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mercoledì 4 dicembre 2019
Arginare l'insidia del comunismo
di Alasdair Macleod
Il trentesimo anniversario della caduta della cortina di ferro coincide con una rinascita del comunismo e una deriva verso il socialismo. Un'amnesia collettiva sta vedendo un ritorno delle politiche fallite dell'Unione Sovietica nel partito laburista/marxista in Gran Bretagna e nei democratici statunitensi che si contendono le primarie.
Questo articolo spiega gli errori economici di base comuni ad entrambi. Chiarisce perché la proprietà statale dei mezzi di produzione non risolve il problema del calcolo economico in un'economia socialista e spiega anche gli errori nella condanna socialista del libero mercato.
E infine sottolinea che pochissimi si rendono conto di essere più socialisti di quanto pensano quando approvano il controllo statale sul bene comune più importante: il denaro. Ma esiste una soluzione semplice: smettere di dare corda ai capitalisti clientelari.
Introduzione
Il passare del tempo ha significato che la maggior parte delle persone giovani, sotto i quaranta, non abbia la minima idea di cosa fosse il muro di Berlino. Tra l'altro molte persone più anziane di tale età avranno dimenticato il motivo per cui venne abbattuto: gli stati comunisti nell'Europa orientale e nella vecchia Unione Sovietica non erano più in grado di reprimere il loro popolo. E le persone erano state represse perché la repressione della libertà personale è fondamentale per il successo del comunismo, il credo secondo cui le persone devono fare sacrifici per il bene comune. Oltre al passare del tempo, la parte scomoda che fa sì che le persone vogliano dimenticarne gli orrori è che il comunismo è la destinazione finale del socialismo moderno.
Da quando Lenin e i suoi bolscevichi salirono al potere, costrinsero la popolazione russa ad abbracciare il comunismo. Le persone persero i diritti sulla loro proprietà e la loro libertà personale, diventati entrambi proprietà dello stato. Furono comandati da pianificatori, amministratori e burocrati su ciò che potevano e non potevano fare. In assenza di incentivi personali, l'economia sovietica subì una rapida discesa e i burocrati che si trovarono di fronte allo stanziamento di risorse economiche finirono per creare eccedenze di beni inutilizzabili e indesiderati e carenze di ciò che invece si voleva. Nei loro sforzi per correggere questo disordine, le persone che il comunismo sosteneva di liberare dal giogo della borghesia furono incolpate e accusate di insubordinazione e uccise o deportate nei gulag. Nella sola URSS si stima che tra i venti e i sessanta milioni di persone siano morte di fame nei gulag o siano state giustiziate.
Le persone vivevano nella costante paura della polizia segreta e dei suoi informatori. Non sorprende che la caduta del muro di Berlino fosse accolta con grande gioia, la manifestazione visiva della libertà riconquistata.
Il motivo per cui dovremmo ricordare le atrocità del comunismo marxista e stalinista è che oggi sta venendo riproposto. Nel Regno Unito i marxisti/leninisti controllano il principale partito di opposizione e da ciò che si può vedere dall'altra parte dell'Atlantico, vari contendenti alla presidenza nel Partito Democratico stanno offrendo ai loro sostenitori una versione più morbida dello stesso credo socialista.
Alcuni osservatori affermano che la nostra amnesia collettiva su questioni così importanti sia dovuta ad un comportamento umano ciclico, ma più probabilmente ad un livello sorprendente di ignoranza generale, non curato dalla scarsa qualità del dibattito a livello politico. La ragione per cui le elezioni del 2017 sono andate male per Theresa May è che non ha per niente confutato le illusioni distruttive dei marxisti nel Partito Laburista, il che può essere spiegato solo dall'ignoranza sul perché il marxismo sia così disastroso dal punto di vista economico. Avrà dimenticato la vera ragione di quelle scene gioiose a Berlino trent'anni fa, o non ne ha capito il messaggio. Pur essendo una Tory in teoria e favorevole a mercati liberi, la sua politica sembra essere stata quella di un socialista cristiano, cosa comune a molti politici nell'UE.
Non era sola: l'intera istituzione politica britannica, come una pallida imitazione del politburo, è diventata una classe manageriale che crede più in sé stessa che nella responsabilità democratica. Questa, non il commercio, è la questione centrale dietro la Brexit. Ed è altrettanto vero per il Deep State in America, nonostante il presidente Trump ed i tentativi di spodestarlo. È una condizione condivisa da qualsiasi governo che afferma che il sacrificio della libertà personale sia nel maggiore interesse del bene comune.
