mercoledì 13 febbraio 2019

Il dollaro avrà un ruolo cardine nella crisi del credito





di Alasdair Macleod


Ora è possibile capire come si svilupperà la crisi del credito. Al centro c'è un dollaro sopravvalutato e posseduto in eccesso dagli stranieri, gonfiato da flussi speculativi determinati dai differenziali dei tassi d'interesse. Tali differenziali devono essere urgentemente corretti dalla Banca Centrale Europea e dalla Banca del Giappone se si vuole impedire che la distorsione economica peggiori ulteriormente.

Il problema è aggravato dal fatto che la crisi potrebbe essere innescata da questa normalizzazione. Ci si può aspettare che inizi nei prossimi mesi, anche entro la fine dell'anno. Quando i flussi nel dollaro si abbassano e si invertono, i rendimenti obbligazionari possono aumentare drasticamente in tutte le principali valute. Ci saranno anche una serie di altri fattori, in particolare l'aumento dei prezzi delle materie prime, lo stimolo di Trump ed i dazi che faranno salire l'inflazione dei prezzi. Insieme ad un dollaro in calo, l'inflazione dei prezzi e quindi i tassi d'interesse sono destinati a salire in modo significativo.

Poi c'è un altro problema: quando si tratta di salvare il sistema finanziario globale dalla ricaduta sistemica, non solo la sfida sarà più ardua rispetto alla crisi della Lehman, ma i cambiamenti legislativi, come le disposizioni confusionarie del bail-in, hanno reso più difficile l'impresa.

Ci sono anche prove che durante l'ultima crisi del credito nel 2008, i russi furono tentati di interferire con i tentativi di salvataggio da parte della FED, rischiando di far schiantare potenzialmente l'intero sistema finanziario statunitense. A quel tempo non riuscirono ad ottenere l'appoggio dei cinesi. Ora che la Russia ha smaltito la maggior parte dei suoi investimenti in dollari in cambio dell'oro, e in seguito ad un'escalation di conflitti geopolitici, una nuova crisi finanziaria può essere considerata un'opportunità per indebolire il potere finanziario e geopolitico americano.

Le prospettive per il dollaro e tutti gli asset dipendenti dal dollaro non sono buone. L'unica protezione sarà il possesso di oro fisico, argento e criptovalute, al di là della portata delle banche minacciate a livello sistemico.



Valute in super difficoltà

Le chiacchiere nei mercati finanziari hanno continuato a ripetere come le politiche della FED sui tassi d'interesse stiano creando crisi nei mercati emergenti, ma questi ultimi saranno probabilmente i protagonisti secondari di una nuova tragedia globale. Come Shakespeare scrisse in Macbeth, non sono altro che "ombre che camminano, un giocatore povero che si pavoneggia e si agita sul palco, e poi non si sente più".

Il vero problema è stato sottovalutato, e cioè le tensioni tra le valute: il dollaro, l'euro e lo yen. Potrebbero essere i protagonisti della crisi del credito, e se sì, come si svolgerà la tragedia?

Basta notare la disparità dei rendimenti obbligazionari, in particolare sul lato sinistro della curva dei rendimenti. I titoli del Tesoro USA a due anni rendono il 2.74%, mentre i rendimenti dei bund tedeschi a due anni rendono -0.55%. Anche i JGB a due anni rendono -0.12%. Non si hanno disparità come queste sulla curva dei rendimenti senza lo spostamento di enormi quantità di denaro a breve termine.

Mettendo da parte il rischio delle valute, una banca dell'Eurozona, una compagnia di assicurazioni o un fondo pensione europei, sono tassati sugli investimenti a breve termine in bund attraverso i rendimenti negativi; dall'altro lato però viene offerto loro un allettante rendimento dagli UST con un rischio simile.

Allettante, non è vero?

Ovviamente non possiamo ignorare il rischio delle valute. Per semplicità supporremo che un'assicurazione sul rischio elimini più o meno l'opportunità di profitto. È possibile utilizzare derivati sulle valute per limitare il rischio, e infatti questo è uno dei motivi per cui i derivati ​​OTC in valuta estera si sono attestati a oltre $87.000 miliardi nella seconda metà dello scorso anno.

