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venerdì 3 maggio 2019
L'importanza che ha non sapere chi sia Satoshi Nakamoto
di Francesco Simoncelli
Come avete avuto modo di ascoltare da tutti gli organi di stampa, Julian Assange è stato arrestato dalle autorità britanniche. Un duro colpo per la libertà, ciononostante cerchiamo di fare un esercizio di fantasia: invece di Assange, immaginate che la persona arrestata fosse stata Satoshi Nakamoto. Pensate che Bitcoin sarebbe esistito ancora? Dieci anni fa, un programmatore con un nome di fantasia pubblicò un white paper dove descriveva una nuova tecnologia la cui applicazione primaria sarebbe stata l'essere denaro privato. Non venne rilasciato in un dipartimento accademico, o in un ufficio di una banca o di un'istituzione ufficiale. No, venne rilasciato alle persone comuni e due mesi dopo venne rilasciato il protocollo stesso.
Uno degli aspetti più belli di Bitcoin è che il creatore è ancora sconosciuto: "Satoshi Nakamoto" è uno pseudonimo. Troppo spesso alle grandi invenzioni nella storia sono associati nomi che ottengono una quota spropositata del credito per esse, spesso perché i loro nomi appaiono nei registri dei brevetti. Bitcoin è diverso, la sua tecnologia è stata data al mondo, evitando sia la "proprietà intellettuale" che i paywall commerciali.
Ma facciamo un passo indietro e guardiamo un attimo al passato, perché Bitcoin non è stato affatto il primo: è stato il primo esperimento di successo nel campo monetario. Negli anni '90 alcuni imprenditori cercarono di creare una moneta alternativa al dollaro, indipendente dalle banche centrali e transfrontaliera. Coloro che poi crearono Paypal, Peter Tiel ed Elon Musk, diedero alla luce X.com una valuta con le seguenti caratteristiche: senza confini e non inflazionabile. La loro start-up privata voleva risolvere l'annoso problema dell'inflazione del dollaro USA, che dal 1913 aveva perso il 97% del suo potere d'acquisto. Non ci volle molto affinché il governo americano si presentasse alla loro porta e dicesse in sostanza: "Non potete farlo, altrimenti dovete chiudere bottega". Progetto abbandonato.
Successivamente un individuo più testardo, Douglas Jackson, creò E-gold: un token digitale non tracciabile che aveva una controparte in oro e il cui audit era affidato ad una società lussemburghese. I singoli utenti non erano censurabili, ma lo era colui che l'aveva creato. Infatti, nonostante avesse avuto il nullaosta della FED, Jackson fu gettato in prigione con l'accusa di essere un falsario.
Non tutti ricorderanno Second Life, un mondo virtuale ancora attivo oggi e nato nel 2003 da un'idea di Linden Lab Inc., il quale consente l'interazione virtuale tra utenti sotto forma di avatar personalizzati. Ben presto l'aspetto ludico del sistema, attraverso il quale i personaggi possono socializzare, viaggiare nel tempo e nello spazio, è stato scavalcato dall'introduzione dei cosiddetti Dollari Linden, convertibili sia in euro che in dollari, con i quali gli utenti possono effettuare scambi reali. Al momento in cui sono stati introdotti, erano necessari 260 Dollari Linden per fare 1 dollaro.
Alcune persone si sono arricchite costruendo e vendendo beni di consumo o servizi nella loro "seconda vita", ma il punto centrale è che hanno iniziato a guadagnare valore rispetto alle valute canoniche. Più andava avanti il tempo, e gli scambi, più questa valuta virtuale si apprezzava rispetto alle valute fiat; la gente li accumulava e poteva persino comprare cose "vietate" o senza pagarci le tasse. Cosa pensate sia successo? La stessa storia fin qui descritta: il governo è andato alla società e gli ha chiesto di smettere; la società non ha potuto fare altro che battere i tacchi e annuire.
