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venerdì 13 settembre 2019

Tassi negativi, inflazione dilagante e bolle: le banche centrali hanno espresso i loro terribili desideri





di Francesco Simoncelli


La classe politica è stata in netto fermento in Italia, soprattutto di recente, ma più in generale abbiamo assistito a scalate al potere di personaggi che con l'establishment poco c'entravano. Da Trump a Johnson i segnali di incertezza e miopia riguardo il futuro si sono accumulati a ritmo costante. E adesso il subbuglio in Italia, il quale ha catalizzato le attenzioni della maggior parte degli italiani. La natura di questo subbuglio è presto detta: nessuno vuole essere ricordato per le misure impopolari che devono essere prese a livello di gestione fiscale e contabile dello stato. L'Italia è in bancarotta, così come altre nazioni che per tutti questi anni si sono appoggiate alle politiche non convenzionali delle banche centrali. Non esiste più domanda fisiologica per il pattume obbligazionario degli stati, quindi i banchieri centrali sono usciti allo scoperto dimostrando che la presunta indipendenza delle istituzioni a cui sono a capo è solo una foglia di fico. Hanno creato un ambiente artificiale per i titoli di stato rastrellandone nei loro caveau quanti più possibile.

Senza contare la possibilità di fare soldi a pacchi da parte degli smart money che hanno fatto front-running alle decisioni delle banche centrali. Di conseguenza non sono stati i fondamentali di mercato a tirare giù i rendimenti di questi strumenti finanziari, bensì l'ipotesi che le banche centrali possano stampare tutto il denaro che vogliono senza effetti indesiderati. Inutile dire che le cose non stanno così e tra tassi negativi, inflazione dilagante e bolle in varie classi di asset e settori, siamo di fronte alla bancarotta seriale degli stati e dello strumento che tanto li ha caratterizzati sin dal ventesimo secolo: il denaro fiat scoperto.



TASSI NEGATIVI

Quello di fornire supporto attraverso acquisti massicci di titoli di stato ha caratterizzato le azioni delle principali banche centrali sin dal 2009. Sebbene sia stata la BOJ a dare il via nel mondo sviluppato a politiche monetarie non convenzionali, tale esperimento è stato ripreso in grande stile da Bernanke e poi portato a livelli estremi da Draghi. Come accade sempre, da misure temporanee sono diventate la norma e la banca centrale australiana è solo l'ultima ad aver affondato a piene mani nella follia della ZIRP. Ma c'è un elemento che sta diventando comune a tutte: nonostante tutti gli interventi messi in campo da dieci anni a questa parte, i problemi non solo sono rimasti latenti ma addirittura si sono ingigantiti. Di fronte a questa conseguenza non prevista, i banchieri centrali non possono far altro che alzare bandiera bianca. Nel caso particolare dell'Australia, stiamo parlando di una succursale della Cina che ha fatto fortuna negli anni in cui quest'ultima richiedeva materie prime a tutto spiano.

Col rallentamento della Cina, la filiera che si era venuta a creare sulle sue spalle si sta disintegrando mano mano e solo la stampante monetaria può reggere ancora un po' l'illusione di prosperità. Lo stesso vale in Europa, dove gli stati del Club Med per anni hanno parassitato la reputazione della Germania nascondendosi dietro la forza dei suoi rendimenti. Inutile dire che il trasferimento e la distruzione di risorse provenienti dalla Germania non hanno fatto altro che indebolire la nazione teutonica, quindi un suo rallentamento era una inevitabilità. In questo marasma i banchieri centrali non hanno mai preteso (ufficiosamente) di avere la soluzione, perché sono ben consapevoli che non possono controllare l'economia nel suo insieme. Possono influenzarla, così come è accaduto sin dal 1913, ma non dirigerla a piacimento. Le favolette che raccontano durante le conferenze stampa sono solo l'estensione di un'illusione che ormai ha raggiunto la sua data di scadenza.

