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venerdì 25 ottobre 2019
La via verso la schiavitù: come imboccarla e come deviare
di Francesco Simoncelli
C'era un tempo, che ci crediate o meno, in cui gli economisti svolgevano la loro professione osservando semplicemente ciò che li circondava e arrivando quindi alle conclusioni. Non si sostituivano alla realtà. Osservavano e cercavano di capire, non si sarebbero mai sognati, ad esempio, di dirci a che altezza sarebbe dovuto essere il tasso d'interesse; questo parametro di riferimento è sempre stato in piena evoluzione. È scoperto, non centellinato alla seconda cifra dopo la virgola. Poi, però, è arrivata la cosiddetta "economica moderna", con tutto il suo carico di formule, matematica, equazioni, statistica, dati, ecc. L'apparente irrazionalità dell'economia di colpo poteva essere trasformata in un ordine razionale e addirittura controllata. La fama, la fortuna e il richiamo del potere ha attirato questa categoria lungo una china pericolosa per l'ambiente economico nel suo complesso ed i risultati disastrosi sotto i nostri occhi sono l'esempio più fulgido di questa deriva.
Da semplici osservatori, sono passati all'essere scienziati il cui laboratorio è diventato l'economia del mondo intero; gli attori di mercato sono stati trasformati in presunte cavie in questo gigantesco esperimento. Il lato sociale è stato completamente depennato dalla caratterizzazione dell'economia. Ora gli economisti vengono pagati fior di denari per consigliare, pontificare, direzionare e manipolare intere economie. Keynes è stato l'alfiere di questo pensiero e l'ha messo su carta quando nel 1936 ha pubblicato la sua Teoria Generale. Attraverso l'incensazione accademica delle politiche anticicliche, si è consegnato nelle mani di un gruppo ristretto di persone la "validità scientifica" di poter condurre verso lidi di prosperità intere economie. Paul Samuelson ha poi aggiunto maggiore rigore matematico e accademico alla professione, cosa che gli valse il premio Nobel sulla scia della sua previsione: "Entro e non oltre il 1997 l'URSS supererà gli Stati Uniti". Sappiamo tutti com'è andata a finire...
Questa filosofia dell'interventismo è arrivata fino ai giorni nostri e non senza estremi di follia, dovuti semplicemente al fatto che le persone dietro queste macchinazioni stanno perdendo il controllo. Perché non lo mettono mai in conto? Non dovrebbero essere presumibilmente onniscienti? E invece abbiamo profeti di un nuovo mondo del calibro di Piketty secondo cui i ricchi non dovrebbero affatto esistere, che addirittura sono la sventura del nostro tempo. Non sorprende che questo demente stia consigliando Elizabeth Warren (che molto probabilmente diventerà presidente degli USA nel caso in cui dovesse arrivare la recessione prima del novembre del prossimo anno), la quale già pensa ad aliquote fantasiose per "punire" i ricchi.
Ma non è finita qui, perché tra le fila di questi pazzi e tra quelle dei banchieri centrali, come Draghi e la Lagarde ad esempio, si sta facendo strada anche la soluzione "Keynes sotto steroidi": la MMT. In sostanza, uno stato può spendere come se non ci fosse un domani visto che può emettere offerta di moneta senza andare in bancarotta e una volta che salta fuori l'inflazione dei prezzi pareggiare le cose con una tassazione selvaggia.
LA PAROLA AGLI SCHIAVISTI
L'idea chiave della MMT è che lo stato debba controllare l'emissione della sua valuta e in quanto tale possa essere disconnesso dalla possibilità di fallire, perché può sempre emettere denaro per pagare i suoi creditori. Lo stato potrebbe quindi permettersi qualsiasi spesa, proprio perché grazie al suo monopolio sul denaro non può rimanere senza soldi. In un certo senso è vero, ma questo è il motivo per cui sentiamo parlare di iperinflazione e l'esempio più recente è il Venezuela, che non solo ha esercitato la sua sovranità monetaria, ma lo ha fatto su larga scala. Non è un caso, poi, che anche lo Zimbabwe ci sia ricascato. Inoltre questo discorso si applica anche alle banche centrali, per le quali si dice lo stesso che non possano andare in bancarotta. Una banca centrale può tecnicamente coprire tutte le sue perdite, ma può farlo solo attraverso un'inflazione elevata, distruggendo il sistema monetario e compromettendone la credibilità.