Con Bitcoin, invece, le cose sono diverse, perché non c'è nessuno da arrestare o intimare di smettere. Lo stato vorrebbe arrestare qualcuno... ma chi? Non c'è nessuno a capo di Bitcoin e arrivati a questo punto tutti dovrebbero essere arrestati. Impossibile ed estremamente costoso. Bitcoin non è censurabile, non può essere inflazionato a piacimento e non può essere espropriato, e capite molto bene che questo quindi cambia tutto. Tutto ciò che è centralizzato è stato provato e ha fallito; Bitcoin ha introdotto l'incognita del decentramento, la base del lato disruptive della sua invenzione.
Nakamoto ha fatto qualcosa di eccezionale: ha rinunciato alla fama e alla possibilità di arricchirsi con la sua "creatura" per evitare di essere corrotto dalle leggi fiat (pensate a come alcuni entusiasti della prima ora di Bitcoin stiano ora supportando l'eventuale regolamentazione dello stesso, distorcendo l'obiettivo originale). È stata la scintilla che ha acceso un fuoco corale. Oggi il suo stash di Bitcoin lo renderebbe miliardario. Chi ha il controllo delle chiavi private vi ha accesso e il mondo sta guardando per vedere quando o se si muoveranno. Potrebbe non accadere mai, speriamo che restino dove sono e che l'identità di Satoshi rimanga sempre un mistero.
Il genio è individuale, ma nessuna persona racchiude in sé stessa la capacità intellettuale di creare da zero qualcosa di veramente significativo. Questo vale per la musica, i prodotti di consumo, le idee e il software informatico. In uno dei suoi ultimi messaggi prima di scomparire, Satoshi ha scritto: "Vorrei che non continuaste a parlare di me come una figura misteriosa ed oscura, la stampa non aspetta altro per trasformarla [Bitcoin] in una valuta pirata. Parlate invece del progetto open source e date più credito agli sviluppatori; aiuterà a motivarli. "
È meraviglioso e perfetto. Satoshi è Satoshi, né più né meno.
Ciao,
RispondiEliminaho trovato sul web questa riflessione che riguarda alcuni "punti deboli" di bitcoin e del fatto di non conoscere l'identità di Satoshi Nakamoto e di altri grandi detentori di crypto. Che ne pensi? Riporto qui sotto:
"Se consideri il Bitcoin, pensa ai seguenti problemi:
1) c'é un numero di bitcoin matematicamente limitato: il che significa che chi li "mina" o li acquista e poi se li mette in tasca, é sufficiente che aspetti semplicemente del tempo per vedere il proprio potere di acquisto salire senza fare NULLA. Ti sembra sensato?
2) Quelli che hanno minato Bitcoin all'inizio, e non li hanno venduti, di fatto sono virtualmente milionari o miliardari. Non si sa chi siano, e quando potrebbero fare il dump di una tale enorme quantitá di moneta virtuale in un momento qualsiasi futuro.
3) Le moderne economie DEVONO potersi espandere senza stare a pensare alle limitazioni del denaro: é la disponibilitá di denaro che deve accompagnare l'attivitá dell'uomo, non il contrario. Non é che non costruisco la fabbrica perché non ho i bitcoin...é assurdo.
Quindi, prenderei in considerazioni le criptovalute solo se fossero "trasparenti" per sapere quante ne sono state prodotte e purché seguano l'economia, senza porre un freno matematico perché vorrebbero ricalcare la disponibilitá finita di ORO nella Terra. Purtroppo trasparenza e "cripto" sono di fatto mutualmente incompatibili. Se tu fossi un'azienda che deve comprare milioni di pezzi per costruire un aereo, pagheresti in bitcoin nel mercato nero? Che tracciabilitá offri? che vincoli contrattuali puoi porre se qualcosa va storto nella fornitura ma hai pagato in modo irrintracciabile?
Ma il problema principale, per me, resta che il primo furbo che mina criptomoneta e ottiene l'appoggio ingenuo della comunitá diventa miliardario senza fare un cazzo. E questo sarebbe il progresso e la liberazione dalle banche?
No, questo é il sogno dei parassiti e di quelli che fanno le "societá di consulenza" sulla pelle della gente."
Grazie per il tuo tempo!
Enrico
Ottimo riassunto di chi non ha capito bitcoin o semplicemente di chi, puntando ai guadagni facili - al contempo accusando gli altri di ciò -, ha perso il treno del 2017 e precedenti.
