di Justin Murray
A meno che la vostra principale fonte d'informazione sia Facebook, probabilmente sapete che le pensioni pubbliche hanno grossi problemi con i finanziamenti. Essendo questo un blog votato alla libertà ed impostato secondo una visione coincidente con l'economia Austriaca, la reazione immediata è di pensare che questi sistemi pensionistici pubblici, dato che sono gestiti dal settore pubblico, farebbero meglio se fossero gestiti dal settore privato. Tuttavia essere un'istituzione gestita dallo stato è solo uno dei problemi, il quale sarà discusso più avanti. Innanzitutto è importante riconoscere che il motivo per cui i sistemi pensionistici del settore pubblico stanno fallendo è più un problema di matematica che uno di gestione da parte dello stato.
Una spiegazione elementare delle pensioni
Prima di entrare nel vivo della discussione, ecco un breve riassunto su cosa sia un sistema pensionistico. Nel lessico comune, quando viene menzionata la parola pensione, ciò di cui stiamo discutendo è la cosiddetta pensione a prestazione definita. In base a questa forma di pensionamento, il fornitore promette un rendimento fisso garantito, di solito aggiustato al costo della vita, una volta raggiunta l'età pensionabile. Per fare ciò, il fornitore finanzierà un portafoglio di investimenti in cui copre i costi futuri e costruisce il contributo nelle retribuzioni del dipendente. L'eventuale deficit viene successivamente coperto dal fornitore, mentre i guadagni sono mantenuti da quest'ultimo nel sistema pensionistico, il che è una forma di trasferimento del rischio. Il piano pensionistico si assume tutti i rischi per proteggere il destinatario dalla volatilità del mercato, il che significa che il beneficiario non perde denaro durante un anno negativo, né raccoglie i guadagni durante un anno positivo. Inoltre in questo piano il beneficiario non possiede gli asset ed i benefici cessano al momento della morte e sono fissi sia che il destinatario lo desideri o no.
L'altra forma di pensione è denominata pensione a contribuzione definita; questa è più comunemente indicata come 401k. Il fornitore si impegna a depositare in un conto una somma concordata, in base ad una certa percentuale dello stipendio, affinché venga gestito dal beneficiario. Tutto il rischio è a carico di quest'ultimo, il fornitore non deposita extra in caso di deficit o benefici da un rendimento più elevato. Inoltre il beneficiario possiede tutti gli asset e può tramandarli agli eredi dopo la morte e ha flessibilità nei prelievi, quindi i beneficiari possano adeguare quanto viene prelevato per approfittare delle fluttuazioni del mercato.
L'instabilità della prestazione definita
Il problema nelle pensioni a prestazione definita è il trasferimento del rischio. Poiché il futuro è inconoscibile, i piani pensionistici devono fare ipotesi sul tasso di rendimento e in genere si basano sulle medie a lungo termine. Mentre è vero che per un lungo periodo di tempo i mercati azionari tendono a mostrare una media del 7%, questi ritorni sono espressi secondo il metodo d'investimento "buy & hold". A differenza dei 401k individuali, le pensioni a prestazione definita sono fondi aggregati: i lavoratori attuali pagano, mentre gli attuali pensionati ne traggono vantaggio. Laddove il detentore del piano 401k trascorresse alcuni decenni non facendo altro che contribuire al suo fondo pensione, riceverebbe la pensione ed i contributi ad ogni ciclo di pagamento. Inoltre i piani pensionistici maturi pagano sempre più benefici di quelli ricevuti dai contributi ed utilizzano i rendimenti di mercato per coprire la differenza.
Se il mercato sale o scende, l'importo versato è relativamente fisso. Peggio ancora, poiché le pensioni sono in genere pianificate su un tasso medio di rendimento, il piano non può passare ad una forma di investimento più prevedibile, ma più basso, man mano che il beneficiario si avvicina alla pensione, cosa che un 401k invece facilita. Le pensioni a prestazione definita non sono in grado di farlo poiché richiederebbero maggiori contributi e/o minori pagamenti per coprire le ipotesi di un rendimento inferiore, in particolare in un'era di tassi d'interesse artificiosamente soppressi.
