martedì 23 luglio 2019
Il rinnovato attacco della BCE al libero mercato
di Thorsten Polleit
Dal marzo 2016 il tasso d'interesse di riferimento della Banca Centrale Europea (BCE) è pari a zero e dal giugno 2014 il tasso d'interesse della BCE sui depositi è -0,40%. Ciò significa che le banche dell'area Euro sono soggette ad una commissione sulle riserve in eccesso detenute presso la banca centrale. L'abbassamento senza precedenti dei tassi d'interesse è stato accompagnato da un enorme programma di acquisto di obbligazioni (attraverso il quale la base monetaria è aumentata di circa €2.800 miliardi) e alle banche dell'area Euro è stato offerto anche ulteriore credito a scadenza a tassi d'interesse più favorevoli.
Il 18 giugno 2019 il presidente della BCE, Mario Draghi, ha indicato che un nuovo round di quantitative easing è dietro l'angolo. Considerato il parere espresso dalla Federal Reserve riguardo il quantitative easing nei prossimi mesi, ci si può aspettare che il Consiglio direttivo della BCE si senta incoraggiato a portare avanti il suo piano. Gli osservatori keynesiani sono sicuramente pronti ad applaudire. Pensano che abbassando i tassi d'interesse, portandoli anche in territorio negativo, le economie della zona Euro potrebbero ottenere un vantaggio, oltre alla produzione e all'occupazione. Questo, tuttavia, è un grave errore.
Una buona comprensione del fenomeno dei tassi d'interesse ci mostra che il tentativo della BCE di spingerli a livelli sempre più bassi e, infine, in territorio negativo, è altamente distruttivo. L'intromissione della BCE nei mercati del credito spinge il tasso d'interesse al di sotto del livello che sarebbe prevalso se si fosse astenuta dall'intervenire. Il tasso d'interesse abbassato artificialmente innesca un boom, ma solo perché distorce il consumo, il risparmio e le decisioni d'investimento delle persone. Ciò, a sua volta, porta ad una cattiva allocazione delle risorse scarse e il boom iniziale finirà per concludersi in un bust.
La BCE sembra intenzionata a spingere a zero, o sotto lo zero, i rendimenti di tutti i titoli di stato dell'area Euro, orientando verso il basso le aspettative future degli investitori nei confronti dei tassi d'interesse. Ad esempio, i decennali tedeschi hanno un rendimento del -0,32%; li biennali del -0,76%; e dopo che Draghi ha fatto le sue osservazioni, il rendimento dei decennali del governo francese è diventato negativo per la prima volta in assoluto. In altre parole: la BCE sembra pronta ad armare il mercato dei capitali per fornire ai governi dell'area Euro l'opportunità di finanziarsi a tassi negativi. La "nuova realtà del mercato creditizio nell'area Euro" è che i creditori dovranno pagare quando concederanno prestiti a mutuatari pubblici.
La sound theory riguardo i tassi d'interesse ci informa che la politica monetaria della BCE è in realtà un attacco diretto a ciò che resta del sistema economico di libero mercato. Per capirlo bisogna rendersi conto che la preferenza temporale delle persone è sempre positiva. Preferenza temporale significa che le persone valutano di più un bene presente rispetto ad uno futuro (della stessa qualità). La manifestazione della preferenza temporale delle persone è il tasso d'interesse originario. Rappresenta lo sconto sul valore dei beni futuri rispetto ai beni presenti. Come la preferenza temporale, tale tasso non può scendere a zero.
Questa è una necessità (prasseo)logica, è una categoria della logica dell'azione umana. Non si può contraddire l'affermazione "la preferenza temporale ed il tasso d'interesse originario sono sempre positivi" senza cadere in una contraddizione logica. Detto questo, ora si può facilmente immaginare che cosa succederebbe se la BCE spingesse a zero o in negativo tutti i tassi d'interesse e alla fine tutti i rendimenti degli investimenti, mentre il tasso d'interesse originario delle persone rimane positivo: significherebbe che le persone smettono di risparmiare ed investire e consumerebbero le loro entrate. In altre parole: consumo di capitale, crollo della divisione del lavoro, ritorno ad un'economia primitiva; e la campana a morto per milioni e milioni di persone.
