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venerdì 22 novembre 2019
Incolpare la vittima: il libero mercato
di Francesco Simoncelli
Sulla scia del caos che sta eruttando in tutto il mondo, non mancano commentatori che incolpino il libero mercato per ciò che vedono accadere. Argentina, Hong Kong, India, Venezuela, Turchia e Cile sono solo gli ultimi esempi. Non è un caso poi che in tutti questi Paesi in tumulto, sebbene ci siano ancora illusi che vogliono "ribellarsi" attraverso le urne (come in Argentina dove è stata rimandata indirettamente al potere la Kirchner, la prima colpevole del perdurare del caos in Argentina) vendendo l'anima al primo imbonitore di passaggio, Bitcoin abbia incrementato la sua popolarità e il suo utilizzo. Come più volte dimostrato su queste pagine, Bitcoin è emerso come ordine spontaneo dallo stesso ambiente che molti oggi denigrano. Il libero mercato, vivo e vegeto nelle singole azioni degli attori di mercato, crea gli anticorpi a quelle situazioni di comando estremo dell'economia che sovente mi ritrovo a commentare.
A parte le proteste a Hong Kong, in tutti gli altri esempi elencati qui sopra ritroviamo perennemente quelle componenti che fanno andare in malora qualsiasi economia. Le suddette ci vanno più velocemente a causa degli errori economici passati e del bacino dei risparmi reali già gravemente intaccato. Il Cile, infatti, è un esempio calzante perché dopo una politica di stampo liberale classico fino al 2010, le grinfie della pianificazione centrale sono tornate a graffiare: deficit di bilancio, spesa pubblica in ascesa, tasse, stampa di denaro. Questo soprattutto accade quando un'economia si fossilizza su un settore industriale (il rame nel caso del Cile, il petrolio nel caso del Venezuela) e tende a non diversificare, sfruttando solamente quel settore durante il suo ciclo favorevole.
Non sarebbe un male se successivamente si lasciasse al mercato il compito di ripartire le risorse di capitale mal sfruttate in settori con più necessità. Nel caso dell'economia pianificata in cui viviamo oggi, invece, vengono subito attuate misure anticicliche che finiscono per erodere quel poco di risparmio reale che aveva iniziato a fluire di nuovo. Inutile dire che l'insorgere di nuove crisi in così poco tempo in stati visibilmente fragili è un sintomo grave: il bacino dei risparmi reali è ad un livello infimo. E senza una determinazione onesta dei prezzi e soprattutto la coordinazione genuina data da un tasso d'interesse scevro da manipolazioni, è impossibile aspettarsi un risultato diverso da una recessione.
IL GRANDE DIBATTITO
Il fatto che ancora non abbiamo visto nulla di simile in Occidente è dovuto solo ad un bacino dei risparmi reali di gran lunga superiore a quello dei Paesi summenzionati. Stiamo pur sempre parlando di nazioni che sono state protagoniste della Rivoluzione Industriale, come gli Stati Uniti, e che nel secondo dopoguerra hanno continuato a grandi linee a seguire un percorso improntato sul liberalismo classico. L'inversione da questa tendenza è stata palesemente attuata nel 1971, con la chiusura definitiva della finestra dell'oro, e da quella data in poi le politiche monetarie e le politiche fiscali sono passate dall'essere incentrate da un cosiddetto "tocco leggero" ad un "tocco pesante". Nel corso del tempo, ad esempio, abbiamo visto come le banche centrali abbiano cambiato costantemente i loro "punti di riferimento" per (cercare di) direzionare l'economia più ampia.
Dai bond decennali al Libor (trimestrale), passando per diverse giustificazioni ed intervenire sui mercati (es. Curva di Phillips, Taylor Rule, Humprey-Hawkins Act), adesso siamo arrivati ai tassi giornalieri. Inutile dire come questo sia il segno evidente che le banche centrali stanno progressivamente perdendo il controllo. Cosa ha a che fare, quindi, un monopolista e un cartello con un libero mercato? Nulla. Soprattutto perché sappiamo che il sistema bancario centrale non è nato dal mercato, bensì è nato per decreto. Non è emerso spontaneamente dalle azioni degli attori di mercato come accaduto con Bitcoin invece.
La realtà dei fatti è che la crisi economica del 2008 non è mai finita. Il numero di posti di lavoro è migliorato e le imprese hanno smesso di andare fallite, quindi, in un certo senso, le condizioni economiche sono migliorate. Ma è accaduto solo quando il CAPE ratio è tornato ai livelli pericolosi prima dell'inizio della crisi. I prezzi delle azioni sono stati gonfiati affinché le persone si sentissero meno timorose a spendere, ma a costo di un crollo dei prezzi ben più profondo in futuro.