A causa di questo disallineamento le pensioni devieranno dal fantomatico 7%, dal momento che i pagamenti vengono effettuati sia che il mercato scenda o salga. Per mantenere il 7%, la media del mercato deve superare il 7% per invertire le perdite negli anni deboli.
Un esempio
Per dimostrarlo userò i dettagli finanziari dei CALPERS dell'anno fiscale 2016-17. In quell'anno i CALPERS hanno ricevuto $16.5 in contributi e hanno speso $22 miliardi in benefici e spese amministrative. La differenza è stata finanziata da $326 miliardi in asset d'investimento. Usando questa e le precedenti performance del mercato, simulerò due portafogli ipotetici. Se ipotizziamo una crescita annua del 3% per i contributi e le spese, quando confrontiamo un ipotetico portafoglio di rendimento annuo del 7% con la performance del Dow Jones negli ultimi 20 anni, vediamo perché le pensioni a prestazione definita tendono ad essere problematiche (numeri in milioni):
L'anno 1 corrisponde al 1998 e il 20 al 2017. Come vediamo, quando il mercato è caldo, il piano è in surplus. Alla fine gli anni più deboli cominciano a combinarsi con il divario dei pagamenti e inizia ad emergere uno scenario sotto-finanziato. Entro l'anno 20, anche se il mercato ha registrato una media del rendimento del 7% nel corso di 20 anni, il piano pensionistico è sotto-finanziato per un ammontare di $248 miliardi, il che equivale ad ipotizzare un rendimento fisso del 5.5% rispetto alla media del mercato del 7%. In sostanza, la gestione di una pensione a prestazione definita è una forma di gioco d'azzardo perdente.
Questo scenario sotto-finanziato alla fine deve essere chiuso con fondi aggiuntivi, fondi non forniti dai pensionati.
Dove la parte pubblica è il problema
Se si trattasse di una società privata, ciò non rappresenterebbe un problema in quanto essa avrebbe molte opzioni, in particolare eliminare gradualmente i benefici definiti e convertirli in contributi definiti. E questo problema matematico è esattamente il motivo per cui la pensione a prestazione definita è effettivamente svanita dal settore privato.
Il problema delle pensioni gestite dallo stato è che ora sono viste come diritti costituzionali ed i sistemi giudiziari hanno sistematicamente respinto ogni tentativo di modificare contributi, pagamenti o addirittura convertirli in un piano a contributo definito, non che molti politici desiderino modificare questo accordo, in quanto i sindacati dei dipendenti del settore pubblico sono una delle principali fonti di finanziamento e voti. Qualsiasi tentativo di colmare il deficit nel sistema pensionistico passerà attraverso la tassazione involontaria. Un'impresa privata che fa questo deve sperare o che il mercato sia disposto a sopportare un aumento dei prezzi per coprire i deficit di finanziamento, o dovrà spiegare agli investitori che i rendimenti saranno inferiori e sperare che ciò non si traduca in una perdita di quote di mercato o in bancarotta. Lo stato, che non ha investitori o clienti, lo prenderà semplicemente dalla popolazione, o attraverso tasse più elevate oppure imponendo un onere aggiuntivo di debito, poiché gli stati prendono in prestito per coprire la differenza.
L'elefante nella stanza: la previdenza sociale
Il grande elefante nella stanza è la previdenza sociale, il più grande sistema pensionistico della nazione. Insieme ad altre entità come il Medicare, ha circa $210,000 miliardi di passività non finanziate, sebbene le stime differiscano date le dimensioni e la portata dei programmi. Ciò significa che la previdenza sociale dovrebbe ritrovarsi questa cifra sul lato degli attivi per evitare di aumentare i contributi (tasse) o tagliare i benefici.
