venerdì 22 febbraio 2019
La politica monetaria della Cina deve cambiare
di Alasdair Macleod
La prossima crisi del credito rappresenterà una grande sfida per l'economia cinese, perché tassi d'interesse più alti sono destinati ad avere un effetto devastante sui modelli di business cinesi e sulla domanda dei consumatori stranieri. Affrontare questa situazione è probabilmente la più grande sfida affrontata dal governo cinese dalla fine dell'era maoista. Tuttavia la Cina ha una via di fuga, stabilizzando sia i tassi d'interesse che collegando lo yuan all'oro.
Ma i cinesi avranno il coraggio di sfruttarla? Questo articolo esamina le sfide e la possibile soluzione. Conclude che c'è una ragionevole possibilità che la Cina abbraccerà il sound money, perché è in grado di farlo e il pericolo di non farlo potrebbe distruggere lo stato.
I cinesi sono keynesiani?
Possiamo essere ragionevolmente certi che i funzionari statali cinesi che si avvicinano alla mezza età siano stati pesantemente occidentalizzati attraverso la loro istruzione. E questo aspetto ha influenzato principalmente i campi della finanza e dell'economia. In queste discipline c'è una divisione tra loro e la vecchia guardia, esemplificata dal presidente Xi. Le barbe grigie che guidano il Congresso Nazionale dei Popoli stanno invecchiando ed i loro successori comprendono l'analisi economica in modo diverso, essendo stati istruiti nelle università occidentali.
Non è ancora stato riscontrato un problema evidente nell'attuale contesto economico e finanziario. L'evoluzione tranquilla raramente disturba lo status quo, e fintanto che riflette i cambiamenti nella società in generale, la macchina del governo andrà avanti senza troppi patemi d'animo. Ma quando arriverà la prossima crisi del credito, la capacità della Cina di gestirla potrebbe essere gravemente compromessa.
Questo articolo analizza la prossima crisi del credito dal punto di vista della Cina. Dati i primi segnali provenienti dallo stato del ciclo del credito in America e dalla crescente instabilità nei mercati finanziari globali, i tempi potrebbero essere improvvisamente rilevanti. La Cina deve accettare il sound money come via di fuga da un sistema fiat money in via di disintegrazione, ma per farlo dovrà scartare l'economia neo-keynesiana dell'Occidente che ha adottato come motore principale del suo progresso economico.
Con gli economisti di cultura occidentale radicati nell'amministrazione cinese, la Cina riuscirà a comprendere i difetti, i limiti ed i pericoli del sistema monetario fiat? Può sfruttare i vantaggi dell'approccio basato sul sound money che l'ha portata ad accumulare oro e ad incoraggiare i suoi cittadini a fare altrettanto?
I consulenti economici della Cina dovranno mostrare il coraggio di abbandonare le politiche economiche sbagliate e le false statistiche con cui continuerà ad essere giudicata dai loro pari occidentali. Se accetterà la sfida, la Cina uscirà dalla prossima crisi del credito in una posizione significativamente più forte rispetto all'Occidente, per il quale è impossibile immaginare un cambiamento radicale del pensiero economico.
La strategia finanziaria e monetaria post-Mao
Dopo la morte di Mao Zedong nel 1976, la leadership cinese ha dovuto affrontare una decisione sul suo destino. Con la scomparsa di Mao, l'icona che univa forzatamente oltre quaranta gruppi etnici era sparita. Era la fine di un'era della storia cinese e bisognava abbracciare il futuro con un nuovo approccio. Non farlo avrebbe significato la frammentazione dello stato attraverso la disobbedienza civile e tutto sarebbe probabilmente sfociato in una guerra civile multietnica.
I capi saggi, che avevano osservato gli straordinari successi di Hong Kong e Singapore, avrebbero avuto la meglio. Era chiaro che per sopravvivere il Partito Comunista avrebbe dovuto abbracciare il capitalismo, pur mantenendo il controllo politico. Il successore nominato da Mao, Hua Gofeng, durò non più di un anno. Fu il suo successore, Deng Xiaoping, a reinventare la Cina. Alla fine degli anni '70, Deng, odiando i sovietici per il loro coinvolgimento in Vietnam, dichiarò l'Unione Sovietica il principale avversario della Cina. In questo punto cruciale della pupa cinese, essa strinse una relazione strategica con l'America condividendo un nemico comune.