Quindi la crisi economica non è mai finita, è stata solo rimandata. Se l'economia andasse a gonfie vele con i prezzi delle azioni a livelli ragionevoli, allora si potrebbe anche concedere che i bei tempi siano tornati. Purtroppo è illusoria come condizione, perché alle spalle delle valutazioni da capogiro non c'è assolutamente niente (come vedremo anche più avanti in questo post). I posti di lavoro creati sono stati maggiormente nel settore della ricreazione, quindi part-time, e quelli da capofamiglia (a malapena al di sopra del periodo pre-crisi) sono stati risucchiati da aziende che invece di investire nella R&S si sono date alla pazza gioia con l'ingegneria finanziaria. Questo vuol dire che quando suddette aziende falliranno, i lavoratori dovranno essere ricollocati in altri settori e molto probabilmente la domanda per le loro mansioni potrebbe essere fortemente anelastica.
In sostanza la Federal Reserve, ma in generale tutte le banche centrali, sono intervenute sperando in un "effetto ricchezza a cascata": permettendo alle grandi aziende di finanziarsi a tassi ridicoli, hanno sperato che in questo modo assorbissero le risorse di capitale che erano state liberate durante la breve recessione del 2008. In questo modo speravano che tutta la sovraccapacità sarebbe stata riassorbita, cogliendo due piccioni con una fava. Il problema di questo approccio è ormai ben noto: si tratta di un percorso artificiale che prevede il sovvenzionamento dell'obsolescenza a scapito delle forze genuine di mercato. Attività che sarebbero dovute fallire sono rimaste in gioco e di conseguenza hanno continuato a sprecare il bacino dei risparmi reali, trattenendo asset che sarebbero stati messi a miglior frutto in assenza di interventi centrali.
Peggio ancora, attraverso l'ingegneria finanziaria hanno assorbito ulteriori risorse di capitale e hanno praticamente creato una corsa all'innovazione "spicciola": essere notati da una qualche grande azienda solo per essere poi assorbiti. Minima creatività, massima resa. Infatti a parte Bitcoin, sul mercato non esiste nessun asset che sia così disruptive da poter essere considerato la miglioria del secolo. O talmente valido da essere valutato con multipli PE da capogiro. Ancora una volta, questa non è opera di mercati liberi, ma di una incessante volontà di mantenere all'apice del sistema economico un ente parassitario: lo stato. Il QE, infatti, ha visto un rastrellamento seriale delle obbligazioni statali a qualsiasi scadenza nei bilanci delle varie banche centrali del mondo.
I Primary Dealer hanno fatto front-running alle banche centrali e, accaparrandosi quanti più bond possibili, li hanno rivenduti alle banche centrali in cambio di denaro creato ex novo. La maggior parte di quest'ultimo è finito nelle cosiddette riserve in eccesso, dove è andato a soddisfare i nuovi criteri di Basilea III e dei rapporti di capitale in sintonia con una percezione di sicurezza. La scarsità artificiale che hanno visto le obbligazioni è stata epocale e mai vista prima, andando a gonfiare deficit on e off budget degli stati (aumentando di conseguenza l'erosione del bacino dei risparmi reali). Questo a sua volta ha lasciato un mercato affamato di rendimenti decenti, visto che improvvisamente gli asset "sicuri" erano scarsi. Di conseguenza è partita una corsa per inglobare nei propri bilanci tutti quei titoli che ancora avevano un rendimento positivo, fino ad esaurire quest'ultimo e a portare i relativi prezzi alle stelle. Ecco com'è cresciuto il mercato azionario ed ecco com'è cresciuto addirittura il mercato obbligazionario spazzatura. Ovviamente non senza effetti collaterali.
A questo punto credo sia palese che di libero in quanto descritto ci sia poco o niente, sconfessando coloro che vorrebbero affibbiare le storture economiche odierne ai presunti fallimenti del mercato.
COSA HANNO SEMINATO LE BANCHE CENTRALI
Sulla scia di queste distorsioni artificiali sono state gonfiate diverse bolle, una più pericolosa dell'altra. In Europa le banche della periferia e quelle nel cuore dell'Eurozona differiscono per esigenze di finanziamento e liquidità in eccesso. Queste ultime dispongono già di tanta liquidità, infatti le banche situate in Francia e Germania detengono il 61% della liquidità depositata nell'Eurosistema; ma beneficiano solo del 28% dei prestiti LTRO e TLTRO concessi dalla BCE alle banche. Al contrario le banche situate nella periferia dell'area Euro hanno un livello molto basso di liquidità depositata, infatti le banche in Spagna e in Italia detengono solo il 9%% della liquidità depositata nell'Eurosistema; ma beneficiano del 56% dei prestiti LTRO e TLTRO.
