venerdì 6 settembre 2019
Finanziamento inflazionistico e PIL
di Alasdair Macleod
Questo articolo dimostra che solo l'indebitamento statale favorisce la crescita del PIL. Questa conclusione è confermata da statistiche a lungo termine. Il PIL non rappresenta un progresso economico, né include l'espansione dell'attività nel settore privato non finanziario, perché ciò si sposa con maggiori deficit commerciali, che sono esclusi dal PIL. Questi risultati hanno importanti implicazioni su come la recessione globale si rifletterà nelle statistiche nazionali di Stati Uniti e Regno Unito e le eventuali prospettive per il dollaro e la sterlina.
Si pensa che i conti di una nazione siano divisi tra governo e settore privato. È per questo motivo che i test chiave sulla sostenibilità economica di una nazione e le prospettive per la valuta sono misure che vengono estrapolate dalla quota statale sulla produzione economica di una nazione e dal livello del debito pubblico rispetto al prodotto interno lordo.
Sebbene ci sia un certo valore nelle statistiche di questo tipo, quella principale è fornire una rapida panoramica rispetto ad altre nazioni. Per un'analisi reale vale sempre la pena seguire diversi approcci analitici nel valutare l'evoluzione prospettica del potere d'acquisto futuro di una valuta.
I confronti tra attività statali e non statali sono un pessimo indicatore. Un approccio più pratico ammetterebbe che le finanze statali sono indissolubilmente legate al settore privato. Come avrebbe potuto dire Robert Louis Stevenson, un dipendente pubblico è mister Hyde (un costo non produttivo per la società produttiva) e un dottor Jekyll (spende il suo stipendio nel settore privato come consumatore e contribuisce alla produzione di una nazione attraverso il suo ruolo). La fonte del reddito di Hyde è la produzione di altri e la sua retribuzione viene compensata dalla svalutazione della valuta che usano tutti. Gli stati spendono denaro per acquisire beni e servizi del settore privato, distorcendo ulteriormente il quadro generale. Tutto ciò richiede una spiegazione chiara e precisa, ben al di là di un approccio semplicistico o convenzionale.
Dobbiamo anche pensare a cosa significano effettivamente le statistiche dello stato, e oltre allo smorzamento dell'inflazione dei prezzi, la più abusata di esse è il prodotto interno lordo (PIL). È comunemente usato come sostituto per misurare il progresso economico, perché il progresso non può essere effettivamente misurato. Il PIL registra solo transazioni monetarie, le quali sono sempre più divorziate da qualsiasi valutazione del valore economico. Esso stima la spesa pubblica, che non è mai economicamente costruttiva, pari passu con la spesa del settore privato, che per la maggior parte è progressiva.
Come statistica, il PIL dovrebbe essere utile solo per i contabili pubblici. Se il PIL dovesse far riferimento a qualcosa, si tratterebbe delle entrate fiscali attuali e attese, ma come misura del progresso di una nazione è inutile. Fintanto che rimaniamo schiavi del PIL, i ministri delle finanze possono semplicemente fare i conti aumentando la spesa pubblica, che quasi sempre annulla qualsiasi progresso che si verificherebbe se questa spesa fosse rimasta ad appannaggio del settore privato. Queste verità di base dovrebbero essere sufficienti a farci riflettere su come implementare un nuovo approccio per comprendere il ruolo economico dello stato e il modo in cui si finanzia. Non c'è momento più propizio di questo in cui Trump e Boris Johnson stanno ribaltando le regole dell'establishment.
Il finanziamento dei disavanzi pubblici
In un modo o nell'altro, gli stati dipendono totalmente dalla produzione economica per le loro finanze. Se le tasse non riescono a coprire le spese di uno stato, vengono pagate espandendo le quantità di denaro e diluendone il valore.
Quando la spesa pubblica è interamente coperta dalla tassazione e il bilancio è in pareggio, ci sarà semplicemente uno spostamento dell'allocazione del PIL dal settore privato a quello pubblico. Se un deficit è coperto da risparmiatori privati che investono in titoli di stato, c'è semplicemente un cambiamento nell'allocazione del capitale dal settore privato produttivo allo stato non produttivo. I monetaristi hanno a lungo dimostrato questo punto, ma quando i risparmi vengono allontanati dal settore non finanziario, c'è un effetto secondario che non può essere facilmente quantificato: la misura in cui i risparmi reindirizzati in titoli di stato vengono a loro volta sostituiti direttamente o indirettamente da un'espansione del credito bancario.
