Bibliografia

lunedì 15 luglio 2019

La follia insita nella formula “I deficit non contano”





di David Stockman


Il Tesoro degli Stati Uniti ha fatto registrare un deficit record di $207 miliardi a maggio e una spesa mensile record di $440 miliardi. Ciò ha portato il disavanzo di 12 mesi a sfiorare i mille miliardi, a $986 miliardi.

Innanzitutto maggio ha fatto segnare il mese #119 dell'attuale espansione economica, a pari merito con la durata del ciclo degli anni '90; ma anche J.M. Keynes si sarebbe rivoltato nella tomba alla luce del grafico qui sotto.

Anche per i keynesiani hardcore di un tempo i deficit fiscali avrebbero dovuto scendere bruscamente alla fine di un ciclo economico, o addirittura andare in eccedenza come nel 1999-2000, e non scoppiando verso il 5% del PIL come è successo ora.


Poi il Wall Street Journal è uscito un articolo in prima pagina intitolato: "Come Washington ha imparato ad amare debiti e deficit". In sintesi, non c'è mai stato un tale autocompiacimento bipartisan sulle finanze pubbliche della nazione in tutta la storia moderna, anche durante gli anni di presidenza da FDR, LBJ e ogni presidente dopo Gerald Ford.


L'articolo del WSJ è un coacervo di non sequitur, fanatismo politico e keynesismo sotto steroidi. Ciò che è più significativo è il fatto che il co-autore sia Jon Hilsenrath, giornalista che da tempo si occupa della FED, eppure non contiene una sola parola sul ruolo delle banche centrali nel promuovere l'abbandono della responsabilità fiscale.

Quindi ecco il colpevole: le banche centrali del mondo hanno espanso i loro bilanci di oltre $22.000 miliardi dall'inizio del secolo, monetizzando il debito pubblico degli Stati Uniti e della maggior parte del mondo attraverso il credito fiat creato dal nulla.

Così il massiccio ordine di "acquisto" da $22.000 miliardi delle banche centrali ha pesato sull'offerta di fondi nel mercato del reddito fisso, spingendo verso l'alto i prezzi delle obbligazioni e sopprimendone i rendimenti.

Il grafico qui sotto lascia poco spazio al dubbio, eppure le banche centrali keynesiane hanno così corrotto sia il discorso finanziario sia i prezzi delle obbligazioni che questa esplosione dei loro bilanci viene sdoganata come qualcosa di fisiologico.

Inoltre l'intero sistema è così impantanato nella fantasia "il debito non conta" (sia pubblico che privato) che otteniamo il grafico qui sotto. Apparentemente nemmeno una delle centinaia di analisti di Wall Street che si occupavano di strategie nei mercati a reddito fisso, è riuscito ad indovinare dove sarebbe andato il rendimento del decennale USA nelle proiezioni di inizio anno.

Cioè, a partire da gennaio erano sostanzialmente ciechi, sordi e muti su ciò che si sarebbe materializzato in soli 180 giorni. E il livello di errore di previsione mostrato di seguito non è dovuto al fatto che la guerra commerciale e le prospettive di crescita globale si siano deteriorate dall'inizio dell'anno.


Ecco perché le chiacchiere di Wall Street sulla debolezza macroeconomica emergente non spiegano il grafico qui sopra.

A parità di condizioni, in un sistema finanziario onesto il mercato obbligazionario potrebbe benissimo avere un prezzo, con rendimenti obbligazionari moderatamente inferiori a fronte di una recessione attesa o effettiva. Il motivo sarebbe la riduzione della domanda, soprattutto da parte di aziende e consumatori.

Ma questo non accade nel mondo di oggi, perché il finanziamento statale esplode durante una recessione; un'esplosione di gran lunga superiore a qualsiasi riduzione della domanda di credito o di debito a lungo termine. E le famiglie sono talmente sotto stress economico/finanziario che l'uso del credito si riduce a malapena.

Ad esempio, durante la crisi finanziaria e la Grande Recessione, il tasso dei prestiti federali è salito da $161 miliardi nell'anno fiscale 2007 a $1.400 miliardi nell'anno 2009. In termini cumulativi, il debito federale totale alla vigilia della crisi nel settembre 2007 era di $5.994 miliardi e nel momento in cui il peggio della recessione era passato, nel settembre 2009, la cifra era di $8.616 miliardi.

Quindi lo Zio Sam da solo ha assorbito $2.622 miliardi di risparmi privati ​​durante quel periodo di due anni. Ma a differenza della teoria, i prestiti alle famiglie e alle imprese non sono scesi.

Infatti i debiti non finanziari delle imprese (societarie e non corporative) sono saliti da $9.845 miliardi nel settembre 2007 a $10.387 miliardi due anni dopo, un salto di $542 miliardi.

Allo stesso modo, il debito totale delle famiglie si è mosso a malapena, nonostante i massicci pignoramenti occorsi durante quel periodo. A settembre 2007 il debito delle famiglie era di $14.030 miliardi e poi è sceso a $13.960 miliardi nel settembre 2009, un calo di $65 miliardi (0,5%).

