Bibliografia

lunedì 19 agosto 2019

Ecco cos'è successo all'armonia sociale





di Jeffrey Tucker


Questa rubrica di David Brooks mi ha convinto che né lui né le legioni di intellettuali che attualmente parlano delle fratture sociali del Paese, hanno idea del perché tutto questo stia accadendo proprio adesso.

Nella società ideale di Brooks, come ha spiegato nel suo articolo del 1997 “A Return to National Greatness”, dovremmo avere un grande stato centrale che controlli la vita di tutti e si prenda cura dei bisogni e delle regole di un popolo felice e unificato, orgoglioso delle proprie istituzioni civili.

Dall'ultimo articolo sul NYT possiamo notare che non ha rinunciato a questo sogno. Ma che cosa vuole? Un grande stato, più unità civica. La sua rubrica trasuda sconcerto da tutti i pori sul perché questo non stia accadendo. Infatti è in preda al panico (e forse ha ragione ad esserlo) riguardo la stranezza dell'attuale momento politico.



Perché lo shock?

Ecco cosa mi frustra in questa prospettiva: non comprende che il momento attuale è precisamente ciò che il liberalismo (o il libertarismo) avrebbe previsto qualora lo stato si fosse spinto oltre le funzioni minimali che riguardano solo una ristretta gamma di particolari crimini.

La convinzione liberale degli ultimi cento anni è che la libertà (non lo stato) è il miglior garante dell'armonia sociale ed economica. Frederic Bastiat ha scritto il suo ultimo libro intitolandolo così. "Libertà! In ciò sta la fonte dell'armonia. Oppressione! Qui sta la fonte della discordia. La lotta tra queste due forze riempie gli annali della storia".

Bastiat non era un utopista. È il pianificatore sociale ed economico che immagina uno stato ideale da realizzare attraverso la forza. Solo nella libertà Bastiat vede la capacità di miglioramento: "L'armonia non consiste nella completa assenza del male, ma nella sua riduzione graduale".

Lord Acton disse la stessa cosa: il potere non risolve i problemi sociali; porta alla corruzione morale, al conflitto e alla violenza.

Alla fine della sua vita, Ludwig von Mises era arrivato a dividere il panorama politico in due gruppi: ci sono gli "armonisti" che credono che la società debba gestirsi da sé, perché lo scambio e l'associazione portano a risultati sociali sempre favorevoli, prosperità e pace; poi ci sono gli anti-armonisti che credono che "gli interessi in una comunità esistono solo all'interno dei suoi membri; gli interessi di ogni gruppo e di ciascuno dei suoi membri sono opposti a quelli di tutti gli altri gruppi e di ciascuno dei loro membri". In base a ciò "dovrebbe esserci una guerra perpetua tra i vari gruppi" con lo stato a fomentare l'intera scena giustificando il suo intervento in nome della gestione, della giustizia, della correzione dei torti, o di qualunque altro slogan popolare tra la destra o la sinistra.

Gli anti-armonisti, a causa della loro dedizione ai risultati forzati, finiscono per indurre la società a comportarsi esattamente come immaginano debba comportarsi. Finiscono per creare il mondo della loro immaginazione. Gli armonisti, al contrario, spiegano che c'è un altro modo di fare le cose, ma le persone tendono a non ascoltare nel bel mezzo di guerre tribali in cui il gruppo vincente prende tutto.



Abbiamo scelto male

Negli ultimi cento anni abbiamo scelto il percorso per costruire uno stato totale (uno stato che non conosce limiti al suo potere), e così la previsione dei liberali si è avverata, ovviamente ora in tempi di relativa pace e prosperità (ci vuole una guerra ed una depressione per unire le persone nel modo in cui Brooks immagina).

L'odio, i tribalismi, gli atti di vendetta e un'escalation senza fine della guerra tra sinistra e destra (e tra razze, religioni, sessi e classi) sono esattamente ciò che vi aspettereste quando si cerca di organizzare la vita secondo il gioco a somma zero che è la politica.

Perché così pochi sono disposti a vedere ciò che è ovvio per qualsiasi liberale classico, o qualsiasi libertario?

Brooks è un tipo intelligente, ma non può permettersi di ammettere il fallimento della vita politica moderna: il tentativo di raggiungere l'armonia sociale attraverso mezzi politici. Non può succedere. Il velo delle buone intenzioni dell'organizzazione politica nasconde l'unico vero strumento che lo stato ha: la minaccia della violenza contro le persone e le proprietà. Questa non può essere la base per l'armonia sociale.



Nessuna unità forzata

Bastano esperimenti mentali estremamente facili per scoprirlo. Diciamo che le élite politiche annuncino che ci sarà una sola religione e una setta all'interno di quella religione prevarrà su tutte le questioni relative alla morale e alla teologia. Cosa pensate che succederà sulla scia di un simile annuncio? Più pace o più guerra civile?

Lo stesso vale per ogni altro aspetto della vita. Cosa dovremmo fare con le nostre associazioni, le nostre aspirazioni, la proprietà che possediamo, il nostro desiderio di viaggiare, il nostro desiderio di lavorare con gli altri, la nostra volontà di scambiare con gli altri, il nostro desiderio di parlare e scrivere, i nostri affetti e ambizioni familiari, le nostre preferenze sull'arte e la musica, la preferenza personale per ciò che fumiamo e mangiamo, e così via?

Ogni tentativo di gestire queste cose dall'alto alimenta la divisione sociale. Ci sono letteralmente milioni di esempi, ma i più insidiosi toccano le aree più complesse della vita come le relazioni di genere nella vita professionale.

Quando negli anni '90 i tribunali, i regolatori e il Congresso decisero di legiferare contro le molestie sessuali, sembrò un'innocua affermazione di cambiamenti culturali già in atto. Chi avrebbe potuto opporsi a tali leggi? Tutti questi anni dopo, vediamo come questo uso della forza legislativa si sia trasformato in una guerra brutale in cui ogni parte sostiene che l'altra stia pianificando di sottrarle potere attraverso la politica.

La rabbia è palpabile, precisamente quello che vi aspettereste quando le persone credono di combattere per la loro identità e vita. E, naturalmente, alla fine le leggi ben intenzionate vengono utilizzate per manipolare i risultati politici. Tutti gli interventi statali, anche quelli che sembrano spingere risultati sociali meravigliosi, finiscono per diventare armi... e armano le persone che li usano per ottenere vantaggi sugli altri.

Chi ne beneficia? Quelli che cercano il potere sugli altri ed è vero che coloro che ricercano tal potere sventolano le bandiere di sinistra o di destra.

Lo stato è il mezzo sbagliato per cercare la giustizia sociale. Seguite questo percorso e creerete discordia.

Il liberalismo ha proposto un'idea diversa: tutti dovrebbero essere liberi di vivere come vogliono, a condizione che non interferiscano con la capacità degli altri di fare lo stesso. È la legge della libertà, applicata dalle istituzioni decentrate, l'evoluzione graduale delle norme sociali e delle buone maniere. Alle persone sono garantiti i diritti di libertà, proprietà e associazione. Questo approccio ha costruito la civiltà. Ha creato le società più armoniose nella storia dell'umanità.

Brooks non sa cosa fare delle guerre civili del nostro tempo e finisce pateticamente per suggerire piccoli seminari di gruppo in cui parliamo tra di noi, in modo da ottenere una maggiore comprensione.

La vera risposta è vivere e lasciar vivere, e abbracciare il tipo di ordine legale che alimenta tal principio. È l'unica via per l'armonia che lui e molti altri cercano. L'alternativa è continuare a dividersi a vicenda in una grande lotta per controllare il tutto.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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