I semi per il rapporto con l'America erano già stati gettati dalla prima visita di Nixon in Cina nel 1972, quindi gli americani erano pronti ad aiutare la Cina nel loro mondo. Durante gli anni '80 tale relazione aprì la Cina all'investimento estero di compagnie americane e di altre società occidentali, e ci fu una corsa a costruire nuove fabbriche, sfruttando una manodopera diligente a buon mercato e la mancanza di regolamenti restrittivi.
Nel 1983 era chiaro che la banca centrale cinese, la People's Bank (PBOC), aveva un problema monetario tra le sue mani, perché aveva acquistato valute estere per emettere yuan. I flussi di capitali verso l'interno vennero aggiunti alla politica di gestione del tasso di cambio dello yuan, abbassato al fine di stimolare lo sviluppo economico. Di conseguenza, oltre alla gestione delle valute estere, la PBOC era stata incaricata della responsabilità di comprare oro e argento. Alla popolazione venne proibito il possesso di entrambi i metalli.
All'epoca l'obiettivo della Cina era semplicemente quello di diversificare le sue riserve. La leadership intuì la differenza tra oro e moneta fiat, proprio come avevano fatto gli arabi negli anni '70, e i tedeschi negli anni '50. Era prudente tenere un po' d'oro fisico. Inoltre la teoria economica marxista, insegnata nelle università statali, aveva impressionato gli studenti su un punto: il capitalismo occidentale avrebbe certamente fallito e anche le loro valute fiat sarebbero diventate inutili.
L'accumulo segreto di oro da parte della Cina negli anni '80 era anche un'assicurazione contro la futura instabilità economica, motivo per cui vennero elogiate istituzioni spacciate come fondamentali per lo stato, come l'Esercito di liberazione popolare, il Partito comunista e la Lega della gioventù comunista. Solo una parte relativamente piccola venne dichiarata come riserva monetaria.
Negli anni '90 i flussi di capitali verso l'interno stavano iniziando ad essere integrati dalle esportazioni e stava emergendo una nuova classe cinese ricca. La PBOC aveva ancora molti dollari. Fortunatamente l'oro non era amato nei mercati occidentali e i lingotti erano disponibili a prezzi in declino. La PBOC è stata in grado di accumulare in segreto grandi quantità d'oro per conto delle istituzioni dello stato, ma è emersa una nuova ragione strategica per l'acquisto di oro in seguito al crollo dell'URSS.
La fine dell'URSS nel 1989 significava che non era più il nemico comune dell'America e della Cina, alterando la relazione strategica tra i due. Ciò ha portato ad un graduale cambiamento nelle relazioni estere della Cina, con l'America sempre più preoccupata per l'emergere della Cina come superpotenza, andando a minacciare il suo dominio globale.
Queste relazioni hanno cambiato la politica cinese riguardo l'oro: da polizza di assicurazione contro le incognite monetarie a risorsa strategica.
I lingotti erano disponibili, in parte perché le banche centrali occidentali li hanno venduti durante un bear market. La famosa vendita da parte di Gordon Brown al bottom del metallo giallo, incarnava la generale disaffezione delle banche centrali occidentali nei confronti dell'oro. La Cina era invece disposta a comprare. Tra il 1983 e il 2002 l'offerta delle miniere ha aggiunto 42.460 tonnellate allo stock di superficie, quando l'Occidente era un venditore netto.
La politica cinese riguardo l'oro è evidente: ha investito molto nell'estrazione dell'oro ed è attualmente il più grande minatore nazionale. I raffinatori del governo cinese stavano anche importando oro e argento doré da processare e conservare, e stabilirono un nuovo standard per le barre da un chilo. Oggi la Cina ha una forte presa sull'intero mercato mondiale dei lingotti.
Nel 2002 la Cina prese una decisione: consentire alla popolazione di comprare oro ed i benefici di tale proprietà furono ampiamente promossi dai media statali. Possiamo essere certi che questa decisione è stata presa solo dopo che lo stato aveva accumulato lingotti sufficienti per i suoi bisogni.
Il pubblico cinese ha accumulato circa 15.000 tonnellate fino ad oggi, al netto del riciclaggio dei rottami, in base alle consegne dello Shanghai Gold Exchange. Dato che alla popolazione non è ancora concesso possedere valuta estera, la proprietà dell'oro dovrebbe continuare ad essere una scelta popolare come riserva di valore alternativa allo yuan, e attualmente lo SGE consegna tra le 150-200 tonnellate ogni mese.