È vero che la MMT riconosce il rischio dell'inflazione, ma presuppone che questo genio possa uscire dalla lampada solo quando l'economia raggiunge la piena occupazione; ma anche così non dovremmo preoccuparci, perché in questo caso lo stato può facilmente ridurre l'inflazione aumentando le tasse. Ecco alcune domande... Quando si saprà che l'economia ha raggiunto una produzione potenziale inosservabile ed è tempo di aumentare le tasse? Perché un aumento delle tasse, che sono trasferimento di denaro dal settore privato a quello pubblico, fermerebbe l'inflazione con un'offerta di moneta invariata? Che dire dell'inflazione dei prezzi degli asset e dell'ammortamento del tasso di cambio? Che dire di tutte le controversie sulla Curva di Phillips? E, ultimo ma non meno importante, perché dovremmo credere che uno stato con sovranità monetaria illimitata smetterà di stampare denaro e aumenterà le tasse non appena il tasso d'inflazione supererà un valore determinato arbitrariamente?
Un'altra preoccupante carenza della MMT è che confonde il denaro con il capitale. È vero che lo stato ha potere di stampare denaro, ma il denaro non è capitale reale. Le banconote o le cifre elettroniche non rappresentano ricchezza reale, sono mezzi di scambio che ci permettono di scambiare informazioni in modo più efficiente e sbrigativo (in questo caso la nostra produzione con quella di qualcun altro). È importante solo la quantità di beni e servizi che possiamo permetterci. Lo stato può pompare qualsiasi somma di denaro nell'economia, ma non può rimuovere la scarsità di risorse e creare magicamente nuovi beni. I sostenitori della MMT si lamentano della scarsità di beni, ma ciò non deriva da "interessi di classe": è un problema fondamentale dell'economia e della sua ragion d'essere, quindi l'aumento dell'offerta di moneta non risolve questo problema. L'inflazione e l'Effetto Cantillon ridistribuiscono le risorse da un gruppo di persone ad un altro.
L'affermazione secondo cui la MMT incarni l'alternativa migliore all'economia mainstream è quindi un pio desiderio. Un'analisi economica approfondita dimostra che la MMT è una combinazione di vecchie ovvietà (lo stato può aumentare indefinitamente l'offerta di moneta) e nuovi concetti, con conseguenti implicazioni per la macroeconomia e la politica economica. Malgrado ciò, si sta rivelando lo strumento ideale affinché gli schiavisti moderni possano imbrigliare la popolazione e portare alle estreme conseguenze il loro esperimento monetario.
LA VIA VERSO LA SCHIAVITÙ
La deriva verso cui sta scivolando il panorama economico è quella delineata da Mises nel suo fantastico libro degli anni '50, Planned Chaos, dove spiegava accuratamente come esistessero solo due tipi di economie: una libera e una di comando. La follia, l'assurdità, il distacco dalla realtà sono tutti ingredienti che stanno caratterizzando lo spostamento continuo verso un'economia di comando, le cui singole componenti devono essere "misurate" peculiarmente pena una perdita di controllo. Questo a sua volta significa giustificazione di tutta una serie di misure draconiane che andranno a limitare lo spazio di manovra degli attori di mercato. Il tutto in nome della cosiddetta stabilità dei mercati. Si gioca con la semantica, l'unico obiettivo dei pianificatori centrali è quello di non agitare troppo le acque e continuare ad esercitare tutti i loro privilegi acquisiti.