L'unica cosa che i banchieri centrali sono in grado di fare è comprare tempo operando gigantesche ridistribuzioni della ricchezza verso l'unica istituzione di cui si preoccupano veramente: lo stato. È una partita di giro, in fondo, dove la classe produttiva viene spogliata progressivamente dei suoi averi per vedersela restituita sempre meno e vederla invece elargita a chi la spreca. In sintesi, è esattamente questo il motivo per cui le politiche monetarie stanno diventando sempre più inefficaci. Finché bacino della ricchezza reale si espande, la politica monetaria sembrerà "funzionare" e verrà erroneamente considerata come una fonte di crescita economica. Quando invece suddetto bacino diventerà stagnante o si restringerà, il pompaggio monetario smetterà di funzionare. Più aggressivo sarà il tentativo della banca centrale di rilanciare l'economia, più le cose peggioreranno. Perché? Perché la politica monetaria allentata implica il cosiddetto scambio di "something for nothing", indebolendo così il processo di creazione di ricchezza reale. Il cuore della ricchezza reale sono l'espansione della produzione e del risparmio.

Una politica monetaria allentata che mira a stimolare la domanda non servirà a niente, poiché un aumento della domanda non può sostituire i risparmi reali necessari per allocare correttamente le risorse economiche scarse. I banchieri centrali ritengono che attraverso politiche monetarie allentate l'economia possa poi crescere da sola, proprio come una pompa consente di pompare l'acqua da un pozzo (es. pump priming). Questa metafora è fuorviante poiché senza l'espansione dei risparmi reali non può verificarsi alcuna espansione dell'attività economica. Creare più foglietti di carta colorati non può sostituire beni capitali inesistenti necessari per l'espansione della ricchezza, che a loro volta permettono l'impiego di lavoro e capitale inattivi.

Come stiamo assistendo nostro malgrado, tutto ciò si tradurrà in impoverimento economico. Non è possibile generare qualcosa dal nulla. La chiave per una crescita economica sostenuta non sta nell'aumentare la domanda di beni, ma nel rafforzare il processo di creazione di ricchezza reale: l'aumento dei risparmi reali. Quest'ultimo fornisce supporto alle varie fasi della produzione e senza di esso non può avvenire l'espansione delle infrastrutture e quindi l'aumento della produzione di beni finali necessari per sostenere la vita e il benessere delle persone.

Capite benissimo, quindi, che convogliare le attenzioni degli individui attraverso una domanda artificiale verso una classe specifica di asset, qual i titoli di stato, ha creato una sequenza di ripercussioni a catena. I titoli di stato sono già di loro economicamente distorcenti, visto che basano le loro cedole sul furto, se ci aggiungiamo un ente che li acquista facendo pagare questa scelta anche a chi non ha mai avuto intenzione di acquistarli, diventiamo consapevoli del grado e della scala di questo raggiro. Infatti tutti stanno pagando a caro prezzo questa scelta nel momento in cui utilizzano il denaro fiat, depositano i risparmi in banca e fanno affidamento su piani pensionistici/assicurativi. Quegli istituti che si occupano di fondi assicurativi/pensione si sono ritrovati in un ambiente economico affamato di rendimenti decenti e dato che i loro obiettivi annuali prevedono una maturazione forzata di una certa percentuale di rendimenti sugli investimenti, sono stati costretti ad investire in asset sempre più rischiosi.

Come vediamo dal grafico qui sotto, non è un caso quindi che anche le obbligazioni societarie sono diventate tanto buone quanto i titoli di stato per quanto riguardava i piani pensionistici/assicurativi. Tanto per ripetere, non si è trattata di una domanda fisiologica, ma una domanda guidata dalle macchinazioni delle banche centrali. Senza contare che la BCE ha incluso nel suo programma di acquisto di asset anche i bond IG.


L'intera curva dei rendimenti dei titoli di stato tedeschi è negativa e l'economia tedesca si è contratta nell'ultimo trimestre, nonostante i tassi d'interesse negativi della BCE, nonostante i rendimenti negativi sui suoi titoli di stato e nonostante i rendimenti negativi tra molte obbligazioni societarie. In altre parole, l'economia tedesca, la quarta più grande al mondo, sta colando a picco a causa dei rendimenti negativi e ora la BCE vuole flettere i suoi muscoli per mandarli ancora più in negativo. Inoltre i tassi d'interesse negativi sono terribili per le banche, visto che distruggono il loro modello di business e non possono conservare capitali per assorbire le perdite.

Le banche europee sono malate e con i rendimenti negativi stanno ottenendo l'esatto contrario di ciò di cui hanno bisogno. Non c'è da stupirsi se i titoli bancari si siano costante sfracellati.

