mercoledì 29 maggio 2019
Cyber guerre e cose simili
di Alasdair Macleod
Dietro la storia di Huawei, non dobbiamo dimenticarlo, c'è una guerra finanziaria più ampia condotta dall'America contro la Cina e la Russia. Le storie sulle banche cinesi a corto di dollari non sono corrette: la scarsità è negli afflussi di capitali per sostenere il deficit di bilancio del governo degli Stati Uniti. Visto che questi flussi sono invece attratti dalla Belt and Road Initiative cinese, tale iniziativa minaccia le finanze del governo statunitense quindi prevedo che si intensificheranno la guerra finanziaria e la disinformazione associata. Hong Kong finirà probabilmente sulla linea di fuoco, a causa del suo ruolo nel fornire alla Cina l'accesso alle finanze internazionali.
Huawei sta finendo spesso sui titoli dei giornali. Dall'arresto del suo Chief Financial Officer a Vancouver, lo scorso dicembre, agli ultimi sforzi per dissuadere i suoi alleati nell'adottare la tecnologia mobile 5G di Huawei, abbiamo assistito ad una classica operazione di propaganda del Deep State americano. Certo, i cinesi hanno lasciato scoperto il fianco introducendo nel 2016/17 una legge confusa sulla cybersecurity che, secondo i circoli della difesa occidentale, sembra richiedere a tutte le società tecnologiche cinesi di cooperare con i servizi di intelligence cinesi.
Di conseguenza nessuno ora sa se fidarsi di Huawei, che ha alcune delle tecnologie di punta per il 5G. Il problema è a chi credere. I servizi d'intelligence sono abili nello smembramento, cosa che fanno attraverso burattini politici. Chi può dimenticare le armi di distruzione di massa? Più di recente c'è stato il mistero dell'avvelenamento di Skripal: i russi sarebbero stati colti sul fatto se non fosse stato per i legami di Skripal (attraverso Pablo Miller) con Christopher Steele.
La cosa più sicura da fare in questi casi è quella di non credere mai a qualcosa che proviene da un'agenzia di sicurezza governativa. L'attacco a Huawei è motivato dal desiderio di impedire il progresso tecnologico della Cina, che sta già eclissando quello americano, e l'America sta usando la sua leadership per imporre la sua volontà geostrategica ai suoi alleati. In Gran Bretagna siamo passati da una crisi di sicurezza a livello di governo su questo argomento, alle minacce americane a livello d'intelligence se le società del Regno Unito venissero autorizzate ad ordinare attrezzature Huawei 5G, al licenziamento del Ministro della Difesa.
La minaccia di non condividere informazioni a livello d'intelligence, se messa in atto, serve solo ad isolare gli americani. Inoltre la controversia di Huawei è parte di un conflitto più ampio, con l'America determinata a fermare i cinesi dal cambiare la struttura di potere del mondo, sottraendola dal controllo dell'America. Quando la Cina era solo un centro di produzione a basso costo per beni a bassa tecnologia, quella era una cosa; ma quando la Cina ha iniziato a sviluppare tecnologie avanzate e ha cominciato a dominare il commercio globale, allora le carte in tavola sono cambiate. La Cina deve essere contenuta.
Finora tutti i tentativi sembrano aver fallito. Il controllo dell'Afghanistan, considerato un'importante fonte di minerali pronti per essere sfruttati dalla Cina, è stato un costoso fallimento per l'Occidente. Anche i tentativi di strappare il controllo della Siria dalla sfera d'influenza della Russia hanno fallito. La Russia è l'alleato economico e militare della Cina e l'America non è riuscita a mettere la Russia in ginocchio, quindi ora l'attenzione è diretta a distruggere, o almeno a contenere, la Cina. La Cina ha già superato l'America in Africa e Centro e Sud America, acquistando influenza laddove gli americani ne godevano a profusione. I tentativi di neutralizzare la Corea del Nord si stanno dimostrando sterili.