Il problema con Marx e le sue idee strampalate
Il socialismo moderno si basa sul marxismo, che nonostante tutte le prove della sua malvagità conserva ancora un ampio sostegno. Non solo gli studenti universitari di tutto il mondo hanno la tendenza a sostenere il socialismo, ma nel Regno Unito i sondaggisti stimano che una maggioranza sostanziale di docenti universitari preferisce un Partito Laburista/marxista rispetto ai conservatori. Non c'è da meravigliarsi se per molti decenni il KGB sovietico abbia reclutato così tanti utili idioti e spie dalle migliori università del Regno Unito.
Sembra incredibile che, contro ogni dato storico ed avanzamento della conoscenza filosofica, chiunque possa essere così babbeo da credere nella politica di Karl Marx, il fondatore del comunismo moderno e la base del socialismo moderno. Più di chiunque altro, attraverso le sue idee sbagliate, è colpevole, seppur indirettamente, della morte di circa cento milioni di persone nel secolo scorso e della severa repressione attraverso la schiavitù economica e sociale di un terzo della popolazione mondiale. E se includete anche quelli che hanno sofferto sotto il giogo del socialismo moderno di ispirazione marxista, la filosofia che dice che lo stato è più importante dell'individuo, potremmo dire che oggi quasi tutto il mondo è finito sotto l'influenza distruttiva di Marx.
La sua posizione filosofica è stata ampiamente espressa in una delle sue opere precedenti, Un contributo alla critica dell'economia politica, pubblicato nel 1859. Il principio fondamentale alla base del marxismo è affermato all'inizio della prefazione, dove definisce la sua logica deduttiva dalla dialettica hegeliana: “Non è la coscienza degli uomini che determina la loro esistenza, ma la loro esistenza sociale che determina la loro coscienza”.[1] In altre parole, l'organizzazione sociale ha la precedenza sull'individuo e quindi ne consegue che l'individuo sia subordinato all'organizzazione sociale.
Marx sosteneva che da questa logica ne derivava che le classi formate in base ad interessi materiali ne costringevano i membri a pensare e ad agire nei loro interessi di classe ristretti e non indipendentemente nel loro interesse personale. Per Marx le ideologie si erano evolute su linee di classe, dove dominavano gli interessi della minoranza, la borghesia. E poiché la borghesia beneficia del lavoro del proletariato, è nel suo interesse mantenerlo represso. L'accumulo di ricchezza nelle mani della borghesia era interamente dovuto allo sfruttamento del proletariato.
Il mondo di Marx era un mondo in bianco e nero, ricchi e poveri, sfruttatori e sfruttati. Come diceva Emmanuel Kant (1724-1804): "Se un uomo ha più del necessario, un altro uomo ha meno".[2] L'unico modo in cui questo errore apparente poteva essere corretto sarebbe stato attraverso il collasso del sistema capitalista, che ha portato a questi squilibri in primo luogo. La soluzione finale era una società senza classi, dove i mezzi di produzione sarebbero stati consegnati nelle mani del proletariato, ma amministrati per loro conto da un governo rivoluzionario. Diretto, ovviamente, dallo stesso Marx.
Il dogma marxista era ed è ancora pieno di idee strampalate. In parte ciò era dovuto allo stato della conoscenza umana quando Marx derivò il suo schema per il dominio del mondo, che costituì la base di qualsiasi dibattito dialettico. Negli stessi anni Darwin propose la sua teoria evolutiva, secondo cui l'uomo si era evoluto dagli animali e non era una specie a parte favorita da Dio. Ciò fu una manna per la filosofia marxista e fino ad oggi i marxisti sono atei.
Il tutto è avvenuto ancor prima dello sviluppo della psicologia di Sigmund Freud e Josef Breuer. In precedenza si pensava che tutti i cervelli umani fossero gli stessi, proprio come gli altri organi interni con funzioni specifiche. Si pensava che gli esseri umani differissero nella loro intelligenza, nella loro acutezza, mentre se osservati dall'esterno la scienza medica non era capace di spiegarlo. Si credeva persino che la malattia mentale fosse un disturbo proveniente dal corpo e non dal cervello, ed i suicidi erano regolarmente analizzati per stabilire quale organo ne fosse stato la causa. Per Marx, che attingeva dall'approccio dialettico di Hegel, sembrava quindi logico che siamo tutti uguali e che le ovvie differenze sociali dipendano dalla nostra educazione in una o nell'altra classe.