Ma a lungo andare questo tipo di organizzazione ha un prezzo: l'economia viaggia su binari paralleli. Viene ad esistere un'economia reale e vicino si sviluppa quella che viene raccontata/manipolata. Per capire meglio questo aspetto, basta spostare un attimo l'attenzione sul settore auto. Ad oggi acquistare un'auto significa sborsare in media $30.000 e dato che lo stipendio medio di un lavoratore è di $23 l'ora, stiamo parlando come minimo di 1300 ore di lavoro per acquistare un mezzo basilare. Quando Ford produsse per la prima volta la Model T costava $850, ma già nel 1925 grazie alla sue linee di produzione riuscì a far scendere il prezzo fino a circa $350. All'epoca il salario medio era di circa $1,50 e questo significa che bastavano solo 300 ore di lavoro circa per potersi permettere una macchina.
Non solo, ma l'aspetto peggiore è come il metodo di consumo sia cambiato man mano che l'economia è passata dall'essere libera a diventare di comando. Risparmio, duro lavoro e contanti sono diventati una reliquia del passato, lasciando spazio a tutta una serie di nuovi arzigogoli finanziari in grado di mettere credito nelle tasche di chi non ha il becco di un quattrino. Grazie alle evoluzioni nei mercati del credito, il povero acquirente è stato spinto ad indebitarsi sempre di più e ora è schiavo di prestiti studenteschi, prestiti immobiliari, prestiti al consumo e soprattutto prestiti per auto. Non appena si avvicina alla fine di un prestito, deve accenderne uno nuovo.
Il debito alla base dei prestiti per auto è quasi raddoppiato dal 2009 e tutto questo debito aggiuntivo (circa $720 miliardi) ha solo riportato le vendite ai livelli pre-crisi.
In altre parole, l'unico modo per rimanere nello stesso posto è aggiungere debito e l'unico modo per farlo coi finanziamenti per le auto è allungare i pagamenti. Ma alla fine del termine il valore collaterale dell'auto è compromesso e come per i prestiti ipotecari del 2007, è probabile che gli investitori finiscano con molto meno di quanto si aspettassero. Il debito auto e il debito degli studenti totalizzano circa $1.300 miliardi ed entrambi colpiscono soprattutto i giovani. Sempre più politici stanno iniziando a proporre la cancellazione di tali debiti, un buon modo per ottenere voti ovviamente... ma chi sopporta le perdite? Ogni centesimo di debito per auto cancellato è un penny aggiuntivo al debito federale, il quale è già salito di $12.000 miliardi dalla Grande Recessione e continua a salire oltre $1.000 miliardi all'anno. E cosa succederà quando tutte queste idee bislacche faranno andare a carte quarantotto i vari sistemi di debito planetari?
Le banche centrali stanno pianificando maggiori tagli dei tassi d'interesse, in una coordinazione di azione che non si era mai vista nella storia mondiale. La Banca del Giappone, spaventata dai risultati dell'asta obbligazionaria ad inizio mese, si prepara a riacquistare i JGB; la Francia sta esaminando un vasto programma di incentivi fiscali; Germania e Gran Bretagna potrebbero già essere in recessione e saranno costrette a fare "tutto il necessario" per rilanciare la crescita economica; la Danske Bank sta introducendo il primo mutuo a tasso fisso negativo; il Ministero delle Finanze tedesco ha espresso delusione per la mancanza di domanda per le obbligazioni trentennali a cedola zero; gli Stati Uniti e la Svezia stanno prendendo in considerazione l'emissione di obbligazioni a cento anni; il Consiglio direttivo della BCE ritiene che l'inflazione sia troppo bassa e la crescita anemica.
I processi di mercato sono processi sociali e gli esseri umani sono attori economici per i quali la soddisfazione attuale è una condizione preferibile ad una soddisfazione futura. I tassi d'interesse non rappresentano altro, quindi affermare che possa esistere un tasso d'interesse naturale negativo significa che, data la scelta tra ricevere $100 oggi o $10 tra un anno, gli attori economici scelgano la seconda. Il tasso d'interesse naturale è una sorta di aggiustamento del valore personale, un confronto tra la valutazione presente di un desiderio con uno successivo. Sebbene questo confronto possa cambiare è sempre e comunque positivo. Non scompare e non diventa mai negativo.
