mercoledì 19 giugno 2019
Può la FED riuscire a far andare ancora avanti questo lungo ciclo?
di Brendan Brown
L'attuale ciclo economico lunghissimo è una maledizione monetaria. Se avessimo avuto il sound money non esisterebbe e con il gold standard pre-1914 non è mai accaduta una cosa del genere. L'attuale fase espansiva del ciclo economico negli Stati Uniti, la più lunga di sempre, arriva sulla scia di tre recenti fasi espansive di un super ciclo: 1991-2000, 1982-90 e 1961-69. Probabilmente il primo ciclo super lungo è stato quello dal 1921 al 29.
Qual è il "segreto della lunga vita" di queste fasi espansive del ciclo economico? Ripetuti stimoli da parte della FED in risposta a qualsiasi segnale di rallentamento economico e pericolo correlato. Qualsiasi ribasso naturale dei prezzi (a volte descritto in modo fuorviante come "forze disinflazionistiche") aumenta la possibilità di uno stimolo da parte della banca centrale in qualsiasi fase del ciclo economico (se si tratta di accelerare la ripresa da una depressione, o combattere la potenziale debolezza più tardi).
Il ritmo discendente potrebbe derivare da un'ondata di cambiamenti tecnologici compresa la globalizzazione, la quale esercita una pressione diretta verso il basso sui costi, o un'impennata della crescita della produttività. Laddove il sistema monetario persegua un obiettivo di prezzo o di inflazione, il ritmo discendente significa che la banca centrale può ricorrere allo "stimolo" piuttosto che lasciare che i prezzi scendano come accadrebbe invece nel contesto di un sound money.
Sotto il gold standard pre-1914, al contrario, i periodi di sostenuta discesa dei prezzi nei mercati di beni e servizi (comprese le fasi di recessione del ciclo economico) erano una parte essenziale del processo attraverso il quale i prezzi di beni e servizi nel lungo periodo sarebbero tornati alla media . La fiducia tra la popolazione in questa progressione era fondamentale per la reputazione del denaro come riserva di valore.
Nel mondo del fiat money, qualsiasi discesa dei prezzi delle merci è un'opportunità di stimolo monetario. Cogliere questa opportunità è essenziale per la generazione di un ciclo lungo. Il sottoprodotto altamente distruttivo dello stimolo in queste condizioni è l'inflazione dei prezzi degli asset. Nel ciclo attuale ci sono state opportunità senza precedenti.
Gli elementi costitutivi di un ciclo super lungo sono i sub-cicli descritti come "cicli di crescita". I periodi sostenuti di crescita al di sopra del trend (circa 2 anni in media sin dagli anni '50) sono etichettati come "cicli di crescita" e quelli al di sotto del trend "rallentamenti del ciclo di crescita" (in media poco meno di 2 anni). La FED è stata determinante in molte occasioni, non sempre con successo, ad utilizzare i suoi strumenti di stimolo per impedire che la recessione del ciclo di crescita si trasformasse in una recessione completa.
Secondo l'Economic Cycle Research Institute, ci sono già stati tre cicli di crescita completi nell'attuale ciclo economico super lungo. Ora siamo nella fase discendente del quarto (dal suo picco nell'aprile 2018).
Dall'inizio di quest'anno la FED di Powell si è impegnata a combattere la crisi e il Presidente Trump ha un interesse fondamentale affinché abbia successo. L'entità della forza della recessione potrebbe essere più forte di quella stimata dai funzionari della FED (e troppo grande affinché un qualsiasi aggiustamento possa essere efficace). Oppure i loro calcoli possono essere sbagliati e fare troppo poco troppo tardi.
"Cicli lunghi" del passato
Possiamo rivolgerci al laboratorio della storia per capire meglio.
Primo, c'è il lungo ciclo del 1921-9 (interrotto da una recessione molto mite, dall'ottobre 1926 al novembre 1927, più simile al rallentamento del ciclo di crescita che ad una recessione vera e propria). Benjamin Strong approfittò della disinflazione portata dalla rapida crescita della produttività e dall'eccesso di materie prime per riaccendere il boom e dare propellente al mercato azionario.
Quando si arrivò il rallentamento del ciclo di crescita successivo, che si manifestò tra la fine del 1928 e gli inizi del 1929, la FED sotto la nuova leadership era determinata a spezzare la mania speculativa a Wall Street. Il presidente Hoover (insediatosi nel marzo del 1929) fu d'accordo. In ogni caso, non vi erano preoccupazioni per la FED o per il mercato per un possibile grave rallentamento, nonostante i segnali di recessione provenienti dalla Germania sin dall'autunno 1928.