Non definì mai la classe, che è un concetto troppo scivoloso da definire. Invece separò l'umanità tra maggioranza sfruttata, il proletariato, e minoranza che controlla il proletariato, la borghesia. Si aspettava che alla fine il proletariato si sarebbe ribellato, costringendo la borghesia alla classe inferiore, ad essere governata da un'amministrazione socialista. Credeva che ciò sarebbe accaduto perché sotto il capitalismo l'impoverimento dei lavoratori era inevitabile, situazione che sarebbe sfociata in una rivoluzione dei lavoratori.
Tuttavia credeva anche nella legge ferrea dei salari, enunciata da David Ricardo. Secondo questa legge, i salari erano determinati dalla disponibilità di manodopera e dai pagamenti necessari per sussisterla. Salari più alti di questo livello base portavano ad un aumento della disponibilità di manodopera nel tempo, mentre salari più bassi riducevano il bacino dei lavoratori. In questo modo il costo del lavoro doveva riequilibrarsi sempre a livello della sussistenza. Il lavoro era considerato un semplice prodotto, la cui offerta era regolata dalla sua domanda. Tuttavia la convinzione di Marx nella legge ferrea dei salari era in contrasto con la sua supposizione che il proletariato sarebbe stato gradualmente impoverito dalla borghesia. Non poteva credere in entrambe le cose.
I successivi miglioramenti della conoscenza economica e delle prove empiriche hanno smentito entrambe le teorie. L'approccio di Marx era quello di presumere con arroganza che i lavoratori fossero schiavi del lavoro senza cervello, cosa che non sono affatto. Sono individui con aspirazioni e mentre il loro tenore di vita migliora tali aspirazioni migliorano con esso. E come Freud e Breuer dimostrarono in seguito, hanno un cervello separato dalla loro fisicità, con abilità mentali individuali che governano i loro bisogni e desideri. Marx disprezzava persino i sindacati del tempo, sostenendo che lo sciopero per salari più alti significava colludere con i membri della borghesia, quando invece avrebbero dovuto cercare la sua distruzione.
Il suo pensiero si era evoluto dalla proposizione che la distruzione della classe borghese sarebbe avvenuta naturalmente nel tempo, incoraggiata da una violenta rivoluzione di classe. I lavoratori in sciopero avrebbero compromesso le sue ambizioni personali di leadership mondiale.
Sotto alcuni aspetti l'ignoranza moderna sul marxismo è peggiore di quella di Marx. L'economia classica si è evoluta, grazie principalmente a Carl Menger e ai suoi seguaci nella Scuola Austriaca. Oggi abbiamo una maggiore comprensione del ruolo del consumatore, non solo come utente finale ma anche come colui che imposta inconsciamente i prezzi e regola la domanda. E non dimentichiamoci che non solo abbiamo la certezza che il comunismo sia fallimentare, ma porta all'impoverimento delle masse.
Le questioni economiche, da cui derivano tutte le altre, devono essere messe a nudo. Perché il comunismo di qualsiasi tipo fallisce e se le stesse ragioni del suo fallimento si applicano alla forma cristiana di socialismo predominante in Occidente sono le due principali questioni che gli elettorati devono conoscere oggi nel Regno Unito e negli Stati Uniti l'anno prossimo.
La base del calcolo economico
Fondamentale sia per il marxismo che per altre forme di socialismo è la teoria secondo cui i prezzi sono determinati dai costi, in particolare quelli del lavoro, e che la produzione del lavoro sia qualcosa di uniforme. Solo così si può presumere che siamo tutti uguali. In realtà le persone valutano sempre alcuni beni più di altri, richiedendo una retribuzione più elevata per mettere in gioco le competenze specifiche e quindi crearli. I comunisti vorrebbero farci credere che se lo stato lo ritiene necessario, può comandare maggiori quantità di risorse umane equamente pagate ed equamente qualificate. In alternativa, può comandare al consumatore di non acquistare beni con una domanda maggiore del previsto attraverso il razionamento.
Una teoria del valore/lavoro è anche la base dietro forme meno ovvie di socialismo. È la preposizione alla base della fornitura di tutti i servizi statali e il credo di quegli imprenditori che ottengono contratti e sussidi statali. Pertanto i prezzi dei servizi monopolizzati dagli stati e dai loro fornitori alleati sono quasi sempre forniti in base al costo.
