mercoledì 18 dicembre 2019

La politica commerciale americana finirà per distruggere il dollaro





di Alasdair Macleod


I dazi contro la Cina stanno già facendo emergere i primi segni di un indebolimento dell'economia globale e creeranno una crisi per il governo federale quando non riuscirà a finanziarsi perché gli stranieri non acquisteranno più il debito del Tesoro USA e venderanno le loro posizioni esistenti. Il tentativo dell'America di deviare dalla Cina il flusso degli investimenti globali destabilizzando Hong Kong costringerà Pechino a ricorrere ad un Piano B per finanziare i suoi progetti infrastrutturali, cosa che potrebbe comportare la vendita delle sue riserve in dollari e accelerare l'introduzione di un nuovo accordo commerciale basato sulle criptovalute.

Il deficit di bilancio degli Stati Uniti dovrà quindi essere interamente finanziato con l'inflazione monetaria. Inoltre la svolta del ciclo del credito, resa più distruttiva dagli stessi dazi, sta facendo crollare l'economia globale e quella degli Stati Uniti, accelerando ulteriormente la dipendenza di tutti i governi indebitati da un finanziamento inflazionistico. In ultima istanza le politiche commerciali americane finiranno per accelerare la fine del dollaro come valuta di riserva mondiale, portando alla sua inevitabile distruzione.



Introduzione

Per quasi due anni il presidente Trump ha imposto vari dazi sulle merci cinesi importate. Ha pubblicizzato le sue tattiche come una linea dura di chi si intende di accordi, infatti ha sempre ripetuto che ha preso in prestito il suo acume negli affari e l'ha applicato alla politica estera. Si è persino descritto come un uomo dei dazi.

La sua mossa iniziale era quella di imporre dazi su alcuni beni per ottenere leva sui cinesi, con la minaccia che se non avessero collaborato, ne sarebbero seguiti altri. I cinesi non si sono fatti intimidire e hanno risposto con dazi sulle importazioni statunitensi, in particolare i prodotti agricoli, per esercitare pressioni sul presidente Trump.

Spinto dal suo consigliere commerciale, Peter Navarro, e dal segretario al commercio, Wilbur Ross, Trump ha continuato ad intensificare le sue politiche commerciali, ignaro del danno arrecato all'economia globale. Mettendo da parte le statistiche panglossiane, sia l'America che la Cina si stanno dirigendo verso una recessione: l'economia americana deve ancora riflettere un gran rallentamento, anche se i Paesi produttori che dipendono da una o entrambe le economie, come la Germania, sono già finiti in una crisi produttiva; il PIL cinese sta registrando un tasso di crescita di circa il 6%, molto basso per i suoi standard, ma non essendo altro che un misura del denaro totale si tratta quindi della quantità di denaro che viene pompata nell'economia cinese dalle autorità.

Mentre il mondo si dirige verso una contrazione economica, questa non si rifletterà nelle statistiche ufficiali, perché tutte le economie hanno quantità crescenti di denaro fiat pompate al loro interno. I player nei mercati finanziari credono ingenuamente che i cambiamenti del PIL possano indicare una condizione economica affidabile. Se così fosse, l'economia tedesca nel 1918-23 era un miracolo economico e non il disastro che invece ci ricordano i libri di storia. L'impoverimento delle masse, proprio come l'impoverimento di venezuelani e zimbabwesi, deve essere stato frainteso, poiché il PIL nominale sta salendo di dieci o cento volte. Poi c'è il deflatore. Ah, il deflatore: un arzigogolo matematico ordito dagli statistici per prendere a randellate la realtà e farla assomigliare a come desiderano i vari governi. È facile da gestire: basta introdurre controlli dei prezzi su tutta la linea e utilizzare tali prezzi ufficiali come base per l'IPC. La crescita infinita del PIL è quindi assicurata.

Questa è la logica ultima dei permabull e gli errori dovrebbero essere evidenti. Ad un certo punto gli operatori di mercato scopriranno la menzogna: il PIL, nominale o aggiustato, non ha alcun valore statistico, anche in giurisdizioni rispettabili. Le banche verranno salvate e la disoccupazione salirà, ma il PIL continuerà a gonfiarsi... scusate, salire. Finora l'effetto sui prezzi è stato contenuto, se però credete alla versione dell'IPC ufficiale. I dazi finiranno per colmare un buco negli obiettivi di inflazione mentre l'economia globale crollerà ed i costi di prestito aumenteranno inesorabilmente.

È tempo di scoprire perché la guerra finanziaria/commerciale tra America e Cina finirà per indebolire il dollaro.