Secondo, il lungo ciclo del 1961-9. La crescita della produttività registrata nei primi anni '60 era una potente influenza "disinflazionistica", la quale consentì alla FED di condurre una politica di stimolo aggressiva senza un conseguente aumento dell'IPC (quasi piatto fino al 1965). L'inflazione dei prezzi degli asset fu virulenta. Con netto ritardo la FED ed il suo presidente Martin reagirono nell'inverno del 1965/6 ad un improvviso balzo dell'inflazione generale, ma andarono nel panico mentre l'economia rallentava bruscamente; i mercati azionari iniziarono a schiantarsi e la Casa Bianca di Johnson fece pressioni sulla banca centrale, azione culminata con il famoso stimolo monetario nell'inverno 1966-7. Lo stimolo pose le basi per un potente rimbalzo economico nel 1967-8; nel bel mezzo della guerra del Vietnam e del rallentamento della crescita della produttività, l'inflazione dell'IPC decollò.
Terzo, la lunga fase espansiva del ciclo 1982-90 fu caratterizzata dal grande stimolo monetario di Paul Volcker quando collaborò con il nuovo Segretario al Tesoro del Presidente Reagan, James Baker, per svalutare il dollaro. Il famigerato Accordo del Plaza (autunno 1985) arrivò nel mezzo di un difficile rallentamento del ciclo di crescita, in vista delle cruciali elezioni di metà mandato (novembre 1986). La successiva forte ripresa economica della fine degli anni '80 fu segnata da un'inflazione elevata e da un'inflazione dei prezzi degli asset in tutto il mondo (il Giappone fu l'epicentro).
Avanziamo rapidamente verso l'attuale e lunga fase espansiva (saltando i ripetuti tentativi di mantenerla viva da parte di Greenspan negli anni '90, nel 1995 e nel 1998).
La FED di Bernanke ha risposto al rallentamento del ciclo di crescita dal febbraio 2012 al gennaio 2013 (il motivo la crisi europea del debito sovrano) con uno stimolo monetario significativo. Il rallentamento del ciclo di crescita successivo, dal dicembre 2014 al maggio 2016 (scoppio della bolla energetica, "recessione" della Cina), è stato arginato dalla FED della Yellen cancellando tutti i rialzi previsti dei tassi d'interesse per quasi un anno intero (2016) e le banche centrali estere si sono impegnate nell'aggressività monetaria (es. QE e tassi negativi in Europa e in Giappone). Una potente disinflazione a livello globale (soprattutto l'eccesso di commodity e la digitalizzazione) ha reso possibile tutto questo senza abbandonare lo standard d'inflazione al 2%.
Quindi arriviamo al quarto rallentamento del ciclo di crescita che l'ECRI fa risalire alla primavera del 2018, alimentato dai mercati emergenti (compresa la Cina) e dall'Europa. La FED di Powell, convinta che i tagli delle tasse sulle imprese e la de-regolamentazione avrebbero trionfato sulle forze della recessione dall'estero, è in un primo momento andata avanti con rialzi dei tassi preordinati. Ora con la disinflazione che continua imperterrita e il riconoscimento che, nonostante tutto, gli Stati Uniti sono effettivamente in una fase di rallentamento del ciclo di crescita, questi rialzi sono cessati.
Nei primi mesi di quest'anno il punto di vista generale sul mercato è stato che "l'azione della FED" avrà successo nel prevenire il passaggio dell'attuale rallentamento del ciclo di crescita ad una recessione vera e propria, e che emergerà una nuova fase di crescita entro l'inverno 2019/2020. Non c'è nessuna preoccupazione che questa ripresa del ciclo di crescita sarà accompagnata (a differenza dei precedenti cicli di crescita) da un serio rialzo dell'inflazione di beni e servizi. Ma chi può esserne davvero così sicuro? La pressione al ribasso dei prezzi dovuta alla digitalizzazione potrebbe improvvisamente allentarsi... È inconoscibile l'estensione dell'inflazione monetaria nei mercati di beni e servizi.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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L'aggiustamento dei prezzi non funziona. La pianificazione centrale non funziona. Lo stimolo monetario non funziona. E mai lo farà... mai.
RispondiEliminaPer quasi mezzo secolo i pianificatori centrali hanno distorto e corrotto l'economia con denaro falso e segnali di prezzo falsi (per lo più i tassi d'interesse). Ciò ha alimentato un capitalismo grottesco e sfigurato in cui il lavoratore medio non ha avuto un aumento in 45 anni, ma dove i ricchi ed i potenti hanno guadagnato lauti profitti. Questa élite corrotta domina ora le stanze della politica, la burocrazia, le università, i militari, la stampa e le principali industrie. E usano la loro influenza per assicurarsi che il capitalismo reale venga soppresso.
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