In Giappone, stessa cosa: ha utilizzato il QE per abbassare i tassi d'interesse molto prima che venisse usato il termine QE e ha avuto tassi di interesse vicini allo zero, o inferiori allo zero, per 20 anni. L'indice TOPIX Banks ha raggiunto il picco a 1500 nel 1989 e ora è a 129: è precipitato del 91% in questi 30 anni. Pertanto i tassi d'interesse a zero o negativi sono terribili per le banche a lungo termine e per estensione fanno anche male all'economia reale che si affida ad esse per l'infrastruttura finanziaria. Le banche commerciali forniscono servizi di deposito e permettono di accendere prestiti. Questa intermediazione creditizia è come un'utilità finanziaria. Le banche fanno soldi col differenziale tra i tassi d'interesse che applicano sui prestiti ai propri clienti e il costo di finanziamento di tali prestiti. Tale costo è principalmente una funzione dell'interesse che la banca paga sui depositi, sulle obbligazioni che ha emesso e simili.

Se i tassi d'interesse diventano negativi, lo spread di cui la banca ha bisogno per ottenere un profitto si assottiglia, ma i rischi aumentano perché i prezzi degli asset utilizzati come garanzia vengono gonfiati. All'inizio tutto sembra andare bene, ma dopo emergono i problemi. I tassi negativi spingono le banche a rincorrere rendimenti decenti per realizzare una profitto. Ad esempio, acquistano CLO garantiti da prestiti a leva con rating aziendale spazzatura. In altre parole, si caricano di rischi finanziari speculativi fino a diventare più precarie e instabili. Questo non è un segreto. La BCE, la Banca del Giappone e persino la Banca Nazionale Svizzera hanno ammesso che i tassi d'interesse negativi indeboliscono le banche. Quindi questo è il problema con i tassi d'interesse negativi e le banche: le distruggono dall'interno.



BOLLE

In termini di economia reale, i tassi negativi hanno un impatto ancora più distruttivo: distorcono o eliminano il singolo fattore più importante nel processo decisionale economico, ovvero, la determinazione genuina del rischio. Il rischio è valutato attraverso il costo del capitale: se il capitale viene investito in un'impresa rischiosa, gli investitori richiedono un rendimento maggiore per compensare il rischio e il costo del capitale per l'azienda rischiosa è più elevato. Se il capitale viene investito in un'attività a basso rischio, il rendimento per l'investitore e il costo del capitale per l'azienda dovrebbero essere entrambi inferiori.

Ma se le banche centrali spingono i tassi d'interesse al di sotto dello zero, questa funzione essenziale di un'economia non funziona più. Il rischio non può più essere valutato correttamente e l'esempio perfetto sono la vagonata di obbligazioni spazzatura in Europa che ormai vengono trattate a rendimenti negativi. Ciò dimostra che il sistema di determinazione del rischio in Europa è andato a farsi benedire.

Quando i rischi non possono più essere valutati correttamente, ci sono una serie di conseguenze tutte negative a lungo termine per l'economia reale: investimenti improduttivi, decisioni imprenditoriali errate, sovrapproduzione e sovraccapacità. In sostanza, bolle che infestano l'intero sistema finanziario. Ed i rischi annessi sono enormi, perché gli asset in bolla sono utilizzati come garanzia e il loro valore non è reale, bensì è gonfiato dalle macchinazioni delle banche centrali. Non è un caso, ad esempio, che si siano sviluppate grandi bolle immobiliari in città come Berlino e Monaco e in altri luoghi, mentre allo stesso tempo la Germania ha un piede nella recessione. E come "rimedio" a questa situazione, la BCE vuole intervenire nuovamente per portare i tassi d'interesse ancora più in profondità nel territorio negativo.

Per illustrare come ciò potrebbe accadere, ipotizziamo che le banche commerciali ottengano credito dalla BCE al -2% annuo: le banche prendono in prestito €100 e dopo un anno rimborsano €98. Tuttavia la BCE consentirà alle banche di prendere in prestito a tassi d'interesse negativi a condizione che poi prestino tale denaro. Rimanendo col nostro esempio: una banca prende in prestito €100 al -2% all'anno dalla BCE, poi presta questo denaro ai consumatori a -1% (dando loro €100 e recuperando €99 dopo un anno). Complessivamente la banca realizza un profitto di €1: guadagna €2 prendendo in prestito dalla BCE e ne perde €1 euro nel settore dei prestiti.