Oltre alle riserve dichiarate, non si sa quanto oro possieda lo stato. Ma valutando i flussi dei capitali sin dal 1983, la disponibilità di lingotti fisici in base all'approvvigionamento minerario e l'impatto del bear market 1980-2002, la PBOC avrebbe potuto accumulare fino a 15.000-20.000 tonnellate prima che alla popolazione venisse permesso di acquistare oro. In tal caso staremmo parlando di circa il 10% di tali flussi di capitale ai prezzi attuali dell'oro.
La verità è sconosciuta, ma possiamo essere certi che l'oro è diventato una risorsa strategica per la Cina e il suo popolo. La Cina deve aver sempre avuto l'aspettativa che nel lungo termine l'oro sarebbe tornato ad essere denaro, presumibilmente per coprire lo yuan. Altrimenti perché fare di tutto per monopolizzare il mercato mondiale dei lingotti?
Ma c'è un problema: col passare del tempo e con l'emersione di una nuova generazione di leader istruiti in Occidente, questi ultimi capiranno il valore dell'oro (oltre ad essere semplicemente una risorsa strategica) e le vere ragioni dietro i fallimenti economici dell'Occidente, dato che hanno abbracciato le sue politiche economiche e monetarie?
Queste rimangono domande fondamentali. Ma prima di prendere in esame le risposte, dobbiamo analizzare le attuali politiche economiche, monetarie e geo-strategiche della Cina.
Lavorare implementando gli standard monetari dell'Occidente
I cinesi hanno abbracciato la riserva frazionaria come mezzo per finanziare l'espansione economica. Vi sono differenze significative rispetto all'Occidente nel modo in cui questo credito viene disperso. Negli Stati Uniti le banche commerciali sono tutte entità indipendenti, nominalmente controllate tramite regolamentazione. In Cina circa due terzi di tutti gli attivi bancari sono in banche di proprietà statale. Questa struttura consente al governo cinese di controllare direttamente la strategia complessiva del prestito bancario.
Controllando la strategia di prestito, lo stato può garantire il finanziamento dei suoi obiettivi strategici. Ma, cosa importante, lo stato usa anche le sue banche nazionalizzate per influenzare i flussi di capitale del settore privato e per assicurarsi che esista un limite agli eccessi speculativi. Più di recente l'abbiamo visto visto nella deliberata riduzione del sistema bancario ombra. Prima di ciò nel 2015 lo stato mise fine alla speculazione sulle materie prime e venne fatta scoppiare la bolla del mercato azionario (sebbene ci fossero altre influenze al lavoro).
Un punto che raramente viene riconosciuto dagli analisti occidentali è che mentre l'espansione del credito bancario cinese è stata più rapida di quella negli Stati Uniti, c'è meno denaro negli asset speculativi. Ed è un'eccessiva speculazione che rende turbolenti i mercati.
Contrariamente a quanto dicono molti osservatori finanziari, il sistema finanziario cinese è più efficace nel finanziare la produzione rispetto a quello degli Stati Uniti. M2 degli Stati Uniti è raddoppiata negli ultimi dieci anni, ma il PIL nominale è aumentato solo del 40%. M2 cinese è triplicata, ma la crescita del PIL nominale della Cina l'ha quasi eguagliata. Negli Stati Uniti l'espansione monetaria è finita nella speculazione finanziaria e sostiene un'economia dipendente da valori degli asset in continuo aumento.
La politica della Cina di garantire che l'espansione del credito bancario sia investita nella produzione e non nella speculazione, può sembrare antiquata. Ma c'è un'altra ragione per cui evita il potenziale destabilizzante dei flussi speculativi: la probabilità che l'America li userà per indebolire l'economia cinese. In un discorso al Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (CCPCC) nell'aprile 2015, il maggiore generale Qiao Liang, lo stratega dell'esercito popolare di liberazione, ha identificato un ciclo di debolezza del dollaro nei confronti di altre valute seguito da un rafforzamento, il quale ha dapprima gonfiato il debito in Paesi stranieri e poi li ha mandati in bancarotta. Ciò ha quindi consentito agli interessi commerciali statunitensi di acquisire asset a prezzi stracciati.
Qiao sosteneva che si trattasse di una politica americana deliberata e sarebbe stata usata contro la Cina.
