Bibliografia

mercoledì 8 maggio 2019

No, la società non ha bisogno di unità





di Jeffrey Tucker


Un errore storico ed economico è tornato agli onori della cronaca: la società ha bisogno di omogeneità per essere ordinata, giusta e libera. È un'affermazione politica bipartisan, ma è troppo facile liquidarla come mera tattica politica. Ciò che viene messo in discussione è la struttura della società stessa.

Il conformismo è la parola d'ordine. Tutti sono in vena di scacciare i dissidenti, forzare la nostra strada verso l'unità, in nome della creazione di "fiducia" o "giustizia sociale", a seconda del vostro orientamento ideologico. L'assenza di unità è ciò che porterebbe ad un rifiuto della libertà e ad abbracciare il controllo statale dei dati demografici; mentre la sinistra sostiene che la società sfocerebbe in un calderone di discorsi di "odio", una minaccia alla decenza e all'uguaglianza sulla Terra.

Questo desiderio di un qualche tipo di unità non solo è completamente sbagliato, è anche molto pericoloso. Se vi siete mai imbattuti in questo tipo di affermazione, ecco un articolo per voi.



Libertà e diversità

Ecco un aneddoto del mio passato. Prima della sua morte io e l'ormai famoso scrittore e teorico "social nazionalista" e autoproclamato fascista, Samuel Francis, stavamo parlando durante un pranzo. Stavo chiacchierando sulla libertà, come al solito, e lui mi interruppe (parafrasando): "I diritti umani e la libertà sono solo slogan che usiamo. Molto più fondamentale è la demografia. Devi avere l'omogeneità affinché la società sia ordinata e funzioni correttamente. Senza questo, puoi dimenticarti i diritti e le libertà".

Non dissi nulla perché non ci avevo pensato molto. Era giusto? Non sentivo affermazioni tali dal college. Le persone che parlano in questo modo sono politicamente scorrette, perché questo modo di pensare tende alla celebrazione di peccati civili come il razzismo, il sessismo e la xenofobia. Quindi era inaccettabile la sua posizione per me, ma ero stato colto alla sprovvista, intellettualmente impreparato a confutarlo.

E ora vediamo che la sinistra dice fondamentalmente la stessa cosa che disse Francis, ma con un'applicazione diversa: dobbiamo avere unità di valori. Ci sono parole che non bisogna pronunciare, pensieri che non bisogna pensare, persone che non bisogna prendere in giro, cose in cui bisogna credere e non credere, battute che non bisogna dire e non bisogna mai mai appropriarsi della cultura di qualcun altro perché sarebbe come rubare (anche se ogni altra forma di furto pare sia legittima). Se un grande scrittore o commentatore sui media scivola leggermente, la folla di Twitter si lancia contro di lui/lei in modo violento e bombarda la persona con espressioni di disgusto. Se fanno abbastanza rumore, a volte possono farlo/a licenziare per non essersi conformato/a.

La libertà e la giustizia non sono l'escrescenza dell'omogeneità. La libertà è la soluzione ad un apparente problema di eterogeneità, mentre la giustizia è semplicemente la realizzazione di un'eguale libertà. La libertà crea istituzioni come impostazioni commerciali, opportunità di scambi e apprendimento reciprocamente vantaggioso. La libertà riconcilia le differenze tra le persone e crea ricchezza dal disaccordo; questa è la fonte della sua grande magia.

Questa non è solo una mia idea, è letteralmente la prima grande scoperta della modernità e la ragione principale per lo sviluppo della tradizione liberale. Che la società in tutta la sua inevitabile e intrattabile diversità contenga in sé la capacità di autogestione è il cardine della libertà e il tema fondante della tradizione liberale. Che sia la sinistra che la destra l'abbiano abbandonata non è una sorpresa.



Tolleranza religiosa

Ripensate alla fine delle guerre religiose. I pensatori dell'Illuminismo proposero che la soluzione alla differenza religiosa non fosse il rogo degli eretici e l'imposizione di un credo ufficiale. Era permettere alle persone di credere in qualsiasi cosa volessero, purché non danneggiassero gli altri. Il sistema ha funzionato.