Ma ecco il punto: se qualcuno può improvvisamente ottenere un prestito ad un tasso d'interesse negativo, è prevedibile che la domanda di credito sfuggirà di mano. Per evitare che ciò accada, la BCE dovrà ricorrere al razionamento del credito: determinare in anticipo quanti nuovi prestiti desidera erogare. Il mercato del credito smetterebbe di funzionare come determinante onesto e imparziale di chi ottiene cosa, quando e in quali termini/condizioni; tali decisioni verrebbero prese solo dalla BCE.

Secondo quali criteri dovrebbero essere assegnati i prestiti? Chiunque richieda un prestito dovrebbe ottenerlo? I settori economici ad alta intensità di occupazione dovrebbero essere favoriti? I nuovi prestiti dovrebbero andare solo alle "industrie del futuro"? Le industrie "deboli" dovrebbero essere sostenute con credito aggiuntivo? O l'Europa meridionale dovrebbe avere più del Nord Europa? Queste domande indicano già che l'esito di una politica volta ad implementare tassi negativi è l'economia pianificata: comando e controllo.

Più che mai sarà la BCE (o i gruppi che influenzano le sue decisioni) a regnare su questa distopia: determinerà chi sarà finanziato, quale prodotto sarà meritevole di finanziamenti; chi sarà in grado di acquistare e consumare a credito; quali settori saranno promossi o soppressi; quali economie potranno crescere più forti di altre; quali banche commerciali saranno autorizzate a sopravvivere e quali no, ecc.

Benvenuti nell'economia pianificata della zona Euro.



INFLAZIONE DILAGANTE

Ma la storia non finisce qui, perché il processo verso tassi d'interesse sempre più bassi porta ad un'inflazione dei prezzi degli asset: azioni, case e terreni. Tutto diventa più costoso perché più basso è il tasso d'interesse, maggiore sarà il valore presente dei pagamenti futuri e quindi i prezzi di mercato degli asset. La politica dei tassi d'interesse artificialmente bassi facilita un'inflazione spropositata dei prezzi degli asset; una gigantesca bolla fatta di sola speculazione.

Inizialmente gli investitori incamerano rendimenti elevati, tuttavia col passare del tempo le prospettive di rendimento futuro peggiorano: i tassi d'interesse a zero inducono gli investitori a far salire i prezzi delle azioni e delle case fino a quando i rendimenti futuri previsti di tali asset si avvicinano al tasso d'interesse impostato dalla banca centrale. E se la banca centrale imposta tassi d'interesse negativi, i rendimenti previsti sul mercato possono persino scendere al di sotto dello zero.

Una volta che la politica della banca centrale spinge tutti i rendimenti a zero, o al di sotto dello zero, la determinazione onesta e genuina dei prezzi diventa un ricordo del passato. Il risparmio e gli investimenti si interrompono, poiché l'essere umano agente ha un tasso d'interesse originario sempre positivo, e risparmiare ed investire non paga più. La divisione dell'economia del lavoro si contrae, così come gli investimenti di sostituzione. Cosa peggiore, si inizierà a consumare il capitale esistente.

Il problema in tutta questa storia è come la maggior parte delle persone si fidi di tutto ciò che dicono questi istituti presumibilmente onniscienti. Dato che stanno conducendo il più grande esperimento monetario nella storia, sarebbe ragionevole che la maggior parte delle persone si ponesse invece delle domande e richiedesse risposte coerenti. È fondamentale scrutinare più a fondo gli obiettivi delle banche centrali, i loro mezzi per raggiungerli e le conseguenze a lungo termine delle loro azioni. Per farvi capire meglio, cari lettori, di quanto siano in realtà incompetenti le persone che popolano questi istituti e peggio ancora quanto sia imbecille la maggior parte delle persone sempre pronta ad osannare lo stato ed il suo stuolo di lacchè, vorrei riportare alla memoria un fatto accaduto di recente.

La Federal Reserve ha un cosiddetto doppio mandato: massima occupazione e stabilità dei prezzi. Per decenni (e nonostante la stagflazione degli anni '70) la FED ha ipotizzato una correlazione negativa tra questi due fattori (es. se la disoccupazione scendeva, allora l'inflazione saliva), nota anche come Phillips Curve. Negli anni '90 una metrica chiave dalla FED era il NAIRU, il quale si riferiva ad un livello teorico di disoccupazione al di sotto del quale si prevedeva che l'inflazione sarebbe salita. Si presumeva che tale livello fosse vicino al 5,5% (successivamente abbassato al 4,5%). Oggi il tasso di disoccupazione ufficiale negli USA è al 3,7%, ben inferiore al 4,5% del febbraio 2017.