Ma stiamo divagando. I profitti massimi si ottengono prendendo una naked punt, e qui il trend è il vostro migliore amico. Se si ritiene che il dollaro salirà rispetto all'euro, non solo un istituto finanziario con sede in Europa guadagnerà più del tre percento detenendo UST a due anni rispetto ai bund equivalenti, ma c'è la succosa prospettiva di un guadagno nella valuta in cui è denominato il titolo. Inoltre la FED prevede di rialzare ancora i tassi d'interesse, mentre la BCE pare di no. Ciò dovrebbe garantire che il rischio sulla valuta sia tenuto a bada.

Le istituzioni finanziarie in Europa devono essere fortemente tentate. Inoltre il dollaro ha smesso di scendere ad aprile e da allora la sua tendenza è stata al rialzo. Nei mercati si parla di una carenza di dollari, poiché i governi dei mercati emergenti potrebbero essere costretti a coprire le loro passività in dollari, il che insieme ai rialzi dei tassi d'interesse indotti dalla FED faranno salire il dollaro rispetto all'euro, e persino allo yen.

Non siete ancora convinti?

Possiamo essere sicuri che gli operatori economici in Europa abbiano sbavato al sol pensiero, in particolare con il rischio obbligazionario italiano in aumento e quindi un'ulteriore ragione per vendere euro, che sono di gran lunga la componente più importante del trade-weighted index del dollaro. Anche gli hedge fund in Europa e negli Stati Uniti sono entusiasti di questo trade per le stesse ragioni. L'unica domanda rimanente è come massimizzare le opportunità. Fortunatamente le banche e gli intermediari di negoziazione stanno facendo la fila per concedere prestiti a fronte di UST a breve scadenza di alta qualità, direttamente o tramite accordi reverse repo. Un prestito bancario per un cliente credibile assicurerà un gearing di otto o dieci volte e un inverse repo ancora più alto.

Rimaniamo a dieci volte. I costi finanziari si basano sui tassi del mercato monetario, euro o yen, che per gli euro a tre mesi sono -0.3% e per lo yen lo 0%. Per dieci volte il cambio, al netto delle commissioni, possiamo quindi aspettarci un rendimento lordo del 30% annuo in euro comprando UST a due anni, o il 26% in yen, al netto dei cambi e delle variazioni di prezzo. Non è molto meno investire in buoni del Tesoro USA a 13 settimane.

Non c'è da stupirsi se questo sta diventando il più grande trade disponibile. L'attrazione di questi differenziali tra le principali valute è il motivo per cui il governo degli Stati Uniti non ha riscontrato problemi nel finanziare i propri deficit di bilancio. E fintanto che la BCE e la BOJ insistono su tassi negativi e a zero, e la BCE continua a stampare denaro per comprare obbligazioni italiane, può andare avanti per sempre.

Questa è la tesi bullish per il dollaro. Per equilibrio, dobbiamo introdurre una nota di cautela. Ogni volta che vediamo un modo infallibile per fare soldi coi dollari, l'esperienza ci dice che è tempo di fare il contrario: azioni nel 1999-2000, mutui per immobili nel 2007-08, la crescita del sistema bancario ombra nel 2007-08 per finanziare la speculazione. Oggi abbiamo qualcosa di molto più grande: speculazioni eccessive a favore del dollaro e contro tutto il resto. L'elemento più destabilizzante per il dollaro non sono le ombre nei mercati emergenti, ma il rapporto tra il dollaro e l'euro e, in misura minore, lo yen giapponese. Questo arbitraggio sui tassi d'interesse e sulle obbligazioni convertibili è destinato a rivelarsi particolarmente destabilizzante anche per i mercati dell'Eurozona.



Il "whatever it takes" di Draghi non esiste più

Negli ultimi anni il differenziale dei tassi d'interesse tra l'euro e il dollaro USA è cresciuto, così come l'opportunità di arbitraggio. Un elemento importante è stato il finanziamento attraverso il sistema bancario ombra, un'attività di prestito che non viene riflessa nelle statistiche sul bilancio delle banche.

Secondo il Financial Stability Board, che monitora il sistema bancario ombra, nel 2007 lo shadow banking ha totalizzato $29.200 miliardi, mentre invece nel 2015 è salito a $34.200 miliardi. Va notato che le statistiche del FSB coprono solo 27 giurisdizioni, alcune delle quali piccole, esclusa la Cina. Tuttavia, di quei $34.200 miliardi, il sistema bancario ombra nel mercato ad interessi fissi (compresi hedge fund, fondi comuni d'investimento e fondi monetari) è raddoppiato a $22.000 miliardi.