La strategia del Deep State degli Stati Uniti è bloccata all'era della guerra fredda

Oltre alla politica del presidente Trump, il personale militare e nell'intelligence è la forza trainante della Guerra fredda 2 contro Cina e Russia. La Russia è stata nel mirino sin da Yalta. Il controllo del Medio Oriente insieme a Libia e Afghanistan sono stati obiettivi chiave. L'alleanza occidentale, che comprende gli Stati Uniti e le sue ancelle europee, si è concentrata sul petrolio, ma alla radice c'è la giustificazione della spesa militare degli Stati Uniti. Ai contribuenti statunitensi è stato detto che il Medio Oriente, il Nord Africa e più di recente l'Ucraina, sono importanti per fermare la Russia, o dominare le forniture energetiche globali, o perseguire ambizioni territoriali.

Il potere militare della Russia non è così forte come raffigurato dai propagandisti militari statunitensi. Ha un'eccellente capacità nucleare, ma un esercito obsoleto e mal equipaggiato. Chi può dimenticare la portaerei russa, l'ammiraglio Kuznetsov, che si lancia tra il Baltico e il Mediterraneo per venire in aiuto della Siria e ha bisogno di rimorchiatori per trainarla? È l'equivalente navale della spaventosa automobile Trabant degli anni '80. L'esempio più eclatante della sua debolezza militare.

Lo stesso vale per l'esercito di terra. I fallimenti sul campo degli americani sono solo dovuti a loro errori, infatti nonostante le sue attrezzature e la tecnologia di battaglia siano superiori, l'America di solito soccombe per errori propri.

Come avversario, la Cina è del tutto diversa dalla Russia. Il complesso militare americano sa di non poter affrontare apertamente la Cina e infatti vengono implementate tattiche più sovversive, ed è per questo che Hong Kong è diventata il punto di pressione contro Pechino, distruggendo il suo legame con i fondi internazionali che investono in progetti infrastrutturali cinesi.

L'America avrebbe dovuto contenere la Cina molto tempo fa, rimarcando il ruolo del dollaro in quanto valuta fiat suprema da non mettere mai in discussione. Ma ciò avrebbe portato al ridimensionamento nel tempo dell'intero complesso militare: la pace non fa bene agli affari militari. Senza dubbio sarebbe stato economicamente vantaggioso per tutti tranne che per il settore militare. Le società americane erano assolutamente felici di gestire operazioni di produzione in Cina e nel Sud-est asiatico come processori di alta qualità nelle loro catene di approvvigionamento, quindi il mondo semplice di Trump, in cui la Cina rubava posti di lavoro agli americani, non è mai esistito.



La crisi dei finanziamenti per il governo USA

La seguente Tabella riassume i guai finanziari dell'America.


Queste cifre ci dicono che dall'inizio del millennio il 94% del deficit di bilancio statunitense è coperto dal deficit della bilancia dei pagamenti. In altre parole, quasi tutto il deficit di bilancio è finanziato direttamente o indirettamente da flussi di capitale interni e molto poco viene finanziato dalla domanda reale di titoli del Tesoro USA da parte dei risparmiatori americani.

Questo risultato è prevedibile, poiché riflette un'identità contabile a livello nazionale. L'identità contabile ci dice che se non vi è un aumento dei risparmi nazionali, un deficit di bilancio sarà finanziato dal capitale derivante dal deficit commerciale. Possiamo anche dire che i soldi per coprire il deficit di bilancio in assenza di afflussi di capitali e un aumento dei risparmi possono arrivare solo attraverso l'inflazione monetaria. In altre parole, attraverso la svalutazione della valuta in sostituzione di risparmi reali.

In pratica i dollari di proprietà straniera non finiscono tutti nei titoli del Tesoro USA e devono essere presi in considerazione anche i deflussi di investimenti. Dal 2000, secondo i dati TIC del Tesoro USA, stiamo parlando di circa $9.000 miliardi, mentre gli afflussi totali di investimenti sono stati di circa $16.000 miliardi, quindi ciò lascia afflussi netti di $7.000 miliardi, il che implica che i contanti e i depositi di proprietà straniera nelle banche statunitensi devono essere saliti per colmare il divario tra i flussi di investimento e il deficit totale della bilancia dei pagamenti. E infatti scopriamo che questi saldi ammontano a $4.300 miliardi, rappresentando quasi interamente il divario tra gli afflussi netti e il deficit di bilancio accumulato nella Tabella 1.

