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lunedì 15 aprile 2019

L'Europa sta rallentando e la BCE non è pronta





di Claudio Grass


Alla fine di gennaio, solo un mese dopo la fine ufficiale del programma di QE della Banca Centrale Europea (BCE), Mario Draghi ha dichiarato alla commissione del Parlamento europeo che la banca centrale potrebbe riprendere i propri acquisti obbligazionari, in uno sforzo discutibile per attenuare le preoccupazioni sull'impatto del cambiamento della sua politica monetaria. Mentre l'economia europea mostra chiari segnali di rallentamento, i dubbi si stanno moltiplicando sulla sostenibilità dei piani della BCE, sull'efficacia delle sue misure e sulla sua capacità di sostenere l'economia, qualora dovesse verificarsi un'altra crisi.



Le vulnerabilità dell'economia europea

I dati più recenti della produzione industriale della zona Euro hanno rivelato un calo molto preoccupante: 0,9%, più del doppio delle previsioni di dicembre. Su base annua la crisi è stata la peggiore sin dalla Grande Recessione.

Fonte: Eurostat, Bloomberg

Nel frattempo la Germania, il motore economico di tutto il blocco, ha più volte mostrato segni di debolezza, giustificando e riaffermando le diffuse preoccupazioni sul futuro dell'economia europea. L'economia tedesca ha subito una brusca battuta d'arresto, con gli ultimi dati sulla crescita che indicano che è rimasta invariata nell'ultimo trimestre del 2018. Sfatando le già cupe previsioni di uno 0,1%, ha trainato la maggior parte dei suoi pari nell'area Euro con una crescita media dello 0,2%. Essendo arrivata così vicino al territorio della recessione e senza segni positivi all'orizzonte, un rimbalzo in questa fase appare molto improbabile. Come il presidente della Bundesbank Jens Weidmann ha detto il mese scorso in un discorso, la crisi economica potrebbe durare più a lungo di quanto si pensasse in precedenza e "le cattive notizie per l'economia tedesca potrebbero continuare per un bel po' ".

Dopo una lunga serie di rapporti preoccupanti e dati economici deludenti, le aspettative per le prestazioni europee sono state ridimensionate, con la Commissione europea che ha annunciato significative revisioni al ribasso per molte delle principali economie della zona Euro. Nel complesso le sue previsioni di crescita per il 2019 sono state ridotte all'1,3% a febbraio, una notevole riduzione rispetto all'1,9% previsto a novembre. Nonostante la revisione al ribasso, molti analisti ritengono che le aspettative siano ancora eccessivamente ottimistiche e per il 2019 proiettano invece una realtà economica peggiore. Come Citigroup afferma in una nota: "Il rischio di recessione è ovunque, ma più imminente in Europa che negli Stati Uniti".

Fonte: Commissione europea, Bloomberg

Questi rischi sono davvero difficili da ignorare. Per prima cosa, l'Italia è una fonte di grandi preoccupazioni, sia a livello economico che politico. La terza maggiore economia dell'Eurozona sta crollando sotto la pressione del suo enorme debito pubblico, mentre è ufficialmente entrata in recessione, facendo registrare una contrazione economica dello 0,2% nell'ultimo trimestre. Anche la Brexit è un importante fattore di rischio, poiché il tempo stringe e anche le speranze di un divorzio amichevole e una transizione graduale. Per quanto riguarda le controversie commerciali con gli Stati Uniti, le minacce di introdurre pesanti dazi, soprattutto nel settore automobilistico, hanno generato nuove pressioni ed oscurato ulteriormente le prospettive economiche del blocco europeo.

La regione è stata anche tormentata da proteste e disordini pubblici persistenti e diffusi. Il noto movimento Gilet Gialli, nato in Francia ma che presto ha messo radici anche in altri stati membri, non mostra segni di esaurimento. Al contrario, le figure di spicco dei gilet gialli francesi stanno già pianificando la loro transizione dalle strade all'arena politica, presentando una seria sfida allo status quo. Allo stesso tempo, il presidente Macron e il suo governo, ampiamente impopolare, stanno intensificando i loro sforzi per sedare il movimento, dispiegando metodi sempre più violenti per controllare la folla. Le crescenti brutalità riscontrate nelle recenti proteste hanno suscitato preoccupazioni sull'uso delle forze di polizia e sono solo servite ad infiammare ulteriormente i manifestanti.