Le attività in questa particolare branca ora dominano il sistema bancario ombra ed è qualcosa che si sta sviluppando sin dalla crisi finanziaria del 2008. Già nel maggio 2015 la BCE ci avvertiva che la rapida crescita del sistema bancario ombra rappresentava un rischio per la stabilità finanziaria nell'Eurozona. Si noti che tutte le cifre pubblicate sia dall'FSB che dalla BCE, oltre ad essere solo una guida, sono ormai obsolete, ma possiamo supporre che ciò che stiamo vedendo ora sia semplicemente il culmine di tendenze speculative che sono cresciute da un bel po' di tempo.

Se la BCE era preoccupata più di tre anni fa della rapida crescita del sistema bancario ombra, oggi dovrebbe esserne terrorizzata. Deve rialzare i tassi d'interesse abbastanza rapidamente, ma non può farlo senza causare danni collaterali in Portogallo, Italia, Grecia, Spagna e persino in Francia. Questi stati spendaccioni hanno sfruttato appieno un costo di prestito pari a zero, o quasi zero. E ora l'Italia si sta ribellando ancor prima di qualsiasi rialzo dei tassi d'interesse.

Non è più credibile che la BCE asserisca che l'Eurozona sia solo nelle prime fasi della ripresa, quando l'economia statunitense si sta chiaramente dirigendo verso il surriscaldamento. Infatti l'economia dell'Eurozona è moribonda: Paesi come Germania, Paesi Bassi e Finlandia stanno bene, ma altri, come la Francia, molto meno. La disoccupazione nei PIGS è rimasta ostinatamente alta, in particolare per i giovani. Ma questi sono problemi fiscali e strutturali, non monetari.

La BCE dovrà indubbiamente dire ai PIGS di mettere ordine nei loro conti e rialzare i tassi per fermare la destabilizzazione dell'economia globale. Per il momento, coloro bullish nei confronti del dollaro stanno ignorando la realtà: la BCE deve agire. Le posizioni long da record nel dollaro si erano accumulate da tempo, molto prima che iniziasse la fuga precipitosa. Coloro che oggi sono bullish nei confronti del dollaro sono probabilmente gli ultimi compratori, lasciando solo chi vorrà intascare i profitti di questo trade.



Salvare le banche è più complicato rispetto all'ultima volta

Dovremmo prendere atto di un articolo scritto da Ben Bernanke, Tim Geithner e Hank Paulson sul New York Times. È stata effettivamente un'ammissione che ci sarà un'altra crisi finanziaria, e questi tre che hanno presieduto l'ultima devono essere proprio preoccupati per dire una cosa del genere.

Sottolineano che alcuni degli strumenti che hanno implementato dieci anni fa non sono più disponibili. Il paragrafo critico è il seguente:
Ma nelle sue riforme post-crisi il Congresso ha anche tolto alcuni degli strumenti più potenti usati dal FDIC, dalla FED e dal Tesoro USA. Tra questi cambiamenti, il FDIC non può più rilasciare garanzie generali sul debito bancario come ha fatto nell'ultima crisi, i prestiti di emergenza della FED sono stati limitati e il Tesoro USA non è più in grado di apporre la sua garanzia ai fondi del mercato monetario. Questi poteri sono stati fondamentali per fermare il panico del 2008.

La loro preoccupazione è che, in base alle leggi e ai regolamenti vigenti, una crisi simile a quella della Lehman aumenterebbe il rischio di un collasso totale del sistema finanziario, perché le autorità finanziarie hanno le mani legate. Mentre c'è del vero nelle loro preoccupazioni, potrebbero essere superate dagli ordini esecutivi di emergenza del presidente.

Gli autori rimangono stranamente silenziosi sul problema generale: l'estrema difficoltà di un salvataggio finanziario e sistemico coordinato a livello globale; e questo è il provvedimento di bail-in adottato da tutti i membri del G20 e sancito dalle loro leggi. L'ultima volta i bail-out e la nazionalizzazione delle banche sono stati i metodi più impiegati e hanno protetto sia i depositanti che i possessori di obbligazioni. Il costo è stato interamente a carico dello stato.

