Bibliografia

martedì 19 marzo 2019

No, i robot non soverchieranno gli esseri umani

L'emancipazione dai lavori usuranti procede a passi spediti. In questo modo figure professionali come i cosiddetti biker del food delivery potranno guardarsi intorno e cercare una nuova occupazione, migliore di quella finora svolta e per cui si sono tanto lamentati con lo stato. Tecnologia e progresso renderanno obsolete quelle professioni che richiedevano più tempo per essere portate a compimento con una resa inferiore a quella potenziale che può essere raggiunta con l'apporto di un miglioramento tecnologico. Lungi dall'essere raggiunto in ambienti socialisti, è sempre il libero mercato l'ecosistema che produce questi cambiamenti ottimali. L'unico neo in questo contesto è il ruolo della scuola pubblica, la quale sta progressivamente uccidendo la creatività dei ragazzini. Sin dagli anni '90 la chiave per trovare nuove nicchie di lavoro è in costante declino negli USA, ad esempio, e la creatività non è qualcosa che può essere "insegnata". Per competere con i robot abbiamo bisogno di un modello educativo che alimenti l'immaginazione e l'ingegno umano. La scuola dell'obbligo non è attrezzata per farlo, solo i modelli di apprendimento alternativi a quelli convenzionali lo sono.
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di Robert P. Murphy


Un numero crescente di ottimisti nei confronti della tecnologia sostiene ormai che l'intelligenza artificiale avrà un ruolo sempre più importante, sia nel governo sia nel mercato. Gli scettici temono che per quanto possa essere ben programmata, potrebbe finire per spodestare gli umani e conquistare le nostre istituzioni. Come vedremo, gli scettici trarrebbero beneficio da una migliore comprensione della teoria economica di base.

L'ottimista Vitalik Buterin, co-fondatore della rivista Bitcoin Magazine, ci chiede di immaginare "un servizio decentralizzato di cloud computing auto-replicante" che "inizierebbe a gestire un'attività automatizzata su un server privato virtuale, e una volta aumentati i suoi profitti noleggerebbe altri server e installerebbe il proprio software su di essi, aggiungendoli alla sua rete"("DAOs, DACs, DAs and More: An Incomplete Terminology Guide").


L'economia può cadere in un ciclo infinito?

In un post intitolato "Ascended Economy?", il blogger Scott Alexander si preoccupa che in condizioni come quelle descritte da Buterin, gli umani potrebbero alla fine ritrovarsi in quella che chiama "un'economia in ascesa", dove "l'attività economica si allontanerà sempre di più dal controllo umano fino a che alla fine non ci sarà alcuna relazione."

Le preoccupazioni di Alexander sono plausibili, ma una volta che introduciamo la teoria del valore soggettivo, specialmente nella tradizione Austriaca, scopriamo che non comprende minimamente come funziona il sistema profitti/perdite.

Alexander chiede innanzitutto al lettore di immaginare un'azienda che fa affidamento su un inventore umano per sviluppare batterie per auto elettriche, dove l'inventore ha l'obiettivo di aiutare altri umani. In seguito offre un esempio specifico di un'azienda di robot minerari che acquista "un input (acciaio) e produce un output (robot-minerario), che venderebbe sia per soldi che per acciaio". Poi ci chiede di immaginare una società mineraria che prende "un input (robot-minerario) e produce un output (acciaio)".

La preoccupazione è che l'economia potrebbe anche accidentalmente produrre un ciclo di feedback come questo, in cui non è coinvolto nessun essere umano, eppure le due operazioni "finiscono per affiancare l'universo con acciaio e robot minerari senza preoccuparsi che nessuno lo voglia".


Rompere le leggi della realtà

Questo è uno scenario intrigante, ma alla fine non ha senso. Non è realistico affermare che non vi siano input estranei o "perdite" nell'operazione, come se un robot e un'unità di acciaio possano perpetuamente produrre campioni fisici identici. Per prima cosa, ciò violerebbe le leggi della termodinamica.

Ma violerebbe anche le leggi dell'economia. L'unico modo in cui entrambe le attività potrebbero rimanere in piedi è se l'unità di acciaio avesse lo stesso valore di mercato di un robot, ora e per sempre. Ma questo implicherebbe che il rendimento nominale di questo settore sia zero. In altre parole, implicherebbe che un'unità di acciaio oggi abbia lo stesso valore di mercato di un'unità di acciaio da consegnare tra 10, 20 e 30 anni, il che sarebbe una straordinaria coincidenza soprattutto alla luce del fatto di tassi d'interesse positivi (a lungo termine).


Non dimenticate i diritti di proprietà

Eppure questi sono semplici cavilli. La vera difficoltà è che Alexander ha implicitamente presunto che le miniere di ferro (è così che si produce acciaio) non siano possedute, o siano possedute in una delle due operazioni nel ciclo. Non c'è pericolo che un robot "fuori controllo" crei migliaia di miliardi di copie di sé stesso senza l'approvazione umana, se gli umani possiedono le materie prime.

Infine, anche se i robot potessero in qualche modo moltiplicarsi solo manipolando la materia già all'interno del loro controllo, il problema sarebbe che i diritti di proprietà sono stati spiegati male. Se infastidisse gli umani sapere che il sistema solare si sta riempiendo di robot, assegnare diritti di proprietà ai vari segmenti di spazio sarebbe la soluzione.

In questo contesto, le preoccupazioni di Alexander non hanno nulla a che fare con l'impresa privata, e invece sono analoghe a qualcuno preoccupato di pascolare il bestiame nelle terre pubbliche.