Finora le nostre affermazioni sono in accordo con l'economia classica, che ha sempre preso le parti delle attività finanziarie basate sul suond money: i consumatori rimandano parte dei loro consumi per fornire finanziamenti in conto capitale alla produzione e (temporaneamente) alla spesa pubblica. Il denaro depositato è la fonte del capitale circolante e alimenta gli investimenti in obbligazioni societarie e statali. Ma oggi, in nazioni come il Regno Unito e gli Stati Uniti, non esistono più risparmiatori di questo tipo. Il modello classico non è più appropriato, sostituito invece da uno dipendente dall'espansione monetaria per la fornitura di capitale monetario.
Oggi il Regno Unito e gli Stati Uniti operano quasi esclusivamente su questa nuova base, sempre più dipendente dai finanziamenti tramite espansione monetaria; vale a dire, denaro creato dal nulla dal sistema bancario. Rendere tutto ciò doppiamente attraente per lo stato è compito dell'effetto del PIL nominale, che aumenta man mano che il denaro creato ex novo viene speso.
In passato il problema che limitava l'inflazione monetaria era l'inevitabile effetto a catena sui prezzi, cosa che avrebbe rispecchiato l'erosione del potere d'acquisto della valuta. Ma i politici e i loro banchieri credono di non aver più bisogno di preoccuparsi: fintanto che gli aumenti dei prezzi sono attenuati, o soppressi dalla statistica ufficiale, è possibile perseguire finanziamenti inflazionistici infiniti.
Nonostante questa tentazione, si spera che il nuovo Primo Ministro del Regno Unito, insieme al suo Cancelliere dello Scacchiere, sia consapevole che la spesa pubblica è economicamente distruttiva, mentre l'attività del settore privato è l'unico settore produttivo. Ma dopo la sua nomina a Primo Ministro, Boris Johnson ha promesso nuove spese non finanziate per cause popolari: il servizio sanitario nazionale irrimediabilmente inefficiente, l'istruzione statale costosa, la polizia e tagli alle imposte sul reddito per la classe media. Tutte queste sono buone cause a livello politico e, soprattutto, la spesa in queste aree eleva l'umore della nazione dopo l'esperienza della May e del cancelliere Hammond.
In teoria, una Brexit pulita senza pagare un "accordo di divorzio" da £39 miliardi e la quota associativa annuale di £9 miliardi, offre un certo margine di manovra finanziaria. Ma ciò presuppone che i suddetti £39 miliardi siano già integrati nella pianificazione previsionale del Tesoro e che i £9 miliardi non siano destinati a compensare le riduzioni dei dazi sulle importazioni nel Regno Unito post Brexit. Data la precedente determinazione a rimanere nell'UE del Ministero del Tesoro sotto l'ex-Cancelliere Hammond, ci sarà una certa incertezza sul trattamento di entrambe queste cifre nei conti nazionali.
Supponendo il caso peggiore, in cui non ci sarà alcun accantonamento, gli impegni di spesa extra di Boris Johnson dovranno essere finanziati totalmente. L'impopolarità di tasse più elevate e il suo impegno a ridurle per alcuni determineranno sicuramente un maggiore indebitamento dello stato.
I capi saggi dovrebbero fermarsi e pensare alle finanze della nazione nel senso più ampio. Gli impegni di spesa sono stati presi nel punto d'inversione del ciclo del credito globale, il che potrebbe avere gravi conseguenze per la sterlina in un mondo sempre più instabile. È tempo di riflettere se un governo Johnson, che sembra fare eco all'approccio del presidente Trump ai bilanci nazionali, seguirà la via migliore. Non vi è dubbio che la sua amministrazione sia favorevole al libero mercato e che di per sé presenti un'enorme opportunità, ma sono le finanze che contano.
Un modo di guardare diverso alle finanze statali
Uno stato spendaccione devia il capitale dal settore privato produttivo a favore di attività improduttive. Ciò non può andare avanti a lungo senza che emergano conseguenze economiche negative. In un'economia con sound money, dove il denaro e il credito non possono essere creati dal nulla dal sistema bancario, l'economia declina rapidamente al di sotto del suo potenziale man mano che aumenta la presenza dello stato nell'economia.
Con una moneta fiat scoperta, viene rimosso questo vincolo per le finanze pubbliche. Inizialmente viene proposto l'uso della moneta e del credito inflazionistici come mezzo per aiutare un'economia a recuperare il suo potenziale, compensato dalle tasse che dovrebbero scorrere a seguito della precedente deflazione. Keynes fu uno dei principali sostenitori di questa teoria e considerava i risparmiatori come un ostacolo all'applicazione delle sue ricette. Nel Regno Unito e negli Stati Uniti i risparmiatori sono quasi stati scacciati dall'equazione finanziaria.