Le disposizioni sul bail-in sono state introdotte specificamente per evitare che il costo dei futuri fallimenti bancari venisse addossato sullo stato, e invece adesso i costi devono essere condivisi dai possessori di obbligazioni e dai depositanti non assicurati. La loro applicazione a fallimenti di singole banche che non sono considerate istituzioni finanziarie di rilevanza sistemica è in realtà superflua, poiché le normali leggi sulla bancarotta sono sufficienti per questi casi. Le difficoltà emergono quando un potenziale fallimento bancario rischia di trasformarsi in una minaccia sistemica. Ma se si impone il bail-in di una tale banca, addossando le perdite su titolari di obbligazioni e depositanti non assicurati, non si farà altro che acuire un problema sistemico.

I tre uomini al centro della crisi della Lehman sembrano aver imparato poco dalla loro esperienza. La lezione principale è l'inutilità di chiudere alcune porte mentre se ne aprono di altre.



Altri governi stanno a guardare

La Russia sembra aver già preso una decisione strategica contro il dollaro. Non per niente preferisce l'oro, in grado di fornire protezione contro una crisi del dollaro.

Il partner strategico della Russia in Asia è il maggiore detentore straniero di dollari e UST. Le riserve totali non auree della Cina ammontano a $3.130 miliardi, di cui $1.120 miliardi sono investiti in UST. Gran parte dei rimanenti $2.000 miliardi sono in depositi in dollari e altri titoli liquidi in dollari. Parte di tutto ciò la Cina l'ha prestata ad altri Paesi. Ad esempio, i prestiti totali alle nazioni africane alla fine del 2017 ammontavano a $143 miliardi. All'inizio di quest'anno il presidente Xi ha promesso altri $23 miliardi di prestiti agli stati arabi. La China Development Bank sta prestando $20 miliardi in America Latina per progetti infrastrutturali. Queste sono piccole somme per la Cina, ma sostanziali per i destinatari. Sembra che la Cina continui a concedere prestiti e spendere i suoi dollari per sbarazzarsene.

Il continuo surplus commerciale rispetto all'America significa che la Cina sta ancora accumulando dollari ad un ritmo più veloce di quelli che può usare per acquisire influenza sui mercati emergenti. Dati i suoi obiettivi strategici, non dovrebbe perseguire questa strategia. Seguirà attentamente la situazione, ma per il momento le tattiche commerciali americane sono la sua preoccupazione immediata.

Tuttavia arriverà un momento in cui la Cina focalizzerà la sua attenzione sui propri interessi. Il suo appetito per i materiali industriali è enorme, ed è probabile che stia accumulando riserve di materie prime vitali, come il rame ed altri metalli di base, da impiegare nei suoi piani di sviluppo delle infrastrutture e per lo sviluppo lungo le due strade della seta. È per assicurarsi queste materie prime e forniture energetiche che ha investito dollari nelle economie emergenti che la riforniscono.

Eppure gli speculatori hanno shortato questi metalli sul Comex e altrove come modo per comprare ulteriori dollari, mentre sembrano ignorare i piani cinesi. Le scorte di rame nel London Metal Exchange sono diventate molto basse, con un tonnellaggio negoziabile che è sceso da 319.525 tonnellate a fine marzo a sole 147.450 tonnellate la scorsa settimana.

Un dollaro forte presenta un'eccellente opportunità per la Cina di accelerare la spesa per le scorte di materie prime. Finora ciò non ha portato alla rottura dei prezzi, perché la Cina ha dimostrato di essere un attento acquirente. Tuttavia la penuria di asset fisici e consegnabili nei mercati chiave delle materie prime, come il rame, è destinata a manifestarsi con uno shock di prezzo. Nel caso del petrolio, WTI e Brent sono ora entrambi in backwardation a causa delle sanzioni statunitensi contro l'Iran. Il Venezuela continua ad essere un disastro da questo punto di vista.

La Cina ha dimostrato di essere acutamente consapevole delle dinamiche del mercato occidentale e collabora continuamente con la Russia su una strategia geopolitica e finanziaria. In questo contesto, la seguente è un'importante affermazione di Hank Paulson (Segretario del Tesoro degli Stati Uniti durante la crisi della Lehman) in un'intervista rilasciata a Robert Peston, in relazione alla gestione della crisi della Lehman: "Non ho intenzione di nominare chi, ma ho incontrato qualcuno... Questa persona mi ha detto che i cinesi avevano ricevuto un messaggio dai russi che diceva: 'Ehi, uniamoci e vendiamo i titoli Fannie e Freddie sul mercato'. I cinesi non lo avrebbero mai fatto, ma non mi sentivo al sicuro fino a quando non le avremmo messe al sicuro."

