Bibliografia

venerdì 10 gennaio 2020

Come i banchieri centrali minacciano la civiltà di oggi e il ruolo dell'inflazione nel processo





di Claudio Grass & Thorsten Polleit


Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo sull'impatto dei tassi d'interesse negativi e delle obbligazioni a rendimento negativo, ho pensato che fosse un'occasione per esaminare l'argomento da una prospettiva più ampia. Sono stati scritti molti articoli che fanno ipotesi sulle possibili implicazioni e si concentrano sul loro impatto a breve termine, ma non è molto frequente che un'analisi guardi un po' più in là nel futuro, cercando di collegare il denaro e il suo effetto sulla società stessa.



Cui Bono?

Cominciamo con una domanda che sta alla base di questo problema: chi beneficia di un prestito che deve rimborsare meno dell'importo preso in prestito? Ovviamente il mutuatario e non il creditore, che nel nostro caso è lo stato e quelli strettamente collegati ad esso. I tassi negativi e le obbligazioni a rendimento negativo favoriscono per definizione i debitori e puniscono i risparmiatori. Inoltre queste politiche sono un affronto ai principi economici di base e anche al buon senso. Contraddicono tutte le idee logiche su come funziona il denaro e non hanno basi né precedenti in alcun sistema economico organico. Quindi, oltre all'imposta nascosta rappresentata dall'inflazione, abbiamo anche un altro meccanismo che ridistribuisce la ricchezza dal cittadino medio a quelli in cima alla piramide.

Il concetto stesso di autorità centrale in grado di piegare e distorcere le regole, anche quando il risultato è illogico, ha implicazioni che vanno ben oltre le attività economiche quotidiane. Alla fine si divide la società in due classi, quelli che traggono profitto da questa riscrittura arbitraria e unilaterale delle regole e quelli che sono costretti a pagarne il prezzo, anche se non hanno mai avuto voce in capitolo.



Un sistema di corruzione collettiva

Certo, possiamo anche guardare tutto ciò secondo l'ottica collettivista del cosiddetto contratto sociale di Rousseau e sostenere che il suddetto sistema di ridistribuzione palese (tassazione) e nascosto (politica monetaria) è legittimo o addirittura benigno. Potreste ancora credere che lo stato si prenderà cura di voi in futuro, e quindi siete disposti a sacrificare una parte della vostra ricchezza e risparmi oggi per assicurarvi che ciò accada. In tal caso è utile ricordare che l'attuale sistema bancario centrale non è così vecchio. Esiste da circa cento anni, o due cicli di debito a lungo termine combinati. Il primo ciclo terminò quando il presidente Nixon demonetizzò ufficialmente l'oro nel 1971, potenziando un sistema centralizzato in base al quale alcuni decidono chi riceve per primo la valuta e a quale tasso d'interesse, consentendo loro di creare bolle in determinate classi di asset, proteggere diversi settori chiave, usarlo per finanziare le guerre e arricchire politici e quelli a loro vicini.

Finora il credito totale su scala globale è di circa $240.000 miliardi. È difficile concepire un tale numero, ma se si considera che 1000 miliardi di secondi equivalgono a 31.709 anni, si potrebbe iniziare a capire come è diventato pesante il sistema. Non dovremmo mai dimenticare che il debito è sempre il consumo che viene gravato sul futuro. Detto questo, i debiti devono essere rimborsati o cancellati, non c'è altro risultato. Inoltre la quantità di debito che un sistema può trasportare è limitata e quando un sistema basato sul credito non può crescere ulteriormente, il risultato logico è il collasso dell'intero sistema.

Questo è il motivo per cui le banche centrali stanno cercando di evitare questo collasso sistemico spingendo i tassi d'interesse al di sotto dello zero e consentendo ai grandi player di contrarre debiti gratis e ridurre allo stesso tempo quelli già esistenti. Questo, ovviamente, è qualcosa a cui abbiamo già ampiamente assistito nell'ultimo decennio ed è solo una questione di tempo prima che più banche centrali, compresa la Federal Reserve, usino la stessa tattica fraudolenta per far uscire un po' d'aria dalla bolla per ridurre la leva finanziaria dei debitori a spese dei risparmiatori. Tuttavia è molto discutibile se questa tattica possa essere gestita con successo, soprattutto perché i dati demografici sono stati un problema per decenni in Occidente, rendendo anche la crescita un problema. I governi hanno avallato una politica di immigrazione di massa per combattere la tendenza della popolazione ad invecchiare, ma la sua esecuzione è stata disastrosa; invece di ringiovanire le nazioni e stimolare la produttività, hanno finito per ingolfare ulteriormente i sistemi di welfare nazionali.

