezzi degli immobili stanno salendo ad un tasso annuo del 18%, i prezzi delle auto usate sono saliti di oltre il 40% nell'ultimo anno ed i prezzi del cibo stanno salendo a un tasso del 25%.
Non c'è modo che quasi $30.000 miliardi di debito nazionale, per non parlare degli altri $60.000 miliardi di debiti aziendali, familiari e di altro tipo, saranno mai rimborsati. L'unica "soluzione" è l'inflazione ed i banchieri centrali "stamperanno" più soldi per far andare avanti lo status quo.
I pagamenti pensionistici verranno erosi dall'inflazione. L'altra vittima saranno le altre prestazioni previdenziali. I prezzi per immobili, trasporti, cibo e quasi tutto il resto continueranno a salire e gli standard di vita per la maggior parte delle persone diminuiranno.E quanto detto senza che si sia preso in considerazione una correzione dei mercati, la quale spazzerà via i bilanci dei fondi pensione che ormai sguazzano nell'ingegneria finanziaria. Guardate, quindi, il lato sinistro del sopraccitato grafico (nonostante il CBO sia un organo inguaribilmente ottimista).
Cos'è cambiato sin dalla pubblicazione di questo articolo? Che il panorama pensionistico s'è ulteriormente deteriorato ed è aumentata la frenesia per mettere toppe su toppe in un sistema che fa acqua da tutte le parti.
RispondiEliminaLe ipotesi al vaglio sono sostanzialmente due, stendendo un velo pietoso sull'età. La prima sostenuta dai sindacati: un "ridimensionamento" della pensione con un taglio del 20-35% rispetto a quanto versato. La seconda sostenuta dall'attuale governo: chi vuole andare in pensione prima dei 67 anni riceve quanto versato... ma... (preparatevi perché questa è decisamente da rotolarsi per le scale dal ridere)... solo se è sostenibile per i conti pubblici.
Le promesse verranno infrante, come accade con tutti gli schemi Ponzi. Scegliete bene in chi riporre la vostra fiducia.
Passati tre anni da quando ho scritto questo pezzo, il window dressing dei conti dell'INPS ha iniziato a mostrare le prime criticità ufficiali, facendo registrare un buco da €10 miliardi. Passato un singolo anno quel buco adesso s'è allargato a €61 miliardi.
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