Sfortunatamente tale allarmismo è giustificato: molto probabilmente la BCE non limiterà i suoi sforzi per ridurre i rendimenti sui titoli di stato dell'area Euro. Può anche riprendere a comprare debito societario e sostituire il finanziamento del mercato finanziario delle banche con linee di credito diretto (tramite "TLTRO"). Con il calo di tutti questi rendimenti, gli investitori cercheranno sempre più asset con rendimenti decenti. Si riverseranno, per esempio, su azioni, case ed immobili, comprimendo così i rendimenti futuri di questi asset e spingendoli verso i livelli artificialmente soppressi della BCE. Il punto estremo di tutto questo è la distruzione di tutti i rendimenti positivi, e questo segnerà la fine del libero mercato come lo conosciamo oggi. Ma andrà davvero così male?
Si può sperare di no. Solo una sound theory economica ci fornisce una chiara comprensione del fatto che la politica monetaria della BCE rappresenta un danno; e che purtroppo non vi è alcuna indicazione che la BCE possa abbandonare la sua politica devastante. La perdita del sistema di libero mercato sarebbe un prezzo terribile che le persone saranno costrette a pagare per sostenere l'euro. È giunto il momento di difendere coloro che desiderano davvero preservare il sistema di libero mercato e quindi la libertà in Europa.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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L'uso del leverage (denaro preso in prestito) per stimolare la spesa oggi deve, per definizione, ridurre il consumo in futuro e in sostanza il debito non è altro che consumo futuro eliminato. Gli economisti keynesiani sostengono che portare abbastanza consumo futuro nel presente serva a stimolare una crescita positiva. Il leverage serve quindi a compensare gli alti e bassi. Questo ha una certa logica ed è per questo che è una credenza così diffusa.
RispondiEliminaKeynes sosteneva che il denaro preso in prestito per alleviare la recessione dovrebbe essere rimborsato nel momento in cui sarebbe entrata in gioco la crescita. Keynes non credeva nello stimolo fiscale senza fine che invece viene incoraggiato oggi dai suoi discepoli, ma questo è il suo retaggio avendo aperto le porte dell'inferno con le sue idiozie atte a giustificare l'azzardo morale.
In secondo luogo, come è stato ben documentato da Ken Rogoff e Carmen Reinhart, arriva un punto in cui troppo leverage diventa distruttivo. Non c'è un modo esatto per saperlo, ma arriva quando i creditori, in genere nel settore privato, decidono che i mutuatari (privati o statali) potrebbero avere qualche difficoltà a ripagare e iniziano a chiedere tassi d'interesse più alti per compensare i loro rischi.
Un'economia overleveraged non può permettersi tassi più alti e ne consegue una contrazione economica. A volte è grave, a volte può essere assorbita. Quando è accompagnata dallo scoppio di una bolla, è particolarmente disastrosa e può richiedere un decennio o più per uscirne, come il mondo sta scoprendo ora.
Ogni grande "miracolo economico" dalla fine della seconda guerra mondiale è stato il risultato del leverage. Spesso è stato accompagnata da politiche fiscali e monetarie "stimolanti". Ogni singolo "miracolo" è finito in lacrime e questa volta non sarà diverso. I primi segnali evidenti della malattia li vediamo proprio nel mercato dei prestiti leveraged e in secondo luogo nel mercato obbligazionario più ampio dove i titoli junk hanno rendimenti negativi (il che significa consumano ricchezza), il motivo per cui l'oggetto inamovibile (preferenze temporali individuali) si scontrerà con l'oggetto lanciato a tutta velocità (economia stimolata artificialmente).