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martedì 11 giugno 2019
La crociata delle banche centrali contro il rischio
di Thorsten Polleit
Dall'ultima crisi economica nel 2008/2009, le banche centrali di tutto il mondo hanno fatto del loro meglio per espellere il rischio dai mercati finanziari. Abbassando i tassi d'interesse, mantenendoli a livelli estremamente bassi ed emettendo più credito/denaro, i policymaker si assicurano che i mutuatari in difficoltà vengano tenuti a galla. Infatti le banche centrali hanno messo una "rete di sicurezza" sotto i mercati finanziari in particolare. A quanto pare questa misura ha funzionato abbastanza bene negli ultimi dieci anni circa.
Gli investitori non temono più che i grandi mutuatari (siano essi governi, grandi banche e grandi società) possano andare in default, come dimostra il basso differenziale di credito. La liquidità in tutti i principali segmenti del mercato del credito è elevata ed i mutuatari non hanno problemi a rinnovare il debito in scadenza. Inoltre le valutazioni del mercato azionario hanno continuato a salire, sostenute in modo significativo dalla politica monetaria allentata delle banche centrali. I tassi d'interesse bassi aiutano a far salire i prezzi delle azioni e le loro valutazioni.
I tassi d'interesse artificialmente soppressi portano a valori più elevati dei profitti futuri delle imprese. Inoltre il calo dei costi del credito tende ad aumentare gli utili societari, aumentando così anche i prezzi delle azioni e le loro valutazioni. Inoltre i tassi d'interesse bassi hanno fatto scendere i costi di capitale delle imprese, incoraggiando ulteriori attività d'investimento che hanno alimentato l'ottimismo degli investitori e hanno dato vivacità al mercato azionario.
Come misura della percezione del rischio, il grafico qui sopra ci mostra un "indicatore di stress del mercato finanziario" insieme al rapporto prezzo/utili del mercato azionario statunitense. Possiamo facilmente notare che, dal 2009, il rapporto PE è aumentato considerevolmente, mentre la percezione del rischio, misurata dall'indicatore dello stress del mercato finanziario, è diminuita notevolmente e si è mantenuta a livelli relativamente bassi sin da metà 2014. Il messaggio del grafico è quindi: rischio basso, aumento delle valutazioni azionarie.
Non c'è nulla di sbagliato in questo sviluppo di per sé, se non fosse per il fatto che il declino nella percezione del rischio non è qualcosa di naturale, ma è stato orchestrato dai numerosi interventi delle banche centrali nel sistema creditizio e finanziario. Abbassando artificiosamente i tassi d'interesse, le banche centrali hanno innescato un "boom" che ha prodotto dati ufficiali piuttosto felici (sul PIL, sugli investimenti, sull'occupazione e così via), ma che purtroppo è costruito su sabbie mobili.
Il boom continuerà solo se e quando i tassi d'interesse rimarranno a livelli soppressi, o se verranno abbassati ulteriormente. Infatti se i tassi d'interesse dovessero salire, vari investimenti risulterebbero non redditizi; i prestiti risulterebbero scoperti; le banche registrerebbero perdite e frenerebbero l'offerta di credito; la disoccupazione aumenterebbe; e così via. In altre parole: tassi d'interesse più alti farebbero decollare per davvero il boom, perché metterebbero in crisi la struttura produttiva e occupazionale che è stata alimentata da una politica di tassi d'interesse estremamente bassi.
Questo è il motivo per cui le banche centrali sono più propense a continuare con la loro "crociata contro il rischio". Cioè, molto probabilmente manterranno i tassi d'interesse ai bassi livelli attuali per un periodo di tempo molto lungo o, dove è ancora possibile, li abbasseranno ulteriormente. Per quanto tempo può andare avanti? Presumibilmente nessuno lo sa per certo. Almeno su basi scientifiche è impossibile prevedere quando arriverà la crisi, quando il boom attuale si trasformerà in un bust. Potrebbe essere una pillola amara da ingoiare, ma va ben oltre la scienza dell'economia fare previsioni del genere.