Questa discrepanza è presto spiegata dal seguente grafico, il quale mostra la quantità di prestiti non performanti all'interno dei vari sistemi bancari commerciali dell'area Euro.
Tale spazzatura è il retaggio di vecchie scelte sbagliate del settore che grazie alla generosità della BCE non ha mai dovuto correggere. Anzi, è aumentata. Ecco perché sin dall'inizio della crisi finanziaria i fondi sono migrati dai Paesi periferici a quelli centrali. Questi flussi finanziari sono stati causati da vari fattori, tra cui una generale sfiducia nei sistemi bancari dei Paesi periferici.
Nei paesi creditori c'è anche il timore che, nel caso di una rottura dell'euro, le banche centrali dei Paesi uscenti diventino inadempienti sulle passività TARGET2 denominate in euro. Di conseguenza, la BCE subirebbe enormi perdite che sarebbero imputate alle restanti banche centrali nazionali. Il presidente della BCE ha infatti dichiarato ufficialmente che "se un Paese dovesse lasciare l'Eurosistema, i crediti o le passività della sua banca centrale nazionale nei confronti della BCE verrebbero saldati per intero". Ma alle banche centrali nazionali dei Paesi uscenti mancheranno sicuramente le riserve necessarie in euro per estinguere le passività nei confronti della BCE.
A peggiorare le cose c'è la presenza di bolle alimentate dal credito facile ed imprese che risucchiano risorse economiche scarse solo per sprecarle (erodendo progressivamente il bacino dei risparmi reali). Dal settore auto in declino possiamo apprendere come proceda il ciclo del credito e come si cerchi di applicare a tutti i costi qualsiasi misura di ingegneria finanziaria per soddisfare gli "spiriti animali" piuttosto che eliminarli. La definizione di settore strategico è solo dovuta al fatto che la sua struttura rappresenta una delle ultime vestigia del vecchio mondo, quando la concentrazione del lavoro manuale era molto alta e incarnava un bacino di consensi apparentemente sempreverde allo status quo. La staticità della pianificazione centrale cerca in tutti i modi di preservare questo tipo di mondo, mentre nel frattempo la decentralizzazione fa il suo corso. Infatti la dinamicità del mercato sta facendo eruttare tutti i problemi legati al settore. Inizialmente sovvenzionato dal credito facile, qualsiasi persona capace di appannare uno specchietto retrovisore è stata in grado di accendere un mutuo auto.
Non solo, ma i cattivi creditori sono stati di nuovo capaci di rifinanziare vecchie posizioni permutando vetture svalutate come se fossero nuove. Inutile sottolineare come tutto ciò sia stato possibile grazie alla "generosità" monetaria delle banche centrali. Che sia stato attraverso l'espansione monetaria tout court o l'acquisto di ABS, il settore auto è stato sovvenzionato artificialmente. Così come accaduto nel 2002-2007 con le case, le persone hanno iniziato a trattare come bancomat le proprie auto. Ma leggi economiche non vengono abolite, e così abbiamo sovrabbondanze artificiali che erodono piano piano la redditività del settore. L'ingegneria finanziaria, attraverso fusioni di case automobilistiche e riacquisti di azioni, funzionano fin quando il credito scorre o si arriva ad un punto di rottura tale da richiedere un hard landing (tassi negativi).
Ecco perché, come ricordato già diverse volte, la prossima bolla subprime è quella nel settore auto. Una grande concentrazione di capitale (lavoro e risorse) è stata catturata da questo settore e dovrà essere inevitabilmente liberata.
E come dicevamo prima, non sono escluse le valutazioni odierne nel mercato azionario. Ciò ci conferma come non sia stata l'innovazione a trainare la potente ascesa dei vari indici azionari, bensì la speculazione selvaggia, l'annichilimento del rischio e la caccia a rendimenti decenti tutti abilitati dalle politiche "non convenzionali" delle banche centrali. Le parole di Masayoshi sono l'equivalente di quelle pronunciate dal carpentiere nella storiella raccontata da Mises per far capire al grande pubblico come funziona il ciclo del credito. A causa della distorsione della struttura del capitale, il carpentiere pensa di poter costruire più case con un dato bacino di mattoni e invece sarà costretto a rendersi conto dell'errore di calcolo quando si ritroverà i mattoni esauriti e nessuna casa propriamente finita. Allo stesso modo, il credito facile delle banche centrali ha fatto credere agli imprenditori che si poteva scommettere su una qualsiasi idea e finanziarla. Quando la liquidità facile sarebbe scomparsa, "sicuramente" quella idea avrebbe ripagato i loro sforzi.