Ora che il livello complessivo dei risparmi non può finanziare i disavanzi pubblici, possiamo aspettarci che l'indebitamento pubblico in suddetti stati, interamente finanziato dall'espansione monetaria, si rifletterà in un aumento del PIL man mano che il denaro verrà speso. Vi sono differenze temporali e, man mano che andrà avanti il ciclo del credito con i suoi effetti variabili sul rischio d'investimento, il quadro generale risulterà nettamente distorto. Nel caso del Regno Unito ci sono anche pagamenti da saldare con l'UE, ma osservando tre cicli di credito consecutivi dal 2000 al 2018, scopriamo che i prestiti pubblici totali meno i pagamenti annuali all'UE bilanciano notevolmente la crescita del PIL, come dimostra la Tabella 1.
E quando guardiamo gli Stati Uniti, abbiamo una storia simile come mostrato nella Tabella 2.
La differenza tra il deficit statali e crescita del PIL nominale sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti è notevolmente ridotta, a conferma che esiste uno stretto legame tra i due. Ma non è ancora sufficiente per trarre una conclusione definitiva.
Non abbiamo tenuto conto delle importazioni nette. Il PIL è la somma dei consumi dei consumatori, degli investimenti lordi, delle spese pubbliche e delle esportazioni meno le importazioni. In presenza di un disavanzo commerciale, tale disavanzo è pari al consumo escluso dai nostri dati sulla crescita del PIL nelle Tabelle 1 e 2. Abbiamo anche trascurato il ruolo del settore privato nei conti nazionali, in particolare l'espansione del credito bancario e la spesa che ne consegue. Se la seconda compensa la prima, allora possiamo presumere che il legame diretto tra deficit e PIL sia reale.
Finanziamento del settore privato
Per il settore privato del Regno Unito l'espansione del credito bancario, escluso il debito ipotecario dal 2000, è stata di £357 miliardi e per il settore aziendale altri £174 miliardi, per un totale di £531 miliardi. Si noti che il dato relativo al settore societario non include l'aumento delle emissioni obbligazionarie, che non sono una conseguenza diretta dell'espansione del credito bancario, sebbene le banche investiranno importi minori in obbligazioni societarie.
Dato che tutto l'aumento del PIL ha rispecchiato l'aumento del debito pubblico, dobbiamo ora vedere come l'espansione del credito bancario nei confronti del settore privato si adatti al deficit commerciale, che è escluso dal PIL. Qui bisogna notare che i deficit accumulati nella bilancia dei pagamenti sin dal 2000, che rappresentano beni e servizi importati e non prodotti nel Regno Unito al netto delle esportazioni, sono ammontati a £949 miliardi. Se assegniamo questa cifra al settore privato, il saldo residuo delle importazioni non allocate sin dal 2000 è di £418 miliardi.
Tale saldo, una media di £22 miliardi all'anno, è poco più dell'uno per cento del PIL ed è coerente con le transazioni non registrate che dovrebbero essere incluse nelle statistiche del PIL e quelle che non rientrano nel suo ambito di applicazione. Certo, questi calcoli sono a spanne ed ignorano il fatto che parte della spesa pubblica è destinata alle merci importate, malgrado ciò la nostra intenzione non è tanto essere precisi ma stabilire un principio.
Infatti scopriamo che l'espansione della moneta è principalmente destinata a finanziare la spesa pubblica, che corrisponde quasi esattamente all'espansione del PIL nominale. Ha l'effetto di spingere la domanda del settore privato verso le importazioni rispetto alle esportazioni e al di fuori delle statistiche di crescita del PIL. È anche coerente con l'osservazione dei deficit gemelli, che nonostante le politiche commerciali del presidente Trump continuano a comparire sia nell'economia americana che in quella britannica.
Lo stretto legame tra deficit di bilancio e crescita del PIL suggerisce fortemente che il PIL nominale può aumentare solo se lo stato fa aumentare il suo deficit. L'utilizzo del PIL nominale come principale misura di salute economica e progresso è fondamentalmente sbagliato. A questo errore possiamo ora aggiungere l'ulteriore errore di considerare la crescita del PIL come proveniente dal settore privato, quando in un'economia alimentata dal credito facile è principalmente un riflesso dei deficit del governo.
Questa è una scoperta importante. Ad esempio, conferma ciò che gli economisti Austriaci hanno sempre saputo, ma spesso non sono stati in grado di comunicare ai pianificatori monetari centrali: l'analisi statistica moderna travisa l'economia. Dovrebbe indurre gli economisti tradizionali a rivedere la loro scienza sotto una nuova luce. Abbiamo scoperto che l'inflazione monetaria e l'eutanasia del redditiero desiderata da Keynes hanno raggirato l'analisi economica e quindi hanno condotto le politiche monetarie ed economiche di oggi lungo un percorso delirante e, in definitiva, distruttivo.
Implicazioni per il futuro economico
La politica è una cosa, l'economia è un'altra. Mentre Boris Johnson ha criticato l'amministrazione del suo predecessore, considerazioni economiche suggeriscono che dovrebbe dichiarare come i conti della nazione siano in un caos superiore a quanto si crede attualmente e che le spese extra dovranno essere posticipate a dopo la Brexit. E poi dovrebbe trovare delle scuse per ridimensionarle.