Ovviamente ci sono altri flussi coinvolti, ma non sono rilevanti per il nostro punto. In assenza di un aumento dei risparmi, un disavanzo di bilancio comporterà sempre un disavanzo della bilancia dei pagamenti. Il modo in cui è coperto, da una combinazione di flussi interni di capitale e inflazione monetaria, è una considerazione separata, ma a cui torneremo in seguito.

Ora che gli Stati Uniti affrontano una recessione, il disavanzo di bilancio aumenterà a causa di entrate fiscali inferiori alle previsioni e costi previdenziali superiori alle attese. Più profonda sarà la recessione, maggiore sarà il deficit, che il Congressional Budget Office ha stimato a mille miliardi per l'anno fiscale in corso. Ovviamente salirà ancora, richiedendo finanziamenti mediante una combinazione di flussi interni di capitale ed espansione monetaria.

Se gli stranieri se ne lavano le mani, il finanziamento del deficit di bilancio sarà interamente a carico dell'inflazione monetaria. Peggio ancora, se riducono le loro posizioni in dollari, non solo l'espansione monetaria dovrà compensare la differenza di finanziamento, ma dovrà anche far fronte alle vendite estere di bond USA e altri asset in dollari USA. Alla fine di giugno 2018 il valore totale di tali asset, compresi quelli detenuti prima del 2000, era di $19.400 miliardi, oltre a depositi bancari e asset a breve termine per un ammontare di $4.300 miliardi, portando il totale a $23.700 miliardi. Questa è la stessa dimensione approssimativa del debito pubblico degli Stati Uniti e leggermente superiore al suo PIL.



Gli stranieri venderanno asset statunitensi?

Naturalmente i mercati dei capitali basati sul dollaro credono in questa valuta fiat e nel suo status egemonico. Ciò si estende alla convinzione che gli stranieri in difficoltà finanziarie richiederanno sempre dollari; non solo, ma più grande sarà il loro problema, maggiore sarà la loro domanda di dollari. È un mantra che ignora il fatto che gli stranieri sono già inondati di dollari.

Guardate questo fatto dal punto di vista della Cina. La maggior parte delle sue riserve estere sono in dollari, $3.100 miliardi di cui circa un terzo in debito del governo degli Stati Uniti. Sta aiutando l'America a finanziare i suoi militari, cosa che si sta ritorcendo contro Pechino stesso... un po' come consegnare la propria mazza da baseball al bullo della scuola e invitarlo a colpirvi. Inoltre gli strateghi militari cinesi hanno una loro opinione su come l'America usi lo status egemonico della sua valuta: sanno, o pensano di sapere, perché l'America abbia fomentato il caos a Hong Kong, ovvero impedire che i flussi di portafoglio globali finiscano investiti in Cina.

Un problema serio per la Cina. Si aspettava che i flussi di portafoglio globali verso di essa l'avrebbero aiutata a finanziare i suoi progetti infrastrutturali e gli americani sono riusciti a chiudere il collegamento Shanghai-connect di Hong Kong, attraverso il quale sarebbero passati gli investimenti esteri. Ora è in una posizione in cui potrebbe non avere altra alternativa se non mettere in pausa i suoi piani, o utilizzare le proprie riserve di dollari a tal fine. Oltre alle sue partecipazioni nel Tesoro USA, è probabile che abbia circa $1000 miliardi in strumenti a breve termine e depositi bancari da cui attingere.

La Cina non prenderà alla leggera una decisione di ridurre le sue disponibilità in titoli del Tesoro USA. La risposta dell'America sarebbe probabilmente un'intensificazione della guerra finanziaria. Se ciò accadesse, la Cina non avrebbe altra scelta che rispondere e quasi sicuramente ne conseguirebbe una crisi del dollaro. Mentre i risultati con un avversario razionale sono teoricamente prevedibili, le azioni del presidente Trump e il modo in cui si intrecciano con il Deep State lo sono di meno, rendendo le conseguenze di qualsiasi azione intrapresa dalla Cina praticamente imprevedibili.

Dovremo aspettare per vedere come andrà a finire, nel frattempo le prospettive inflazionistiche in America si stanno già deteriorando.



La FMQ conferma una nuova accelerazione dell'inflazione monetaria


Dopo essersi fermata durante la sua lunga crescita dopo la crisi della Lehman, all'inizio del mese di ottobre la fiat money quantity è salita in territorio record a $15.812 miliardi (Figura 1). La FMQ è la somma dell'offerta di moneta Austriaca reale e delle riserve bancarie detenute presso la FED. Il motivo della sua rinnovata crescita è il quantitative easing della FED, che ha iniettato denaro nel sistema attraverso la sua intromissione nel mercato repo.