Invece sono spuntate fuori cose come WeWork e Beyond Meat, le quali non hanno fatto altro che riempire la pancia degli investitori con azioni gonfiate e che non valgono nulla, e i bilanci dei creditori con voci in attivo che presto scompariranno e spingeranno invece quelle dei passivi. Aziende come quelle sopraccitate non hanno nulla di rivoluzionario e non faranno mai quello che Amazon ha fatto ai negozi fisici o Google alle pagine gialle. La distorsione del rischio mediante il credito facile ha alimentato giudizi errati riguardo gli investimenti produttivi. Visto che lo tsunami di liquidità ha interessato il circuito finanziario, è rimasto catturato dentro le sue maglie andando a finanziare solo quelle compagnie che potevano permettersi di porre in garanzie enormi flussi di cassa (all'inizio della manna monetaria perlomeno).
Adesso invece è un lungo fiume rosso, ingrossato ulteriormente da aziende zombi come Caterpillar, che ha catturato al suo interno beni capitali e li ha sprecati (tempo, manodopera, risorse, risparmi). Ciò ha lasciato ovviamente meno spazio a quelle aziende che davvero avrebbero innovato e per cui c'è domanda genuina nei mercati. Inutile dire che ci sarà una correzione importante di questi errori e la sua magnitudine sarà proporzionale alle distorsioni finora messe in campo e ad eventuali altre. Ormai è una consapevolezza comune.
In sintesi, quindi, il sistema bancario commerciale, il sistema del credito e le grandi aziende soffrono tutti di problemi irrisolti che stanno lentamente mandando in cancrena l'ambiente economico.
CRESCITA INESISTENTE
Il libero mercato è di conseguenza meno libero a causa degli imbrogli del sistema bancario centrale e gli elettori abbozzeranno perché i politici insistono sul fatto che non ci sono alternative. La crescita economica sarà più lenta e la recessione durerà più a lungo a causa di questi interventi reiterati. Gli investimenti improduttivi verranno sovvenzionati artificialmente e le passività non faranno altro che accumularsi. I progetti che non potranno essere completati si moltiplicheranno e la perdita di denaro e competitività sarà l'unico risultato possibile. Infatti chi crede che il mercato azionario rappresenti la salute dell'economia date le sue attuali vette è un povero imbecille.
Quando lo stato e lo stuolo di suoi banchieri centrali interviene per "stabilizzare" le condizioni economiche, anziché far rispettare i contratti, la crescita economica ne risente. Il potere decisionale dei mercati liberi viene contaminato dai capricci dei pianificatori monetari centrali, che poi insistono su quanto sia necessario estrarre più denaro attraverso le tasse dai contribuenti per salvare il sistema e più potere normativo. Prima di Bitcoin non esisteva un'opposizione organizzata a questa espansione di potere, avallata da economisti monetaristi e keynesiani attraverso un mantra costantemente ripetuto: la necessità di una banca centrale. La Scuola Austriaca ha sempre sottolineato la falsità di questa affermazione. Ha più volte mostrato come questa gente creda che il libero mercato non sia in grado di sviluppare un sistema monetario basato sulla scelta dei consumatori e sull'applicazione dei contratti.
Bitcoin ha dimostrato che si sbagliavano. Questo articolo dimostra che si sbagliavano. È possibile dimostrare ulteriormente questo punto ricorrendo ad un piccolo esempio tratto dalla vita reale. Il BLS ci dice che lo stipendio medio di un cittadino americano medio è di circa $23 l'ora e per comprare un'auto media ha bisogno di lavorare per circa 1100 ore. Cinquanta anni fa poteva acquistare un'auto lavorando poco più la metà di tal tempo. Ma usando la matematica come un biglietto per un mondo fantastico, gli economisti di oggi dicono che il motivo è... "vale di più". Come fanno a saperlo? Usano la stessa tecnica del BLS: "aggiustamenti edonici", in cui i prezzi sono sgonfiati da ciò che gli esperti definiscono "miglioramenti".