In verità c'è una guerra non dichiarata tra Cina e Russia da un lato e l'America e i suoi alleati, spesso riluttanti, dall'altro. Ora ci sarà un'escalation, soprattutto perché l'America ha sempre più bisogno di afflussi di capitali globali per coprire i suoi deficit.
La strategia della guerra finanziaria americana
Dietro la guerra informatica, c'è una guerra finanziaria. Nella guerra finanziaria l'America ha il vantaggio della sua egemonia monetaria, che esercita pienamente. Ha permesso agli americani di vivere oltre i loro mezzi importando più beni di quanti ne esportassero e al governo federale di spendere più di quello che ricavasse in tasse. Per ottenere questi benefici, sono necessari flussi di capitali per finanziarli; e ad oggi, in termini di valore corrente, stiamo parlando di circa $25.000 miliardi, cifra che rappresenta la proprietà estera totale di asset e depositi in dollari.
La politica americana di vivere al di là dei propri mezzi non solo richiede più flussi di scambio ormai, ma anche flussi di portafoglio verso l'interno. I portafogli globali, costituiti da saldi di cassa commerciali e denaro da investimento, aumentano periodicamente la loro esposizione ad altre regioni, lasciando potenzialmente l'America a bocca asciutta. Il problema viene "risolto" destabilizzando la regione che ha beneficiato degli investimenti di capitale, affinché quel denaro venga incoraggiato a tornare in dollari e quindi nei mercati interni americani. Ora che la Cina vuole intensificare le spese infrastrutturali sia in patria che lungo la nuova via della seta, è il turno della Cina.
Questa è l'opinione di Qiao Liang, generale maggiore nel PLA e uno dei suoi strateghi principali. È stata la sua spiegazione per la crisi del 1997 nel sud-est asiatico, quando il baht thailandese andò in crisi e la stessa si diffuse in tutti i Paesi vicini. Nel decennio precedente, la regione aveva visto notevoli afflussi di capitali, tanto che Paesi come la Malesia, le Filippine e l'Indonesia facevano registrare deficit significativi nella loro bilancia dei pagamenti. Ciò era in conflitto con la bilancia commerciale degli Stati Uniti, che stava iniziando a deteriorarsi. La soluzione è stata il crollo degli investimenti nel Sud-est asiatico, cosa che ha stimolato la riallocazione delle risorse d'investimento a favore del dollaro e dell'America.
Qiao Liang cita altri esempi, dalla crisi latino-americana dei primi anni ottanta all'Ucraina, la cui rivoluzione gialla ha invertito i flussi di investimenti verso l'Europa centrale. Quest'ultimo piano però non è andato a buon fine, perché oltre mille miliardi di dollari di investimenti sono usciti dall'Europa ed è stata reindirizzata in gran parte all'economia cinese, la destinazione più attraente in quel momento. Attraverso il nuovo Shanghai-Shenzhen-Hong Kong Stock Connect, nell'aprile 2014 la Cina ha facilitato gli investimenti interni e la capacità degli investitori stranieri di realizzare profitti senza passare attraverso i controlli sui cambi.
Essendo la porta per gli investitori stranieri, la nostra storia ora si sposta a Hong Kong. Secondo fonti dell'intelligence cinese e russa, tra settembre e dicembre 2014 l'America ha cercato di destabilizzarlo con il supporto segreto del movimento Occupy Hong Kong. La FED ha terminato il suo QE ad ottobre ed erano necessari capitali internazionali negli Stati Uniti. Non solo, gli americani avevano anche intensificato le loro pressioni sulle isole Spratly e Scarborough Shoal all'inizio di quell'anno, evento che aveva portato all'interruzione dei negoziati di libero scambio tra Cina, Giappone, Corea del Sud, Macao, Taiwan e Hong Kong. I cinesi speravano che questa potenziale area di libero scambio potesse essere ampliata per includere l'ASEAN FTA, area più grande al mondo per PIL e nella quale avrebbero potuto sviluppare il renminbi come valuta di riserva.