Di conseguenza i governi e le loro agenzie sono fornitori scadenti di beni e servizi, perché non hanno incentivi a contenere o ridurre i costi. Il perché la componente dei costi nella formazione dei prezzi non è il determinante principale del prezzo stesso, fu dimostrato da Carl Menger nel 1870. Dimostrò chiaramente che i prezzi sono stabiliti dai consumatori che esercitano una scelta personale. Questa tesi è sempre stata osteggiata dagli statalisti, perché nega la possibilità che i prezzi possano essere calcolati in anticipo.
Le preferenze di un consumatore sono il cardine principale. Non è solo una questione di prezzo, ma di priorità, desideri e soddisfazione di necessità che guidano la domanda dei consumatori verso beni e servizi. Questi sono fattori che cambiano continuamente. Inoltre il prezzo misurato in termini monetari è un problema secondario, in questo contesto non è altro che un metro di paragone per facilitare le scelte dei consumatori. Il fatto che i consumatori scelgano tra beni ci dice che i prodotti sono effettivamente valutati l'uno rispetto all'altro, con il denaro che è l'agente temporaneo non solo per trasformare la produzione di un individuo in profitti o in stipendio per poi consumarli successivamente acquistando beni, ma per facilitare anche la scelta tra di loro.
Quando si capisce il vero ruolo del denaro, un facilitatore della divisione del lavoro e quindi della scelta tra beni di consumo, l'impossibilità del socialismo di calcolare i prezzi diventa più evidente.
Ci vuole grande abilità, esperienza e conoscenza dei mercati specializzati affinché un imprenditore possa predire proficuamente la domanda nella sua nicchia produttiva. Rischia il suo capitale e dedica il suo prezioso tempo a fornire l'anticipazione della domanda del mercato. Un amministratore statale o un burocrate non sono sempre adatti ad assumersi rischi con risorse statali e non possono agire in modo imprenditoriale. Non hanno nessuna delle qualifiche necessarie per farlo bene per un singolo prodotto, figuriamoci se dovessero dedicarsi a tutti quanti.
I socialisti contrastano questa proposta dicendo che non c'è motivo per cui l'imprenditore di successo non possa svolgere la stessa funzione per lo stato. Nelle sue note conclusive alla Teoria Generale, anche Keynes propose che lo stato potesse sostituire il risparmiatore come fornitore di capitale per l'imprenditore. Quest'ultimo diventa fedele allo stato, con il suo profitto "molto più basso di quello attuale".[3] Il principale incentivo che guida tutti gli imprenditori di successo finisce sotto il controllo dello stato, per essere strappato via dai politici che cercano il favore di un proletariato invidioso del successo altrui.
Maggiore è il grado di socialismo, minore è la probabilità che un imprenditore cooperi. E quando lo stato possiede i mezzi di produzione, il suo incentivo scompare del tutto. Costretto a ricoprire un ruolo manageriale dalla minaccia di essere spedito in un gulag o addirittura giustiziato, non può cambiare questo semplice fatto: diventa un funzionario il cui interesse è la pura sopravvivenza in un sistema di produzione disfunzionale. In ogni caso, non ha basi per stimare il valore della sua produzione.
Oskar Lange, un economista polacco dell'era comunista, accettò l'evidenza che il socialismo non era in grado di calcolare i prezzi al consumo e disse che solo il libero mercato potesse farlo. Ma non capì che i prezzi al consumo in un libero mercato determinano e stabiliscono anche il valore dei loro fattori di produzione, che secondo la proposta di Lange rimarrebbero in possesso dello stato. Pertanto la distribuzione di risorse produttive in uno stato socialista porterebbe sempre a fallimenti nella distribuzione dei beni.
L'errore di Lange lo ritroviamo negli attuali tentativi di trovare un compromesso tra capitalismo e socialismo, un errore che viene ignorato o non compreso dai politici di ogni schieramento. La stragrande maggioranza di coloro che sostengono il libero mercato non lo fa fino in fondo. E non riesce a capire che la stessa distribuzione del denaro è socializzata, con la sua offerta e i suoi tassi d'interesse gestiti da un organo dello stato, e non dal libero mercato.