Sembra che i russi fossero pronti ad interferire con i piani di salvataggio dell'America sulla scia della crisi della Lehman dieci anni fa. Oggi hanno ridotto la loro esposizione ai titoli del Tesoro USA a livelli insignificanti e prenderebbero sicuramente in considerazione l'ipotesi di intervenire nuovamente. Con sanzioni contro di loro, hanno davvero poco da perdere e molto da guadagnare.

Non possiamo essere così sicuri che i cinesi si rifiuteranno di seguire i russi questa volta. Oggi c'è un presidente americano imprevedibile e l'antagonismo dell'America contro la Cina si è radicato ancora di più. Che la Cina possa collaborare con Washington per una stabilità globale attraverso canali secondari, non può essere considerato plausibile in una nuova crisi finanziaria e sistemica. Finché il sistema finanziario cinese sarà isolato, l'impatto negativo di un collasso del sistema finanziario occidentale sull'economia cinese potrebbe essere venduto al popolo cinese come una colpa dell'Occidente. L'atteggiamento "responsabile" della Cina per proteggere sé stessa ed i suoi cittadini potrebbe essere politicamente vantaggioso per il regime.

Hanno bisogno di fare molto poco: rifiutarsi di aiutare. Pertanto la Cina è in grado di utilizzare una crisi finanziaria americana futura come un'opportunità per lasciare che il dollaro distrugga la propria egemonia e per migliorare i propri piani economici e geostrategici.



Si sta sviluppando la prossima crisi del credito

Possiamo essere certi di una cosa, e cioè che le banche centrali attraverso le loro azioni hanno creato l'unica crisi che non possono affrontare. Come diceva Mario Draghi, "whatever it takes": il rischio sistemico è regolarmente coperto dagli stress test e dal continuo inasprimento delle normative finanziarie. Ma quando le banche centrali espandono la quantità di denaro all'inizio del ciclo del credito, si ritrovano problemi più grandi dopo.

Alla fine si presenta l'inevitabile crisi del credito. Ora possiamo presumere quanto sarà seria, perché è proporzionale allo stimolo precedente. Dal 2008 è stato straordinariamente grande a livello globale. A questo dobbiamo aggiungere le precedenti distorsioni del credito che non sono state cancellate dall'ultima crisi del credito, e anche da quella precedente.

Si sta configurando come l'evento finanziario più serio del nostro tempo, su questo non ci possono essere dubbi. Ciò che non sappiamo con precisione è la forma che prenderà e quando accadrà. Tutto ciò che sappiamo è che il rialzo dei tassi d'interesse indebolirà i modelli di business, le finanze pubbliche e la spesa dei consumatori. Potrebbe essere il rialzo dei tassi d'interesse e la salita dei rendimenti obbligazionari nell'area Euro, poiché la BCE interviene per colmare il divario dei rendimenti sopraccitato. Potrebbe essere l'America stessa; questi sono i candidati più ovvi. I rialzi dei tassi d'interesse sono sempre un fattore scatenante di un'inversione dei flussi speculativi. E la prossima crisi si preannuncia come l'attacco più incisivo al sistema finanziario globale da quando il dollaro ha perso la sua convertibilità con l'oro. Si comincerà con l'implosione della bolla del dollaro.

Oltre alla fuoriuscita record di fondi speculativi dal dollaro, c'è anche una serie di altri fattori che rischia di far salire i tassi d'interesse. C'è lo stimolo fiscale di Trump che va ad aumentare l'offerta di obbligazioni, mentre gli stranieri si trasformano in venditori. Ci sono i dazi, perché aumentano i costi per il consumatore americano e quindi l'IPC. Ci sono i prezzi delle materie prime e dell'energia che aumenteranno sulla scia della domanda cinese, mentre si libererà dei suoi dollari per comprare materie prime di cui ha bisogno per far progredire il suo tredicesimo e quattordicesimo piano quinquennale. Questi fattori possono essere previsti da coloro che sanno dove guardare. Presi insieme hanno il potenziale per diventare una tempesta perfetta.

Come abbiamo detto, la vera tragedia è che le politiche monetarie della BCE sono incredibilmente fuori di testa. È della massima urgenza che vengano corrette. Ciò significa che i tempi della prossima crisi del credito vanno tra la fine dell'anno o, al più tardi, all'inizio del prossimo anno. Aspettatevi un cambiamento della politica monetaria della BCE, progettato per sostenere l'euro e portarlo più in alto, quindi il dollaro dovrebbe iniziare ad invertire la sua rotta in quel momento. La scarsità delle scorte dovrebbe spingere per un forte aumento dei prezzi delle materie prime e le imminenti sanzioni contro l'Iran cominceranno a far salire i prezzi dell'energia. L'inflazione dei prezzi USA, già registrata ufficialmente al 2,9%, sarà presto superiore al 3%.