Questi piani sono andati male, ma la Cina non si è lasciata provocare da parte di queste azioni. Invece ha iniziato a ridurre i suoi possedimenti di bond del Tesoro USA, da $1.270 miliardi a $1.060 miliardi nel 2016; non un grande calo, ma voleva dimostrare che non stava riciclando le sue eccedenze commerciali nei dollari.
Tutto ciò è accaduto in un momento in cui l'economia americana e mondiale si stavano espandendo (anche se flebilmente). Il protezionismo commerciale di Trump ha cambiato tutto questo e le prime indicazioni sono che l'economia statunitense è ormai in stallo. Le entrate fiscali stanno diminuendo, mentre la spesa pubblica sta aumentando. L'America ora ha urgente bisogno di maggiori afflussi di capitali per finanziare il crescente deficit di bilancio.
Se Qiao Liang dovesse commentare, senza dubbio la sua conclusione sarebbe che l'America intensificherà il suo attacco contro la Cina per far aumentare il disinvestimento e la successiva riallocazione nel dollaro. E così, gli attacchi sono iniziati; prima cercando di destabilizzare Huawei, mentre ora i media generalisti stanno sostenendo che Cina e Hong Kong si trovino in difficoltà.
Di recente il Wall Street Journal ha pubblicato un articolo in cui si afferma che le banche cinesi siano a corto di dollari. Chiaramente questo non è vero. Le banche cinesi possono acquisire dollari ogni volta che lo desiderano, vendendo altre valute estere sul mercato o vendendo il renminbi alla PBOC. La loro posizione nei confronti del dollaro è tale perché scelgono di averla e inoltre tutte le banche commerciali usano i derivati, che in pratica rappresentano un'esposizione fuori bilancio. Inoltre, con gli Stati Uniti che gestiscono un sostanziale deficit commerciale con la Cina, i dollari entrano in ogni momento.
Seguendo l'articolo del WSJ, vari altri commentatori hanno inventato storie simili. Ma guarda un po' tu com'è conveniente per il governo degli Stati Uniti vedere queste storie negative sulla Cina nel momento in cui ha più bisogno di aumentare i flussi di capitali verso l'interno e finanziare il suo deficit di bilancio.
C'è comunque un'antipatia generale tra gli investitori americani nei confronti della Cina, quindi non dovremmo essere sorpresi se vediamo spuntare personaggi con posizioni ribassiste riguardo la Cina. Uno dei principali, almeno per la sua reputazione di furbizia negli investimenti, è Kyle Bass di Hayman Capital Management. Secondo Zero Hedge ha scritto la sua prima lettera di investimento in tre anni, parlando di Hong Kong: "Oggi i nuovi rischi economici e politici minacciano i decenni di stabilità di Hong Kong. Questi rischi sono così grandi che meritano un'attenzione immediata su entrambi i fronti."
Se solo fosse così semplice... È tempo di presentare la tesi alternativa. Hong Kong è importante, perché la Cina usa Hong Kong e Londra per evitare di dipendere dal sistema bancario statunitense per le finanze internazionali. Ed è per questo che il Deep State degli Stati Uniti vuole far fuori Hong Kong.
Analisi asimmetrica
Bass ha ragione nell'indicare che il mercato immobiliare di Hong Kong sia decisamente surriscaldato e che i prezzi degli immobili siano saliti rispetto ai minimi del 2003. In larga misura è stata l'inevitabile conseguenza del legame tra il comitato valutario e il dollaro USA, che sostanzialmente trasferisce la politica monetaria inflazionistica della FED all'economia più dinamica di Hong Kong. La descrizione di Bass della relazione tra le banche, il modo in cui si finanziano e la proprietà collaterale, ci ricorda i fattori che hanno portato alla crisi bancaria nel Regno Unito verso la fine del 1973. Le prove empiriche sembrano essere saldamente a favore di Bass.
