martedì 22 ottobre 2019
No, il capitalismo non è un pericolo per l'umanità
di Robert P. Murphy
Aizzati dalle accese affermazioni di Greta Thunberg e dal tema generale del momento (il clima), le persone su Twitter hanno dichiarato che il capitalismo è un pericolo per l'umanità. Questa preoccupazione ha riacceso l'interesse per un articolo del Guardian pubblicato alcuni mesi fa, in cui l'autore George Monbiot sostiene che la natura stessa del capitalismo è "incompatibile con la sopravvivenza della vita sulla Terra". Non solo tali affermazioni ignorano l'evidente progresso dell'umanità, e gli attivisti ambientali dovrebbero essere quelli empirici in questo dibattito, ma anche se le preoccupazioni di Monbiot per il clima fossero corrette, il capitalismo sarebbe comunque il miglior sistema sociale per affrontare la crisi.
La critica di Monbiot al capitalismo è del tutto infondata. In primo luogo cozza contro ogni fondamento empirico, il che è ironico perché in questo dibattito il mio ruolo dovrebbe essere quello del "negazionista" anti-scientifico. Se pensiamo a quando i Paesi precedentemente comunisti si sono spostati verso mercati più liberi, scopriamo che il mondo ha visto notevoli miglioramenti negli standard di vita; inoltre è aumentata la disponibilità di risorse “esauribili” e le morti legate al clima sono calate di molto nel tempo.
Anche se dovessimo immaginare uno scenario (contrariamente alla realtà) in cui l'umanità entra in crisi a causa della scarsità di risorse naturali, il modo migliore per affrontare la situazione sarebbe quello di fare affidamento sulla proprietà privata e sui prezzi di mercato. Incolpare il capitalismo per i problemi di un mondo finito è come incolpare i termometri per l'influenza.
Contano solo i fatti: man mano che passa il tempo stiamo meglio
In questa sezione illustrerò alcuni dei fatti di base, documentando come il benessere umano sia nettamente migliorato durante lo stesso periodo in cui abbiamo apparentemente visto le devastazioni del cambiamento climatico indotto dall'uomo.
Innanzitutto prendiamo in considerazione il grafico di Bjørn Lomberg (e riprodotto da Marlo Lewis) che mostra le morti legate al clima dal 1920 al 2017:
È difficile vedere le prove di un disastro imminente nel grafico qui sopra.
Visto che poi Monbiot è preoccupato per il pianeta "finito", diamo un'occhiata alle "riserve comprovate" statunitensi di greggio raffigurate nel grafico dell'Energy Information Administration (EIA):
Come mostra il grafico, le "riserve certe" statunitensi di greggio sono ai massimi storici a circa 39,2 miliardi di barili (a partire dal 2017), rispetto ai 13,6 miliardi di barili nel 1930. L'aumento delle riserve di greggio è avvenuto nonostante il fatto che gli Stati Uniti abbiano prodotto un'enorme quantità di greggio in questo periodo.
Infatti, come mostra il grafico dell'EIA qui sotto, dal 1950 la produzione di greggio negli Stati Uniti non è quasi mai scesa al di sotto dei 5 milioni di barili al giorno, e attualmente (giugno 2019) è ad un livello record di circa 12,1 milioni di barili al giorno.
Il modello è simile per le riserve mondiali di petrolio e la relativa produzione, ma ho scelto di utilizzare i dati statunitensi perché sono i più affidabili. C'è anche un modello simile per il gas naturale ed il carbone; come mostra questa relazione dell'IER del 2011, il solo Nord America ha abbastanza combustibili fossili nella categoria "risorse recuperabili" per soddisfare i tassi di consumo attuali per secoli. E stanno crescendo. Secondo l'ultima relazione della Potential Gas Committee negli ultimi 2 anni le riserve statunitensi di gas naturale sono aumentate dell'equivalente energetico di 100 miliardi di barili di petrolio.
Com'è possibile? Come possono gli Stati Uniti, ad esempio, avere più "riserve dimostrate" di petrolio adesso rispetto (diciamo) al 1950? La risposta è che non ha senso per gli esseri umani trovare anche l'ultima goccia di petrolio (o grumo di carbone) alloggiata sul pianeta Terra. In qualsiasi momento è sensato individuare i depositi precisi di un margine salutare di tali risorse, le quali sono solo una piccola parte delle scorte fisiche.
Sì, poiché esiste una quantità finita di petrolio greggio, l'umanità alla fine dovrà passare ad un'altra fonte di energia. Ma l'umanità, specialmente nell'era moderna delle istituzioni relativamente capitalistiche, finora non ha avuto problemi ad avere consistenti aumenti della produzione totale, nonostante le risorse "finite" sulla Terra.