È quindi chiaro che l'attuale percorso che gli stati ed i banchieri centrali hanno scelto è assolutamente insostenibile e che i loro tentativi di "mettere toppe" a breve termine hanno poche speranze di fermare l'inevitabile implosione, che è già in atto da decenni. Fingere altrimenti è tanto inutile quanto ingenuo. Come diceva Ayn Rand:
Possiamo ignorare la realtà, ma non possiamo ignorare le conseguenze dell'ignorare la realtà.


L'effetto della "de-civilizzazione"

I tassi d'interesse negativi sono un ottimo esempio di queste toppe a breve termine, ma non solo sono inutili come cura per i nostri mali economici, in realtà fanno più male che bene.

Il risultato di questa politica è che il tempo diventa inutile. Poiché i soldi guadagnati duramente invece di apprezzarsi, come detterebbe la logica, perdono valore di giorno in giorno, non ha più senso produrre e risparmiare. Viene cancellata la motivazione di base affinché ogni individuo si alzi al mattino e lavori per raggiungere uno standard di vita più elevato e il tempo, quindi, si trasforma in una dimensione senza alcun valore. Se le persone non possono più risparmiare, allora non possono far altro che consumare. E con tutte le opzioni di investimento tradizionalmente sicure non più disponibili, possono solo speculare sui mercati finanziari truccati; il rischio è enorme, soprattutto ora che ci avviciniamo alla fine di un ciclo del debito a lungo termine.

L'individuo diventa così sempre più dipendente dallo stato, poiché gli ingredienti per una vita libera sono l'indipendenza finanziaria e poter risparmiare. Il fondamento di un sistema di successo richiede che le persone vivano una vita dignitosa, sapendo che devono prima produrre e poi consumare.

Le masse sono addestrate e costrette a consumare e spendere soldi per cose di cui non hanno bisogno. Il nostro sistema monetario in combinazione con questo tipo di politica pubblica provoca un consumo eccessivo di massa, distruzione della ricchezza, spreco di capitale e distruzione della natura.

Le persone aggiungono valore alla società se sono in grado di risparmiare, in quanto ciò consente loro di investire in una fase successiva, una volta accumulato quanto necessario, e quindi aiutare gli altri nei propri sforzi per avere successo e raggiungere l'indipendenza finanziaria. I genitori possono aiutare i loro figli e gli investitori possono aiutare le imprese in erba che portano idee innovative a beneficio dell'economia e della società nel suo insieme. Mentre questo circolo virtuoso continua, basato sulla produttività, sul pensiero a lungo termine e sulla gestione finanziaria responsabile, "la marea crescente solleva tutte le barche".

Al contrario, quando questo processo naturale viene forzatamente interrotto e invertito, gli effetti sono deleteri e di vasta portata: il consumo eccessivo di massa, la distruzione della ricchezza e lo sfruttamento della natura e dell'ambiente sono tutti sintomi di questa spinta istituzionale a pensare solo al presente, a concentrarsi solo sull'oggi a spese del domani.



Implicazioni più ampie

Pertanto ciò che c'è in gioco non è solo l'economia mondiale, ma il declino della cultura occidentale, che, basata sul liberalismo (libertà personale e diritti di proprietà) e sul cristianesimo (responsabilità personale), ha gettato le basi di un'Europa decentralizzata e ha permesso una concorrenza tra beni e servizi ma soprattutto di idee. Questo pericoloso declino non è una novità, poiché è iniziato dopo la prima guerra mondiale, quando l'Europa si è orientata verso un approccio più centralizzato aprendo la porta ad ogni sorta di idee collettiviste. Oggi vediamo una rapida accelerazione di tale declino, poiché il nostro sistema economico può a malapena rimanere in piedi; mentre la nostra politica e le nostre società si trasformano ancora più rapidamente in gruppi tribali, o più precisamente in gruppi di identità politica, ci si combatte a vicenda per faide insignificanti. Nel frattempo passa inosservata la vera minaccia, quella che gli stati le banche centrali pongono al nostro futuro ed a quello dei nostri figli.