Il rallentamento economico e le tensioni politiche hanno formato un cocktail tossico che conferma le aspettative negative e le paure di una prossima recessione in Europa, la quale potrebbe minacciare l'economia globale. Le grandi aziende del blocco europeo stanno già proiettando un pronunciato pessimismo per il futuro, con aziende tedesche come Leoni AG che hanno sospeso i pagamenti dei dividendi dopo che i guadagni sono diminuiti più del previsto e Daimler AG sta preparando un programma "globale" di riduzione dei costi, dopo aver segnalato un 28% di utili netti in calo nel 2018. Una recente indagine sui CFO condotta dalla Duke University ha mostrato che il 66,7% si aspetta una recessione entro la fine di quest'anno in Europa. A livello globale, un sondaggio della Bank of America Merrill Lynch ha rivelato che le aspettative pessimistiche sono al punto più alto sin dal dicembre 2011.



A corto di munizioni

Tenendo presente i rischi e le numerose indicazioni che puntano ad una imminente recessione economica, la prontezza tattica della BCE è di fondamentale importanza, poiché la Banca Centrale Europea sarà nuovamente chiamata a salvare capre e cavoli. Ecco perché la BCE, nel suo attuale stato di impreparazione e con la sua mancanza di munizioni per combattere la prossima recessione, è estremamente vulnerabile.

Negli ultimi anni è diventato evidente che la BCE ha reagito lentamente e, quando lo ha fatto, ha ottenuto troppo poco troppo tardi. In termini di normalizzazione, ha chiaramente perso l'opportunità di ridurre il proprio sostegno in tempo utile per prepararsi alla recessione economica. Prolungando oltremodo il suo programma di QE e tassi d'interesse negativi, la banca centrale è all'angolo ormai. Mentre la sua controparte americana è stata molto più veloce ad invertire la rotta, col rialzo dei tassi ed il suo quantitative tightening, la cronica riluttanza della BCE e la paura di scatenare una crisi nei mercati l'hanno posta in grave svantaggio. L'inadeguatezza della banca centrale diventerà molto evidente non appena inizierà la prossima recessione.

La BCE ha messo fine al suo programma di QE a dicembre, una mossa che è arrivata quattro anni dopo la FED e probabilmente troppo tardi, poiché ormai nuvole scure si stavano già addensando all'orizzonte dell'economia europea. Inoltre, mentre ha ufficialmente concluso l'acquisto di nuove obbligazioni, la BCE continua a rinnovare quelle esistenti che detiene, almeno fino a quando non annuncerà un cambio di strategia. Fino a questo punto la sua politica sui tassi d'interesse è rimasta invariata e non vi sono piani per un loro rialzo fino alla fine del 2019.

Nel complesso, sotto la supervisione di Draghi, il bilancio della BCE è balzato a livelli inimmaginabili e politiche aggressive come l'ampio programma di QE ed i tassi negativi hanno favorito l'accumulo di debito e meccanismi di mercato fortemente distorti.


Decine di aziende "zombi", che altrimenti sarebbero morte senza il supporto artificiale del credito a basso costo, stanno ora infestando la maggior parte delle grandi economie. L'incoraggiamento e l'incentivazione mirata del debito rispetto al risparmio o agli investimenti prudenti hanno creato una montagna tossica di crediti inesigibili. Se si innesca una valanga di default, è improbabile che il settore bancario, già sofferente e altamente vulnerabile, sia in grado di assorbire lo shock.

Allo stesso tempo, i principali Paesi europei stanno annegando nel debito pubblico e non sono in grado di utilizzare misure fiscali e programmi di stimolo per rianimare le loro economie. Inoltre milioni di pensionati e risparmiatori sono stati costantemente penalizzati per la loro gestione finanziaria oculata e responsabile, mentre sono state incoraggiate le spese spericolate con denaro preso in prestito. Poiché i rendimenti sono svaniti dai veicoli d'investimento che un tempo erano considerati opzioni sicure da coloro che avevano una tolleranza per un profilo di rischio basso, anche gli investitori responsabili sono stati obbligati nelle aree più rischiose del mercato affinché potessero ottenere prestazioni positive.

