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di Laurence Vance
Il programma federale di prestiti agli studenti è un casino e milioni di beneficiari dei suoi prestiti sono indebitati fino al collo. E lo sono fino al punto che, secondo due studi recenti:
- Il 40% dei mutuatari andrà in default sui loro prestiti studenteschi entro il 2023;
- ci sono 250.000 mutuatari inadempienti sui loro prestiti studenteschi ogni trimestre
- in media occorrono 19,4 anni per pagare i prestiti per studenti.
E va notato che, a differenza di altre forme di debito federale, che sono scaricabili in caso di fallimento, il debito dei prestiti agli studenti non può essere annullato con la bancarotta.
Secondo LendEDU, un sito Web che aiuta i consumatori a conoscere e confrontare i prodotti finanziari compresi i prestiti agli studenti, il precursore del programma federale di prestiti agli studenti è il GI Bill. Approvato nel 1944, la GI Bill consentì ai veterani della seconda guerra mondiale di frequentare il college a costi ridotti o gratuitamente. I prestiti federali per gli studenti furono istituiti nel 1958 in base al National Defense Education Act. Gli studenti delle scuole superiori "che hanno mostrato promesse in matematica, scienze, ingegneria e lingua straniera, o coloro che volevano essere insegnanti, hanno ricevuto borse di studio e prestiti." Sotto l'Higher Education Act del 1965, le banche hanno iniziato "a fornire prestiti sovvenzionati e garantiti dallo stato agli studenti". Il Pell Grant è stato creato nel 1972, tuttavia ottenere denaro gratis per il college non ha scoraggiato gli studenti dall'indebitarsi. Infine, con lo Student Loan Reform Act del 1993, il governo federale iniziò a prestare direttamente "ai mutuatari, invece di passare prima da un'istituzione privata".
Da un punto di vista economico, i prestiti federali agli studenti distorcono il mercato. Il sostegno del governo, o l'emissione di prestiti agli studenti, fanno salire artificialmente il prezzo dell'istruzione. Grazie alla sempre maggiore "generosità" dello stato, non vi è alcun incentivo affinché college e università riducano i loro prezzi. Molte scuole sono diventate completamente dipendenti dai prestiti federali agli studenti per mantenere alte le loro iscrizioni. Prendete in considerazione il caso dell'ITT Technical Institute (ITT Tech). Un tempo era uno dei più grandi centri per l'istruzione for-profit negli Stati Uniti, ma dopo anni di indagini e cause legali, nell'agosto 2016 il Dipartimento dell'Istruzione degli Stati Uniti ha vietato agli studenti di utilizzare prestiti federali in una delle sue 130 sedi. Solo due settimane dopo, tutte le sedi ITT Tech sono state chiuse e la società ha dichiarato bancarotta.
Dal punto di vista fiscale i prestiti federali agli studenti non sono basati su solidi principi finanziari. Gli studenti con un cattivo rating di credito hanno tante possibilità di ottenere un prestito governativo quanto quelli con un buon rating di credito. Gli studenti che perseguono specializzazioni come ingegneria o informatica che possono portare a lavori ben retribuiti hanno la stessa probabilità di ricevere prestiti governativi come quegli studenti che si specializzano in studi sulle donne o studi di genere.
Da un punto di vista filosofico i prestiti federali agli studenti sono uno programma illegittimo. Il governo federale non è una banca, non ha soldi propri. Tutti i soldi del Tesoro federale sono prelevati dagli americani sotto forma di tasse. Nessun americano dovrebbe essere costretto a pagare per l'istruzione di qualsiasi altro americano. Allo stesso modo non è il ruolo adeguato del governo federale concedere prestiti o sovvenzionare le industrie.
Da un punto di vista pratico i prestiti federali agli studenti federali non hanno alcun senso. Perché il governo federale dovrebbe sovvenzionare un settore? E se il governo federale presta denaro agli americani per il college, allora perché non per le auto, le barche, le vacanze, le case ed i matrimoni? Perché il governo federale non rilascia carte di credito con le quali gli americani possano accendere un prestito e comprare ciò che vogliono?
Che cosa dovrebbe essere fatto per risolvere il rompicapo del debito studentesco?
Sono state proposte molte soluzioni, ma più di recente il senatore Lamar Alexander (R-Tenn.), ex-segretario all'Istruzione degli Stati Uniti, ha proposto che i datori di lavoro siano tenuti a dedurre i pagamenti dei prestiti degli studenti dalle buste paga degli impiegati e li rimettano al governo federale come imposte sul reddito. Tutte le soluzioni proposte soffrono di due difetti fatali.
Nessuna soluzione proposta riconosce che il rompicapo del debito studentesco non sarebbe mai emerso se il governo federale avesse semplicemente seguito la propria Costituzione e non avesse mai avuto nulla a che fare con l'istruzione: niente prestiti, niente sovvenzioni, niente sussidi, niente finanziamenti, niente programmi per la mensa, niente regolamenti, niente norme, niente buoni pasto e niente Dipartimento dell'Istruzione.
Nessuna soluzione proposta richiede la chiusura dei rubinetti monetari federali. Come la proposta del senatore Alexander, tutti chiedono di riformare il programma di prestito studentesco federale invece di porvi fine.
Il programma di prestito studentesco federale deve essere riconosciuto per quello che è e deve essere terminato prima che si possa trovare una qualsiasi soluzione reale al problema.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
Un'economia in rovina con una valuta in rovina costringe lo stato a fare sempre più affidamento sull'inflazione monetaria come principale fonte di entrate. Il divario tra la spesa pubblica e le entrate si allarga ulteriormente; non solo, ma l'inflazione monetaria erode i risparmi e in assenza di risparmi un deficit di bilancio porta ad un deficit commerciale. Poiché il dollaro è la valuta di riserva mondiale, l'aumento dei tassi d'interesse per gli USA e l'inflazione dei prezzi influenzeranno quasi tutte le altre valute fiat. Saranno infatti gli stranieri a liquidare i loro dollari ed i loro asset denominati dollari che fungeranno da innesco, è un mito che siano a corto di dollari. Più pressante è il problema della contrazione del commercio globale, cosa che anch'essa richiederà la liquidazione di asset in pancia agli istituzionali (e inevitabilmente diminuiranno di prezzo).
RispondiEliminaLa combinazione di protezionismo commerciale e ciclo del credito alle battute finali si tradurrà in una correzione di proporzioni serie, dato il livello di distorsione economica finora alimentata. Inutile ricordare che, dato che il dollaro è una valuta scoperta, il suo potere d'acquisto ne risentirà enormemente e di riflesso anche quello delle altre valute. Ciò incoraggerà le banche centrali a condurre politiche monetarie più allentate, sperando in una svalutazione controllata per stimolare la domanda. La prova dell'effetto di queste politiche non sarà l'aumento dei prezzi delle commodity, ma un aumento del prezzo dei metalli preziosi e delle criptovalute.
I pianificatori monetari centrali faranno di tutto (come ci ha ricordato Draghi) per gestire la situazione attraverso accordi di swap e qualunque altro mezzo possa venire loro in mente... ma non potrà fare a meno di essere inflazionistico. Di conseguenza perderanno il controllo sui prezzi e ricorreranno ad altri mezzi più diretti, come i controlli sui prezzi ed i controlli sui capitali.