In sintesi, la domanda di fondi del Tesoro degli Stati Uniti è aumentata di $2.620 miliardi durante il periodo recessivo 2007-2009, ma anche la domanda di famiglie ed imprese è aumentata di $474 miliardi.

Non vi è stato alcun indebolimento nella domanda di prestiti, il che significa che la teoria che la domanda privata di prestiti scende durante una recessione è smentita dai fatti dell'ultimo periodo di recessione.

Qualunque possa essere stato il caso negli anni '60 e '70, non è più rilevante. Questo perché l'economia americana è ora tumulata sotto $72.000 miliardi tra debito pubblico e privato.

Di conseguenza le famiglie non hanno affatto affrontato un percorso di deleveraging sin dalla crisi del 2008-2009, con un debito totale che ora registra un valore record di $15.700 miliardi e il debito delle imprese è cresciuto del 58% a $15.600 miliardi.

Quindi perché gli analisti erano così lontani quando da sei mesi a questa parte hanno analizzato i rendimenti dei bond? E perché il rendimento decennale è crollato dal 3,24% l'8 novembre scorso a solo il 2,096% alla chiusura di oggi?


Si tratta di un enorme calo del 35% a fronte di un lieve ribasso delle prospettive economiche. E si sta verificando in condizioni finanziarie che non sono migliorate affatto rispetto all'ultima recessione, quando non vi è stato alcun calo del debito del settore privato.

Detto in modo diverso, se il mercato obbligazionario sta scontando una recessione imminente nelle attuali condizioni finanziarie, i rendimenti dovrebbero salire in quanto i finanziamenti federali sicuramente salirebbero e la domanda privata è praticamente garantito che rimarrebbe costante come già accaduto nel 2007-2009.

Inutile dire che tutte le cose non vanno mai nel verso giusto e il mercato obbligazionario non sta scontando nessuno dei fatti citati sopra.

Ciò che sta scontando sono la FED e le altre banche centrali, e ora sta anticipando un flusso biblico di nuova liquidità che dovrebbe monetizzare i deficit federali che emergeranno durante la prossima recessione; e questo senza contare il debito non finanziario delle imprese e delle famiglie.

Ma ecco il punto: l'ipotesi che i livelli indefiniti e virtualmente infiniti del debito pubblico possano essere monetizzati, non può essere vera; né può essere vera l'ipotesi che il rendimento reale del decennale possa rimanere praticamente pari a zero nel futuro prossimo senza conseguenze sgradevoli.

Dopotutto, ciò equivarrebbe ad un pasto gratuito senza precedenti: nessuno deve risparmiare o posticipare i propri desideri nel settore privato perché le banche centrali possono sempre stampare abbastanza denaro fiat per monetizzare il debito pubblico e mantenere i tassi d'interesse bassi.

La verità è che la massiccia monetizzazione del debito da parte della banca centrale ha essenzialmente eliminato una gestione fiscale responsabile, come sottolineato dall'articolo del Wall Street Journal, ma così facendo sta anche spingendo il sistema verso una resa dei conti epocale.

Tra l'altro questo può essere visto nel grafico qui sotto, il quale tiene traccia dei risparmi nazionali netti. Tra le varie misure del risparmio, questa è la più importante perché sottrae i massicci e cronici "risparmi" del settore pubblico (ossia i deficit) dal livello dei risparmi positivi generati dalle famiglie e dalle aziende.

Suddetto grafico ci mostra quindi cosa rimane per l'investimento netto nel settore privato e la risposta attuale è "non molto". Infatti il risparmio nazionale netto nel primo trimestre del 2019 era di appena $506 miliardi a tasso annuo.

Questa cifra è inferiore del 26% ai $681 miliardi registrati nel primo trimestre del 1999. Ed è anche in dollari nominali!

Aggiustato all'aumento del 46% del deflatore del PIL sin dal 1999, il livello di risparmio nazionale netto attuale si attesta a $340 miliardi (1999 $), o il 50% in meno rispetto a quanto era esattamente 20 anni fa.

In una parola, i tassi artificialmente soppressi delle obbligazioni, generati dalla massiccia monetizzazione del debito da parte della banca centrale, hanno alimentato la folle convinzione che il debito pubblico sia benevolo e che deficit da migliaia di miliardi di dollari al picco del ciclo economico siano salutari.

In verità, hanno portato ad una metastasi finanziaria sotto la superficie: l'America ha consumato il suo grano (risparmi privati) per finanziare la baldoria fiscale più irresponsabile nella storia. Il debito pubblico è passato da $5.500 miliardi a $22.000 miliardi durante gli ultimi 20 anni, e tra 10 anni il debito pubblico sarà di $42.000 miliardi, o quasi 8 volte più alto.

Detto in modo diverso, oggi mentre l'economia lotta per crescere dopo l'espansione commerciale più lunga e più debole di sempre, l'economia privata ha il 50% in meno in termini reali per investire in produttività e crescita futura rispetto a due decenni fa... e questo sta accadendo nel peggior momento della storia.

