Bibliografia

venerdì 11 ottobre 2019

Recessioni in un libero mercato & in un mercato ostacolato





di Francesco Simoncelli


Nell'attuale contesto economico esistono due grafici che sono altamente disturbanti e che basterebbero a qualsiasi persona dotata ancora di buon senso per capire fino a che punto è arrivata la manipolazione dei mercati. È come guardare l'abisso negli occhi e restare impietriti di fronte al suo sguardo di rimando. Nessuno sano di mente può credere che una situazione del genere possa continuare indefinitamente. E, soprattutto, nessuno sano di mente può considerare fisiologica una "ripresa" economica basata su sabbie mobili come quelle che si vedono nei seguenti grafici. Il primo ci mostra come l'indice azionario S&P500 abbia praticamente seguito da vicino l'andamento dell'inflazione della base monetaria da parte delle principali banche centrali del mondo.


Il secondo ci mostra una correlazione positiva tra l'aumento dei prezzi dell'oro e l'aumento della quantità di obbligazioni i cui rendimenti sono diventati man mano negativi. Al momento in cui sto scrivendo questo articolo, la quantità di bond nel mondo i cui rendimenti sono negativi ammonta a circa $17.000 miliardi.


Questo per dire che, nonostante la repressione finanziaria sistematica in atto ormai sin dal 2008, il libero mercato è vivo e vegeto, e ce lo fa sapere attraverso lo spike di prezzo a cui stiamo assistendo nel mercato dei metalli preziosi. Non solo, ma continuano ad arrivarci segnali che le banche centrali stanno perdendo il controllo del loro esperimento presumibilmente ben congeniato. Infatti il caos recente nel mercato repo sta a segnalare un forte sentimento di stress tra i trader in risposta alla gestione millesimale da parte della FED, la quale continua ad etichettare fenomeni in disaccordo con le sue politiche come "temporanei" e che temporanei invece non sono. Quindi cosa fa? Taglia ulteriormente il suo tasso di riferimento, anche se nella precedente sessione aveva assicurato ai mercati che ce ne sarebbe stato solo uno di taglio.

Invece, come vediamo dall'immagine qui sotto, la presunta onniscenza dei pianificatori monetari centrali è andata a farsi benedire.


Come più volte esposto su queste pagine, quello attuale è un esito che ci si doveva aspettare in virtù di come il presunto successo di guidare passo dopo passo un'economia complessa sia solo un pio desiderio. Sebbene la FED, ad esempio, sia nata con la promessa di fungere da guardiano silenzioso dell'economia, nel corso del tempo ha iniziato ad avere un ruolo sempre più presente ed attivo nell'economia statunitense e di riflesso in quella mondiale. Quando è stata istituita non esisteva alcun doppio mandato, è stato un dispositivo inventato successivamente per giustificare tale intervento. L'Humprey-Hawkins Act degli anni '70 aveva l'obiettivo di mascherare il fatto che la famosa Curva di Phillips era un escamotage statistico per guardare le spalle al keynesismo, che all'epoca prendeva botte dalla realtà a ritmo battente. La stagflazione di allora è stato il suo epitaffio, quindi la politica è entrata in scena con un decreto ad hoc per "fermarla".

Il risultato è stata la follia monetaria di Arthur Burns guidata da Nixon e quella successiva di William Miller. Ci volle Paul Volcker affinché i mercati riguadagnassero fiducia nel dollaro e nell'economia americana, ma questo ha rappresentato l'ultimo momento nella sua storia in cui la FED ha tenuto un atteggiamento passivo nei confronti di una correzione di mercato. Da Greenspan in poi abbiamo assistito a quello che Mises descrisse magistralmente nel suo libro Planned Chaos: non esiste un'economia mista, o un'economia è libera oppure verrà lentamente condotta verso un'economia di comando. Come sappiamo dal suo altro grande libro, Economic Calculation in the Socialist Commonwealth, un'economia di comando è destinata a perire sotto il peso dei suoi errori economici. La pianificazione monetaria centrale farà di tutto per tenere in piedi un'illusione, cercando di controllare minuziosamente ogni parametro presente nel tessuto economico, ma non farà altro che sprecare risorse nel processo ed impoverire la società.