A suo giudizio era giunto il momento che l'America "si approfittasse" della Cina. Basandosi sui rapporti dei servizi segreti cinesi, all'inizio del 2014 è stato informato del coinvolgimento americano nel movimento "Occupy Central" a Hong Kong. Dopo diversi ritardi, la FED annunciò la fine del QE il settembre successivo, evento che spinse in su il dollaro e le proteste "Occupy Central" esplosero il mese successivo.
Agli occhi di Qiao era ovvio che i due eventi erano collegati. Indebolendo il tasso di cambio dollaro/yuan, gli americani hanno cercato di distruggere l'economia. Nel giro di sei mesi la borsa di Shanghai iniziò a collassare, con l'indice composito SSE che scendeva da 5.160 a 3.050 tra giugno e settembre 2015.
Non possiamo sapere con certezza se i sospetti di Qiao siano fondati, ma possiamo capire la cautela della leadership cinese basata sulla sua analisi. È estremamente rilevante per la situazione di oggi. Un dollaro forte è alimentato dal rialzo dei tassi d'interesse, dalla "destabilizzazione" della Turchia, del Sud Africa e di tutti gli altri stati agganciati ad un dollaro a buon mercato. Sta inoltre indebolendo il tasso di cambio dello yuan, minacciando di destabilizzare anche la Cina. Sembra probabile, almeno per i cinesi, che l'attuale commento sui disastri che potrebbero accadere in Cina se il tasso dovesse superare la soglia dei 7 yuan per dollaro, siano solo sussurri provenienti dal governo degli Stati Uniti.
Per questo ed altri motivi, la leadership cinese è estremamente cauta nell'avere passività in dollari e nell'accumulare denaro improduttivo e speculativo. Li giustifica in modo da avere un rigoroso regime di controllo dei cambi, in base al quale ai dollari non è permesso di circolare in Cina, e tutti i flussi di capitali interni sono trasformati in yuan dalla PBOC. Tuttavia l'attuale regime di controllo dei cambi impedisce allo yuan di diffondersi ampiamente fuori dalla Cina, limitando la sua accettazione come valuta internazionale.
Questa situazione dovrà cambiare, se lo yuan vuole sostituire il dollaro. Ad un certo punto, però, una politica che porta all'accumulo di dollari in massa deve essere terminata.
La risposta è quella di coprire lo yuan con l'oro
Il maggiore generale Qiao ha chiarito al CCPCC che il dollaro ha raggiunto il dominio globale solo dopo l'agosto del 1971, quando è stato reciso il legame con l'oro ed è stato sostituito con il petrolio. Legame con il petrolio non attraverso i valori di scambio, come era avvenuto con l'oro, ma attraverso un monopolio di pagamenti. "La cosa più importante nel XX secolo non è stata la prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale, o la disintegrazione dell'URSS, ma piuttosto la disconnessione del 15 agosto 1971 tra il dollaro USA e l'oro."
Parole forti. Ma se le cose stanno così, i cinesi sapranno che l'evento più importante di questo nuovo secolo sarà la distruzione dello status egemonico del dollaro. Richiede un'attenta considerazione e possono sorgere molte conseguenze imprevedibili. I cinesi sanno che non devono venire accusati per la morte del dollaro.
Finché l'economia mondiale continuerà a crescere senza crisi periodiche del credito, la Cina dovrà solo reagire agli eventi, senza fare nulla per indebolire il dollaro. Non dovrà mai cercare lo status di valuta di riserva mondiale. Ma mentre i banchieri centrali possono presumere di aver bandito le crisi creditizie, la realtà è diversa. Una visione indipendente e basata sul mercato dell'attuale ciclo del credito è che l'insorgere di un'altra crisi del credito sta diventando più probabile di giorno in giorno. Stando così le cose, in base alle attuali politiche monetarie ci si può aspettare che anche l'economia cinese finisca in crisi, insieme a quelle degli stati occidentali.
L'economia manifatturiera cinese sarà particolarmente colpita dal rialzo dei tassi d'interesse, cosa che normalmente scatena una crisi del credito. Tassi d'interesse più alti trasformano i precedenti investimenti di capitale in investimenti non redditizi, poiché i calcoli del profitto basati su tassi d'interesse più bassi e prezzi di input più bassi non sono più validi. Questo è un problema più grande per la Cina che per molte altre economie, a causa della sua enfasi sulla produzione di beni. In breve, a meno che la Cina non trovi una soluzione alla prossima crisi del credito prima che arrivi, potrebbe trovarsi in maggiori difficoltà rispetto agli stati in cui la produzione di beni è un'attività di minore rilevanza.
Da quello che sappiamo della loro analisi strategica sulla moneta e sul credito, i cinesi dovrebbero essere consapevoli del rischio ciclico per la produzione. Se lo yuan e il dollaro vanno testa a testa, lo yuan sarà sempre il perdente. Significherebbe che lo yuan sprofonderebbe inevitabilmente più velocemente del dollaro nella corsa verso la crisi del credito. Come dice Qiao, la Cina è già stata destabilizzata dall'America. Ad un certo punto, la Cina dovrà agire per proteggersi ed è qui che entra in gioco il suo oro.
Stabilizzare la valuta e l'economia con l'oro
La Cina ha originariamente accumulato riserve d'oro non dichiarate come diversificazione prudente piuttosto che possedere solo passività di altri stati. Questa si è poi trasformata in una politica quasi strategica, incoraggiando i suoi cittadini ad accumulare oro, pur continuando a vietare loro di possedere valute estere. Conosciamo all'incirca quanto oro hanno i suoi stessi cittadini, ma possiamo solo supporre quali siano le quantità in mano allo stato. Presto arriverà il momento di dichiararlo.
Il ragionamento è semplice. In questa fase del ciclo del credito, e fintanto che lo yuan sarà scoperto, i tassi d'interesse dello yuan saliranno al punto in cui i modelli di business cinesi verranno distrutti. L'unico modo in cui questo processo può essere fermato è quello di collegare lo yuan all'oro, in modo che i tassi d'interesse si allineino all'oro, non ad uno yuan in crescente svalutazione rispetto al dollaro.
La Cina compirà un passo importante ponendo fine all'era del dollaro. Deve essere pronta a farlo, nonostante le opinioni degli economisti istruiti in Occidente nella sua stessa amministrazione. Alcune banche centrali occidentali potrebbero trovarsi in una situazione imbarazzante, avendo venduto le loro riserve auree. La Cina deve muoversi presto per evitare ulteriori aumenti dei tassi d'interesse statunitensi.
La Cina deve resistere alla tentazione di rinviare una decisione così importante. I neo-keynesiani a Pechino sosterranno che uno yuan più basso compenserà gli esportatori che devono affrontare i dazi americani. Ma tutto ciò fa aumentare i prezzi interni ed il costo delle materie prime necessarie per i piani infrastrutturali cinesi. No, la decisione sopraccitata deve essere presa il più presto possibile.
Supponendo che la Cina abbia significative riserve d'oro non dichiarate, ciò potrebbe essere fatto molto semplicemente attraverso l'emissione di un'obbligazione jumbo perpetua, pagando coupon in oro o yuan a discrezione del detentore. Questo modello finanziario, senza la funzione di convertibilità dell'oro, è basato sul Common Loan Stock, approvato nel 1751 e riproposto nel 2015.
I vantaggi di questo approccio diventeranno evidenti e ciò che segue è una proposta schematica che mostra come si possa raggiungere la stabilità monetaria e la rimozione del rischio sistemico. Per dare ai mercati il tempo di adeguare il prezzo dell'oro sulla scia della ri-monetizzazione cinese, queste proposte dovrebbero essere annunciate in anticipo rispetto all'introduzione del bond sopraccitato, insieme alla piena divulgazione delle riserve d'oro reali della Cina. Il bond darebbe un rendimento di base in oro, consentendo un rendimento leggermente superiore a riflesso del rischio di credito della Cina. Avrà un prezzo per garantire che sia attraente agli occhi dei risparmiatori e degli investitori, rendendolo un'alternativa credibile al possesso di lingotti fisici. Poiché il bond non dovrebbe mai essere ripagato, dovrebbe andare a beneficio della posizione di credito della Cina nei mercati e stimolare la domanda internazionale per lo yuan.
Ulteriori emissioni di valuta da parte della PBOC dovrebbero quindi essere coperte dall'oro, come nel caso del Bank Charter Act del 1844. Alle banche sarebbe concesso un periodo di tempo limitato per separare le loro funzioni di deposito dai loro libri di prestito, che sostituirebbero con emissioni obbligazionarie come strumento principale per finanziare le attività di prestito.
I depositi bancari non frutterebbero più nulla e caricherebbero sui clienti i costi amministrativi e di gestione. Depositanti e risparmiatori quindi canalizzerebbero i loro risparmi nelle nuove obbligazioni bancarie o nel nuovo jumbo bond. Le banche e il sistema bancario non rappresenterebbero più un rischio sistemico.
Ciò significherebbe che l'espansione monetaria in Cina si verificherebbe solo attraverso le importazioni d'oro, l'offerta mineraria ed il riciclaggio dei gioielli. Considerando la produzione annua delle miniere cinesi (oltre 400 tonnellate) e supponendo che lo stato possieda già riserve non dichiarate significative, ci dovrebbe essere una copertura sufficiente d'oro per impostare un gold standard con questi mezzi. Un bond da mille miliardi di yuan con un coupon in oro al 3%, supponendo un prezzo dell'oro pari a ¥15.000 ($2.150 ai tassi di cambio correnti), richiederebbe solo 62 tonnellate di oro per pagare il coupon annuale, supponendo che tutti i detentori optino per gli interessi pagati in oro. In pratica è probabile che la maggior parte degli interessi siano pagati in yuan.
Il costo dei prestiti per la produzione sarebbe quindi riallineato al livello generale dei prezzi, ripristinando il Paradosso di Gibson come rapporto costo/finanziamento del produttore. Le attività di esportazione verrebbero salvate da tassi d'interesse più elevati sui loro prestiti, ma dovrebbero adattarsi ad un ambiente economico col sound money. La Svizzera ha una valuta relativamente forte, e prima che arrivasse l'euro anche la Germania. Le fabbriche di proprietà straniera, i cui proprietari sono attratti solo dal tasso di cambio basso dello yuan, andrebbero incontro alla bancarotta. Ma questo libererebbe lavoratori affinché possano ricoprire ruoli più funzionali nel futuro della Cina.
Pertanto è inevitabile il dissesto delle industrie nel settore dell'export, ed è anche necessario. L'allontanamento da questo settore è già incorporato nella politica economica. I cinesi sapevano che fare affidamento sulle esportazioni era solo un trampolino di lancio per la propria autosufficienza. A lungo termine possiamo presumere che sappiano che il sound money fornisce un ambiente aziendale più stabile rispetto al denaro fiat, specialmente quando è il più grande consumatore mondiale di materiali industriali prezzati in dollari.
Fu la sterlina coperta dall'oro che rese la piccola Gran Bretagna la più grande nazione sulla terra nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Il sound money funziona per un'economia basata sui risparmi, e con i cinesi che risparmiano una parte sostanziale del loro reddito netto, questa è la caratteristica distintiva della Cina.
Proteggere la ricchezza e il risparmio dei cittadini è la priorità alla base della leadership cinese. Il valore della ricchezza accumulata dai risparmiatori cinesi rispetto a quella di altre nazioni con monete fiat in declino sarebbe in questo modo sia garantito che potenziato. Senza dubbio il potere d'acquisto dell'oro continuerebbe a salire rispetto a quello delle valute fiat, incoraggiando la domanda estera per il nuovo jumbo bond della Cina. L'aumento del suo valore di mercato misurato in valuta estera non solo assicurerebbe la continua richiesta di obbligazioni, ma creerebbe guadagni in conto capitale per i proprietari esistenti.
Rendere lo yuan convertibile in oro permetterebbe alla Cina di porre fine ai controlli sui cambi e allo yuan stesso di essere usato nel commercio internazionale. La PBOC eliminerebbe le sue riserve in valuta estera e non prenderebbe parte ai mercati dei cambi.
Tuttavia ciò equivarrebbe ad un attacco frontale allo status del dollaro, a meno che, come sembra improbabile, il Tesoro americano segua rapidamente la Cina reintroducendo una forma credibile di convertibilità in oro che eviti i difetti del sistema di Bretton Woods. Il Tesoro degli Stati Uniti afferma di detenere 8.133 tonnellate di oro, le quali potrebbero essere utilizzate a tale scopo.
Ai prezzi correnti l'oro americano è valutato a $325 miliardi e forse $600 miliardi dopo l'eventuale annuncio della Cina. Se l'oro del Tesoro USA esiste realmente, la Cina dovrebbe essere felice di comprarlo se gli Stati Uniti cercano di venderne un po' per sopprimerne il prezzo. Dopo tutto, la Cina ha sia dollari che buoni del Tesoro USA da vendere in cambio dell'oro. E l'America sarebbe sciocca ad ostacolare le vendite cinesi di titoli del Tesoro USA come alcuni commentatori hanno suggerito, perché ciò indebolirebbe la fiducia globale nei mercati delle obbligazioni in dollari.
È difficile vedere come gli Stati Uniti possano eguagliare un piano cinese basato sul sound money. Inoltre le finanze del governo degli Stati Uniti sono già in pessime condizioni e un ritorno al sound money richiederebbe una riduzione della spesa pubblica che è politicamente impossibile. Questo non è un problema che il governo cinese deve affrontare, e lo scopo di un jumbo bond legato all'oro non è tanto quello di raccogliere fondi; piuttosto suggellare una relazione di prezzo tra lo yuan e l'oro.
Che la Cina attui il piano qui suggerito o meno, una cosa è certa: la prossima crisi del credito arriverà e avrà un forte impatto su tutte le nazioni che operano con i sistemi monetari fiat. A causa delle montagne di debito, quasi tutte le economie occidentali sono irrimediabilmente intrappolate. Gli ostacoli nel dover passare ad una politica monetaria sana sembrano troppo scoraggianti per essere affrontati.
In definitiva, un ritorno al sound money è una soluzione che farà meno danni delle valute fiat, le quali invece perdono il loro potere d'acquisto ad un ritmo accelerato. Pensate al Venezuela e al modo in cui il sound money risolverebbe i suoi problemi. Cercare di guadagnare tempo stampando ancor più denaro in un'economia che soffre di una crisi del credito distruggerà solo le valute. La tattica ha funzionato durante la crisi della Lehman, ma è stata una vittoria di Pirro. È improbabile che funzioni di nuovo.
Poiché negli ultimi dieci anni l'economia cinese ha goduto di un'espansione del debito principalmente rivolta alla produzione, se non riesce ad agire presto dovrà affrontare un crollo vecchio stile con le industrie in bancarotta e disoccupazione alle stelle. La Cina ha un welfare state molto limitato, e senza la soppressione maoista, non solo deve mettere in conto che i piani dello stato vadano male, ma che si possa sviluppare tra le masse scontento e ribellione.
Per la Cina un gold-exchange standard basato sullo yuan è l'unica via d'uscita. Dovrà anche negare fermamente quello che le università occidentali hanno insegnato ai loro studenti più brillanti. Ma se agirà presto e in modo decisivo, la Cina rimarrà in piedi mentre il resto del mondo si ritroverà a mangiare la polvere.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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Due grafici per mettere in prospettiva la gigantesca bolla immobiliare in Cina: il primo grafico mostra che il 47% dei mutui totali in Cina è stato accesso su edifici vuoti; il secondo mostra come siano cresciuti i prezzi delle case sulla scia di questa speculazione selvaggia. Inutile sottolineare come questa manna sia stata alimentata dalla PBOC. Le valute fiat al giorno d'oggi vengono scambiate in base ad un paradigma: la collusione coordinata delle principali banche centrali del mondo che si impegnano a proteggere suddette da una tempesta di volatilità. Le banche centrali sanno che anche un minimo sentore di debolezza in una delle quattro principali valute di riserva del mondo potrebbe distruggere il mito che le principali valute fiat sono immuni dallo stesso destino che ha perseguitato così tante valute scoperte nel corso della storia.
RispondiEliminaÈ importante capire che nel mondo moderno la ricchezza è per lo più contenuta in un sistema piuttosto chiuso, il quale include leggi e regole che per loro natura scoraggiano la libertà di movimento in beni tangibili. La storia mostra che quando le nazioni si dimostrano incapaci di controllare i loro bilanci e sono schiacciate dal peso del debito, accadono cose brutte. I nodi verranno al pettine, mentre altri Paesi che esportano in Cina inizieranno a mettere in discussione il valore della valuta cinese e chiederanno pagamenti in un'altra forma. Le voci che sentiamo di banche centrali e Paesi che acquistano oro possono essere il proverbiale canarino nella miniera di carbone e un avvertimento che gli investitori dovrebbero prepararsi ad un brusco risveglio, perché è alle porte un enorme movimento di ricchezza a causa dei cambiamenti nei valori delle valute fiat.
In questo contesto, oro e criptovalute rappresentano la protezione necessaria per non continuare a far parte della linea in azzurro nel terzo grafico.
Invece pare proprio che la Cina sceglierà una strada diversa per affermarsi sul dollaro: https://twitter.com/MelisWallet/status/1173513885116243968.
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