I tassi d'interesse positivi sono una funzione dell'intersezione di desiderio infinito, disponibilità limitata e mortalità. I tassi d'interesse negativi rappresentano una corruzione del calcolo economico.
Su vasta scala i tassi d'interesse negativi permettono a molte aziende e progetti che sarebbero falliti in condizioni normali (e in presenza di tassi d'interesse positivi) di continuare ad operare come se niente fosse. Il fallimento e la liquidazione che le politiche delle banche centrali cercano di prevenire liberano invece capitali per nuove imprese e progetti, i quali mantengono sempre viva l'innovazione e premiano chi amministra in modo più efficiente il capitale. Ritardando o contrastando le forze della distruzione creativa, i tassi d'interesse negativi comportano una carenza di investimenti e una mancanza di opportunità. I segnali del mercato sono corrotti e la crescita economica ne risente.
Capite benissimo che i tassi d'interesse fanno molto di più che influenzare semplicemente i tassi di risparmio ed il semplice consumo. I tassi d'interesse coordinano le decisioni di investimento, la produzione ed il consumo nel tempo, che vanno dai beni di consumo più complessi ai quelli più semplici. Gli individui e le imprese effettuano scelte in base a prezzi che, a loro volta, sono influenzati dai finanziamenti. Queste scelte inviano segnali ai produttori in tutta l'economia in merito a cambiamenti nei gusti e nelle preferenze.
La maggior parte delle banche accetta depositi a breve termine e concede prestiti a lungo termine. Le entrate e gli utili netti (profitti) delle banche dipendono pertanto dal differenziale tra il tasso che addebitano ai mutuatari e il tasso che pagano ai depositanti. Con tassi d'interesse negativi, le banche dovranno trovare un modo per recuperare le entrate perse; ma se applicano un tasso d'interesse negativo ai depositanti, sperimenteranno un deflusso di risparmi depositati. I dirigenti bancari si trovano di fronte ad una decisione non invidiabile: chiedere prestiti per soddisfare i depositanti in uscita, oppure liquidare le strutture e ridurre il personale. Entrambe queste scelte non farebbero che diminuire la fiducia nella banca e accelerare il ritiro dei risparmi.
La soluzione potrebbe quindi essere quella di mantenere alti gli utili allargando il differenziale tra i tassi di deposito e quelli di prestito, caricando tassi negativi sui primi e aumentando i secondi. Insomma i tassi d'interesse negativi determineranno un aumento delle commissioni bancarie: per l'utilizzo di sportelli bancomat, per i trasferimenti, ecc. E l'aumento delle commissioni bancarie colpirà in modo sproporzionato i poveri, il che invita ad una maggiore regolamentazione e controllo da parte delle entità politiche. Capite adesso la spinta verso la digitalizzazione del denaro fiat e l'abolizione del contante?
Un'ultima conseguenza dei tassi d'interesse negativi è che la spesa improduttiva dello stato diventerà il principale contributo alla "crescita economica". Se i tassi d'interesse negativi significano che qualsiasi impresa o individuo può ricevere un prestito, i banchieri centrali dovranno infine perseguire una politica di razionamento del credito. Le entità politiche, anziché i mercati, decideranno quali imprese e individui possano ricevere prestiti e in base a quali termini e condizioni. Con i mercati del credito in queste condizioni, le banche centrali influenzeranno le scelte in termini di produzione, consumo e condizioni di scambio. Anche la remota possibilità che ciò possa accadere dovrebbe essere allarmante, e ricordiamoci che la possibilità anche di un solo QE in Occidente era derisa dagli economisti mainstream prima del 2008.