Monbiot direbbe che il successo passato non è una garanzia per le prestazioni future, ma come spiega un articolo diverso sul Guardian, le Nazioni Unite affermano che il mondo ha visto miglioramenti "sorprendenti" nel benessere umano solo dal 1990. In particolare oltre un miliardo di persone sono state emancipate dalla "povertà estrema e il numero delle persone che vive con meno di $1,25 al giorno è sceso da 1,9 miliardi nel 1990 a 836 milioni nel 2015".
Cosa dovrebbe fare di più il capitalismo per svincolarsi dalle accuse di Monbiot?
Anche in un mondo al collasso, il capitalismo sarebbe la nostra miglior difesa
Come ho illustrato nella sezione precedente, gli avvertimenti isterici di Monbiot sono completamente separati dalla realtà. Al massimo potrebbe sostenere che il futuro sarà radicalmente diverso dal passato. In altre parole Monbiot potrebbe solo dire: "Il capitalismo inizierà a ucciderci, iniziando da... ORA."
Eppure anche le previsioni più terribili dell'ultima relazione dell'IPCC sul clima non arrivano in alcun modo a minacciare l'umanità stessa. Anche negli scenari peggiori il PIL globale pro-capite sarà molto più elevato (diciamo) nell'anno 2100 rispetto a quello di adesso. In un eccellente articolo per il CEI, Marlo Lewis fornisce i dettagli, insieme ad altre prove, per dimostrare che il cambiamento climatico non è affatto una "minaccia esistenziale" come invece vanno sostenendo Monbiot e diversi candidati democratici alla presidenza USA.
Anche se l'ambiente naturale fosse tale che l'umanità dovesse accontentarsi di standard di vita costanti (o addirittura in declino), la proprietà privata ed i prezzi di mercato (vale a dire il capitalismo) sarebbero comunque vitali per aiutare gli esseri umani ad organizzare le loro attività nel modo migliore.
Ad esempio, nel 1931 Harold Hotelling dimostrò quale sarebbe stata la traiettoria di equilibrio dei prezzi spot del petrolio, in uno scenario ipotetico in cui si iniziava con un pool fisso e si sapeva quale sarebbe stato il tasso di consumo per vari possibili prezzi spot. La risposta elegante (date alcune ipotesi) è che il prezzo di mercato del petrolio sarebbe aumentato in base al tasso d'interesse, in modo che al margine al proprietario del pool sarebbe risultato indifferente vendere un altro barile oggi rispetto a trattenerlo per venderlo l'anno successivo. (Ad esempio, se oggi il petrolio fosse venduto a $100 e il tasso di interesse fosse del 5%, il prezzo spot dovrebbe salire a $105 l'anno prossimo. Questo perché il proprietario potrebbe sempre vendere un barile oggi per $100 e quindi investire in obbligazioni per produrre $105 l'anno prossimo.)
Immagino che Monbiot sarebbe scandalizzato da un simile conteggio, ma questo è esattamente il tipo di risultato che vogliamo che il capitalismo favorisca. Dato che esiste una quantità finita di una risorsa utile come il petrolio, il modello ottimale di utilizzo è quello che presenta una riduzione graduale nel tempo, venendo dedicato ad usi sempre più importanti man mano che diventa sempre più scarso. Il prezzo spot più elevato del futuro assicura che le generazioni lontane "registrino le loro richieste" sull'uso del petrolio, mentre il tasso d'interesse positivo riflette in un certo senso "l'impazienza" degli esseri umani. (Se il tasso d'interesse fosse pari allo 0% e la popolazione fosse in costante crescita, otterremmo il risultato assurdo che il petrolio non verrebbe mai utilizzato; continuerebbe ad essere tramandato di generazione in generazione, aumentando di valore senza che nessuno mai utilizzi un solo barile.)
Conclusione
George Monbiot sostiene che il capitalismo, lasciato incontrollato, causerà l'estinzione dell'umanità. I suoi argomenti ignorano tutte le prove fornite dai benefici del capitalismo di cui godiamo oggi. Tuttavia, anche a livello teorico, la proprietà privata ed i prezzi di mercato aiutano ad organizzare l'attività umana in modo da poter distribuire le nostre risorse scarse nel modo più efficiente. A livello empirico il capitalismo ha permesso all'umanità di prosperare con un tenore di vita in costante aumento. Ma anche in uno scenario catastrofico, il capitalismo sarebbe comunque uno strumento importante per difenderci, così come avremmo bisogno di matematica e scienza per far fronte all'emergenza.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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