Quanti altri modi avrebbero funzionato? A poco a poco venne distribuito per influenzare la parola, la stampa e il commercio. Alla fine portò ad un'ampia emancipazione di schiavi, donne e tutti gli altri. Ha creato un nuovo mondo, in cui il potere dello stato è stato contenuto e ha smantellato il vecchio mondo della gerarchia imposta. Le parole d'ordine erano tolleranza e diversità. I diritti che venivano enunciati erano il diritto a possedere, ad associarsi, a commerciare ed a creare.

Ma ci sono voluti secoli. Anche dopo la rivoluzione industriale, infuriavano le polemiche su quanta tolleranza la società dovesse esercitare.

Nel 1790 Charles James Fox, modello di liberalismo inglese dei primi anni del XVIII secolo, si alzò in Parlamento per difendere i diritti delle minoranze religiose. Fece riferimento alla lunga storia dell'Inghilterra in cui venivano bruciati gli eretici per aver osato dissentire dall'opinione religiosa della Corona, qualunque fosse l'opinione. Quando parlò, la Chiesa cattolica era stata repressa dalla legge. Si alzò per parlare in difesa del diritto di coscienza:
Non dovremmo percepire il vizio, il male o il nocumento, come i figli della tolleranza. La persecuzione è sempre stata una fonte fertile per far del male; perfidia, crudeltà e omicidio, erano spesso la conseguenza di principi intolleranti. [...] Si procedeva illuminati da questo grande errore, che un uomo poteva giudicare meglio l'opinione religiosa di un altro. Su questo principio assurdo, la persecuzione potrebbe essere considerata coerente; ma in questo è simile alla pazzia, poiché si agisce coerentemente in base a principi sbagliati. [...] La tortura e la morte erano stati gli ausiliari della persecuzione; i grandi motori usati a sostegno di un particolare sistema di opinioni religiose, allo sterminio di ogni altro.

Alla fine le sue opinioni vinsero. Ancora oggi il discorso di Fox si distingue come un grande tributo alla grande verità che la società non richiede unità, neppure su un tema così importante come la religione. Il suo punto si applica su tutta la linea, non solo alla religione, ma anche alla razza, alla lingua, alla classe, al credo e ad ogni altro margine lungo il quale le persone vogliono ritagliare la comunità umana.



Da Fox a Mises

A poco a poco, nel secolo successivo, e in particolare in seguito alla brutalità dei regimi che si identificavano alla sinistra e alla destra, il principio divenne molto più chiaro. Nel 1927 Ludwig von Mises lo riassunse come segue:
Il liberalismo esige tolleranza in linea di principio, non opportunismo. Esige la tolleranza anche in presenza di insegnamenti privi di senso, forme assurde di eterodossia e superstizioni infantili e sciocche. Esige la tolleranza per le dottrine e le opinioni che ritiene dannose e rovinose per la società e persino per i movimenti che combatte infaticabilmente. Perché ciò che spinge il liberalismo a chiedere e accordare la tolleranza, non è la considerazione per il contenuto della dottrina da tollerare, ma la consapevolezza che solo la tolleranza può creare e preservare la condizione di pace sociale senza la quale l'umanità ricadrebbe nella barbarie e nella penuria dei secoli passati.

Nella sua scrittura postbellica del 1957, ampliò il concetto. La tolleranza è l'essenza dello spirito liberale perché è giusta e funziona:
Quelli che potremmo definire gli "armonici" basano le loro argomentazioni sulla Legge di Associazione di Ricardo e sul Principio di Popolazione di Malthus. Non credono che, come sostengono alcuni dei loro critici, tutti gli uomini siano biologicamente uguali. Prendono in considerazione il fatto che esistano differenze biologiche innate tra vari gruppi di uomini e tra individui appartenenti allo stesso gruppo. La Legge di Ricardo ha dimostrato che la cooperazione secondo il Principio della Divisione del Lavoro è vantaggiosa per tutti. È un vantaggio quando un uomo coopera con gli altri uomini, anche se questi sono inferiori sotto tutti gli aspetti (capacità, abilità mentali e fisiche, diligenza e valore morale).