UNA BIFORCAZIONE
Il ruolo di bitcoin in un mondo con tassi d'interesse negativi sta diventando sempre più cruciale, soprattutto per un motivo: si può immaginare una nuova era in cui le criptovalute faranno evolvere il sistema bancario, un'era in cui la preferenza temporale (espressa attraverso il risparmio) influenza i tassi d'interesse, che a loro volta finanziano la produzione attuale per i consumi futuri. E una volta che milioni di depositanti si renderanno conto che i loro risparmi saranno annullati in assenza di un consumo costante, si affretteranno verso l'uscita. A questo punto è possibile uno di questi due esiti: ci saranno corse agli sportelli o, più probabilmente, l'imposizione di controlli sui prelievi. Tassi d'interesse negativi, MMT e una serie di altre proposte di politica monetaria hanno tutti lo stesso obiettivo: impedire una massiccia ondata di prelievi da banche e altri istituti finanziari che metterà a rischio la loro redditività.
La recente e rinnovata spinta dei media generalisti per la creazione di un'economia senza contanti (propagandata in vari modi, soprattutto come contrasto all'attività criminale) dovrebbe essere guardata con molto più sospetto di quanto non sia stato fatto finora. Il fine ultimo di questa campagna è uno stato di sorveglianza delle finanze personali.
Non è un caso infatti che di recente Alipay abbia precisato nuovamente che ha sempre bloccato e continuerà a bloccare le transazioni finalizzate all'acquisto di bitcoin e altre criptovalute. La campagna pubblica volta a denigrare le criptovalute come meri strumenti per acquisire oggetti e beni illegali non è stata altro che il tentativo dello stato paternalista di avallare la sua presunta lungimiranza sulla popolazione e ricordare come siano magnanimi e giusti i suoi decreti, volti a preservare i sottoposti. Quindi impedire preventivamente una persona "dal farsi del male" è cosa buona è giusta. In una società senza contanti una delle criticità è appunto la censura preventiva sulle transazioni, oltre alla confisca del denaro. Nel caso in cui vorreste acquistare qualcosa che per lo stato è diventato illegale, non potete farlo. Non solo, ma nemmeno potete farlo attraverso quegli istituti in cui sono conservati i vostri risparmi, perché o per politica interna o per conformità ad un decreto statale vi impediscono di utilizzare come meglio credete i vostri risparmi.
Se non con bitcoin, come potete emanciparvi da un sistema di sorveglianza tale dove si viene etichettati come criminali nel momento in cui si mette in dubbio il vangelo unico?
Gli stati odiano da sempre quelle situazioni in cui non possono fare soldi con la contraffazione. Non potendo controllare direttamente bitcoin, vogliono influenzarlo attraverso la legislazione e in particolar modo quella riguardante gli exchange centralizzati. Lo stato cerca sempre di fare quello che ha sempre saputo fare meglio: violare i contratti volontari tra individui. Questa era l'essenza dell'ordinanza che consentì alle banche e alle strutture di deposito private di emettere ricevute scoperte per oro o argento. Ciò violava il diritto dei contratti privati e autorizzava la frode. Si trattava di contraffazione legalizzata.
La storia dello stato è stata un susseguirsi di affermazioni di sovranità sul denaro. C'è una ragione: con la sola eccezione di Bisanzio dal 325 al 1453, gli stati hanno deliberatamente manomesso il contenuto di metallo dell'unità monetaria. Inutile ricordare come questa non sia altro che contraffazione: aggiungere metallo meno costoso all'argento o all'oro e quindi spendere i nuovi soldi al valore più vecchio e più elevato. Questo è un furto. Gli stati rubano da individui ingenui e fiduciosi che vendono ai prezzi di ieri, supponendo ingenuamente che il contraffattore ufficiale non abbia rubato argento o oro sostituendolo con stagno o altri metalli comuni. Gli scettici sanno cosa succede e aumentano i prezzi, oppure prendono in prestito con l'intenzione di rimborsare il prestito con denaro il cui potere d'acquisto si ridurrà nel tempo.