Tuttavia questa è una falsa affermazione, data la natura della previdenza sociale. Se si trattasse di un piano pensionistico tradizionale, o addirittura di un piano pensionistico gestito dallo stato, sarebbe un'equa valutazione delle passività future ed un'urgenza a rimanere solvibili, supponendo la presenza continua di rendimenti fissi. Il problema è che la previdenza sociale non è un sistema pensionistico, ma il più grande schema Ponzi della storia. Poiché la previdenza sociale è tenuta ad acquistare titoli del Tesoro statunitensi, il fondo non investe in nulla. Questo è poco più di un sistema che promette agli attuali contribuenti che altri contribuenti in futuro copriranno il loro pensionamento, poiché tutti i contributi che hanno versato sono stati pagati ai pensionati esistenti o utilizzati per finanziare lo stato nel presente. I titoli di stato statunitensi non sono basati su alcun asset produttivo e sono onorati solo fino a quando il governo degli Stati Uniti riuscirà ad estrarre risorse da qualche altro gruppo di contribuenti. Anche voi potete creare un fondo previdenziale per la previdenza sociale scrivendo su un foglio "Devo a me stesso $3,000 miliardi" e mettendolo in un barattolo.
In altre parole, se il governo lo volesse potrebbe facilmente "finanziare" la previdenza sociale consegnando un titolo di stato speciale da $210,000 miliardi che solo la previdenza sociale potrebbe possedere e potrebbe persino essere escluso dalle metriche del debito pubblico dal momento che non sarebbe negoziabile; un po' come quando venne creata la banconota da $100,000 esclusivamente per trasferire fondi tra le varie Federal Reserve bank prima del commercio elettronico e non è stata conteggiata nell'offerta di moneta. Questo è solo un processo contorto oltre a quello canonico usato per indurre le persone a pensare di aver "pagato" un sistema pensionistico, quando invece il veicolo d'investimento è solo un modo per mascherare il fatto che il governo ha usato le tasse OASDI per bombardare il Medio Oriente e comprare voti con programmi di welfare. Convertire lo status della previdenza sociale da "non finanziato" a "IOU" è banale semantica.
Alla fine, i problemi di finanziamento del sistema pensionistico pubblico sono un risultato inevitabile del tentativo di utilizzare le medie per pianificare i rendimenti futuri. Questo tipo di piano pensionistico, non importa chi lo gestisca, è destinato a fallire. La parte pubblica è solo uno dei problemi, perché la pensione non andrà mai via e ogni deficit verrà forzatamente chiuso attraverso la tassazione.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Con lo zio Mario che vuole continuare a stampare, Deutsche Bank che vuole istituire una Bad Bank per il pattume finanziario che ha in pancia e la curva dei rendimenti danese che è quasi totalmente in territorio negativo, è praticamente logico che il metallo giallo torni a dare segni di vita. Ovviamente la sua salita non è in risposta a questi ultimi eventi, ma al processo di lunga data che sta portando le distorsioni economiche a livelli precedentemente inimmaginabili e sta iniziando a dilapidare i risparmi dei banchieri centrali: la fiducia. Lasciamo da parte le invettive di Trump contro gli altri Paesi accusandoli di manipolare al ribasso le proprie valute per ottenere un vantaggio sugli USA (come se non avesse inveito finora contro Powell per fare lo stesso): come diceva Herbert Stein, quando qualcosa non può più andare avanti si ferma.
RispondiEliminaMa guardiamo attentamente a cosa sta succedendo: l'oro è forte nonostante il dollaro salga, le azioni continuano a levitare e le obbligazioni sovrane continuano a barcamenarsi come porto sicuro percepito dalla maggior parte degli investitori
Questa non è una recessione che ha spaventato i mercati, è qualcosa di molto più grande. La sconfitta ammessa da Draghi, dopo quella dichiarata da Kuroda della BoJ, è un campanello d'allarme per Powell. Se "sorprenderà" i mercati con un taglio dei tassi, l'oro salirà ancora di più (il cui target previsto dal sottoscritto è $1600 entro l'anno prossimo) e il dollaro verrà venduto nel breve termine prima di tornare a salire, mentre gli smart money capiranno ciò che tutto questo significa realmente.