Nella filosofia degli anti-armonici, nelle varie scuole di nazionalismo e razzismo, si devono distinguere due diverse linee di ragionamento. Una è la dottrina dell'antagonismo inconciliabile che regna tra i vari gruppi, come le nazioni o le razze. [...] Il secondo dogma delle filosofie nazionaliste e razziste è considerato dai suoi sostenitori una conclusione logica derivata dal primo dogma: le condizioni umane implicano conflitti inconciliabili, prima tra i vari gruppi che si combattono l'un l'altro, in seguito, dopo la vittoria finale del gruppo principale, tra quest'ultimo e il resto dell'umanità schiavizzata. Quindi questo gruppo di élite deve essere sempre pronto a combattere: dapprima per schiacciare i gruppi rivali, poi a sedare le ribellioni degli schiavi. Lo stato di perpetua preparazione alla guerra gli impone la necessità di organizzare la società secondo lo schema di un esercito.



Mill ed eccentricità

Il liberalismo si è da tempo distinto per essere il paladino della differenza e il diritto degli individui ad essere diversi. John Stuart Mill disse che è l'eccentrico, non il conformista, che muove la società in avanti:
In questa era l'esempio di non conformità, il semplice rifiuto di piegare le ginocchia di fronte alla consuetudine, è di per sé un servizio. Proprio perché la tirannia dell'opinione è tale da rendere l'eccentricità un qualcosa di cui vergognarsi, essa invece è desiderabile, per sfondare tale tirannia. L'eccentricità ha sempre abbondato quando e dove la forza del carattere è abbondata; e la quantità di eccentricità in una società è stata generalmente proporzionale alla quantità di genio, vigore mentale e coraggio morale. Che così pochi ora osano essere eccentrici, segna il pericolo principale dei nostri tempi.

Non bisogna per forza conoscere questa storia di pensiero o la teoria liberale articolata da Fox, Mises e Mill. Visitate il vivace quartiere commerciale di qualsiasi grande città americana e osserverete il folle arazzo di etnie, lingue, religioni, razze e cultura, dove le persone girano  per comprare, vendere e associarsi. Perché non c'è il caos? Perché c'è coesistenza? Perché la presenza della libertà commerciale consente a tutti di perseguire il proprio interesse personale in un modo che giova anche agli altri.

Ecco la bellezza della mano invisibile!

Dopo tutto, qual è il problema che i pensatori sociali stanno cercando di risolvere? Cercano di fornire un ambiente in cui le persone prosperano come individui, mentre all'intero gruppo viene concessa l'opportunità di una vita migliore. Le differenze tra le persone sono compensate dalla libertà. Questa è stata un'intuizione che ha cambiato il mondo in meglio.

Infatti se abbiamo una piccola tribù della stessa razza, lingua, religione e norme culturali, la questione della libertà non si porrebbe affatto. Il coordinamento di gruppo avviene grazie alla conoscenza personale, alla comunicazione verbale e alle aspettative condivise rispetto alle esigenze degli altri, e di solito include un unico leader. Il guaio è che un'unità tribale omogenea e isolata, gestita dall'alto, sarà sempre povera (perlopiù vivendo alla giornata, come fanno oggi le piccole tribù dell'Amazzonia) perché il modello tribale non consente l'espansione della divisione del lavoro. Può funzionare in alcune condizioni, ma per la maggior parte la vita sotto l'omogeneità imposta alla fine si trasforma in ciò che Thomas Hobbes definì lo stato di natura: cattivo, brutale e breve.



La spinta all'integrazione

La libertà, d'altra parte, premia sempre più l'integrazione di persone di ogni tipo. Diventa proficuo per tutti farlo. Si è liberi di provare il bigottismo, il razzismo e l'avversione a tutte le altre visioni religiose, i diversi stili di vita e così via. Ma quando si tratta di migliorare la propria vita, si preferisce avere a che fare con il dottore ebreo quando si ha un infarto, prendere il pranzo al ristorante marocchino, assumere l'immigrato messicano per rivestire il proprio bagno, ascoltare una band afroamericana, e così via . E indovinate? A poco a poco l'ethos primitivo e tribalista inizia a placarsi.