Tranne per una differenza significativa tra eventi come la crisi bancaria del Regno Unito e praticamente ogni altra crisi immobiliare. Hong Kong è un centro internazionale e il ruolo delle banche nelle transazioni immobiliari è quello di "facilitatori" col denaro piuttosto che come creditori. Nel 2017 Hong Kong è stata la terza più grande beneficiaria di investimenti esteri (sostanzialmente proprietà) dopo Stati Uniti e Cina. Gli afflussi di investimenti esteri sono saliti di £104 miliardi per un totale di quasi $2.000 miliardi. I maggiori investitori sono stati la Cina, seguita dalle società che incanalano denaro attraverso i centri offshore.
Quindi, sì, le banche di Hong Kong resteranno danneggiate da una crisi immobiliare, ma non tanto quanto crede Bass. Sono le banche straniere e cinesi che hanno gran parte della proprietà come garanzia. Non sono le banche di Hong Kong ad aver alimentato il boom immobiliare con il credito interno, ma il denaro estero.
Bass non dice che è improbabile che un crollo dei prezzi delle proprietà e del sistema bancario sia limitato a Hong Kong. Le banche centrali hanno fatto progressi affinché tutti i sistemi bancari siano legati nello stesso ciclo del credito. Senza volerlo, hanno garantito che la prossima crisi del credito colpirà tutti e nello stesso momento. Non sarà solo Hong Kong, ma l'UE, il Giappone, la Gran Bretagna e l'America. Tutti finiranno nei guai, in misura maggiore o minore.
È interessante notare che la crisi della Lehman, verificatasi dopo che i prezzi degli immobili di Hong Kong erano già raddoppiati, ha causato forti afflussi e portando il dollaro di Hong Kong al picco del suo peg. La situazione sembra essere simile oggi, con investimenti esteri degli Stati Uniti a livelli bassi, ma livelli quasi record di proprietà straniera di asset denominati in dollari. Nonostante gli investimenti esteri a Hong Kong siano pari a $2.000 miliardi, non dovrebbe essere ignorata la prospettiva di un rimpatrio di capitali verso Hong Kong.
Probabilmente la parte più importante nel discorso di Bass riguarda il futuro del sistema monetario gestito dalla Hong Kong Monetary Authority (HKMA). Afferma che il "saldo aggregato", una voce singola nel bilancio di HKMA, è l'equivalente delle riserve in eccesso della FED degli Stati Uniti e che "una volta esaurito, la pressione sul comitato valutario diventerà insostenibile e il peg verrà rotto."
Il saldo aggregato sul bilancio di HKMA è diminuito significativamente nell'ultimo anno, da HK$180 miliardi a HK$54,4 miliardi. La decisione sulle variazioni dei saldi aggregati proviene dalle banche stesse e per questo motivo vengono comunemente prese per riflettere i flussi di capitale in entrata e in uscita. Questo è diverso dai bilanci aggregati che riflettono le pressioni effettive sul peg, come suggerito da Bass.
L'HKMA mantiene una copertura in dollari USA tra il 105% ed il 112,5% della base monetaria (attualmente circa il 110%) e ha ulteriori riserve in dollari non allocate, se necessario. Il peg viene mantenuto dalla HKMA variando la sua base monetaria, non solo gestendo un tasso di prestito base con uno spread sul Fed Funds Rate, non solo influenzando i saldi aggregati delle banche commerciali, ma attraverso le altre tre componenti che compongono la base monetaria: certificati di indebitamento, banconote e monete in circolazione ed Exchange Funds Bills and Notes (EFBN). In pratica sono gli EFBN in congiunzione con i saldi aggregati che vengono utilizzati per aggiustare la base monetaria e mantenere la valuta garantita nella zona di convertibilità tra 7,75 e 7,85 rispetto al dollaro statunitense.