Finché le persone hanno paura della libertà e delegano la propria responsabilità ad un'autorità centrale, la speranza è debole. È tempo di pensare indipendentemente se il sistema centralizzato di oggi abbia davvero senso, se è sostenibile e per quanto ancora. Se le risposte a queste domande vi spaventano, è inutile aspettarsi che le soluzioni vengano dall'alto. È quindi tempo di agire direttamente e responsabilmente, con un piano solido e una strategia a lungo termine che non dipende dai capricci dei burocrati.

Infatti la più grande balla a cui la maggior parte delle persone crede è che le banche centrali abbiano come obiettivo la "stabilità dei prezzi, assicurandosi che i prezzi al consumo non superino la soglia magica del 2% all'anno. Questa, inutile dirlo, è una grande finzione. Se i prezzi dei beni salgono nel tempo, non ci vuole molto a capire che i prezzi non rimangono stabili. E se i prezzi dei beni salgono nel tempo, significa necessariamente che il potere d'acquisto dell'unità monetaria diminuisce.

Man mano che il denaro perde il suo potere d'acquisto, reddito e ricchezza vengono ridistribuiti di nascosto. Alcuni individui e gruppi di persone si arricchiscono a spese di tutti gli altri. I risparmiatori ed i lavoratori vengono truffati, mentre quelli che possiedono asset che salgono di valore, o che prendono in prestito denaro, ne traggono profitto. Il settore bancario è uno dei principali beneficiari della svalutazione monetaria.



"L'inflazione" è un aumento della quantità di denaro

Le banche centrali sono la causa del fatto che tutti i prezzi dei beni tendono ad aumentare nel tempo. Detengono il monopolio sulla produzione monetaria e aumentano (in stretta collaborazione con le banche commerciali) la quantità di denaro attraverso l'espansione del credito, non coperto da risparmi reali ovviamente. Va da sé che è piuttosto redditizio essere attivi nel settore della produzione di denaro.

L'aumento della quantità di denaro ha come risultato, e necessariamente così, prezzi più alti rispetto ad una situazione in cui non viene aumentata artificialmente. Questa non è un'affermazione arbitraria, ma deriva da un ragionamento logico: un aumento dell'offerta di denaro riduce l'utilità marginale di ogni unità aggiuntiva aggiuntiva, il che significa che sale l'utilità marginale di altri beni che possono essere acquistati col denaro.

Prendete in considerazione l'ipotesi in cui aumenta la quantità di denaro nelle mani degli attori di mercato. Le persone scambieranno denaro (che è sceso in utilità marginale) con altri oggetti vendibili (che sono saliti in utilità marginale) e man mano che questo processo continua i prezzi in denaro aumentano (rispetto ad una situazione in cui la quantità di denaro non sarebbe affatto salita).



La spiegazione popolare ed i suoi problemi

Naturalmente nella vita reale altri fattori (come, ad esempio, i cambiamenti della domanda, l'introduzione sul mercato di nuovi prodotti, ecc.) interferiscono con il legame tra l'aumento della quantità di denaro e l'aumento dei prezzi dei beni. Ciò, tuttavia, non confuta in alcun modo l'intuizione economica secondo cui un aumento della quantità di denaro porta a prezzi più alti dei beni.

L'aumento della quantità di denaro è ciò che viene chiamata inflazione; l'aumento dei prezzi è solo un sintomo di un aumento della quantità di denaro. Tuttavia gli economisti tradizionali definiscono l'inflazione come un aumento dei prezzi dei beni di consumo. Tale definizione è problematica per almeno due motivi. Innanzitutto se si connette l'inflazione all'aumento dei prezzi, viene oscurata la vera ragione di prezzi più alti (l'aumento della quantità di denaro).

Questo, a sua volta, dà origine a spiegazioni arbitrarie sul perché i prezzi dei beni potrebbero aumentare: sceicchi che fanno salire i prezzi del petrolio, sindacati che fanno salire i salari, un'economia vivace che crea carenze nei fattori di produzione, e così via. Tutte queste pseudo-spiegazioni si discostano dal vero colpevole: la banca centrale, in collaborazione con le banche commerciali, che emette nuovo denaro, in modo che le persone non capiscano più chi, di fatto, le danneggi.



Inflazione dei prezzi degli asset

In secondo luogo le variazioni dei prezzi dei beni di consumo non ci raccontano l'intera storia, poiché non tengono conto dei prezzi degli asset come, ad esempio, i prezzi delle azioni, i prezzi delle abitazioni ed i prezzi dei terreni. Tuttavia ci si può aspettare che i soldi appena iniettati non solo faranno salire i prezzi dei beni di consumo, ma  anche i prezzi degli asset. E come l'aumento dei prezzi al consumo, l'aumento dei prezzi degli asset riduce il potere d'acquisto del denaro.

