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mercoledì 26 giugno 2019
Tassi d'interesse, preferenza temporale e oro
di Alasdair Macleod
Esiste una convinzione diffusa che i tassi d'interesse rappresentino il costo del denaro preso in prestito. In un certo senso è vero, ma i pianificatori monetari centrali non indagano oltre. I banchieri centrali affermano quindi che se si riduce il costo del prestito, vale a dire il tasso d'interesse, la domanda di credito e l'impiego di tale credito nell'economia porta naturalmente ad un aumento del PIL. Ogni pianificatore centrale sogna una crescita costante del PIL e cerca di ottenerlo riducendo il costo del prestito.
L'origine di questo approccio è matematica. William Stanley Jevons nel suo The Theory of Political Economy, pubblicato per la prima volta nel 1871, fu uno dei tre scopritori della teoria dell'utilità marginale e si convinse che la matematica era la chiave per collegare i diversi elementi della scienza politica in un soggetto unificato. Per lui era naturale trattare i tassi d'interesse come un sintomo della domanda e dell'offerta di denaro quando passa da una mano all'altra con la promessa di un rimborso futuro.
Un altro degli scopritori della teoria dell'utilità marginale fu l'austriaco Carl Menger, il quale spiegò che i prezzi erano soggettivi ed avevano origine dalle menti di coloro che erano coinvolti in uno scambio. Sosteneva che fossero fondamentalmente una scelta umana e quindi non potessero essere previsti matematicamente. Ciò indebolisce l'assunto secondo cui l'interesse rappresenta semplicemente il costo del denaro, il che suggerisce che sia coinvolto un qualche tipo di elemento umano, separato dal puro costo. Eugen von Böhm-Bawerk, che seguì le orme di Menger, considerò la questione da un punto di vista più capitalistico: il denaro di un risparmiatore, che altrimenti non ha vita, era in grado di far guadagnare a suddetto risparmiatore una certa offerta di beni attraverso gli interessi guadagnati su di esso.
Böhm-Bawerk confermò che l'interesse produceva un reddito per il capitalista ed era un costo per l'imprenditore mutuatario, ma d'accordo con il suo mentore diceva anche che fosse un elemento della preferenza temporale, la differenza di valore tra possedere denaro oggi rispetto alla promessa di possederlo in una data futura. Il modo più semplice per capirlo è che i risparmiatori sono guidati principalmente dalle preferenze temporali, mentre i mutuatari sono guidati principalmente dal costo. Ecco perché i mutuatari devono aumentare i tassi d'interesse per persuadere i risparmiatori a prestare i loro fondi (la spiegazione del Paradosso di Gibson).
A quei tempi il denaro era l'oro e le valute erano sostituti dell'oro, cioè erano liberamente convertibili in oro. Il metallo giallo era il mezzo attraverso il quale i produttori trasformavano i frutti del loro lavoro in beni e servizi di cui avevano bisogno e che desideravano. Il suo ruolo era puramente temporaneo. Gli esseri umani valutavano l'oro come una merce speciale (denaro), ma come merce, il suo effettivo possesso valeva più di una semplice rivendicazione in futuro. Attribuiscono la stessa preferenza temporale alla valuta fiat? Per scoprirlo dobbiamo esplorare la natura della preferenza temporale come concetto.
Preferenza temporale nell'economia classica
La preferenza temporale è semplicemente il desiderio di possedere beni adesso piuttosto che dopo. Questo perché tutti preferiscono la proprietà immediata alla promessa di proprietà futura. Pertanto il valore futuro del possesso di un bene deve essere integrato con uno sconto rispetto al possesso effettivo, e più avanti nel futuro si materializzerà la proprietà effettiva, maggiore sarà lo sconto. Questa è la preferenza temporale. Ma invece di prezzare la preferenza temporale come se si trattasse di un bond con coupon a zero, lo trasformiamo nell'equivalente di un interesse annualizzato.
Ovviamente la preferenza temporale si applica principalmente ai prestiti per finanziare la produzione, che richiedono tempo tra l'inizio e la consegna. Il denaro preso in prestito deve coprire parzialmente o interamente le materie prime e tutti i costi necessari per realizzare un articolo finito e il tempo necessario per consegnarlo ad un utente finale. Un imprenditore deve rinunciare a parte del suo consumo presente se vuole investire nella propria produzione, e l'allocazione che fa delle sue risorse presenti a tal fine è governata in parte dalla preferenza temporale e dal profitto che anticipa. Se il suo processo di produzione richiede molto tempo tra l'investimento e la vendita di un prodotto finito, il suo sacrificio del consumo presente sarà proporzionalmente più lungo, quindi deve valerne la pena.