Senza contare poi il dispositivo monetarista rappresentato dalla Taylor Rule che ha dato i natali al cosiddetto "inflation targeting". Comunque per avere un'idea migliore del livello a cui siamo arrivati basti pensare che la BCE in 10 anni di attività ha stampato più denaro di quanto abbia fatto la FED in tutta la sua storia. Di conseguenza questo fatto ci dà un'idea di quanta repressione finanziaria sia necessaria affinché l'illusione di prosperità imbastita dalle banche centrali possa essere mandata avanti. La repressione finanziaria è costituita da una serie di politiche che in sostanza servono a prendere ricchezza dal settore privato e facilitare allo stato il finanziamento del proprio debito. Nell'ambiente di oggi corrispondono a:
  • ZIRP, o "politica dei tassi d'interesse a zero", con cui le banche centrali spingono i loro tassi di riferimento pari o vicini allo zero;
  • QE, o "quantitative easing", con cui le banche centrali acquistano debito pubblico dalle banche. L'aumento della domanda aumenta il prezzo dei titoli di stato e riduce i tassi di interesse su tali titoli.

Queste sono le due principali politiche di repressione finanziaria attualmente in uso e hanno permesso agli stati di prendere in prestito denaro a fronte di pagamenti in interessi relativamente bassi sul debito nazionale. A questi si aggiungono anche l'obbligo per le banche commerciali di detenere titoli di stato per i loro requisiti patrimoniali (che Basilea III ha incrementato); requisiti di riserva elevati che hanno alimentato la creazione delle cosiddette riserve in eccesso; controlli di capitale che limitano o tassano l'esportazione di ricchezza; guerra al denaro contante.

Tutto ciò rientra anche nella rubrica della cosiddetta "politica macroprudenziale", in base alla quale i banchieri centrali iper-regolano e sovrintendono il settore finanziario. La politica macroprudenziale incarna un altro aspetto della repressione finanziaria: il controllo centrale delle banche commerciali e degli istituti finanziari, fornendo al contempo a suddetti barriere all'ingresso. Inutile dire come tali politiche siano imprudenti e hanno senso solo se si vuole mantenere in piedi il caos economico in cui ci troviamo. Infatti la repressione finanziaria infligge danni a tutti i settori produttivi dell'economia, inclusi lavoratori, risparmiatori, imprenditori e pensionati. Danneggia inoltre le assicurazioni che proteggono le nostre vite, le nostre case, la nostra salute e la nostra proprietà. Chi ne beneficia, invece, sono le grandi banche e le bische clandestine quali sono diventati i mercati azionari, lo stato e le grandi aziende.



DUE TIPI DI CRISI

Data la natura del sistema economico globale è naturale concentrarsi sul ruolo del denaro quando si discute di recessioni e della struttura del credito. Tuttavia è importante ricordare che i boom e bust non sono impossibili in un sistema di mercato veramente libero. Inutile dire che la lunghezza e la portata dei bust sono notevolmente ampliate in un sistema con credito fiat.

Immaginate per un momento di vivere in una città dove tutti vivono grazie alla produzione di patate. Attorno a questa attività si sviluppa un'intera filiera di imprese che vanno dal semplice negozio che le vende al ristorante di alta qualità che le propone ai clienti (eccellenza). Poi un giorno tutti scoprono di amare di più le carote e la gente perde interesse per le eccellenze che derivano dalla produzione delle patate; la città di nostra immaginazione, un tempo fiorente, inizia a passarsela male. Dal momento che capitale e lavoro non possono essere riorganizzati all'istante, la città attraversa momenti difficili in cui, nonostante una prosperità economica nazionale, la sua area langue in povertà e in disoccupazione.

Questa è una classica crisi in un libero mercato, ma è localizzata e limitata. Né è necessariamente ricorrente, poiché le città che costruiscono un'economia attorno ad un settore ristretto sono ad alto rischio di bust. Il deterioramento del capitale e l'obsolescenza alla fine fanno sì che le imprese di un'area diventino nel tempo meno competitive rispetto alle imprese di altre parti. Nel tempo, però, bust di questo tipo possono risolversi man mano che altri imprenditori acquistano gli asset in difficoltà ad uno sconto e li riorganizzano in previsione della domanda futura.