I rendimenti dei titoli statunitensi saliranno al salire dei deflussi dal dollaro, mettendo nei guai le finanze del governo statunitense. Nonostante l'aumento dei rendimenti obbligazionari, il prezzo dell'oro dovrebbe aumentare drasticamente, riflettendo una crisi nel dollaro. In breve, il cambio di sentimento per il dollaro promette di essere inaspettatamente rapido.

All'inizio di questo articolo, è stata posta una domanda: quale forma avrebbe preso questa crisi? Questa volta è improbabile che sarà innescata dal crollo delle azioni o dei prezzi degli immobili residenziali; crolleranno invece sulla scia di uno sconvolgimento nei mercati delle valute, portando ad un collasso dei prezzi delle obbligazioni. Sono le prospettive riguardo i prezzi delle obbligazioni e del loro effetto su altri asset finanziari che caratterizzeranno la prossima crisi. Nel 2008 i rendimenti dei titoli del Tesoro USA scesero perché gli investitori cercarono riparo dagli investimenti del settore privato. Questa volta gli stranieri che vendono dollari e UST rischiano di travolgere chi cercherà sicurezza in patria e faranno salire i rendimenti dei titoli. Dovremmo anche tenere a mente che il finanziamento del governo degli Stati Uniti è diventato pesantemente dipendente dagli afflussi di investimenti esteri.

I rendimenti dei titoli obbligazionari in rialzo, i quali riflettono vendite all'estero, saranno quindi al di là del controllo della FED. Le banche, come intermediari, hanno bilanci più solidi negli Stati Uniti, ma le banche dell'Eurozona sono più indebitate e maggiormente esposte alle obbligazioni sovrane. Entrambi i sistemi bancari risultano molto più ingolfati quando si tiene conto dei bilanci del settore bancario ombra.

L'ultima volta la crisi ha colpito prima il sistema bancario statunitense. Le banche erano diventate estremamente avide, cartolarizzando il debito per nasconderlo ai regolatori. Le banche dell'Eurozona sono state scoperte a comprare questo debito, soprattutto attraverso le sussidiarie con sede in Irlanda. Ma il vero problema era in America, con gli altri che ne pativano le conseguenze. Oggi non sarà solo l'America, ma sarà un problema globale che indebolirà la valuta di riserva mondiale, probabilmente innescato da una riduzione forzata della divergenza delle politiche monetarie tra la FED e le altre due principali banche centrali del mondo. L'imminente crisi rischia di essere peggiore e più ampia rispetto a quella precedente, poiché scaturirà dalla sopravvalutazione della valuta di riserva mondiale.

Qualsiasi tentativo di salvare le finanze del governo, delle banche e delle imprese statunitensi stampando moneta fornirà semplicemente più carburante al fuoco inflazionistico, ma è difficile che ci possa essere una qualsiasi altra risposta da parte della FED. L'unico vero strumento che ha è l'espansione monetaria, ed è incaricata di mantenere a galla il sistema. Lo stesso vale per l'Eurozona e la BCE.

Gli unici che sembrano in grado di evitare le peggiori conseguenze sono i russi ed i cinesi. La Cina potrebbe avere una serie diversa di problemi, a seconda di come reagirà ad una crisi del dollaro, ma questo va oltre lo scopo di questo articolo. Ho scritto altrove sulla loro strategia monetaria, in particolare per quanto riguarda l'oro. Ma se la Cina e la Russia sopravvivranno alla prossima crisi del credito con meno ferite rispetto all'Occidente, apporteranno un cambiamento nell'equilibrio geopolitico. Una cosa è certa: l'oro fisico sarà il più sicuro degli hedging quando il dollaro inizierà a scendere, portandosi dietro tutte le altre valute.

Cosa può fare l'America per impedire che il dollaro scivoli verso l'oblio? L'unica risposta è ripristinare la convertibilità con l'oro; e speriamo in un cambiamento nella politica monetaria a tal fine, e che l'America abbia ancora le riserve auree per farlo. Anche questo presuppone che le banche possano essere salvate, cosa che non è affatto certa.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


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