Qualcosa non va a livello sistemico, il che sembra richiedere continue iniezioni monetarie per prevenire una crisi finanziaria. L'economia americana è già stata inondata di denaro in seguito alla crisi della Lehman, e questo nuovo sviluppo è profondamente preoccupante e probabilmente segna un conto alla rovescia per la prossima crisi del credito.



L'inflazione dei prezzi andrà fuori controllo

Agli analisti indipendenti è chiaro che il mondo sta barcollando sull'orlo di una crisi del credito, e che questa volta è accoppiata alla distruttiva sinergia dei dazi. Allo stesso modo è ovvio che mentre i banchieri centrali ed i politici sospettano che qualcosa non vada, non hanno idea delle forze coinvolte, altrimenti non avrebbero implementato politiche monetarie che hanno portato alla situazione di oggi.

A breve termine, come abbiamo visto con la crisi della Lehman, probabilmente ci sarà un panico ma per il risultato finale dobbiamo guardare oltre ogni effetto iniziale. L'America e il suo dollaro sono fondamentali per l'evoluzione degli eventi. Come già mostrato in questo articolo, il dollaro è posseduto in grandi quantità dagli stranieri rispetto invece a quanto gli americani posseggono valute estere. Alla base di entrambe le categorie di proprietà ci sono ipotesi commerciali riguardo le prospettive attuali e future del commercio internazionale. Per questo motivo un crollo causerà la contrazione della domanda per tutte le valute, che nel caso del dollaro verrà venduto a pacchi rispetto a qualsiasi rimpatrio di capitale dall'estero. Sebbene la maggior parte dei dollari siano detenuti da governi stranieri e dalle loro agenzie, le loro decisioni sulle riserve strategiche sono in definitiva guidate da fattori economici.

Supponendo che la crisi economica globale peggiorerà nei prossimi anni, in un momento in cui il disavanzo di bilancio americano aumenterà rapidamente, gli stranieri saranno venditori di dollari e asset statunitensi, compresi i titoli del Tesoro USA. A meno che gli attori del settore privato in America non aumentino la loro propensione al risparmio, il deficit di bilancio dovrà essere finanziato interamente con mezzi inflazionistici.

In generale, oltre ai fattori intertemporali ci sono due modi in cui l'inflazione monetaria può tradursi in prezzi più elevati: un desiderio relativo di ridurre il possesso della valuta rispetto ai beni da parte degli utilizzatori interni o degli stranieri. Fin qui abbiamo descritto il motivo per cui è probabile che gli stranieri si trasformino in venditori netti di dollari, a cui possiamo aggiungere l'ulteriore considerazione che nell'ultimo anno una combinazione di un rialzo del dollaro e un calo dei rendimenti del Tesoro USA sono stati immensamente redditizi per loro, un'esperienza che potrebbe non ripetersi l'anno prossimo. Pertanto, mentre gli utilizzatori interni potrebbero essere lenti nel comprendere come il potere d'acquisto del dollaro possa accelerare nel suo declino, è probabile che la spinta verso un dollaro indebolito provenga dall'estero, almeno inizialmente.

Tutti i possessori di dollari scopriranno che la loro proprietà in relazione ai beni calerà di valore rapidamente, a causa dei finanziamenti inflazionistici a copertura di un deficit di bilancio in aumento. Rispetto ai consumatori e altri attori economici di Main Street, le banche devono la maggior parte dei loro saldi e depositi ad altre entità finanziarie e straniere. Pertanto il sistema monetario interno è potenzialmente più debole rispetto al passato. Il rischio per la FED è che questa coorte di depositi abbia maggiori probabilità di prendere il volo sulla scia di fattori al di là della sua portata, come gli scambi con l'estero, il prezzo dell'oro e persino le criptovalute, accelerando così il calo del potere d'acquisto del dollaro.

È passato molto tempo da quando l'abbiamo visto l'ultima volta, ma quando gli smart money iniziano a vedere le cose in modo negativo, tutte le politiche monetarie e discali di questo mondo non basteranno e il destino di un'economia è segnato. Un calo del dollaro porterà all'aumento dei tassi d'interesse nei mercati e la crisi dei finanziamenti del governo sarà evidente a tutti. E con la FED e il Ministero del Tesoro USA pieni di neo-keynesiani, un'inversione di politica per stabilizzare la valuta sarà l'ultima cosa che passerà loro in mente.



