giovedì 25 luglio 2019

Il perdurare della stagnazione giapponese è nascosta dalle statistiche ufficiali





di Taiki Murai & Gunter Schnabl


Il recente riavvicinamento della Banca Centrale Europea verso politiche monetarie ultra-espansive ha riacceso il dibattito sulla potenziale "giapponificazione" dell'Europa. Lo scenario giapponese è cupo: dopo lo scoppio della bolla azionaria nei primi anni '90, la crescita è stata stagnante, i livelli salariali sono diminuiti e un numero crescente di persone è stato costretto a lavorare in condizioni precarie. La cosiddetta Abenomics, un immenso programma di spesa keynesiano finanziato dalla banca centrale, non è riuscito a far ripartire l'economia malata. Invece le statistiche sono interpretate e progettate in modo fantasioso.

Fig. 1: PIL pro-capite basato sulla popolazione in età lavorativa e impiegata

Paul Krugman (2014) ha sostenuto che l'avanzamento del PIL reale pro-capite in Giappone dall'inizio degli anni '90 non differisce da quello degli Stati Uniti e dell'area Euro. È arrivato a questa conclusione usando la popolazione in età lavorativa come denominatore per il calcolo del PIL pro-capite. In Giappone, a causa dei bassi tassi di natalità e della bassa immigrazione, il numero di persone tra i 15 ed i 64 anni è stato in rapido calo. Pertanto il PIL reale per popolazione in età lavorativa (cioè tra 15 e 64 anni) è aumentato in modo significativo (Figura 1). Molti commentatori ora seguono questo metodo di calcolo, mettendo così in buona luce la politica economica giapponese. Tuttavia i tre decenni perduti del Giappone hanno costretto, in particolare le donne ed i pensionati, ad entrare o rimanere nel mercato del lavoro per mantenere il proprio tenore di vita e quello delle loro famiglie. Il risultato è che il PIL per persona occupata ha ristagnato sin dal 1990 (Figura 1), indicando una bassa crescita della produttività. E come ben sappiamo, gli aumenti della produttività sono il prerequisito per aumenti dei salari reali.

Fig. 2: Livello del salario reale e numero di occupati in Giappone

Più di recente ha imperversato un dibattito sull'andamento del salario reale giapponese. La questione ha attirato l'attenzione a livello nazionale, perché il livello dei salari reali è in calo rispetto alla crisi finanziaria giapponese del 1998 (Figura 2). Nel 2004 il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare aveva rimosso i due terzi delle grandi imprese a Tokyo dalle statistiche del mercato del lavoro. Poiché il livello dei salari è più alto a Tokyo rispetto ad altre parti del Paese, le statistiche connesse a questo parametro sono diminuite sostanzialmente. Come effetto collaterale positivo, il governo giapponese ha risparmiato le spese per la previdenza sociale, pagate a coloro che hanno un reddito personale significativamente inferiore al salario medio.

Questa distorsione statistica, in conflitto con le disposizioni legali del Giappone per le statistiche, è stata corretta segretamente nel 2018. Ciò ha causato un aumento sostanziale dello 0,6% del livello dei salari reali. Il primo ministro Shinzo Abe ha elogiato gli aumenti dei salari reali come prova del successo della sua Abenomics (2018). In tutto il mondo è stata acclamata un'impressionante ripresa dell'economia giapponese (si veda, ad esempio, Reuters 2018). Ma quando un membro dello staff del Ministero ha rivelato per caso le ragioni, l'opposizione giapponese ha lanciato un dibattito controverso sulla credibilità delle statistiche giapponesi. Infine il Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare ha corretto al ribasso l'aumento dei salari reali per il 2018, allo 0,2%, mentre l'opposizione segnalava che i salari reali fossero ancora in calo del -0,5%.

Per contenere il danno alla reputazione del governo giapponese, il primo ministro Abe ha annunciato che sarebbero stati versati i benefici sociali non retribuiti (circa mezzo miliardo di dollari). Tuttavia la reputazione degli uffici statistici giapponesi e dell'amministrazione ministeriale, precedentemente molto rispettata, ne ha sofferto. Fumio Hayashi, presidente dell'associazione economica giapponese (2019), ha espresso in una lettera aperta al governo la preoccupazione sulla credibilità del Paese, definendola compromessa.

Se questo aiuterà, nessuno lo può sapere. Il design creativo delle statistiche non può risolvere la crisi persistente. Il nocciolo del problema sta in una politica economica fuorviata che zombizza l'economia giapponese e indebolisce la prosperità. Servirebbero solide finanze pubbliche e una politica monetaria orientata alla stabilità, in modo da rafforzare le dinamiche di crescita del Giappone. Solo così il Paese potrebbe diventare un modello di comportamento positivo per gli stati membri dell'Unione Monetaria Europea e la Banca Centrale Europea.