Anche il BLS ritiene di sapere quanto valgono tali miglioramenti, soprattutto perché i geni al suo interno decidono loro quali siano, distorcendo il valore reale delle informazioni dei prezzi. Concludono quindi che le persone, in termini di tempo, sono in grado di acquistare più agevolmente i "prodotti di base" dell'IPC. Il problema è che persone non acquistano prodotti di base. Comprano prodotti finiti, come le macchine, e lo fanno con i salari che guadagnano, non con i salari abbelliti da studi sul valore del tempo o da aggiustamenti edonici.
Non fermiamoci qui, esploriamo più in profondità questo cortocircuito. Gli economisti mainstream dicono che le automobili sono composte da materie prime di base che sono calate del 64% in termini di valore temporale negli ultimi 40 anni. Ciò dovrebbe significare che una macchina oggi dovrebbe richiedere 200 ore per essere acquistata e tra qualche altro decennio sarà gratuita. Invece costa già il doppio delle ore rispetto a 50 anni fa. In termini di denaro e in termini di tempo l'uomo medio sta diventando più povero.
Attenzione, però, perché questo ragionamento non riguarda solo le auto. Cinquanta anni fa costava $25.000 mettersi un tetto sopra la testa; oggi ce ne vogliono in media $200.000. Parliamo di case "migliori"? Sicuramente più grandi e con più gadget. Molte persone vivono ancora in case costruite prima degli anni '70. E cosa sono se non cumuli di "materie prime di base"? Quindi una tipica casa di oggi, costruita cinquant'anni fa, dovrebbe costare il 64% in meno rispetto al 1970. Buona fortuna a trovarla. E le cure mediche? Il National Health Statistics Group ci dice che costavano circa $350 a persona 50 anni fa; oggi circa $10.000.
In conclusione, la presunta lungimiranza delle banche centrali ha affossato l'economia reale e ha cercato di soffocare quanto più possibile il libero mercato per permettere alle entità protette dal suo cartello di sopravvivere. E la cosa davvero sorprendente è che nonostante la maggior parte delle persone sia più povera, continua a credere alle frottole spacciate dai pianificatori monetari centrali.
CONCLUSIONE
Ogni volta che c'è un dissesto nei mercati finanziari e che c'è caos per le strade, il libero mercato è il primo ad essere incolpato. Quasi nessuno incolpa il capo della banca centrale della nazione, la banca centrale stessa, o la struttura normativa che ha creato questo mostro. Vengono bruciati in piazza i classici feticci: la deregolamentazione, i capitalisti avidi, ecc. I capitalisti sono sempre avidi, allora perché la loro avidità porta a disastri finanziari in un determinato momento nel tempo? La risposta è la politica monetaria ed è qualcosa che la teoria Austriaca del ciclo economico spiega molto bene. Ma pochi si prendono la briga di studiare, perché se lo facessero, già da domani il sistema bancario centrale verrebbe chiuso e altresì verrebbe smantellata l'intera struttura normativa statale sui mercati finanziari.
Quindi non mi sorprende che sia stato avallato un altro giro di salvataggi. La recessione si intensificherà, ci saranno più bancarotte ed i Dipartimenti del Tesoro dei vari Paesi occidentali continueranno a chiedere più soldi, insistendo sul fatto che il peggio è passato, che questa volta sarà diverso. Il peggio non è affatto passato e la prossima volta non sarà diverso.
Gli elettori non lo capiscono. Il sistema normativo e il sistema bancario centrale sono stati deliberatamente resi complessi, il che impedisce agli elettori di afferrarne l'essenza mendace e predatoria. Nonostante ciò queste istituzioni sono considerate sacrosante e non vediamo alcuna critica al loro operato, a coloro che le gestiscono... come sei loro predecessori non fossero la causa principale del disastro che gli stati ora dovrebbero aggiustare con i soldi dei contribuenti.
Attenzione, però, non credo che stiamo andando incontro la fine della prosperità. La criptoeconomia sta offrendo un mondo e un modo nuovo di fare le cose, sta fornendo un'opportunità a tutte quelle risorse di capitale che dovranno essere ricollocate a seguito della recessione. Quest'ultima, infatti, infrangerà i sogni di milioni di persone che si cullavano nel mito dello stato paternalista "buono" e del "libero mercato" avido e cattivo. Il più grande sogno ad essere infranto sarà la pensione. Il sistema pensionistico è condannato dal punto di vista statistico e lo è sempre stato. È stato un sogno fantastico per chi è riuscito ad incassarlo i primi tempi, ma man mano si è trasformato in un incubo. La maggioranza ha sempre fatto affidamento su questa promessa, ma è stata una frode statistica sin dal primo giorno.
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