Cos'è successo lo scorso luglio? La FED ha ammesso che la Phillips Curve è sempre stata inutile. Per decenni la FED ha utilizzato questo modello inutile per guidare le sue decisioni politiche.

Oggi la FED è ossessionata dal far salire il tasso di inflazione. Ha dimostrato di voler fare "tutto il necessario" per raggiungere l'obiettivo autoimposto del 2%. La FED ammette che misurare l'inflazione generale al consumo è molto difficile, quindi come si possono considerare rispettabili le azioni della FED quando le sue metriche sull'inflazione sono così imprecise? Tuttavia la misura preferita dell'inflazione della FED è rimasta stabile in un intervallo compreso tra l'1,3% e il 2,0% per oltre 4 anni. Allora, qual'è il problema? Con un'inflazione stabile, un tasso di disoccupazione ai livelli minimi degli ultimi 50 anni, azioni a prezzi record, perché la Federal Reserve sta cercando di manipolare in modo microscopico un'economia così ampia e complessa?

Così come non si doveva accettare senza scrutinio il valore della Phillips Curve, non bisogna accettare ciecamente l'affermazione secondo cui l'inflazione è troppo bassa. L'inflazione dei prezzi non è un fenomeno statico come i funzionari nelle banche centrali vorrebbero farci credere. L'inflazione è il furto del valore del nostro denaro.



Un tasso di inflazione del 2% riduce il potere d'acquisto del denaro del 50% in 36 anni. Il presidente della FED di New York, John Williams, ha dichiarato che sarebbe persino disposto a consentire all'inflazione di spostarsi al 3% per un periodo di tempo, dimezzando il valore del denaro in 24 anni. Pensateci: in un mondo con un'inflazione al 3%, se ereditate una somma di ​​denaro alla nascita e vivete fino a 72 anni, il valore del vostro denaro verrebbe tagliato a metà per ben tre volte.

Inoltre come possono i politici parlare di disuguaglianza di ricchezza senza parlare di banche centrali? L'inflazione fa più male alle persone più povere, perché la risorsa più grande per i poveri è la liquidità, non gli asset finanziari. A riprova che sono i risparmiatori ad essere danneggiati, a beneficio dei debitori... e il più grande debitore che esista è lo stato. Ciò a cui stiamo assistendo non è altro che la tesi esposta da Mises in Planned Chaos: non può esistere un'economia mista, o si è liberi o non lo si è; quanto più un'istituzione centrale aumenterà i suoi interventi nell'economia, tanti più danni causerà e tanto più la società scivolerà in un'economia socialista di comando.

Quanto più persisteranno le manipolazioni delle banche centrali (tassi negativi, bolle, inflazione dei prezzi dilagante), tanto più diventerà complicato gestire il sistema economico. E quanto più profonda diventerà la disfunzione, tanto più difficile sarà impedire una recessione correttiva (se non addirittura un reset).



LIBERO MERCATO E NUOVI PARADIGMI

È questa la fine del libero mercato? Cosa fa nel frattempo il libero mercato? Il processo che lo caratterizza non è affatto orientato a rendere efficiente l'attuale stato di cose, ma riguarda la creazione di valore. L'efficienza guarda al passato e non porta progresso, mentre la creazione di valore guarda al futuro ed è aspirazionale. Ciò che intendo è che l'efficienza riguarda armeggiare con processi e meccanismi già esistenti, con l'obiettivo di farli funzionare più velocemente, più agevolmente e con meno sprechi. Prendete in considerazione qualsiasi processo di produzione, all'interno di un'azienda o nell'economia nel suo complesso, che sia già efficiente o che si avvicini a tale stato. Ogni passo verso l'aumento della produzione ad un costo unitario inferiore rappresenta un miglioramento in termini di efficienza. Perché, in questa situazione, qualcuno dovrebbe prendere risorse ed ipotizzare sulla produzione di qualcos'altro? Non lo farebbe, perché sarebbe inefficiente e renderebbe l'impresa meno efficiente.