Soggettività umana

Oltre a rispondere alla particolare illustrazione di Alexander, più in generale possiamo dire che la teoria soggettiva del valore mostra che i prezzi di mercato possono essere ricondotti al cliente finale. Ad esempio, l'approccio moderno, ovvero l'approccio che Carl Menger ha introdotto nei suo Principles of Economics (1871), afferma che le persone pagano determinate somme per le bottiglie di vino a causa dell'utilità marginale derivante dal loro consumo.

Una volta noti i prezzi delle bottiglie di vino, gli imprenditori possono effettuare calcoli economici e determinare quanto sarebbero disposti a pagare per i fattori necessari alla produzione di bottiglie di vino. Il fatto che i bevitori di vino (umani) offrano banconote da un dollaro per bottiglie di varia qualità, induce gli imbottigliatori ad offrire banconote da un dollaro per assumere lavoratori, comprare uva, costruire fabbriche per produrre bottiglie, ecc.

Per riassumere la questione: secondo il vecchio approccio classico, diremmo che una bottiglia di vino costa perché bisogna coprire i costi che servono per coltivare l'uva. Invece secondo l'approccio soggettivo, diciamo che i terreni arabili costano perché possono essere usati per produrre uva, che a sua volta ha un prezzo elevato perché può essere usata per produrre bottiglie di vino valutate soggettivamente dai clienti finali.

Sebbene gli economisti Austriaci come Mises si concentrassero esplicitamente sul fatto che i consumatori fossero i migliori intermediari del potere economico, potrebbe essere tecnicamente più accurato riferirsi a loro come clienti. La parola "consumatore" trasmette la connotazione che il prodotto o il servizio serva per un obiettivo personale, e questo non è sempre vero.

Come argomentato in modo eccellente in The Voluntary City: Choice, Community, and Civil Society (2009), una società volontaria non si baserà esclusivamente su organizzazioni a scopo di lucro. I fan del libero mercato sbagliano se dicono che non ci sarà alcun ruolo per enti di beneficenza, fondazioni, o entità religiose in un mondo di laissez-faire. Al contrario, senza mandati paternalistici e schemi di pagamento imposti da uno stato coercitivo, la società avrebbe bisogno di tali operazioni volontarie ma non commerciali. Eppure queste istituzioni sarebbero ancora incorporate nel più ampio nesso tra diritti di proprietà e prezzi monetari, e avrebbero comunque bisogno di rispondere ai valori dei loro clienti (contribuenti) paganti.

Abbiamo visto, quindi, che le preoccupazioni di Scott Alexander sono infondate. Finché esistono diritti di proprietà ben definiti, ogni operazione, controllata da una mente umana o da un algoritmo informatico, deve superare il test profitti/perdite. Questo benchmark lega in definitiva l'azienda ai giudizi di valore dei clienti ed è il modo del mercato di determinare se le risorse vengono utilizzate in modo efficiente. I tentativi di Alexander di interrompere l'influenza umana, o trarre beneficio da cicli chiusi di operazioni automatizzate, non funzionano. Le sole risorse che le macchine controllerebbero sarebbero quelle acquisite fornendo beni e servizi ai proprietari (umani) originali.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. Nonostante sono certo che nessun IA sara'mai in grado di sostituire l'uomo non penso che questo sia legato ai diritti di proprieta'.

    La realta', dal mio punto di vista, e' che coloro che non sviluppano software non si rendono conto di cosa sia effettivamente un IA. Un'IA e' un sistema il cui apprendimento e' stato appositamente programmato per uno scopo. Lo scopo ed il modo in cui e' stato programmato e' spesso enormemente limitante. Mai riuscira'a sostituire la generazione dello scopo che e' una caratteristica prettamente umana.

    La settimana scorsa ero ad una conferenza. Dopo una presentazione di livello decisamente mediocre su di un nuovo sistema di IA industriale, uno dei presenti in maniera stressata ha chiesto: "Ma cosa faremo noi esseri umani?"

    Io risponderei: "Impareremo a programmare IA, debuggare IA, definiremo gli scopi delle IA. E non si pensi che questo e' un lavoretto da nulla, richiedera' uno sforzo continuo e creativita' inesauribile per arrivare ad un risultato appena sufficiente."

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    1. Ciao Tosvarsan,

      La domanda che ha posto il tizio stressato denota il prosciugamento della creatività di cui ho parlato nel cappello a questo articolo. La tecnologia serve a rendere più forte l'economia, infatti macchine e strumenti ci rendono più produttivi. L'obiettivo del progresso economico è renderci più produttivi, più efficienti, avere più beni di consumo disponibili, più tempo libero e standard di vita più elevati. E questo risultato lo otteniamo mediante una maggiore produttività ed efficienza. Anche perché dovremmo chiederci, che cosa è successo a tutti i produttori di VHS, ai produttori di telefoni fissi e ai lavoratori dei video store? Cosa è successo ai lavoratori nelle ferrovie o ai produttori di macchina da scrivere? Il lavoro è fluido e trova nuovi sbocchi. Tutte quelle previsioni sulla tecnologia che danneggiano la forza lavoro sono costantemente state smentite sin dagli albori della tecnologia stessa.

      Le persone imparano cose nuove e trovano nuovi posti di lavoro. Succede costantemente: la società crea e distrugge diversi tipi di lavoro attraverso la tecnologia. I mercati si adeguano e le persone trovano nuovi lavori, proprio come è già accaduto in passato.

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