Tutto ciò viene amplificato dai tentativi delle autorità centrali di implementare le cosiddette misure "anticicliche". Gli sforzi di stimolo tendono ad essere controproducenti poiché si tenta di sostenere le imprese ed i settori esistenti, soffocando il capitale (es. tempo, lavoro, materie prime) necessario per formare un business più prezioso e in accordo con la domanda genuina di mercato. Impedendo questo sano processo di pulizia, si finisce per creare le cosiddette società zombi, le quali consumano capitale e non ne creano di nuovo. È nel tentativo di evitare l'inevitabile recessione che si protraggono i problemi economici.

Inoltre i bust in un libero mercato avvengono solo se esiste una singola azienda o industria dominante in una regione. Questo è un problema comune con le piccole città, ma un'economia diversificata è improbabile che subisca un bust su larga scala. Una nazione come l'Uzbekistan è ad alto rischio di una recessione di libero mercato, poiché la sua produzione economica è dominata dall'estrazione dell'oro, ma Paesi come Stati Uniti, Germania o persino l'Italia sarebbero praticamente immuni dato che nessun settore ha un dominio economico. Le recessioni su larga scala sono la prova delle imposizioni del settore pubblico sull'economia, che si tratti di oneri normativi o di sussidi che vincolano le risorse alle società zombi.

Ma più che il bust, il problema reale è la natura del boom. In un libero mercato, il boom verrebbe attenuato poiché i tassi d'interesse salirebbero man mano che la domanda di fondi per l'acquisto di un qualsiasi asset (potenzialmente in bolla) impoverisce il bacino dei risparmi. Tuttavia, con una banca centrale in gioco, i tassi d'interesse sono stati continuamente soppressi artificialmente e nuovo denaro e credito sono stati creati dal nulla, alimentando l'aumento dei prezzi. Più è lungo il boom, più convince gli investitori meno avversi al rischio a partecipare alla festa. Se i tassi d'interesse venissero lasciati salire all'aumentare della domanda di mutui, le bolle scoppierebbero prima causando molti meno danni.

Ma come abbiamo appreso guardando i due grafici all'inizio di questo articolo, invece di apprendere la lezione, i pianificatori monetari centrali sono tornati a manipolare i mercati peggio di prima; un esempio è il mercato immobiliare statunitense, dove i prezzi ora sono più alti di quanto non fossero al picco della bolla del 2006.


Quelle che oggi comunemente consideriamo recessioni e depressioni sono quasi sempre legate all'espansione del credito causata dalle banche centrali, e l'intervento perturbante nei mercati tende a peggiorare i cicli di boom/bust. Il coinvolgimento dello stato e del suo braccio armato, quindi, trasforma una correzione, come quella che si è rapidamente risolta da sola e che è stata dimenticata, in una depressione economica come quella degli anni '30 che è terminata solo dopo la seconda guerra mondiale.



IL MONDO INTERO È SULLA STESSA BARCA

E adesso arriviamo alla vera Spada di Damocle che pende sulle teste degli attori di mercato: le distorsioni economiche hanno avvinghiato il mondo intero. La coordinazione delle varie banche centrali del mondo nel manipolare artificialmente le relative offerte di denaro, ha creato un rischio sistemico enorme che ora comprende tutte quelle economie che erano ritenute "degne di fiducia". Non solo Stati Uniti ed Europa, ma una gigantesca polveriera è anche la Cina. Sebbene se ne discuta poco sui media generalisti, che parlano solo di guerra commerciale, Pechino sta seguendo a ruota Washington e Bruxelles in quella che è a tutti gli effetti una rinnovata campagna di QE.

Infatti la PBOC ha di recente annunciato che inietterà $126 miliardi nel circuito finanziario tagliando il requisito sul rapporto di riserva (le riserve monetarie che le istituzioni finanziarie sono obbligate a possedere). Taglio numero sette in soli 18 mesi per un totale di $510 miliardi. Negli ultimi cinque anni l'offerta di moneta cinese M2 (contanti, conti correnti e asset liquidi) è aumentata del 120%. Ma la Cina può stampare all'infinito? Potrebbe essere necessario, visto che praticamente ogni area dell'economia conta di essere sostenuta attraverso iniezioni di denaro, progetti di stimolo e salvataggi vari.