Ma questo è esattamente ciò che un'economia fa attraverso l'imprenditorialità: tenta nuovi tipi di produzione, nuovi tipi di beni, ecc. E il primo tentativo non è mai efficiente, molto spesso è piuttosto inefficiente e dispendioso. Ma laddove dovesse avere successo, viene creato nuovo valore. E poi, attraverso la scoperta competitiva e la gestione, il processo di produzione può essere migliorato grazie alla ricerca dell'efficienza. Se leggiamo questo processo in chiave schumpeteriana, possiamo affermare che si tratta di un'esplosione di alertness che lascia detriti dietro di sé ed è compito dell'economia in generale rimettere insieme i pezzi. La dinamicità di questo processo è il cuore del progresso umano, sia in termini sociali che tecnologici.

Vengono rimescolate le carte all'interno della struttura di produzione, trovando nuovi modi di fare le cose. Nuovi attori di mercato vengono premiati, rendendo obsoleti gli altri. Sebbene questo processo all'inizio preveda una spesa maggiore in termini di risorse allocate per arrivare ad un risultato, l'esito è un aumento della creazione di valore. E questo riguarda anche fenomeni come Bitcoin e le criptovalute, in particolar modo quando si parla di mining, che da processo dispendioso sta gradualmente diventando parte di economie di scala.
In altre parole, le criptovalute e le valute digitali stanno inaugurando una nuova era di sovranità economica competitiva e, con essa, il declino dell'egemonia degli stati. Questi ultimi sono nati sulla scia di rendimenti crescenti incentrati su violenza e coercizione; la transizione nell'era della polvere da sparo ha inaugurato l'ascesa del senso di nazionalità e un aumento dei ritorni sulla violenza, fino al crollo del muro di Berlino nel 1989. Basandosi lo stato solo su questi due meccanismi per mantenere il potere ed il controllo sugli individui, ha cercato di renderli sempre "più efficienti" (e di riflesso dannosi per gli attori di mercato in generale). Ma la staticità non è parte dei processi di mercato, come abbiamo osservato, perché non è stata questa la carta vincente che ha permesso agli esseri umani di progredire sempre più nel corso del tempo.

Poiché i ritorni sulla violenza sono diminuiti, come può essere testimoniato da ogni disastro militare che gli Stati Uniti hanno intrapreso sin dalla seconda guerra mondiale, gli stati stanno lentamente cadendo a pezzi. Cos'ha oggi rendimenti crescenti invece? Non è più la violenza, bensì le informazioni. Il passaggio dall'uno all'altro significa che anche la natura del sistema monetario cambierà. Il sistema monetario del vecchio mondo è stato costruito su Bretton Woods, una valuta di riserva globale coperta dall'imperialismo militare americano. Quel sistema è ai suoi inning finali e tutti lo sanno.
Gli stati e le banche centrali presumevano che avrebbero mantenuto il controllo sul sistema monetario indefinitamente; che avrebbero continuato a manipolare l'offerta di moneta per promuovere i propri interessi (benefici guidati dall'Effetto Cantillon) e nessuno avrebbe mai potuto cambiare tutto ciò. La loro presunta onniscienza ha accecato il loro giudizio, facendoli illudere di aver "battuto" il libero mercato. Baldanzosi hanno spacciato questa illusione ed i soliti boccaloni ci hanno creduto, soprattutto quelli che hanno frequentato i corsi di economia nelle università. Le principali etichette musicali si aspettavano di essere reinventate dalla Apple? Gli studi di Hollywood si aspettavano di essere superati da Netflix e Amazon? E gli stati nazionali ed i banchieri centrali pensavano davvero che la digitalizzazione e l'informatizzazione avrebbe invaso e trasformato tutti gli aspetti della società, ma si sarebbe fermata davanti al denaro?

La Legge dei Rendimenti Decrescenti ha fatto il suo corso e da questa sono nati Bitcoin e criptovalute: la riaffermazione del libero mercato di fronte ad una manipolazione senza fine.