Per il momento questo scenario sembra alquanto improbabile. A livello statistico c'è poca inflazione dei prezzi, pertanto il finanziamento inflazionistico sembra essere una strada che i politici possono seguire senza conseguenze negative. Indipendentemente dal fatto che i nuovi ministri del Tesoro ne siano consapevoli o meno, la spesa pubblica è necessaria per sostenere il PIL e in questo momento delicato, prima e dopo la Brexit, i politici vorranno veder crescere il PIL.
Questa è anche la strada presa dal presidente Trump. Ora possiamo dire che la crescita del PIL degli Stati Uniti, oltre alle variazioni cicliche, non è affatto una forza economica: è un riflesso dell'aumento della spesa in deficit da parte del governo federale. La nazione che fornisce la valuta di riserva mondiale è esattamente nella stessa barca del Regno Unito. Affinché il presidente Trump possa essere rieletto, deve continuare con la spesa in deficit per garantire che il PIL cresca e soddisfi i commentatori finanziari ignari delle dinamiche inflazionistiche. Dovrà sperare, come tutti noi, che l'inflazione dei prezzi rimanga moderata e che gli statistici continuino a sopprimerne le prove.
Certo, alla fine tutto andrà a carta quarantotto, perché una recessione è scontata e inevitabilmente con essa una crisi del credito. Anche supponendo che questi eventi spiacevoli possano essere contenuti, il deficit di bilancio aumenterà ad un ritmo molto più rapido, il che a sua volta significa che il PIL nominale continuerà a salire. Ci si chiede quanto tempo ci vorrà prima che il settore privato realizzi che c'è una divergenza tra statistica e realtà economica.
È probabile che ci metterà un po' prima di rendersene conto, ma è qualcosa che abbiamo già visto. Quando era Cancelliere dello Scacchiere, Gordon Brown sorprese continuamente gli scribacchini della City offrendo una crescita economica migliore delle previsioni. Un esame delle prove ha mostrato che ciò era quasi interamente dovuto all'inclusione della spesa pubblica nella statistica del PIL (che Brown stava gonfiando tramite l'aumento della prima).
Le conseguenze per le valute
Oggi, quando il PIL sale, la reazione dei mercati è quella di pensare che sia la prova della forza economica nel settore non statale. Si sostiene, quindi, che la soppressione dei tassi d'interesse verrà allentata, i rendimenti delle obbligazioni saliranno e questa forza economica porterà ad un tasso di cambio più solido. Il fatto che la presunta ripresa economica, in economie alimentate dal credito come quelle di Stati Uniti e Regno Unito, sia dovuta all'aumento dei deficit di bilancio è l'opposto delle ipotesi di mercato.
Questo errore nelle percezioni del mercato fa da sfondo ad un crollo dell'attività economica globale, di cui vi sono prove crescenti. La combinazione di protezionismo commerciale con la fase di bust del ciclo del credito è stata vista l'ultima volta nel 1929-32 e ha portato alla grande depressione degli anni '30. All'epoca il sound money stabiliva il tono dei prezzi attraverso il gold standard; oggi un risultato economico simile si tradurrà senza dubbio in un'espansione senza precedenti dei deficit statali.
Piuttosto che vedere la crisi riflessa nelle statistiche nazionali, la nostra analisi mostra che il PIL nominale continuerà a salire. Ad un certo punto però la continua resilienza di questa statistica si contrapporrà all'aumento della disoccupazione e, nonostante la soppressione statistica, assisteremo anche ad un aumento dei prezzi. La disoccupazione sarà reale, ma l'aumento dei prezzi sarà dovuto esclusivamente alla perdita di potere d'acquisto della valuta, conseguenza delle politiche monetarie.
Tuttavia gli economisti mainstream devono rendersi conto dell'errore di considerare il PIL come un indicatore prezioso. Infine arriverà un momento in cui si renderanno conto che lungi dall'essere un indicatore della salute economica, è solo un riflesso del finanziamento inflazionistico dello stato. Le valute che avranno ancora un buon livello di risparmi, che possiamo definire come quelle la cui bilancia dei pagamenti è in eccedenza nonostante i deficit di bilancio, si ritroveranno condizioni economiche migliori, poiché la contrazione del credito bancario sarà inclusa nel totale del PIL.
Nonostante lo stato di valuta di riserva mondiale, il dollaro USA è destinato a capitolare. E il nuovo governo Johnson nel Regno Unito, a meno che non riesca a trovare un modo per restringere la spesa pubblica e resistere alla conseguente sottoperformance del PIL, rischia anch'esso una capitolazione della sterlina.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento