Bibliografia

lunedì 11 febbraio 2019

L'incorregibile keynesismo monetario di Krugman





di Jeffrey Tucker


Sapete cosa vorrei? Vorrei che Paul Krugman mi chiamasse in questo momento. Vorrei parlargli di come scaricare un wallet per criptovalute. Poi potrebbe prendere il telefonino e scannerizzare il codice QR del suo indirizzo pubblico, così gli manderei un token a sua scelta.

Vedrebbe e sperimenterebbe come funziona. Potrebbe ancora odiare le criptovalute, come ha fatto fino ad adesso, ma almeno avrebbe provato e sperimentato in prima persona la realtà di un sistema monetario e di pagamento moderno, invece di scrivere sciocchezze su di esso.



Il cambiamento

La twittersfera dedicata a Bitcoin e simili ha fatto saltare in aria l'ultimo rantolo di Krugman contro Bitcoin. Ciò che è passato inosservato è che la sua posizione è cambiata rispetto al suo articolo del 28 dicembre 2013, "Bitcoin is Evil". Una volta considerava il mondo delle criptovalute del tutto ridicolo. Ora lo trova poco saggio e non redditizio come sistema monetario.

Questa è una grande differenza, potremmo definirlo addirittura un progresso. La sua posizione attuale sul tema è esattamente ciò che ci si aspetterebbe da un keynesiano, vale a dire, decisamente contrario a qualsiasi forma di denaro non creata e gestita dallo stato, che sia oro o Bitcoin.

Il primo pezzo del 2013 è stato scritto quando Bitcoin aveva toccato i $1,000 e aveva iniziato a calare. Sono profondamente consapevole di quanto fosse un prezzo straordinario all'epoca. In precedenza, nel 2013, era salito a circa $14, un livello che aveva toccato brevemente nel 2011 quando quasi nessuno vi prestava attenzione. Era facile liquidarlo come pura assurdità, e Krugman fece esattamente questo.



Tutto questo non è reale

Lo capisco perché ho fatto la stessa cosa nel 2010. Mi ci sono voluti due anni per arrivare a capire che non solo le criptovalute sono vere; rappresentano una grande innovazione. Quando me ne sono reso conto, non c'erano ancora molti articoli mainstream sul tema. La maggior parte delle risorse disponibili non erano scritte per gli economisti.

Quindi è stato un enorme passo in avanti che Krugman l'avesse addirittura preso in considerazione.

"Può davvero funzionare?" si chiedeva nel 2013. "Sono ancora profondamente poco convinto. Per avere successo, il denaro deve essere sia un mezzo di scambio che una riserva di valore ragionevolmente stabile [...] Ed è poco chiaro il motivo per cui BitCoin dovrebbe essere una riserva stabile di valore".

Questa dichiarazione richiede un po' di spiegazioni in realtà. Ludwig von Mises, nel suo trattato definitivo sul denaro e sul credito del 1912, descrisse la funzione della "riserva di valore" del denaro come una caratteristica secondaria rispetto all'utilità primaria del denaro. Esistono molte fonti per la riserva del valore; il denaro può essere uno, ma questo è un caso d'uso non un test di funzionalità fondamentale.
Non appena l'impiego di un certo bene economico come mezzo di scambio diventa generale, le persone iniziano a mettere da parte questo bene privilegiandolo rispetto agli altri. Infatti l'accaparramento come forma d'investimento non gioca un ruolo importante nella nostra attuale fase di sviluppo economico, essendo il suo posto occupato dall'acquisto di proprietà fruttifere.

In breve, il caso d'uso della "riserva di valore" è uno stadio nell'evoluzione del denaro, non una pratica persistente nel tempo. Tenete presente che Mises scrisse ciò oltre 100 anni fa. Già, la gente aveva trovato altri modi per conservare ricchezza oltre ai soldi sotto i materassi. E oggi, l'idea che Bitcoin debba essere giudicato in base al fatto che sia o meno una riserva di valore, per non parlare della stabilità, è assurda.

L'ironia continua quando si guardano i dati sulla velocità di Bitcoin: ha rallentato a seguito del crollo dei prezzi dopo il dicembre 2017.


Inoltre Krugman ignora completamente l'innovazione monetaria chiave che è rappresentata dalle criptovalute: la loro rete peer-to-peer è parte integrante dell'unità monetaria, facendo così scomparire i problemi di immagazzinamento, geografia e fiducia. È un modo completamente diverso di concettualizzare il denaro ed il sistema di pagamento.

Il valore del token stesso riconduce al suo servizio di saldo degli scambi. Se ci fosse un modo per dividere Bitcoin dal suo registro distribuito, sarebbe distrutto e diverrebbe inutile.

Krugman non lo ha capito e ancora non lo capisce, e possiamo concludere da quel pezzo che pensava che l'innovazione non avesse assolutamente alcun valore ed era dannosa.



Allora e ora

Oggi le sue opinioni sono più sfumate.
Invece di transazioni quasi prive di attrito, abbiamo costi elevati per fare affari, perché il trasferimento di un Bitcoin o di un'altra criptovaluta richiede di fornire una cronologia completa delle transazioni passate. Invece di soldi creati con il clic di un mouse, abbiamo soldi che devono essere estratti, creati attraverso calcoli ad alta intensità di risorse [...]. I costi elevati, rendendo costoso creare un nuovo Bitcoin o trasferirne uno esistente, sono essenziali per il progetto di creare fiducia in un sistema decentralizzato.

Ignorerò l'affermazione sbagliata secondo cui usare Bitcoin richieda l'hosting personale di un nodo completo in cui sono registrate tutte le transazioni. Non è così. Per quanto riguarda la presunta gloria di "denaro creato col clic del mouse", Bitcoin è una merce scarsa, in quanto il denaro deve necessariamente esserlo per ottenere e conservare il suo valore (se un bene non è scarso, è necessariamente privo di prezzo a meno che non venga imposto).

L'ultima analisi di Krugman è un esercizio in istituzioni comparative, il che significa che ora si rende conto che le criptovalute sono reali e vuole parlarne come un sistema monetario. Ama il denaro fiat, perché costa molto di più rispetto alle criptovalute

A dire il vero, "gli stati hanno occasionalmente abusato del privilegio di creare denaro fiat", scrive, "ma per la maggior parte del tempo gli stati e le banche centrali esercitano moderazione".

È un modo alquanto bizzarro di respingere gli orrori dell'inflazione che per secoli hanno portato a rivoluzioni, sconvolgimenti politici, calamità culturali e tirannie. La quantità di sofferenza umana causata dal settore bancario centrale è immensa. E anche quando l'evidente disastro non viene riconosciuto nella nazionalizzazione del denaro, ci sono altri effetti: debito pubblico illimitato, spese incontrollate, ampi aumenti del potere dello stato, il tutto reso possibile da "denaro creato col semplice clic di un mouse".



Oro digitale

Il cambiamento di Krugman è da "non può funzionare" a "questo non è buono quanto il sistema bancario centrale e il denaro fiat".

Lo considero come un progresso. La sua visione negativa nei confronti delle criptovalute è esattamente ciò che ci aspetteremmo da un teorico istruito nel keynesismo. Keynes disprezzava il gold standard a causa dei costi delle sue risorse, dei limiti che poneva ai sogni dei politici e del modo in cui tiene sotto controllo la realtà. Bitcoin non è neanche lontanamente vicino ad essere un concorrente del dollaro come denaro, eppure Krugman lo attacca per la stessa ragione per cui Keynes attaccò l'oro.

A volte vediamo discussioni tra i sostenitori dell'oro e delle criptovalute. Il mio dibattito con Peter Schiff ne è un esempio. Ma come mostra questo articolo di Krugman, dal punto di vista della teoria economica, la vera divisione sarà sempre tra coloro che sostengono il sound money e coloro che vogliono il pieno controllo statale sul denaro, vale a dire, denaro scoperto.

Per ora questa tecnologia non deve essere giudicata sulla base di un futuro immaginario in cui sostituirà completamente il denaro nazionale. Non credo che lo vedremo nella nostra vita. In questo momento la domanda dovrebbe essere: serve ad uno scopo utile giudicato dal mercato?

Nel frattempo, la mia offerta è valida: se Paul Krugman vuole sperimentare come si fa uno scambio di sound money moderno P2P, sono disposto ad aiutarlo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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