Oltre ad un impatto economico negativo, queste politiche hanno anche alimentato divisioni sociali. Mentre quelli in cima alla piramide vedevano aumentare il valore dei loro asset, alla grande maggioranza della popolazione, che non ha tratto vantaggio dai prezzi più alti delle azioni, è stata negata la possibilità di beneficiare dalla frugalità. Tali ingiusti vantaggi hanno contribuito in modo significativo alle tensioni politiche che vediamo oggi. L'ascesa del populismo in tutto il mondo può essere ricondotta alle disparità che sono state incoraggiate da suddette politiche e all'ampliamento della divisione socioeconomica cui hanno contribuito. Ciò che è ancora più preoccupante è l'escalation di questo attrito e del conflitto interno in caso di crisi. Dato che ci sono molti focolai già diffusi in molte nazioni europee, una recessione potrebbe far divampare un incendio imponente.

In questa fase difficilmente ci si può aspettare che la fine degli acquisti di obbligazioni mensili faccia la differenza. Qualsiasi tentativo da parte della BCE di un'inversione di queste politiche non è solo destinato a fallire, ma rischia anche di innescare un tracollo economico.



Implicazioni per gli investitori

Dopo gli ultimi sviluppi ed una lunga serie di cattive notizie (es. le revisioni al ribasso delle previsioni economiche ed il rallentamento economico sia in Europa che a livello mondiale), gli investitori hanno iniziato a spostarsi verso approcci di rischio diversi ed a gravitare verso i beni rifugio. Il prezzo dell'oro ne ha già beneficiato considerevolmente, poiché il metallo prezioso sembra essere entrato in una fase decisiva. Alla fine di gennaio il prezzo dell'oro ha superato la barriera dei $1300 e continua a librarsi al di sopra di essa sin da allora.

Questo recente aumento dell'interesse degli investitori per il metallo giallo è una buona notizia per chi lo possiede, ma la salita della domanda che seguirà l'inizio di una recessione farà impallidire quella attuale. La maggior parte degli analisti e delle previsioni sono già positivi per quest'anno, anche se il potenziale per una grave recessione non è stato ampiamente preso in considerazione. Quindi solo dal punto di vista delle prestazioni ora è un ottimo momento per espandere le proprie riserve di metalli preziosi.


Tuttavia l'oro è destinato a svolgere un ruolo molto più importante negli anni a venire. Con un numero crescente di analisti, investitori ed economisti che prevedono una recessione entro il 2020, prepararsi agli scenari peggiori è una scelta saggia. A differenza della crisi del 2008, quando le banche centrali avevano ancora munizioni da sparare, il prossimo crollo le coglierà sprovviste di misure con cui agire. Se il QE ed i tassi d'interesse estremamente bassi sono stati criticati come misure radicali, eccessivamente zelanti e pericolosamente aggressive, la reazione delle banche centrali alla prossima recessione sarà probabilmente ancora più spericolata.

Data tale prospettiva, è probabile che la BCE, non avendo imparato nulla dagli errori del passato, cercherà di evitare il disastro stampando più denaro e usando il credito a basso costo come panacea. Naturalmente questo scenario sarebbe molto vantaggioso per l'oro, specialmente in termini di euro. Per quanto riguarda gli Stati Uniti, non possiamo ancora sapere quanti soldi verranno immessi sul mercato in questo scenario e dobbiamo osservare la pressione che l'USD potrebbe esercitare sull'oro. Tuttavia gli Stati Uniti non sono troppo entusiasti di un dollaro forte e quindi, da un certo punto in poi, possiamo aspettarci che anche la FED inizi a stampare.

Nel complesso, poiché sta salendo il rischio di una recessione, diventa sempre più chiaro che questa volta sarà diverso: con pochi strumenti a loro disposizione, il presupposto "venire in soccorso dei mercati" è destinato a spingere ulteriormente i banchieri centrali in territorio sperimentale, con risultati imprevedibili e pericolosi. Pertanto per l'investitore prudente pianificare in anticipo tali eventualità è fondamentale per proteggere e preservare la propria ricchezza. I metalli preziosi e le criptovalute svolgeranno un ruolo essenziale per soddisfare tale obiettivo. 


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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