Cioè, alla vigilia dello tsunami di pensionamenti dei Baby Boomer che raggiungerà 11.600 unità al giorno entro il 2022 e 80 milioni di beneficiari di previdenza sociale/Medicare entro la fine del 2020.


Quel che è peggio è che i banchieri centrali ed i loro apologeti keynesiani, che sono responsabili di questa catastrofe, sono diventati dei negazionisti del debito, sostenendo che ci sono molti risparmi in altre parti del mondo per coprire il buco fiscale americano. O perlomeno così dice William Dudley, capo della FED di New York e plenipotenziario di Goldman Sachs presso la banca centrale.

Quello che sta suggerendo è che le persone prudenti nel resto del mondo non hanno seguito il modello statunitense e hanno aumentato i loro tassi di risparmio; e, ancora una volta, saranno felici di inviare i loro sudati risparmi negli Stati Uniti per guadagnare una miseria al netto dell'inflazione e del rischio valutario.

In realtà, è ancora più ridicolo. Dopo gli aggiustamenti riguardo il costo delle coperture valutarie, la signora Watanabe in Giappone otterrebbe un rendimento negativo sul decennale USA in base al 2.096% di oggi.

Forse il popolo giapponese sta ancora facendo segretamente ammenda per la seconda guerra mondiale. Sarebbe una spiegazione tanto valida quanto qualsiasi altra, se non fosse che l'intero mercato globale del reddito fisso è in crisi a causa delle follie monetarie delle banche centrali.

Infatti ora siamo vicini ad un massimo storico di debito a rendimento negativo: $11.000 miliardi su base mondiale. Quindi da qualche parte sul pianeta ci deve essere una specie di enorme riserva di risparmi per aiutare i governi del mondo a sbarcare il lunario.


Tranne che non c'è. Il presunto eccesso di risparmio è stato inventato da Bernanke e B-Dud (Bill Dudley) ed è una una delle tante Grandi Menzogne. La maggior parte delle economie del mondo sviluppato ha fatto registrare un calo del tasso di risparmio nazionale netto, esattamente come negli Stati Uniti.

Rispetto al PIL si è diretto verso sud per decenni, e ora si attesta a poco meno di un quarto del livello che ha prevalso durante i periodi di crescita degli anni '60.


Nel caso del Giappone, ad esempio, il tasso di risparmio netto delle famiglie è crollato dal 12-14% del reddito disponibile negli anni '80 ad appena il 2,0% di oggi. L'immagine qui sotto non suggerisce che la colonia di pensionati più grande del mondo abbia un risparmio di denaro.


O prendete il caso dell'Australia. Solo dal 2008 il tasso di risparmio delle famiglie è sceso di oltre il 50%.


Per quanto riguarda le principali economie europee, la storia è la stessa. Dalla metà degli anni '80 il tasso di risparmio nel Regno Unito (linea rossa) e in Italia (linea verde scuro) è praticamente scomparso. Allo stesso modo, nel caso della Francia (linea verde chiaro) e della Germania (linea gialla), i tassi di risparmio sono diminuiti costantemente, anche se non così rapidamente come nei primi due casi.


Quindi da dove dovrebbero saltare fuori tutti i presunti risparmi in eccesso?

Dallo Schema Rosso di Ponzi ovviamente!

Ma anche qui c'è il trucco (statistico) a causa delle ipotesi keynesiane incorporate nei conti nazionali dei redditi e dei prodotti (NIPA). A partire dalla fine degli anni '90 il debito totale della Cina è esploso da $2.000 miliardi a $40.000 miliardi, e questo enorme salto è stato riciclato nell'economia per finanziare i suoi investimenti nelle infrastrutture pubbliche e nell'industria privata.

Tutto il nuovo debito ha alimentato il reddito salariale ed il reddito aziendale. Ma, ahimè, non vi è stata alcuna compensazione nei conti NIPA per la passività permanente che ha incluso queste voci nel PIL.

Un eccesso di risparmio, se ci credete...
Sfortunatamente i politici di Washington e gli scommettitori di Wall Street apparentemente ci credono per davvero.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. Un rinnovato "taglio" di alcuni punti base da parte della FED non cambierà il fatto che ormai Wall Street è overbought) e Main Street non si è affatto ripresa dalla sbornia post-2008. E mentre il rallentamento diventa più evidente, i pianificatori centrali diventeranno più disperati. Passeranno dall'inflazione monetaria all'inflazione fiscale. Cioè, si allontaneranno dall'Eccles Building e inonderanno la "palude" di Washington.

    I candidati democratici stanno già spingendo per questo esito: cancellazione dei prestiti agli studenti, più spese per le infrastrutture, una nuova agenda verde, "patriottismo economico", ecc. E state pur certi che Trump li zittirà con investimenti improduttivi tutti suoi, solo più grandi.

    In altre parole, l'inflazione passerà da Wall Street a Main Street, dall'economia finanziaria all'economia dei consumi. Invece di gonfiare i prezzi delle azioni, gonfierà i prezzi al consumo.

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  2. Blog interessante! fantastico articolo.

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