Il modo più semplice per isolare la preferenza temporale è di presumere che il nostro imprenditore debba prendere in prestito alcune o tutte le risorse necessarie. Successivamente considerare la posizione del creditore, a cui è richiesto di sacrificare il consumo presente a favore di uno futuro. La motivazione del creditore è che ha un surplus di denaro per i suoi bisogni immediati e invece di limitarsi a stare seduto su di esso, è pronto ad usarlo proficuamente. La sua ricompensa per cedere il suo surplus ad un imprenditore deve superare la sua preferenza temporale personale.
Il mezzo per abbinare investimenti e risparmi è ovviamente il denaro, perché sarebbe molto difficile coordinarli in un'economia di baratto. È questa funzione che il denaro facilita sopra ogni altra cosa. Diamo per scontata questa ovvia funzione e dimentichiamo che i tassi d'interesse sono in realtà l'espressione della preferenza temporale, la cui origine la possiamo ritrovare nel posticipare la proprietà dei beni di consumo. L'intermediazione da parte delle banche e di altre istituzioni finanziarie nasconde il legame tra interesse e preferenza temporale, spacciando l'ipotesi falsa che il risparmiatore non viene separato dal suo denaro quando lo deposita in banca.
La banca sembra dare al depositante qualcosa in cambio di niente rivestendo il suo ruolo di intermediario finanziario, ma nell'effettivo riduce il legame tra risparmiatori e mutuatari. Entrambe le parti in un'economia moderna finiscono per trattare con una banca anziché l'una con l'altra. Tuttavia, nonostante l'intermediazione di una banca, il rapporto di base tra risparmiatore e imprenditore attraverso una banca è il possesso del capitale del primo per un certo periodo di tempo. Si può nasconderla, ma non ci si può sbarazzare della preferenza temporale.
Quando un risparmiatore risparmia e un imprenditore investe, la transazione implica sempre che i risparmi di un creditore si trasformino nella produzione di beni e servizi in base all'elemento temporale. Per il creditore la preferenza temporale corrisponderà sempre alla perdita del possesso del suo capitale per un periodo di tempo stabilito.
Preferenza temporale e fiat money
Gli economisti di oggi non riconoscono le preferenze temporali. Per loro l'economia deve riguardare la matematica, le valute emesse dallo stato e l'esclusione dell'interesse umano. Dicono che ormai abbiamo superato l'economia arcaica del passato, ma possiamo vedere dai loro ripetuti fallimenti di addomesticare l'azione umana affinché si conformi ai loro modelli economici che anche gli economisti moderni non hanno le risposte. Tutto ciò che hanno fatto è coprire i loro fallimenti attraverso l'inflazione monetaria.
Le valute fiat scoperte dello stato introducono certamente nuove dimensioni nei prezzi e nel settlement differito. Non solo il risparmiatore è isolato dai mutuatari a causa dell'intermediazione bancaria e la convinzione che i suoi depositi siano ancora di sua proprietà, ma i suoi risparmi sono svalutati dall'inflazione monetaria a sua insaputa. L'interesse che si aspetta è trattato come un costo di produzione sconveniente, da minimizzare. Gli interessi maturati sono tassati come se fossero il profitto derivante da un commercio capitalista e non il risarcimento di una perdita temporanea del possesso.
Di conseguenza il risparmiatore viene spinto a speculare ben oltre le sue possibilità acquistando azioni. Scambia il rischio di credito per il rischio imprenditoriale. E poiché l'espansione del credito bancario dal nulla favorisce l'imprenditore rispetto al risparmiatore, la teoria dice che nel tempo viene compensato per la perdita degli interessi. L'intero sistema è cambiato, e anche i consumatori, che secondo il modello economico classico avrebbero rinviato parte del loro consumo, sono diventati mutuatari scoperti.