EliminaRispondo velocemente ai punti, nell'essenziale:
1) il cretino non capisce che i prezzi sono un rapporto, tot mele per tot euro fa il prezzo; se la moneta non si potrà stampare e meno che mai il cibo, il prezzo rifletterà il cambio nel rapporto. Il tutto senza alcun trauma, sempre nell'ipotesi che qualche burocrate fallito, accompagnato da qualche gendarme fallito, non si intrometta come al suo solito nei processi di libero mercato (che sospetto piacere tanto al fesso commentatore).
2) Il poveraccio soffre di quel banalissimo male chiamato invidia: per quanto mi riguarda chi dovesse togliere il monopolio del denaro agli stati potrebbe prendersi anche il 100% del nuovo denaro, tanto dovrà spenderlo almeno per mangiare... o no?!
E - sorpresa - tramite il libero mercato il nuovo denaro finirà mano mano nelle tasche di tutti, in modo onesto.
Quanto al dump: se bitcoin è destinato a crescere affiancherà le monete di stato per capitalizzazione, solo uno scemo dumperebbe; se dumpasse ora, stante l'ipotesi di bitcoin to-da-moon, perderebbe il treno della vita. Questo sempre nell'ipotesi che bitcoin serva solamente per diventare ricchi in modo facile: che cialtronata!
Se bitcoin fallisce, tutti di corsa su oro e argento perché non rimarrà altro (si scordasse il malato di cui sopra che il denaro fiat aiuterà a vivere bene).
3) DEVONO un paio di caxxi! maledetto statalista fallito!
Come scritto al punto 1), i prezzi rifletteranno con onestà il cambio di rapporto tra le grandezze in gioco.
La fabbrica... Gesù... ma questo è scemo forte.
E se bitcoin prende il volo? me la fate costruire una fabbrica pagando in bitcoin o devo chiedere il permesso alla fed, bce e compagnia cantando?
Nel frattempo si usasse il "denaro" che viene maggiormente impos... accettato dagli attori di mercato, che problema c'è?
Tracciabilità: le transazioni sono tutte tracciabili, casomai il miserando ha bisogno di conoscere il volto di chi transa, che è un'altra cosa.
No, spiacente: a parte le società che per forza di cose avranno wallet pubblicamente associati ad esse, il resto del mondo deve fare bene attenzione a non regalare questi dati preziosi in giro.
bitcoin non ha società alle spalle, o studi commerciali né di avvocati, non deve corrompere giudici o politici, non deve chiedere il permesso per esistere né per "viaggiare", è lì: chi lo vuole lo prenda.
E buon per chi ci credette fin dall'inizio, il rischio è stato remunerato.
Sì, all'inizio il progetto poteva fallire, quindi i primi attori hanno rischiato.
No, nessuno poteva prevedere una simile evoluzione, i primi sono stati giustamente premiati.
Sì, parlare a distanza di 10 anni è facile, studiare la storia di bitcoin richiede tempo pazienza e umiltà.
No, non c'è niente di male a fare i soldi facili se non fai del male a nessuno.
Sì, il commentatore è un ignorante invidioso fallito (ma attenzione, come dico sempre: nessuno può escludere che abbia comprato una manciata di bitcoin, occhio ai falsi amici!)
No, non è facile cambiare mentalità, ma è meglio farlo finché si è in tempo.
Sì, bitcoin ha garantito a decine di migliaia di venezuelani di non morire di fame.
No, non se ne può più di perdere tempo dietro ai parassiti, che muoiano in mezzo ai loro errori ma che non trascinino gli altri.
R.G.
Un'ultima cosa, importantissima.
EliminaTutti a parlare del numero fisso di bitcoin, come se fosse quella l'unica caratteristica a renderlo speciale.
La vera novità, distruttiva di tutti i modelli precedenti, è l'algoritmo di consenso con tutte le sue implicazioni.
In pratica la gente si mette d'accordo sulle transazioni senza un ente centrale, tramite macchine, che non sono corruttibili: se questo modello si espande ad altri rami delle società umane, la storia prenderà una piega mai vista prima.
Eccolo qui il vero pericolo di bitcoin, che è "bene" non far sapere: niente più capi illegittimi.
R.G.