Nel mantenere il peg, l'HKMA lo privilegia rispetto alla manipolazione dell'offerta di denaro. Non c'è dubbio che questo vada contro le credenze degli economisti occidentali tradizionali che credono che l'inflazione sia buona e la deflazione cattiva. Nell'ultimo anno la base monetaria di Hong Kong è diminuita da HK$1.695 miliardi a HK$1.635 miliardi. Questo preoccupa l'HKMA? Affatto.
Come i cinesi agiranno nelle circostanze di una nuova crisi del credito globale è tutto da vedere, ma dovremmo tenere a mente che sono probabilmente meno keynesiani nel loro approccio all'economia e alla finanza rispetto agli occidentali. Certo, hanno utilizzato l'espansione del credito per finanziare lo sviluppo economico, ma il loro è un approccio mercantilista e differisce significativamente dal nostro. Noi impoveriamo i nostri fattori di produzione attraverso il trasferimento di ricchezza attraverso l'inflazione monetaria e riteniamo che ciò possa essere compensato alimentando la speculazione finanziaria e l'inflazione dei prezzi degli asset. La Cina migliora la sua produzione e innovazione generando risparmi personali; la ricchezza è creata e collegata più direttamente alla produzione.
Gli obiettivi e gli effetti dell'inflazione monetaria e creditizia tra la Cina e l'Occidente sono dissimili, ed è un errore comune ignorare queste differenze. La minaccia alla capacità della Cina di gestire i propri affari in una crisi del credito è significativamente inferiore alla minaccia per le nazioni occidentali dipendenti dal welfare, i cui governi sono fortemente indebitati mentre la Cina non lo è.
La Cina è sicura di vedere stabilità finanziaria e monetaria ad Hong Kong e renderla vitale per i suoi interessi. A parte la filiale della Banca di Cina ad Hong Kong che è il secondo più grande emittente di banconote, la stessa PBOC mantiene saldi di riserva in dollari di Hong Kong, che nelle circostanze che Kyle Bass ritiene probabili, possono aumentare per supportare la gestione del peg da parte della HKMA.
Conclusioni
È un errore pensare che il mercato immobiliare di Hong Kong sia un pericolo sistemico come lo era la volta precedente. Le aspettative di una svalutazione del peg sembrano essere un pio desiderio dei ribassisti.
Molto più importanti sono le conseguenze della guerra informatica e finanziaria perseguita contro la Cina e la Russia dal Deep State americano. Sotto la presidenza Trump è stata intensificata mediante i dazi, che sono fondamentalmente un attacco all'economia cinese. La Cina sarà un osso duro da spezzare e l'effetto del protezionismo americano è stato quello di innescare una diminuzione del commercio internazionale, che ora sta diventando evidente. Gli effetti negativi sull'economia americana sono sottostimati.
Il tentativo di distruggere le ambizioni globali di Huawei è la parte più visibile di una cyber guerra non dichiarata. Il protezionismo era solo un passo avanti. La guerra finanziaria è ora in escalation, mentre l'economia globale sta affrontando una recessione significativa. I cinesi sono da lungo tempo sul terreno della guerra finanziaria, come dimostra l'analisi di Qiao Liang su come l'America abbia bisogno di afflussi di portafoglio e di cosa siano disposti a fare per attirarli. Il pensiero occidentale secondo cui i cinesi e i loro alleati russi sono vulnerabili all'egemonia americana è stato smentito più e più volte. Gli analisti finanziari non riescono a capire che i cinesi non sono scemi.
La Cina non si lascerà provocare e proteggerà Hong Kong, dirottando i flussi d'investimento da un'economia statunitense in fallimento alla sua iniziativa Belt and Road. Ciò scatenerà una crisi finanziaria sugli americani. Almeno è sempre stato questo il punto di vista della Cina e non vede alcun bisogno di cambiare la sua strategia passiva di guerra finanziaria.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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