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martedì 10 settembre 2019
Il breve termine è una preoccupazione più per i politici che per gli imprenditori
di Gary Galles
Vi ricordate il termine "capitalismo trimestrale"? Solo due anni fa Hillary Clinton l'ha usato per denunciare una presunta preoccupazione degli imprenditori per i risultati a breve termine a scapito della crescita a lungo termine. Le prove? Riacquisti di azioni proprie e basta. Avrebbe riparato a questa situazione con imposizioni statali.
Alla Clinton hanno fatto seguito più di recente i senatori Elizabeth Warren e Bernie Sanders, insieme ad altri, che hanno formulato proposte per ulteriori restrizioni alle imprese. Ma uno sguardo agli incentivi coinvolti ci porta a ribaltare le asserzioni di questa gente.
Le imprese sono miopi?
Gli azionisti detengono il valore attuale della loro quota proporzionale degli utili netti, non solo degli utili attuali. Non scartano buoni investimenti che possono aumentare il valore attuale previsto. Buoni risultati a breve termine fanno salire i prezzi delle azioni per le migliori implicazioni riguardo il corso futuro degli utili netti.
I prezzi delle azioni sono una metrica primaria per valutare il successo manageriale e la base per i loro premi. Ciò fa sì che i loro orizzonti temporali riflettano quelli degli azionisti, estendendosi ben oltre il presente. Gli obbligazionisti, che vogliono essere rimborsati, incorporano i rischi di rimborso nelle loro scelte. Anche le relazioni tra lavoratore e fornitore riflettono le prospettive future delle imprese.
Questa logica dell'orientamento futuro nelle relazioni commerciali è supportata anche da ricerche recenti. L'economista dell'Università di Chicago, Steven Kaplan, ha redatto un documento nel 2017 intitolato: "Le aziende statunitensi sono troppo orientate al breve termine?" Ha scoperto che "sono poche le prove che supportano la tesi di coloro che pensano che le imprese sono esclusivamente orientate al breve termine", indipendentemente dal fatto che si consideri il rapporto prezzi/utili, i profitti, o gli investimenti in capitale di rischio.
Più di recente, in un documento di discussione della Federal Reserve del 2018 intitolato "The Long and Short of It: Do Public and Private Firms Invest Differently?", Naomi E. Feldman e cinque coautori hanno scoperto "solide prove che le aziende pubbliche investono più in ricerca e sviluppo", una conclusione "incompatibile con l'idea che la pressione degli utili renda le aziende pubbliche tanto miopi da rinunciare agli investimenti netti a lungo termine".
È importante notare che tale risultato è uscito fuori nonostante una lunga storia di politiche statali, effettive e minacciate, che avrebbero spinto le aziende a preoccuparsi di più del breve termine. Con l'amministrazione Trump, tuttavia, le proposte di aumentare le tasse alle imprese e quelle sulle plusvalenze sono state sostituite da riduzioni delle tasse alle imprese; oltre ad un'attenzione a sgonfiare gli oneri statali sulle imprese. In un tale ambiente sono incentivate di più a focalizzarsi sul futuro.
Sono i politici quelli che pensano al breve termine
L'idea che lo stato possa “aggiustare” una leadership aziendale presumibilmente miope è a dir poco discutibile, se non ridicola. Gli incentivi politici di coloro che sono in carica sono molto più miopi rispetto a quelli degli azionisti, i quali sopportano tutte le conseguenze future delle scelte presenti.
Un perdente alle elezioni sarà senza poteri, incapace di trarre beneficio dalla sua carica. Durante le elezioni tutto va all'asta, solo per acquisire un vantaggio politico a breve termine. Questo è il motivo per cui le cosiddette "riforme" calzano bene alla definizione di Ambrose Bierce: "Una cosa che soddisfa i riformatori contrari alla riforma." Ciò isola i politici dalla responsabilità delle loro azioni dannose.
Non dovremmo dimenticare la cornucopia di esempi a sostegno della preoccupazione dello stato riguardo il breve termine, il che prescinde qualunque cosa lo stato prometta di riformare.
Le passività non finanziate a 14 cifre di previdenza sociale e Medicare puniranno le generazioni future, visto che sono state fatte troppe promesse impossibile durante i periodi di elezioni. Altri fondi fiduciari e fondi pensione finiranno per espiare nel peggior modo possibile i "peccati" a breve termine dei politici. L'espansione del debito pubblico rappresenta la punizione futura delle promesse politiche a breve termine.
Gli attacchi politici alla presunta preoccupazione delle imprese per il breve termine e le presunte "riforme" che la risolveranno sono tremendamente fuori strada. Ignorano gli incentivi degli attori di mercato. Ignorano le ricerche che contraddicono tale tesi. Per loro le risposte del settore privato alle imposizioni statali sono un fallimento del settore privato stesso. Ignorano il fatto che gli incentivi politici sono peggiori.
Dobbiamo riconoscere, come disse Henry Hazlitt, che "oggi è già il domani che ieri il cattivo economista ci ha esortato ad ignorare" e che il potere dello stato di mettere i bastoni tra le ruote a tutto e tutti non è negli interessi degli americani.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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