Un mondo guidato all'isolazionismo commerciale

La politica commerciale americana del presidente Trump è isolazionista e in contrasto con il ruolo di una valuta di riserva. Il suo mantra "Make America Great Again" e la sua determinazione a costruire un muro sul confine messicano sono la testimonianza del suo pensiero. L'isolazionismo americano verso la Russia e la Cina ha rafforzato la loro collaborazione come egemoni asiatici congiunti. La loro decisione di far progredire le loro economie senza l'America e i suoi dollari in realtà è stata presa dagli USA stessi per loro. La Russia ha già trasformato la maggior parte dei suoi dollari in oro e continua a farlo. I piani della Cina per trasformare la sua economia in una più orientata al consumatore sono tutt'ora in corso, ma è ancora troppo dipendente dal commercio orientato all'esportazione per ignorare i legami con i suoi partner commerciali occidentali.

Di conseguenza ci si può aspettare che la Cina acceleri per arrivare alla conclusione di suddetti piani e per farlo smaltirà i dollari in suo possesso. All'incontro delle nazioni BRICS in Brasile all'inizio di questo mese, è stata discussa una criptovaluta comune, in modo da eliminare il dollaro come mezzo di settlement comune tra i membri BRICS.

Finora la Cina ha visto la ridondanza del dollaro come un processo evolutivo graduale, ma la politica americana di dirottare i flussi di portafoglio globali lontano dalla Cina porterà quest'ultima ad abbassare le sue riserve estere, in particolare i suoi possedimenti in dollari USA, per sostituire gli afflussi di capitale previsti. Dipenderà ancora dalle importazioni di materie prime, per le quali saranno necessari dollari; ma fintanto che ha un surplus commerciale e insisterà sul settlement commerciali con altri mezzi, il fabbisogno di dollari della Cina sarà ridotto al minimo.

Probabilmente la Cina può resistere alle conseguenze politiche di un crollo del commercio internazionale, perché per la popolazione cinese il responsabile sarà chiaramente l'aggressione americana. Mentre la Cina ha dovuto modificare i suoi piani e sta resistendo alla voglia di lanciarsi in decisioni precipitose, non vi è dubbio che la sua determinazione ad eliminare il dollaro sia più urgente. Insieme alla Russia, ai BRICS e all'Organizzazione per la cooperazione di Shanghai, nonché alle sue controparti commerciali nell'Africa sub-sahariana, le politiche cinesi per il settlement commerciale senza il dollaro interesseranno più della metà della popolazione mondiale.

E quando ci sono figure dell'establishment occidentale, come Mark Carney, che fanno apertamente ipotesi di un sostituto del dollaro nel commercio internazionale, sapete che sta per calare il sipario sulla valuta di riserva mondiale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. 1- Ma con cosa sostituiranno il dollaro dato che anche le altre valute fiat sono scoperte e inaffidabili? Oro? Bitcoin? Sarebbe una bella limitazione per ogni governo, cina inclusa.
    2- Ma la teoria la capisco, ma se in una crisi ci sono doline finanziarie, e la moneta "sparisce", come è stata creata, nel nulla perchè i crediti (o debiti) valgono 0, non mancherà moneta??? E quindi deflazione?? Nell'ultima grande crisi, c'è stata deflazione. Finivano i prestiti, tanti avevan perso i soldi, e quindi i venditori vendevano a meno, anche in perdita , pur di vendere.... Perchè questa volta dovrebbe esser diverso, con crisi generale, le persone non dovrebbero correre a cercare liquidità, e in dollari?

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    1. Salve Angio.

      1. L'obiettivo attuale dei pianificatori centrali è quello di operare un soft-landing, dato il livello di distorsioni finora messo in campo dopo le susseguite armi monetarie/fiscali non convenzionali sfoderate. Gli USA hanno annunciato circa $1.700 miliardi in spesa aggiuntiva nei prossimi 10 anni. In altre parole, il Congresso può essere divisosull'impeachment, ma non ha avuto problemi a spendere più soldi e andare in rovina...

      Dall'inizio di questo secolo il debito federale è salito di quattro volte. Era meno di $6.000 miliardi nel 1999; ora ha superato i $23.000 miliardi. Nessuna nazione nella storia è stata in grado di spendere più di quello che incassa per sempre. Finché potranno affiancheranno le nuove tecnologie (es. dollaro digitale), ma il destino del dollaro, così come quello delle valute fiat, è segnato. Quello che lo sostituirà ancora non si può dirlo ex ante, ma secondo me all'inizio sarà un Amazon coin (o qualcosa di simile creato da una corporation) e solo successivamente da Bitcoin.

      2. Su questo punto consiglio di leggere un articolo postato in precedenza: Una depressione inflazionistica.

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