Fitch ha sottolineato che le banche cinesi potrebbero non avere abbastanza capitale da prestare in caso di brusco rallentamento. Gli utili delle banche sono stati sufficienti a sostenere i livelli di capitale obbligatori e Pechino dipende dal settore (quasi) privato per far andare avanti l'economia attraverso i prestiti. Quando le banche più piccole della nazione sono finite nei guai, la Cina ha assorbito una manciata di queste entità e ne ha fatte fondere altre, ma il problema potrebbe essere molto peggio di quanto i media locali e il governo lasciano intendere, visto che quasi due dozzine di grandi organizzazioni non hanno pubblicato relazioni finanziarie aggiornate.

Ci sono quasi 200.000 imprese statali in Cina e tutte ricevono una sorta di sostegno da parte dello stato. Sebbene Xi Jinping abbia promesso che la Cina implementerà riforme orientate al libero mercato e aprirà la sua economia al resto del mondo, molti scettici sostengono che sarebbe impossibile per diversi motivi: ci sono troppe imprese statali, troppi debiti e una parte significativa del denaro stampato e donato a banche statali è destinata a tenere aperte queste imprese statali indebitate fino al collo. In realtà l'economia cinese è un gigantesco schema di Ponzi che dipende dai nuovi investitori affinché coprano i crediti inesigibili e mascherino la debolezza economica del Paese agli occhi del resto del mondo. Si tratta di utilizzare il potere dello stato, con un minimo del sistema aziendale, per generare un'enorme ricchezza.

Tuttavia, non importa quanto tutto sia interconnesso, le regole dell'economia e della finanza di base non possono essere violate ed interverranno sempre per attuare una correzione. Stiamo assistendo alla caduta dell'ordine finanziario internazionale? Era solo questione di tempo prima che l'esperimento del denaro fiat esplodesse in faccia a tutti.



CONCLUSIONE

Siamo nelle prime fasi di una vendita di asset così importante che non si era vista sin dai tempi della Grande Depressione. Finirà nei libri di storia. I tassi d'interesse artificialmente bassi alimentano i prezzi degli asset finanziari, avvantaggiano i ricchi rispetto ai poveri (Effetto Cantillon), avvantaggiano i rentier rispetto all'investitore aziendale, incoraggiano la leva finanziaria e i riacquisti di azioni rispetto alla formazione di capitale. La disparità di reddito cresce e ne segue l'instabilità sociale. Le imprese che in un ambiente con tassi d'interesse non ostacolati sarebbero fallite, sono invece in grado di continuare ad operare. Le nuove imprese più innovative vengono soffocate alla nascita da una carenza di investimenti e mancanza di opportunità.

Queste storie di aziende fallite continueranno ancora negli anni a venire. La mia paura è che le storie peggiorino col passare del tempo, poiché il settore finanziario che finora le ha alimentate è nell'occhio del ciclone. Le grandi banche sono in difficoltà e quando cesseranno di concedere prestiti, l'economia basata sulle illusioni si disferà di conseguenza. Il calo del capitale dovuto ai default nel mercato del credito comporterà la riduzione dei prestiti, cosa che farà molto male soprattutto alle piccole imprese le quali sono le principali fautrici di una crescita economica sostenibile..

Questa volta la fiducia nelle banche centrali è al minimo e gli stati resteranno a guardare impotenti. Siamo nelle prime fasi di una crisi sistemica, ma il mercato azionario non lo sta ancora manifestando. Scende lentamente, non sta ancora crollando. Il mio suggerimento è di non prestare attenzione ai movimenti al rialzo in risposta ai nuovi programmi offerti dalla FED o dalla BCE. Se non potessero fare altro che gonfiare l'offerta di moneta, non avrebbero inventato i salvataggi di emergenza come il seguente.

In questo ambiente sempre più investitori si stanno proteggendo da una crisi di liquidità con bitcoin. Il motivo di base è semplice: è scarso (le dinamiche della domanda e dell'offerta proteggono quindi dall'inflazione) e non necessita dell'approvazione di terze parti. Per l'investitore di tutti i giorni che non è interessato ai futures a leva come hedging, possedere ed usare bitcoin ha lo stesso scopo e spesso con meno rischi. Un'azione semplice come detenere sound money è una mossa che potrebbe potenzialmente risparmiare molti grattacapi finanziari.


1 commento:

  1. Bellissimo, per quanto sia scettico sulla conclusione, ovvero i bitcoin, ma rispetto la tua strategia e credo fermamente in quest'analisi tanto spietata quanto veritiera. Sono anni che si parla di questa crisi sistermica globale, prima o poi arrivera', e' inevitabile

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