In altre parole, l'inflazione dei prezzi degli asset distrugge il potere d'acquisto della moneta allo stesso modo in cui lo fa l'inflazione dei prezzi dei beni di consumo. Prendete ad esempio i prezzi del mercato azionario. Se i prezzi salissero, per esempio, da $100 a $200, il potere d'acquisto dell'unità monetaria diminuirebbe del 50%. Il proprietario dell'azione diventa più ricco, mentre il detentore di dollari diventa più povero. Infatti questo è esattamente ciò che è accaduto negli ultimi decenni.


A scopo illustrativo, diamo un'occhiata al grafico qui sopra dove viene mostrato l'andamento della quantità di moneta negli Stati Uniti, il PIL nominale ed i prezzi delle azioni dal 1996 all'autunno 2019. Nel periodo in esame, il PIL nominale degli Stati Uniti è aumentato in media del 4,3% annuo. La quantità di denaro è aumentata del 6,1%, mentre i prezzi delle azioni sono aumentati dell'8,1%. Per l'osservatore attento, questi numeri contengono un messaggio importante.

L'aumento dell'offerta di moneta non solo aumenta i prezzi dei beni di consumo, ma tende anche ad aumentare tutti i prezzi. Ad esempio, nel periodo in esame, in media, il PIL reale negli Stati Uniti è aumentato di circa l'1,9% all'anno, mentre i prezzi di beni e servizi inclusi nel PIL degli Stati Uniti sono aumentati del 2,4%. I restanti "soldi in eccesso" hanno ovviamente fatto salire i prezzi delle azioni e di altri asset, come ad esempio i prezzi delle case.



Non fidatevi del denaro (fiat) di oggi

Le lezioni da imparare sono queste: pensare sempre all'inflazione come ad un aumento della quantità di denaro. Essere consapevoli del fatto che le banche centrali e le banche commerciali forniscono un tipo di denaro che non mantiene il suo potere d'acquisto e la maggior parte delle persone subisce perdite quando lo mette da parte. Meglio non fidarsi del denaro di oggi e usarlo solo per le piccole transazioni. Non fatevi fregare dall'inflazione.

Le idee di cui sopra dovrebbero incoraggiare tutti noi ad usare una forma di denaro sano ed onesta, che sia all'altezza dei più alti standard economici ed etici. Questo è un obiettivo raggiungibile creando un mercato libero nel campo monetario, in cui le persone sono libere di scegliere il tipo di denaro che vorrebbero utilizzare e in cui gli spiriti imprenditoriali sono liberi di offrire agli attori di mercato la loro versione di denaro libero ed onesto.

Un mercato libero nel campo monetario, che equivarrebbe a porre fine ai monopoli sulla produzione monetaria delle banche centrali, è in realtà facile da istituire. Basta rimuovere la valuta ufficiale dal suo status di "corso legale" e rimuovere tutte le tasse su plusvalenze e vendite su tutti i mezzi di pagamento che hanno un'eccellente possibilità di competere per diventare valuta (in particolare oro e argento, ma anche criptovalute).

Un mercato libero nel campo monetario farà miracoli. Molti dei mali che perseguitano il nostro mondo oggi (che si tratti di inflazione cronica dei prezzi, crisi finanziarie ed economiche, cicli boom/bust e persino governi in bancarotta e guerre) sarebbero notevolmente ridotti. Una delle maggiori sfide del nostro tempo è quella di riformare il sistema monetario. La soluzione è aprire le porte del mercato al denaro.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Sto cercando di capire come mai in Italia e nei Paesi Euro l'aumento della offerta di moneta M lnon si è tradotto in un aumento dei prezzi al consumo P. Una spiegazione, specie per il breve termine, potrebbe essere che la velocita della moneta V è minima o nulla. La mia ipotesi e' che siamo in piena "trappola della liquidita'" per cui le aspettative dell'economia reale sono cosi nere che non ci sono imprenditori che investono ed i consumatori preferiscono risparmiare piuttosto che spendere. Sta di fatto che sono anni che l'offerta di moneta aumenta piu del PIL ma questo non si e' tradotto in un aumento dei prezzi al consumo IPC. Voi come ve lo spiegate?

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