L'illusione che sia possibile un compromesso tra socialismo e libero mercato viene facilitata dall'adattabilità della gente comune. Non ricercano la causa del malessere; piuttosto trovano un altro modo di fare le cose. È impossibile definire il modo in cui le loro scelte siano influenzate dalle distorsioni economiche imposte loro dallo stato, ma è possibile dimostrare il punto controfattuale: liberata dall'intervento degli statalisti e da regolamenti imperfetti, un'economia migliora le condizioni di vita di tutti più rapidamente di quanto possa fare uno stato che tenta la stessa cosa, anche con le migliori intenzioni.
La denuncia contro il capitalismo
La collera socialista contro il capitalismo è raro che sia una collera contro il libero mercato, fatta eccezione per i socialisti hardcore che sostengono che lo stato dovrebbe possedere i mezzi di produzione. La maggior parte dei seguaci del credo socialista, i socialisti cristiani, sono guidati più da un desiderio ingenuo di equità sociale che da un impegno per il socialismo in sé. La loro è una denuncia contro banchieri e altri uomini d'affari che si arricchiscono attraverso la loro influenza sullo stato, o ne ottengono la protezione attraverso licenze e regolamentazione. Invece di fornire i beni ed i servizi richiesti dai consumatori, questi capitalisti clientelari danno priorità al loro rapporto con lo stato come mezzo per proteggere e massimizzare i loro profitti.
Una descrizione appropriata di questo accordo tra lo stato e le grandi imprese è proprio il capitalismo clientelare. Finché esiste una classe politica improntata sul socialismo, ci saranno uomini d'affari che cercheranno di ottenere la loro fetta della torta. Quando uno stato distribuirà sussidi regionali per l'occupazione, un uomo d'affari costruirà una fabbrica in un luogo per massimizzare il sussidio. La vicinanza ai mercati e altri fattori commerciali diventano considerazioni secondarie. Una volta effettuato l'investimento agevolato, può quindi ricattare i futuri politici per ulteriori sussidi e contratti statali, minacciando di licenziare i lavoratori se non viene accontentato. Può consigliare i politici sulla politica industriale e sulla regolamentazione con l'obiettivo di svantaggiare i concorrenti più piccoli.
Come diceva Simon Johnson, Segretario USA della Guerra durante la guerra civile, un politico onesto è colui che quando viene comprato, rimane comprato. E fintanto che lo stato è coinvolto, un uomo d'affari può colludere con i suoi concorrenti per truccare i mercati senza timore di controversie con l'antitrust. In verità, l'unica lamentela valida contro il capitalismo non riguarda i mercati liberi, ma la loro corruzione facilitata dallo stato.
La più grande corruzione dei mercati liberi è attraverso la socializzazione del denaro. In un libero mercato spetta ai singoli attori decidere il loro mezzo di scambio, ed è per questo motivo che il denaro in forma metallica è emerso per sostituire il baratto. Invece, dalla prima metà del XX secolo, gli stati si sono presi il monopolio sul denaro. Oltre ai casi in tempo di guerra, il primo passo verso questa direzione è stato intrapreso quando la convertibilità del dollaro in oro fu sospesa nel 1933. Oggi le banche centrali abusano di questo monopolio emettendone in qualsiasi quantità vogliano. Senza la conoscenza o la comprensione di questi fatti, le banche centrali trasferiscono la ricchezza dai cittadini a loro stesse, agli stati e ai loro amici preferiti.
L'inflazione monetaria è il presupposto per il finanziamento del socialismo. Questo argomento è fondamentalmente socialista: aumentare l'offerta di denaro per il presunto beneficio comune, mantenendo il silenzio sull'effetto del trasferimento di ricchezza. L'eutanasia dei risparmiatori e la loro sostituzione con lo stato era un desiderio espresso da Keynes nella sua Teoria Generale.[3] Ma è puro socialismo, già raggiunto attraverso la distruzione del risparmio personale, in particolare in America, nel Regno Unito, nella maggior parte dell'Europa, e attraverso la soppressione dei tassi d'interesse a danno dei piani di risparmio collettivi come i fondi pensione.
E quando il livello generale dei prezzi aumenta, la manifestazione della perdita di potere d'acquisto di una valuta, gli stati giustificano le loro azioni dicendo che così si stimola a consumare. Se i prezzi aumentano così rapidamente da esporre la falsità di questa giustificazione, vengono quindi incolpati gli avidi capitalisti in cerca di profitto.