La contraffazione, quando praticata da un'agenzia privata non autorizzata dallo stato, è denunciata come furto ed è perseguita. D'altro canto, ogni qualvolta la contraffazione è praticata da uno stato, o da una banca centrale autorizzata dallo stato stesso, o da banche commerciali a riserva frazionaria, questa viene definita politica monetaria e incensata dagli economisti mainstream.
La guerra a bitcoin continuerà, perché i pianificatori centrali sanno che è l'unico modo attraverso il quale le persone oneste possono evadere dalla tirannia di istituzioni la cui sopravvivenza dipenderà sempre più dai soldi degli altri. Non solo, ma oltre a fornire un porto sicuro bitcoin smaschera anche la semantica truffaldina dietro cui si trincerano le istituzioni ufficiali, facendo emergere la vera natura di entità osannate in passato per consuetudine e ora per timore. Timore di chi ha capito che di fronte ha uno schiavista.
CONCLUSIONE
Negli ultimi 30 anni gli interventi delle banche centrali si sono fatti più pervasivi attraverso uno tsunami di nuova liquidità che ha rappresentato una manna per speculatori, banche e addetti ai lavori a Wall Street. I ricchi sono diventati più ricchi, la classe media è stata lentamente spogliata della ricchezza accumulata nel corso della storia ed i poveri sono finiti sempre più su libro paga del welfare state. Durante i primi 80 anni del secolo scorso il debito totale era 1,5X il PIL; poi, dopo il 1980, il debito totale ha superato i $70.000 miliardi, oltre 3,5X il PIL. E tutto questo è debito che non verrà mai ripagato.
Quando una nazione è giovane e in crescita, le persone vogliono poco stato. Sono impegnate con la propria vita, a badare ai propri affari ed a creare la propria prosperità. I leader generalmente restano fuori dai piedi, credendo che uno stato governa meglio quando governa meno. Ma poi, quando la nazione diventa abbastanza grande da farla da padrone, ci si rivolge ai Roosevelt, ai Wilson e ai Johnson che sono disposti ad entrare in guerre senza importanza e ad approvare programmi di spesa che indeboliscono l'economia reale.
Quando poi si finisce per costruire un impero, le persone vogliono aggrapparsi a ciò che hanno e la nazione ha bisogno di un leader degno di una catastrofe. Ha bisogno dei Trump o delle Warren che, senza alcun senso della storia o dell'umiltà, guideranno la nazione verso il fallimento e la disperazione. Affidarsi a queste figure non è altro che l'ultimo step che possiamo leggere nel leggendario libro di F. A. Hayek, La via verso la schiavitù. Oggi la via passa per i mercati del credito i quali rappresentano il centro nevralgico attraverso il quale i pianificatori centrali cercano di controllare le diramazioni che prendono le informazioni scambiate dagli individui. Il denaro è sempre stato il mezzo prediletto per controllare questo flusso, solo che la dinamicità dei mercati sta dimostrando il punto sottolineato da Mises: non esiste un'economia mista. Ma allo stesso tempo tempo svicolare verso un'economia di comando significa esporre il fianco ad un default purgativo.
La pianificazione centrale, come ogni pianificazione centrale che si rispetti, non è mai pronta a questa evenienza e combatte con tutte le sue forze per evitare questo inevitabile destino. Futilmente. Ciò che si lascia dietro, però, è una scia di dispotismi, tirannie e interventi progressivamente draconiani.
Ciononostante il dinamismo che si cerca di soffocare con tutto questo controllo maniacale e fiumi di semantica velenosa, erutta prorompente attraverso le azioni singole degli individui che riescono a generare anticorpi robusti. Il Blat sarà sempre superiore a Stalin. Oggigiorno questi anticorpi prendono il nome di Bitcoin e grazie alla sua natura è possibile tornare ad avere un ambiente economico in cui l'informazione possa viaggiare libera senza interferenze. Trustless, permissionless, borderless, timeless e soprattutto non censurabile sono tutte caratteristiche che rendono questa criptovaluta il modo migliore per tornare ad avere mercati onesti e deviare lungo la strada verso la schiavitù.
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