Considerando che le banche centrali hanno assunto il pieno controllo del mercato del credito, le probabilità sono che il boom si protrarrà più a lungo di quanto presumibilmente sospettino molti osservatori. Infatti se le banche centrali riescono a tenere sotto controllo i tassi d'interesse, viene disattivato un meccanismo di correzione che potrebbe potenzialmente far decollare il boom (e cioè un ritorno dei tassi di interesse di mercato a "livelli normali"); la crociata delle banche centrali contro il rischio si rivelerà diabolicamente efficace.
Mettendo a tacere le preoccupazioni degli investitori sul rischio, le banche centrali esercitano effetti enormemente distorsivi. Non solo gli asset finanziari diventano sempre più mispriced, ma anche i beni capitali e tutti i prezzi delle materie prime vengono pesantemente distorti (poiché questi beni sono valutati in base al loro valore marginale).
Se le banche centrali riusciranno a farla franca con le loro attuali politiche monetarie, allora si produrrà probabilmente la più grande distorsione economica e finanziaria che il mondo abbia mai visto: investimenti improduttivi dilaganti, bolle e leva finanziaria su scala epica, accompagnate da un potere d'acquisto in calo delle valute fiat. Uno scenario plausibile a breve termine: le grandi banche centrali di tutto il mondo si uniranno nel tentativo di far andare avanti l'attuale boom, e non dovrebbero esserci dubbi che faranno tutto il necessario per farlo.
L'altro lato della medaglia, quando si verificherà, è senza dubbio molto spiacevole. Nelle parole di Ludwig von Mises (1881-1973), è il seguente: "Non c'è modo di evitare il crash finale di un boom causato dall'espansione del credito. L'alternativa è solo se la crisi debba arrivare prima come risultato di un abbandono volontario di ulteriori espansioni del credito, o più tardi come una catastrofe finale e totale del sistema monetario coinvolto."
Fortunatamente il futuro dell'uomo non è preordinato, come il materialismo dialettico marxista vuole far credere alla gente. Anzi sono le idee e le azioni degli individui che danno forma al futuro; il fatalismo è incompatibile con la sua natura. Detto questo, abbiamo buone ragioni per schierarci con Hans F. Sennholz (1922-2007): "Siamo sempre fiduciosi che, alla fine, la ragione e la virtù prevarranno sull'errore e sul male". Non è affatto una semplificazione eccessiva dire che il problema monetario in questo mondo può essere risolto abbastanza facilmente.
Il passaggio chiave sarebbe l'apertura ad un libero mercato per il denaro: ciò significa consentire alle persone di decidere liberamente quale tipo di denaro desiderano utilizzare. Non sarebbero più costrette ad usare mezzi monopolizzati delle banche centrali e le banche centrali non potrebbero più abusare del potere di monopolio per soddisfare i bisogni dello stato e delle grandi imprese, cosa che ovviamente va a scapito della maggior parte della gente.
Un libero mercato avrebbe anche il potenziale di mitigare la gravità della crisi economica, finanziaria e sociale che l'attuale sistema monetario tiene in serbo per tutti noi.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
>>>>Il passaggio chiave sarebbe l'apertura ad un libero mercato per il denaro: ciò significa consentire alle persone di decidere liberamente quale tipo di denaro desiderano utilizzare. Non sarebbero più costrette ad usare mezzi monopolizzati delle banche centrali e le banche centrali non potrebbero più abusare del potere di monopolio per soddisfare i bisogni dello stato e delle grandi imprese, cosa che ovviamente va a scapito della maggior parte della gente.
RispondiEliminaIo credo che arrivati a questo punto nemmeno Rothbard, fosse in vita, si farebbe promotore e fautore di un sistema free banking, con le annesse conseguenze per l intero sistema economico mondiale.
