Bibliografia

mercoledì 24 luglio 2019

Sta arrivando un cambiamento radicale nel mondo delle valute





di Jeffrey Tucker


A volte le forze si allineano nel modo giusto per segnare la fine di un'era: la supremazia del dollaro.

Colin Lloyd ha fornito prove convincenti del fatto che lo status del dollaro come valuta di riserva globale potrebbe giungere al termine. Infatti suddetto status si sta indebolendo. Se dovesse perderlo del tutto, il posto degli Stati Uniti sulla scena mondiale subirà un cambiamento sostanziale. La capacità di condurre le danze, come ha fatto in tutto il dopoguerra, sarà indebolita e la sua politica monetaria non sarà più in grado di influenzare pesantemente i mercati all'estero. Il mercato della valuta statunitense potrebbe essere messa in discussione. Tutte le implicazioni, però, sono impossibili da prevedere.

Prendiamo in considerazione cinque tendenze che rendono la prospettiva molto reale.



Il divorzio dal partenariato transpacifico

Una delle prime azioni dell'amministrazione Trump è stata quella di divorziare dal partenariato transpacifico (23 gennaio 2017). Il patto coinvolgeva 12 nazioni tra cui Australia, Brunei, Canada, Cile, Giappone, Malesia, Messico, Nuova Zelanda, Perù, Singapore e Vietnam. C'erano un sacco di errori nell'accordo e in cima alla lista il trattamento della proprietà intellettuale. Tuttavia non è questo il motivo per cui Trump è uscito, bensì il fatto che gli Stati Uniti hanno un "deficit commerciale" tecnico con alcuni di questi Paesi, per cui egli conclude che "loro" devono dei soldi a "noi".

Si presumeva che l'accordo sarebbe morto, quindi uscirne non avrebbe arrecato alcun danno. Non è andata così invece: gli altri 11 Paesi hanno firmato un accordo senza gli Stati Uniti. La grande ironia è che l'accordo è immediatamente migliorato in virtù del ritiro degli Stati Uniti. Le disposizioni sulla proprietà intellettuale che erano state imposte sono state rese meno minacciose e più amichevoli all'innovazione del mercato. Il nuovo accordo è in realtà piuttosto radicale: rimuove oltre il 98% dei dazi negli scambi tra Canada, Messico, Nuova Zelanda, Malesia, Vietnam, Singapore, Brunei e Perù, copre 500 milioni di persone e rappresenta il 13% del commercio globale.

Il risultato finale è stato quello che era stato ampiamente previsto: un enorme vantaggio per la Cina e una perdita di mercati per l'export per gli Stati Uniti. Solo un esempio: il Los Angeles Times sottolinea che "il vino australiano che entra in Giappone è tassato al 5,6% e alla fine scenderà a zero. Non c'è alcun obbligo per il vino dall'UE e dal Cile, ma per la California  parliamo del 15%". Tutti questi Paesi hanno scoperto di avere altre opzioni al di là del soddisfare ogni richiesta degli Stati Uniti e trattare solo in dollari USA. La perdita: guadagni perduti per $131 miliardi e una perdita diretta di $2 miliardi dovuta ai vantaggi che i partner restanti godranno commerciando tra loro.



Libra e il rally di Bitcoin

Le criptovalute continuano ad essere dichiarate morte, sin da quando Bitcoin valeva meno di $1. Persino i "crash per i libri di storia" si traducono in nuovi guadagni nel tempo. In generale, il settore delle criptovalute sta ora sfoggiando una capitalizzazione di mercato di $330 miliardi. Si tratta di asset monetari non statali che non solo solo negoziabili in dollari, ma in qualsiasi altra valuta, bene, o servizio. Sono anche asset globali non limitati dai confini geografici degli stati. Non sono controllati dalla banca centrale di qualsiasi nazione. Il fatto che Bitcoin, o qualche altra criptovaluta, possa emergere come un serio potere globale è ancora oggetto di ipotesi, ma questi strumenti basati sul mercato hanno un futuro e su questo non c'è più dubbio.

