giovedì 13 giugno 2019

Davvero abbiamo solo un decennio per risolvere la questione del cambiamento climatico?





di Robert P. Murphy


Wise Alecks sui social media ha fatto notare con sarcasmo il modo in cui Beto O'Rourke abbia affermato di recente che gli esseri umani hanno solo dieci anni per agire sui cambiamenti climatici, appoggiando così Alexandria Ocasio-Cortez che in precedenza aveva fissato la scadenza a dodici anni. A parte gli scherzi, è importante sottolineare che la "scienza del consenso", come definita nei rapporti periodici delle Nazioni Unite, non supporta affatto una mentalità catastrofista simile.



I nostri dati politici ignorano l'IPCC

Il modo più rapido per chiarire questo punto è quello di riproporre qualcosa che ho evidenziato diversi anni fa in un post sull'IER in cui ho smascherato Paul Krugman che inventava cose sui cambiamenti climatici. Nello specifico, la seguente tabella proviene dall'ultimo rapporto Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), l'AR5 (Table SPM.2):

Fonte: IPCC AR5, Gruppo di lavoro III, Sintesi per i policymaker

Per semplificare la lettura, tratterò le relative parti della tabella qui sotto:

Fonte: Adattato da IPCC AR5, Gruppo di lavoro III, Sintesi per i policymaker, Table SPM.2

Ci sono molte informazioni nella tabella, ma vorrei riassumere gli elementi importanti rispetto alle recenti affermazioni di O'Rourke e Ocasio-Cortez. Le celle beige nella tabella adattata qui sopra mostrano gli aumenti percentuali dei costi di mitigazione totali necessari per raggiungere le concentrazioni atmosferiche di gas serra all'estrema sinistra (celle bianche) nell'anno 2100, per gli anni 2030-2050 e 2050-2100, in due diversi scenari di emissioni totali (inferiore a 55 gigatoni di CO2 o superiore).

In altre parole, le celle beige ci mostrano quanto un ritardo delle azioni governative nel corso dell'anno 2030 aumenterà il costo necessario per raggiungere le concentrazioni atmosferiche specificate per l'anno 2100 (celle bianche). Nello specifico, le celle beige dimostrano che "non facendo nulla" sui cambiamenti climatici fino all'anno 2030, anche in uno scenario di base ad alta emissione, la stima migliore dell'IPCC sul costo del raggiungimento di suddetto esito aumenta del 44% negli anni 2030-2050 e 37% negli anni 2050-2100.

Il punto retorico della tabella qui sopra era quello di incoraggiare il sostegno alle politiche di mitigazione del clima. Le persone che hanno messo insieme questa tabella per i policymaker volevano dire: "Ehi, visto che ovviamente dovremo affrontare i cambiamenti climatici alla fine, potremmo anche andare avanti, ma più a lungo rimandiamo, più sarà costoso".



IPCC: una scomoda verità

Il mio modesto punto qui è di mostrare che questa tabella rappresenta ora un imbarazzante ostacolo per coloro, come O'Rourke e Ocasio-Cortez, che intimoriscono la gente nel sostenere proposte ridicolmente costose e aggressive per "combattere il cambiamento climatico". Se O'Rourke e Ocasio-Cortez avessero ragione quando incitano all'azione, allora nella tabella dell'IPCC qui sopra le celle beige avrebbero dovuto avere tutti i segni dell'infinito; e in una nota a piè di pagina si spiegherebbe: "Se aspettiamo fino al 2030 per iniziare gli sforzi di mitigazione, moriremo tutti."

Ma non è quello che ci ha detto il rapporto delle Nazioni Unite. Invece ci ha riferito che sì, i costi per raggiungere i vari obiettivi climatici (misurati dalle concentrazioni atmosferiche di CO2 nell'anno 2100) sarebbero più alti a causa del ritardo, ma anche in uno scenario pessimistico, la migliore ipotesi dell'aumento dei costi è del 44%.



Conclusione

In questo post ho analizzato una tabella in una delle relazioni più recenti delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, al fine di mostrare quanto siano infondate le recenti affermazioni secondo cui gli esseri umani hanno X anni per agire sul cambiamento climatico. Ronald Bailey su Reason ci fornisce ulteriori prove, dagli stessi documenti della "scienza del consenso" su cui dovremmo fare affidamento, per dimostrare che queste affermazioni non hanno senso.

Questa storia è l'ennesimo esempio che dimostra la farsa del dibattito sui cambiamenti climatici. Ogni volta che un critico non è d'accordo con le proposte più radicali che, secondo i propri proponenti, trasformerebbero la società occidentale, il critico viene etichettato come un negazionista della scienza. Eppure, anche ad un esame superficiale delle relazioni tecniche, vediamo che i profeti di sventura sono quelli che stanno supportando affermazioni non supportate dai fatti.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


Nessun commento:

Posta un commento