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martedì 16 luglio 2019

Due anni dopo che Trump è uscito dagli Accordi di Parigi, è comprovato che fossero una farsa





di Robert P. Murphy


Due anni fa il presidente Trump ha annunciato che avrebbe iniziato il processo formale di ritiro degli Stati Uniti dagli Accordi sul Clima di Parigi. A quel tempo i media e gli allarmisti sono andati nel panico: per esempio, il famoso fisico Stephen Hawking diceva che l'azione di Trump avrebbe spinto la Terra "sull'orlo del baratro". Eppure, come mostrerò in questo articolo, gli Accordi di Parigi si sono dimostrati una farsa; non risolvono affatto il "problema" del clima, nemmeno secondo i termini degli allarmisti. Se si pensa che il cambiamento climatico sia un problema secondario, o una vera crisi, in entrambi i casi l'azione di Trump dovrebbe essere accolta favorevolmente. Il ritiro di Trump ha permesso agli scienziati e agli altri di pensare ad approcci alternativi piuttosto che ad un controllo politico coordinato a livello globale sull'energia e sui trasporti.



Gli Accordi di Parigi sarebbero stati un “fallimento” anche in base ai loro stessi termini

Il punto più importante da sottolineare è che gli Accordi di Parigi non avrebbero liberato l'umanità dalla piaga del cambiamento climatico, se proprio volessimo adottare la retorica allarmistica per amor di discussione. Dal sito ClimateActionTracker.org ecco l'ultima stima riguardo gli impegni di Parigi e il livello implicito del riscaldamento globale fino all'anno 2100:


Come mostra l'immagine, anche se tutti i Paesi (compresi gli Stati Uniti, che tecnicamente ancora fanno parte dell'accordo) rispetteranno le promesse di Parigi, si prevede che il riscaldamento raggiunga i 3,0° celsius, ben oltre i livelli "sicuri" di 1,5° o al massimo 2,0°, che sono gli obiettivi che ormai vanno di moda.

Quel che è peggio, l'immagine ci mostra anche che le politiche attuali produrranno un riscaldamento previsto di 3,3° celsius, perché è più facile promettere che fare qualcosa.

Ricordate che ad aprile 2017 David Roberts diceva su Vox che nessun Paese sulla Terra stava prendendo sul serio l'obiettivo popolare dei 2° celsius. Notate che questo accadeva prima che Trump facesse il suo annuncio.

Per queste ragioni non dovremmo prendere sul serio la tesi secondo cui Parigi avrebbe funzionato alla grande ma Donald Trump ha rovinato tutto. (Rob Bradley smantella pazientemente questa tesi in particolare.)



Le promesse vuote sono una caratteristica, non un caso isolato

I sostenitori degli Accordi di Parigi respingerebbero le mie critiche di cui sopra, sostenendo che una volta stabilito il quadro di base di un accordo globale, allora potremo ottenere una seria riduzione delle emissioni.

Eppure questo è solo un ottimismo ingiustificato. L'unica ragione per cui molti Paesi hanno sottoscritto Parigi è che gli impegni non erano vincolanti, e al di là di ciò, in molti casi gli impegni erano praticamente privi di significato.

Ad esempio, Oren Cass nel 2015 ha spiegato che i "contributi nazionali previsti" (INDC) dell'India e della Cina erano meno ambiziosi di quelli che sarebbero stati stanziati in condizioni normali. In altre parole, le "offerte" iniziali dell'India e della Cina per quello che potevano fare per aiutare nella lotta contro il cambiamento climatico, non comportavano alcun sacrificio effettivo poiché è normale che i Paesi riducano nel tempo le proprie emissioni per unità di PIL.

Ancora più esilarante, in un articolo del 2017 Cass ha citato l'impegno del Pakistan, che "si è impegnato a ridurre le sue emissioni dopo aver raggiunto i massimi livelli nella misura concessa". Se ci pensate, ogni Paese potrebbe tranquillamente fare una tale promessa: una volta che le emissioni raggiungono il loro picco, non potrebbero far altro che scendere poi. Ecco perché il livello di picco sarebbe un picco.

Questa non è una coincidenza. L'unico modo per convincere tutti i governi del mondo a firmare Parigi era che ognuno di loro si rendesse conto che in realtà non erano in pericolo. (Per inciso, la ragione per cui sono gli Accordi di Parigi e non il Trattato di Parigi è che i sottoscrittori non volevano che il Senato degli Stati Uniti durante gli anni di Obama lo respingessero, come accaduto per il Protocollo di Kyoto durante l'amministrazione di Bill Clinton. Questa non una mia teoria, i sostenitori di un intervento statale sul clima dicono la stessa cosa).

Per questo motivo i fan degli Accordi di Parigi li citano come un solido quadro politico con cui "fare sul serio" riguardo la riduzione delle emissioni. La quasi unanimità dell'accordo sarebbe crollata una volta che i singoli Paesi avrebbero dovuto sacrificare la loro crescita economica. Basta guardare ai battibecchi e al caos mentre sempre più governi sperimentano reazioni negative da parte degli elettori contro le restrizioni sull'energia convenzionale. Ecco come a dicembre un articolo del New York Times ha spiegato la situazione:
Ad agosto [2018] in Australia uno sforzo per la transizione dal carbone [...] ha portato alla cacciata del primo ministro. Il politico che gli è succeduto, Scott Morrison, si è guadagnato i favori dell'industria portando un pezzo di carbone in Parlamento.

A novembre i brasiliani hanno eletto Jair Bolsonaro, che si era impegnato a promuovere interessi agro-alimentari nella foresta amazzonica [...].

In Polonia, Paese ospitante gli ultimi colloqui delle Nazioni Unite, il presidente di destra, Andrzej Duda, ha aperto i negoziati affermando che il suo Paese non ha intenzione di abbandonare il carbone.

[...] Le emissioni in Cina sono cresciute negli ultimi due anni, segnalando la difficoltà di spostare il Paese lontano dalla sua economia industriale dipendente dal carbone. La Germania sta trovando difficoltoso allontanarsi dalla lignite a causa dell'opposizione politica nell'est del Pese ricco di carbone. Il presidente francese, Emmanuel Macron, affronta disordini in patria a causa del carico fiscale che la gente della classe operaia reputa ingiusto.

Come indicano gli esempi sopra, e non citano l'azione sul clima anche in Canada, tutto questo non è certo colpa di Donald Trump. In tutto il mondo le persone stanno diventando irrequiete e alla fine dicono "basta" alle "soluzioni" tecnocratiche che fanno salire i prezzi dell'energia senza nemmeno risolvere il presunto problema dei cambiamenti climatici.



Conclusione

Il presidente Trump ha proseguito la sua campagna elettorale promettendo di ridurre i regolamenti controproducenti sull'energia, molto più di quanto la maggior parte di noi pensasse sarebbe stato politicamente fattibile. Gli Accordi di Parigi non hanno mai avuto la possibilità di intaccare seriamente le emissioni globali e sono stati un veicolo per ridistribuire la ricchezza, per un ammontare di migliaia di miliardi di dollari, come ho spiegato qui diversi anni fa.

Dal momento che anche i più ardenti attivisti ambientali ammettono che gli Accordi di Parigi non si sono nemmeno avvicinati a "risolvere" il problema dei cambiamenti climatici, dovrebbero ringraziare Trump per essere stato il primo ad annunciare che non funzionavano e porre fine a questa farsa.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


1 commento:

  1. https://www.miglioverde.eu/clima-tutti-han-firmato-gli-accordi-parigi-perche-non-valevano-nulla/
    GIA' TRADOTTO

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