Il futuro dell uomo non è preordinato, ma è altresì innegabile che sia fortemente influenzato dalle decisioni di quei "singoli" che ricoprono posizioni di rilievo e che spesso rappresentano posizioni politiche o economiche in contrapposizione con il bene comune.
Sebbene in disaccordo con questi punti dell autore, non si può non sposarne però la conclusione: il libero mercato ha il potenziale di offrire una soluzione. Ce l ha e sono uno di quelli che vede questo potenziale nella nascita e consolidamento di bitcoin.
Ciao Luca.
EliminaInfatti come dicevo in un altro post, il mio blog invita al ragionamento logico e la conclusione logica dell'ambiente economico che ci circonda è proprio bitcoin e el criptovalute.
Sono d'accordo con l'articolo. Un aspetto importante che si intravede tra le righe è che le banche centrali, più che mai negli ultimi 10 anni, hanno (ahimè) agito come longa manus del potere politico, forse con le sole eccezioni di Canada e Regno Unito. L'idea che i governi, attraverso le banche centrali, possano controllare a proprio piacimento l'economia smorzandone i cicli negativi è quanto mai pericolosa. Come lo è il fatto che almeno due generazioni di traders, analisti, gestori e commentatori sono cresciuti all'ombra di un ciclo secolare di tassi calanti o, nel peggiore dei casi, stabili. Questo ha avuto un effetto determinante per il vento in poppa che ha sospinto le attività finanziarie dal 1981 in poi. Molti di questi 'esperti' non si sono mai dovuti confrontare con un vero ciclo ribassista dei corsi obbligazionari come quello della seconda metà degli anni 70. Il giorno che questo si verificherà, se ne vedranno delle belle .....
RispondiEliminaCiao fisherking61.
EliminaDurante la presidenza Eisenhower, il capo della FED William McChesney Martin riteneva che il suo lavoro fosse quello di impedire a banchieri e speculatori di fare qualcosa di troppo stupido. Tolse la bottiglia dell'alcol monetario dalle loro mani e la festa finì... male. Più tardi, quando i politici fecero qualcosa di stupido, spendendo più di quello che potevano permettersi per la Guerra contro la Povertà in patria e per la Guerra in Vietnam all'estero, un altro capo della FED, Paul Volcker, tolse la bottiglia dell'alcol monetario lasciando che i tassi d'interesse arrivassero fino al 20%.
Alan Greenspan, invece, ha portato più bottiglie: prima nel crash del 1987 e poi dopo lo scoppio delle dotcom nel 2000. Il suo successore, Ben Bernanke, ha risposto alla crisi del debito 2008-2009 in modo più assurdo, con ancora più debiti... e un rifornimento ancora più grande di alcol monetario. E ora la FED ha fatto sapere che non toglierà mai più queste bottiglie: non fingerà più di agire come un guardiano responsabile del sistema monetario della nazione.
Il primo taglio dei tassi, ampiamente previsto prima della fine dell'anno, spingerà il Fed Funds rate in territorio negativo. Sarà sufficiente a fermare le forze del ciclo economico? Decisamente improbabile. All'inizio del XXI secolo, il PIL degli USA era di circa $10,000 miliardi e il patrimonio netto delle famiglie (azioni obbligazioni, immobili) era 3,8 volte il PIL. Poi sono arrivati gli alcolici monetari a iosa e il rapporto tra il patrimonio netto delle famiglie e il PIL è salito a 4,5 volte nel 1999, 4,8 volte nel 2007 e ora, è a 5,35 volte.
Quando si riaffermerà il rapporto tradizionale, il patrimonio netto delle famiglie tornerà a circa 3,8 volte il PIL, o circa $75,000 miliardi. Ciò significa che circa $30,000 miliardi spariranno dalla sera alla mattina (visto che attualmente siamo a circa $105,000 miliardi).