Un'indicazione chiave di ciò è l'introduzione della nuova valuta globale connessa alla piattaforma Facebook, Libra. Quelli di noi che hanno seguito a lungo i mercati delle criptovalute sanno con certezza che il denaro può emergere al di là della volontà dello stato ed essere ben gestito da protocolli che operano senza volizione umana. Per la maggior parte delle persone questo aspetto è ancora abbastanza scioccante. Sono persino atterriti.

Matt Stoller scrive sul New York Times:
Un sistema di valute permissionless basato su un consenso di grandi attori privati ​​attraverso protocolli aperti suona bene, ma non è democrazia. Oggi i regolatori americani delle banche ed i banchieri centrali sono assunti e licenziati da leader eletti pubblicamente. I regolatori dei pagamenti di Libra sarebbero assunti e licenziati da un consiglio di una società privata. Ci sono diversi modi per definire un tale sistema, ma democratico non è uno di loro [...]. Il modo in cui strutturiamo denaro e pagamenti è una questione per le istituzioni democratiche. Qualsiasi azienda abbastanza grande da lanciare la propria valuta è semplicemente troppo.

La cosa divertente di questa affermazione è che chiunque può creare una valuta in questo momento. Non bisogna essere una grande compagnia. Vedere il mercato che gli conferisce valore è un'altra questione. E sì, ci sono anche truffe da miliardi di dollari là fuori. Libra non sarà probabilmente tra di loro, ma il sottoscritto è completamente perso nel nuovo mondo fatto da denaro privato.

Ricordate che il sistema bancario centrale (e la pianificazione monetaria centrale) si basa sull'idea che tutti in una giurisdizione usino la stessa moneta, poi scorre attraverso le banche regolamentate e queste ultime rispondono alla banca centrale, la quale gestisce l'intero sistema. È un monopolio. Anche una penetrazione del 5% in questo mercato da parte di una valuta privata può turbare e destabilizzare il controllo della banca centrale. Il denaro che il sistema centralizzato controlla perde il suo peso e il potere di influenzare i risultati macroeconomici. Questo è il mondo verso cui stiamo andando.



Protezionismo "Made in USA"

Per un governo essere responsabile della gestione della valuta di riserva mondiale è un privilegio eccezionale. Con esso derivano alcune responsabilità tra cui influenzare l'economia mondiale e diventare sempre più aperti. Gli Stati Uniti ora stanno andando nella direzione opposta imponendo sempre più dazi, minacce, negoziazioni in malafede e un presidente che celebra i dazi come la chiave della prosperità. Gli Stati Uniti hanno persino creato una lista di Paesi che è fondamentalmente una lista di obiettivi che includono Irlanda, Germania, Messico, Vietnam (come se qualsiasi Paese che avesse un deficit commerciale dovesse denaro agli Stati Uniti). È assolutamente assurdo, ma alcune persone ci credono davvero. Invertire i flussi commerciali è l'equivalente del piano sovietico d'invertire le correnti oceaniche.

Inoltre gli Stati Uniti impongono sanzioni contro molti Paesi, tra cui Russia, Birmania, Costa d'Avorio, Cuba, Iran, Corea del Nord, Venezuela, Siria, Liberia, Sudan, Bielorussia, Zimbabwe, Iraq e Congo. L'elenco continua a crescere e il mondo è arrivato al punto di ignorarli, perché, alla fine, ci sono beni e mercati, e le persone hanno bisogno (e il diritto) di commerciare. La politica delle sanzioni statunitensi è arrivata al punto in cui che coloro che commerciano stanno cercando alternative sia al dollaro sia ai sistemi di pagamento controllati dagli Stati Uniti. Ciò ha ulteriormente indebolito il dollaro.