Le banche sono autorizzate a creare credito, che è semplicemente un'altra fonte di denaro dal nulla, la quale rende i banchieri ricchi come una classe e alimenta ulteriormente l'invidia pubblica su cui prospera il socialismo. Ciononostante, a tutta la classe burocratica e amministrativa dei pianificatori centrali è stato insegnato che la socializzazione della moneta è pienamente giustificata per affrontare le carenze del capitalismo e dei mercati liberi. È stato insegnato che il ciclo economico è la prova che i mercati liberi se lasciati a sé stessi sono economicamente distruttivi.
La verità è che la distruzione economica deriva da un ciclo di espansione del credito alimentato dalle banche e innescato da una banca centrale che emette valuta e sopprime i tassi d'interesse. Il finanziamento di un'economia è sovvertito dall'imperativo di finanziare la spesa pubblica. Senza la manipolazione del denaro e del credito e la loro sostituzione con sound money, il ciclo del credito e i sintomi subiti nell'economia produttiva cesserebbero di esistere.
Questi sono problemi creati dal socialismo stesso, ma raramente si trova il politico che lo comprende pienamente ed è eletto per affrontarli. Il presidente Trump è stato incaricato da una maggioranza silenziosa stufa del sistema socialista federale, eppure chiede una maggiore creazione di credito e tassi d'interesse più bassi. Il suo cuore potrebbe essere nel posto giusto, ma non riesce a capire che anche il dollaro è uno strumento del socialismo.
L'origine della socializzazione del denaro è nata dal capitalismo clientelare nel settore bancario, ma è stata sfruttata appieno dai socialisti. La svalutazione della valute permette sia a Jeremy Corbyn che al presidente Trump di far avanzare allo stesso modo le loro politiche, nascondendo i costi imposti a tutti.
La soluzione logica
La destinazione del socialismo softcore è una continua perdita di libertà, sia economica che personale. La gente comune dovrebbe considerarsi fortunata se la deriva viene contenuta e si prevengono versioni più estreme verso il comunismo.
È un dato di fatto che quasi tutto il mondo ora sia socialista in misura maggiore o minore. La redistribuzione socialista è così radicata che nessun politico può essere eletto se nel suo programma c'è la volontà di annullarla. Un buon inizio sarebbe quello di attaccare il capitalismo clientelare, che è l'unica giustificazione al di sopra di tutte le altre che persuade i democratici cristiani, gli utili idioti reclutati dalle fallacie marxiste, ad abbandonare la libertà personale a favore di uno stato dominante. È la giustificazione emotiva per la divisione delle classi di Marx in sfruttatori e sfruttati, che se affrontata correttamente fa crollare l'intero castello di carte "logico" su cui si fonda la sua teoria.
Si spera che il punto venga compreso dall'attuale Primo Ministro britannico, quando il 25 giugno 2018 come Segretario agli Esteri disse ad una cena privata "F--- business", quando interrogato su cosa ne pensasse delle principali attività di lobby per prevenire la Brexit minacciando posti di lavoro ed investimenti. È stato interpretato in modo diverso da altri media socialisti.[4]
Se Johnson viene rieletto, e se questo non era un commento puramente legato alla Brexit, c'è qualche speranza di cambiamento. Si scaglierebbe contro le tendenze monopolistiche delle grandi imprese a svantaggio dei loro concorrenti più piccoli. Le piccole e medie imprese in genere costituiscono l'ottanta per cento parietano in qualsiasi economia, quindi una politica che consenta loro di ottenere benefici da mercati più liberi dovrebbe rivelarsi immensamente popolare. Solo allora le tendenze socialiste invertiranno la tendenza e affrontare il grande premio, la socializzazione del denaro.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Note
[1] Hegel, come Marx, ragionò su una tesi, poi una negazione della tesi e infine su una negazione della negazione. Ciò doveva essere la prova inconfutabile di una conclusione definitiva. Ma se i fatti storici e qualsiasi ipotesi sono sbagliati sin dall'inizio, la tesi ovviamente è fallace.
[2] L'aforisma di Kant è stato smentito da un certo numero di economisti che sottolineano che gli scambi sono volontari e che entrambe le parti ne beneficiano, altrimenti lo scambio non avrebbe luogo. È anche vero per il rapporto tra datore di lavoro e dipendente, sebbene possa essere più ostico da capire.
[3] J.M. Keynes, The General Theory of Employment, Interest and Money, Palgrave 2007 edition, pp. 374-377.
[4] Financial Times, 25 giugno 2018.
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