Il denaro si è evoluto e ora si sta reinventando per la prossima ondata di rendimenti crescenti: free speech. Questo è il cambiamento di paradigma introdotto da Bitcoin ed è per questo che gli stati stanno cercando in tutti i modi di arginarlo. E l'ultimo tentativo è quello che passa attraverso valute digitali come Libra, le quali non sono altro che il triste escamotage per rendere "più efficiente" il denaro fiat. Infatti gli asset di riserva a copertura delle emissioni di Libra saranno costituiti da un paniere di valute più altri strumenti finanziari riconducili all'attuale establishment finanziario. Lo scopo è quello di espandere anche agli unbanked l'Effetto Cantillon e raggiungere qualsiasi portafoglio possibile per creare una domanda artificiale per tutti quegli asset alla base di Libra. Lo stato non scomparirà dall'oggi al domani, ma sarà fagocitato dall'ascesa delle piattaforme industriali (es. Google, Amazon, Walmart, Facebook, ecc.) che offriranno la loro versione di denaro.

L'unica cosa che possono fare gli stati è cercare di sfruttare ancora l'uso della violenza per regolamentare queste piattaforme, per mostrare alla popolazione la sua presunta necessità nel nuovo mondo dell'informazione, il che è simile a come il Papato una volta metteva voce sulla successione dei re. Ma nel tempo questo meccanismo si invertirà e saranno le piattaforme a stabilire sempre più i termini per gli stati. Data la velocità a cui si muovono le cose oggi, questa inversione non si svolgerà nel corso dei secoli, come con la transizione dal feudalesimo agli stati, ma nel corso di decenni, persino anni in alcuni luoghi.



CONCLUSIONE

Con la terza grande recessione di questo secolo che si avvicina alle porte delle maggiori economie mondiali, i banchieri centrali seguiranno il copione delle precedenti due, ma nel 2001 e nel 2008 avevano molto più spazio di manovra rispetto ad oggi. Con ZIRP e NIRP non esiste modo convenzionale affinché i banchieri centrali possano attuare politiche anticicliche. Due sono le strade che potranno essere seguite questa volta: portare le politiche monetarie non convenzionali a livelli estremi, oppure lasciare che le forze di mercato puliscano tutti gli errori economici commessi finora. Per come si stanno mettendo le cose e per quanto c'è in gioco, ritengo che la strada che verrà seguita sarà la prima: le banche centrali continueranno a stampare denaro, gli stati lo spenderanno, i deficit aumenteranno e il debito strozzerà quanto poco è rimasto della produttività dei mercati.

Gli stati e il cartello delle banche centrali sanno che se viene rimosso il sigillo statale sul denaro, il loro potere si scioglierà come neve al sole. Senza poter derubare la popolazione attraverso l'Effetto Cantillon, gli stati non sarebbero arrivati ad esistere fino ad oggi. Bitcoin e le criptovalute offrono agli attori di mercato uno strumento che promuove l'idea di indipendenza e libertà. Questa alternativa decentralizzata, il cui valore non è determinato dalle macchinazioni di banche centrali e stati, offrono un'opportunità per proteggere i propri risparmi ed emancipare le proprie scelte economiche giornaliere.

L'uso di Bitcoin e strumenti di pagamento alternativi per aggirare lo stato è un diritto fondamentale. Il denaro deve essere protetto dall'invasione di enti centralizzanti in modo che il libero mercato possa di nuovo permetterci di vedere la via verso la prosperità. Il fatto che negli ultimi dieci anni c'è stato un numero crescente di persone che ha usato questi strumenti proprio per suddetti motivi, ci fa notare il trend in atto: un giorno gli attori di mercato torneranno ad avere in gran conto i concetti di libero mercato, rafforzati da soluzioni decentralizzate che galvanizzeranno una rete di scambi gratuiti e volontari.


2 commenti:

  1. Previsioni della meteonomia:

    si vanno formando accumuli di alti lai e di acuto dolore nei pressi delle regioni ad elevata presenza di fondi pensionistici e servizi statali; un improvviso quanto inaspettato -davvero, eh! - peggioramento delle condizioni meteonomiche ha accelerato un processo che praticamente tutti gli "esperti" ritenevano impossibile o quantomeno di facile controllo.

    Pur non volendo allarmare chicchessia, si consiglia caldamente di fare rapidissimo ricorso a coperture intessute di metalli preziosi, date le loro peculiari proprietà algofobiche, da affiancare altresì a robusti sistemi per criptare i propri valori, in modo tale da poterne disporre a piacimento qualora le condizioni meteonomiche si rendessero così dure da frapporsi alle normali attività umane, quali ad esempio procurarsi del cibo.

    Grazie per l'ascolto, e buona inflazione a tutti.

    R.G.

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