Riferimenti:

Japanese Economic Association (2019): 「毎月勤労統計」をめぐる問題に関する日本経済学会理事会からの声明 [A Statement from the Board of Directors of the Japan Economic Association on the Issue of "Monthly Labor Statistics”], 29 gennaio 2019.

Krugman, Paul (2014): Notes on Japan, New York Times, 28 ottobre 2014.

Prime Minister of Japan and His Cabinet (2019): 経済3団体共催2019年新年祝賀パーティー [2019 New Year Party Jointly Hosted by the Three Economic Associations], 1 gennaio 2019.

Reuters (2018): Japan Wage Growth Hits 21-year High, Signals Pickup in Household Spending, 7 agosto 2018.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. Guardando i grafici allegati a questo tweet, possiamo dire a cuor leggero che tutti i tipi di stimolo, fiscale e monetario, non sono altro che delle frodi. Ci suggeriscono che c'è più domanda (denaro) in giro di quanto ce ne sia in realtà e ingannano le persone, facendole fare cose che non dovrebbero fare: i consumatori spendono oltre le loro capacità, vengono prodotte cose che nessuno vuole in realtà e gli investitori comprano azioni i cui prezzi sono fasulli.

    A seconda di come finisca nell'economia più ampia, questa inflazione della massa monetaria provoca reazioni eccessive e avverse che possono essere facilmente scambiate per una crescita reale: più spesa per i consumatori, più espansione aziendale, più prezzi alti delle azioni. Ma è tutta una illusione e man mano che si espande, l'economia diventa sempre più debole, sempre più dipendente dall'inflazione ed i pianificatori centrali devono raccontare frottole sempre più grandi per evitare che il castello di carte cada rovinosamente a terra.

    Ma come possiamo vedere gli indicatori chiave (salari, crescita del PIL, vendite finali) sono tutti rimasti al palo. Soprattutto la produzione industriale, che nonostante tutto lo stimolo finora scaraventato nei mercati finanziari, non è nemmeno ritornata ai livelli pre-crisi. Non solo ma segni evidenti di una nuova flessione li possiamo ritrovare nelle difficoltà affrontate dal settore dei trasporti che sin dall'inizio dell'anno perde sangue.

    Le azioni sono salite di prezzo, ma tali prezzi gonfiati non sono la stessa cosa della ricchezza reale. In primo luogo, il mercato azionario potrebbe scendere della metà domani e... puff!... Migliaia di miliardi di questa finta ricchezza svanirebbero nel nulla. Ancora più importante, questa finta ricchezza sta soppiantando quella reale. Il denaro a breve termine e a basso costo delle banche centrali viene speso per trucchi economici; la costruzione della ricchezza a lungo termine è stata abbandonata. La cosa grave è che il capitale sta venendo consumato, non più accumulato.

    La società è stata spinta a pensare solo ed esclusivamente al breve termine, con tutte le storture che ne derivano. L'innalzamento artificiale delle preferenze individuali funziona come una pistola puntata alla tempia: spinge gli attori di mercato dove non vorrebbero andare. Ecco che si creano fratture al loro interno, conflitti, risentimento. L'abbassamento artificiale dei tassi d'interesse è il peggior veleno che esista in natura, perché si insinua subdolamente negli scambi di informazione più importanti di tutti: le transazioni in denaro.

    Manipolando la natura di queste informazioni, la decodifica che gli individui danno delle informazioni che ricevono è fasulla. E questo a catena distorce ogni aspetto della vita. Non si tratta solo degli aspetti economici, ma l'abbassamento artificiale dei tassi d'interesse da parte delle banche centrali va a spiegare tutti quei problemi sociali di cui soffriamo oggi giorno. In particolar modo, il conflitto tra gli esseri umani perché la guerra e la battaglia sono i modi in cui il breve termine esige la soddisfazione dei propri desideri. in caso di attesa, l'occasione svanisce e non si presenterà più.

    Una bassa preferenza temporale, invece, stimola il risparmio, la ponderazione, la valutazione attenta e la cooperazione. È il motivo per cui il ritorno del sound money è essenziale in questa era economica turbolenta: Bitcoin. È necessario fare ordine e pulizia, cosa che solo il libero mercato può fare. I membri del Congresso USA McHenry e McCarthy l'hanno capito e devono fare i conti con la fine della strada per le manipolazioni: rendimenti decrescenti. Se sono furbi agiranno come agì il presidente Harding nel 1921. Altrimenti seguiranno la via di Libra, dimostrando per l'ennesima volta come anche gli spacciatori di illusioni finiscono per auto-illudersi credendo alle loro stesse menzogne.

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