Questo è esattamente il motivo per cui qualsiasi regime che cerchi di imporre l'omogeneità deve necessariamente bandire il mercato ed usare la forza. È utile ricordare che inizialmente il partito nazista incoraggiò solo pacifici boicottaggi delle imprese ebraiche, proteste davanti ai negozi, e così via, e dispose istruzioni esplicite che nessuno si sarebbe fatto male. Non funzionò. Le leggi di Norimberga erano misure disperate per affrontare il "problema" che il mercato non può escludere le persone.

C'è un'altra intuizione che rende l'affermazione sull'omogeneità molto sciocca: nessuno è uguale. Pensate ad un amico che condivide la vostra religione, razza, lingua e sesso, ma ha valori diversi. C'è sempre la possibilità di un conflitto, perché non ci sono due persone uguali. Le vostre amicizie sopravvivono nonostante ciò perché date più valore all'amicizia che all'essere nemici. Espandete questo modello all'intero ordine sociale e inizierete a capire come e perché le differenze non portano al conflitto, al disordine e all'acrimonia, ma piuttosto all'amicizia, alla prosperità e all'illuminazione.

Tutto questo parlare di abolire la diversità è solo uno slogan vuoto. Non c'è razza pura, nessuna religione veramente ortodossa, nessuna lingua senza variazione, nessuna unità finale tra due persone nel pensiero, parola o azione. Nessuno agisce o pensa come un gruppo o un collettivo. Non esiste un credito collettivo e nessuna colpa collettiva. Il mondo sociale sarà, sempre e per sempre, una costellazione di differenze. Abbiamo bisogno del migliore sistema sociale possibile e per far sì che qualcosa di bello ne venga fuori. Cercare l'unità ora significherebbe ottenere la solita cosa: la distruzione e l'asservimento, o la rimozione di alcune persone e l'emergere di una classe dispotica di governanti scelti tra i vincitori della grande lotta.



La nuova realizzazione

Comprendere l'incredibile potere dell'eterogeneità significa adottare una visione diversa della società stessa. Significa abbracciare una delle affermazioni liberali fondamentali: la società non ha bisogno di una gestione top-down, perché contiene in sé la capacità per la propria gestione. Si finisce per essere rapiti dall'enfasi di Frédéric Bastiat sull'armonia come mezzo attraverso il quale possiamo vivere vite migliori.

Al contrario, la postura mentale secondo cui l'omogeneità sia una condizione necessaria, porta ad una serie di strane ossessioni sui conflitti senza fine nella società. Come se fossimo circondati da una miriade di guerre intrattabili: una guerra tra neri e bianchi, uomini e donne, gay ed eterosessuali, il cristianesimo e l'islam, gli abili e i disabili, la nostra nazione e la loro nazione, e così via. Questa è la mentalità che la sinistra e la destra hanno in comune.

E indovinate? Se si costruisce un grande stato, questi conflitti sembrano effettivamente più reali di quanto lo siano, semplicemente perché lo stato mette le persone le une contro le altre. Cominciate ad odiare quel gruppo perché i suoi membri non hanno votato per il vostro candidato, ottengono più del bottino fiscale, sono favoriti da varie forme di imposizione sulla vostra libertà. Grazie a questo stato interventista, vi sentite come se foste circondati da nemici e perdete traccia della possibilità di comprensione umana.



Libertà e differenze

Torniamo all'affermazione iniziale di Francis, ora ampiamente condivisa e promossa dalla destra e dalla sinistra. Gli oppositori della libertà hanno abbaiato a questo albero per circa 200 anni, proprio come la sinistra ha fatto da quando Marx fuse Hegel con la teoria socialista materialista. Mentre queste persone pensano in termini di collettivi omogenei, il liberalismo ha avanzato l'idea dei diritti individuali e la capacità delle persone di organizzarsi nonostante la diversità, imparando ad ottenere valore l'uno dall'altro attraverso il commercio.

"Bisogna avere omogeneità affinché la società sia ordinata e funzioni correttamente", disse Francis. Questa affermazione equivale ad un rifiuto del liberalismo stesso. Quindi correggiamo: bisogna avere la libertà di affrontare l'ineluttabile realtà dell'eterogeneità. È il desiderio d'identità che porta al conflitto, al dispotismo ed a vite umane impoverite.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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