L'inasprimento delle sanzioni contro l'Iran incentiva ulteriormente la ricerca di una soluzione alternativa. Il Wall Street Journal scrive sul sistema Instex:
Le contromisure in Europa hanno preso il via dopo che gli Stati Uniti hanno minacciato di agire contro lo Swift, il sistema belga che le banche usano per comunicare tra loro sui movimenti di denaro, a meno che non avessero tagliato fuori le banche iraniane. In risposta Germania, Francia e Regno Unito hanno deciso di istituire Instex, l'acronimo di Instrument in Support of Trade Exchanges.

Il sistema, che non è ancora operativo, sarà basato sull'euro, la seconda valuta più utilizzata nel commercio internazionale. Inizialmente consentirà scambi con l'Iran di beni non coperti da nuove sanzioni statunitensi, come i prodotti di consumo e le medicine. È necessario perché le sanzioni statunitensi impediscono le transazioni in dollari con le banche iraniane, anche per le operazioni di vendita di beni non autorizzati. Una volta operativi, i membri di Instex potrebbero estenderlo per coprire qualsiasi commercio con l'Iran.



Blacklist per la tecnologia

L'attacco a Huawei è l'ennesimo chiodo nella bara. La tecnologia digitale è un'industria basata sulla conoscenza e a quest'ultima non piacciono i confini. L'imposizione di una blacklist potrebbe finire per essere devastante per la tecnologia 5G, andando a danneggiare direttamente i consumatori ed i produttori americani. Le aziende tecnologiche americane sono state costrette a non utilizzare i prodotti ed i sistemi di una delle aziende più avanzate e sviluppate al mondo. Dove prima c'era stata una cooperazione reciprocamente vantaggiosa ora ci sono regole basate sulla violenza. Fino a pochi anni fa qualcosa del genere era impensabile e non può essere un bene per lo status del dollaro.



Svalutazione monetaria

L'amministrazione Trump è convinta che i Paesi stranieri traggano beneficio dall'aumento delle esportazioni attraverso la svalutazione della valuta. Questo non è vero. Ma se ci credete, potreste essere tentati di credere anche che svalutare la propria valuta sia una buona strategia commerciale. Questo spiega parzialmente perché l'amministrazione Trump ha chiesto alla FED di adottare una politica monetaria allentata, pensando che ciò aiuterà le esportazioni e invertirà la traiettoria dei flussi commerciali. Il risultato reale è esattamente il contrario: l'indebolimento del dollaro e la contrazione dei mercati disposti a possedere dollari.

Non è una previsione astrusa che l'amministrazione Trump continuerà a lavorare per la svalutazione del dollaro, perseguendo una politica commerciale mercantilista. Tuttavia non è possibile seguire questa strada e aspettarsi che non influenzi lo status del dollaro sulla scena mondiale. Non sorprende se la Reuters scrive che "il dollaro USA rimane la valuta di riserva dominante a livello mondiale, ma le banche centrali di tutto il mondo sembrano continuare a diversificare le loro riserve lontano dal biglietto verde".

Il FMI riferisce che l'ammontare di dollari nelle riserve globali è diminuito per tre trimestri di seguito. Quindici anni fa suddetto ammontare era del 71,5%; oggi è calato al 61,7%. La globalizzazione del commercio è il cambiamento più marcato nell'economia mondiale nell'ultimo quarto di secolo. Se i dirigenti del dollaro cercano invece l'isolamento, la protezione, le sanzioni, le blacklist e la svalutazione, le forze di mercato continueranno a cercare alternative.

Nessuno di questi fattori da solo sarà un innesco, ma tutti e cinque insieme potrebbero rimodellare radicalmente l'ordine monetario globale, lontano dalla centralizzazione del dollaro e verso un mix di zone commerciali basate su strategie extra-dollaro e criptovalute che consentiranno ai mercati di continuare a funzionare nonostante ogni tentativo del governo degli Stati Uniti di controllarli.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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