È questa evoluzione che ci ha portato a tassi d'interesse a zero o negativi. Tuttavia se il costo del denaro fosse semplicemente il suo tasso d'interesse, l'economia crescerebbe sempre e non ci sarebbe stato nessun ciclo del credito. Fortunatamente l'esperienza e la comprensione che l'economia è una scienza umana, ci dice il contrario. Nonostante la distribuzione di denaro gratuito, l'Eurozona si trova in una condizione economica e sistemica peggiore di quanto non fosse prima della crisi della Lehman dieci anni fa, con le azioni delle principali banche che languiscono ai minimi storici. E tutto ciò che i tassi d'interesse a zero hanno raggiunto, insieme alla svalutazione monetaria aggressiva, è stato il rinvio di una crisi bancaria e sistemica.
Ma i cicli del credito esistono ancora: alla radice c'è l'emissione di denaro e credito che non riflette la preferenza temporale. Il valore della proprietà nel presente rispetto alla promessa della stessa nel futuro deve essere rispettato, non è qualcosa che un pianificatore monetario centrale può decidere, perché è un fenomeno interamente di mercato. Nessuno, a parte i singoli consumatori, possono determinare questo fenomeno.
Ignorare la preferenza temporale è l'errore fondamentale alla base della pianificazione monetaria centrale. È per questo che in un'economia di successo, l'intervento monetario da parte dello stato è ridotto al minimo, o preferibilmente bandito del tutto. Invece ci si basa sull'errore dell'approccio matematico di Jevons e sulla messa al bando della scelta della valuta da parte della popolazione, che nel corso della storia è stata l'oro.
Oro
Qual è la relazione tra preferenza temporale e oro? Dovremmo considerarla alla luce dell'esperienza storica: la valuta fiat è sempre morta ed è stata sostituita dal denaro metallico. Anche l'oro e probabilmente l'argento torneranno a circolare come denaro.
Quando l'oro è usato come moneta, anche ad esso si applica la preferenza temporale, data la regola secondo cui il denaro è guadagnato/risparmiato da un lato e dall'altro i risparmi vengono impiegati nella produzione di beni e servizi. Un risparmiatore che presta il suo oro si aspetta che venga restituito alla fine del periodo di prestito con un importo aggiuntivo per riflettere la sua preferenza temporale, solitamente sotto forma di interesse.
A parte i tempi isolati di svalutazione monetaria, ciò è rimasto valido per millenni fino al secolo scorso, quando l'oro è stato gradualmente spodestato come moneta nel sistema monetario odierno. Finché la valuta ha agito come un sostituto coperto dell'oro, gli interessi guadagnati e pagati erano legati al tasso sull'oro. Tuttavia, se possiamo immaginare un sistema con moneta sia in oro che in valuta fiat, la preferenza temporale per l'oro fisico, a parità di altre condizioni, dovrebbe essere maggiore di quella per la valuta fiat (scarsità).
La prova di questa differenza si riflette nella Legge di Gresham. La maggior parte della popolazione umana tende a spendere la valuta emessa dallo stato piuttosto che l'oro. La discussione sui commercianti di oggi che non accettano monete d'oro non regge, perché l'oro si converte facilmente in valuta fiat per poterla spendere. Coloro che possiedono monete d'oro le considerano come ultima risorsa, non prima. Inoltre, se qualcuno volesse prendere in prestito il vostro oro per un periodo di tempo, quasi certamente darebbe un valore maggiore alla perdita temporanea della proprietà piuttosto che al tasso d'interesse in valuta fiat.
Ma questa supposizione ignora l'inflazione monetaria. Nel corso della storia l'espansione delle riserve d'oro estratte ha pressoché mantenuto il passo con la crescita della popolazione umana. La valuta fiat si espande senza limiti e la perdita del potere d'acquisto dovrebbe essere presa in considerazione in qualsiasi calcolo delle preferenze temporali. Il fatto che ciò non si rifletta nei tassi d'interesse è una funzione della soppressione dei mercati operata dalle banche centrali e dall'occultamento delle preferenze temporali attraverso l'intermediazione bancaria.
L'ultima cosa che i banchieri centrali vorrebbero vedere è il valore imputato alla preferenza temporale. Molti di loro sono probabilmente inconsapevoli della sua esistenza, essendo immersi nell'economia matematica di Jevons e dei suoi successori. E quando la popolazione noterà finalmente la soppressione delle preferenze temporali e quindi la valutazione errata di tutti i beni e servizi futuri, le conseguenze saranno quasi certamente significative.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Fantastico!
RispondiEliminaIn poche righe viene spiegato come permettiamo di farci rubare la vita.
R.G.