giovedì 28 febbraio 2019
Analisi tecnica del prezzo di Bitcoin ed Ethereum, 28/02/2019
Nuovo appuntamento con l'analisi tecnica del prezzo di Bitcoin, dove verranno analizzati gli indicatori chiave scelti dal sottoscritto per avere un punto di riferimento in questa fase del mercato e per approfondire gli eventuali movimenti di Bitcoin nei prossimi giorni. Oltre a ciò si parlerà di un utile strumento da guardare più attentamente quando il prezzo continua per diversi giorni a lateralizzare. Analizzeremo entrambi gli scenari, bullish e bearish, di lungo termine e cosa guardare per capire quale si sta formando. Infine daremo un'occhiata anche ad Ethereum.
È possibile consultare l'analisi tecnica al seguente indirizzo: https://www.yours.org/content/analisi-tecnica-del-prezzo-di-bitcoin-ed-ethereum--28-02-2019-83db6d00a608
(Nota a margine: chi non fosse iscritto a Yours, o avesse difficoltà ad iscriversi, e volesse usufruire della lettura dell'analisi tecnica, può mandarmi una email: fsimoncelli85@gmail.com)
6 ragioni per conservare la policy dell'unanimità nell'UE per quanto riguarda le decisioni sulle tasse
di Kai Weiss
La necessità di avere l'unanimità in seno al Consiglio Europeo sulle cosiddette questioni "sensibili", compresa la politica fiscale, è stato per molti anni un tema controverso a livello europeo. Con i piani per riformare l'UE e portare avanti gli sforzi d'integrazione, la Commissione Europea ha dichiarato sin dal voto sulla Brexit che gli stati membri avrebbero dovuto pensare a rinunciare ai voti all'unanimità. A suo giudizio il voto a maggioranza qualificata (VMQ), vale a dire un sostegno del 55% degli stati che rappresentano almeno il 65% della popolazione dell'UE, dovrebbe essere il più utilizzato su tutte le questioni, anche su quelle che sono particolarmente controverse. Questo voto, dice la Commissione, è necessario per avere "un'Unione che possa legiferare".
Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, lo ha chiarito in diversi discorsi sullo stato dell'Unione Europea e il programma di lavoro della Commissione per il 2019 prevede "un processo decisionale più efficiente nei settori chiave della fiscalità e delle politiche sociali". Ma di recente abbiamo appreso che la cancellazione dei voti all'unanimità sulla politica fiscale sia una priorità per la Commissione.
Il 20 dicembre ha avviato un'iniziativa per "procedure legislative più efficienti nell'UE" e il 15 gennaio è stata rilasciata una comunicazione di 13 pagine in cui si sottolineava la necessità di "un processo decisionale più efficiente e democratico riguardo la politica fiscale dell'UE". In entrambi i casi è stata chiesta la graduale abolizione dei voti all'unanimità sulle questioni fiscali. Nel documento del 15 gennaio è stato presentato un percorso in quattro fasi su come ciò sarebbe politicamente fattibile, iniziando con il VMQ in aree chiave quali l'evasione fiscale e la carbon tax, avvicinandosi sempre di più al completo scioglimento dell'unanimità.
Ciò è stato accompagnato da un'analisi pubblicata il giorno prima sostenendo che "il passaggio al voto a maggioranza qualificata ha dimostrato di cambiare le dinamiche negoziali nell'UE", e quindi il VMQ dovrebbe essere introdotto in "settori come la politica estera e la sicurezza comune, la tassazione e la politica sociale, temi fondamentali per affrontare le grandi sfide sociali di oggi".
Anche se è comprensibile che le istituzioni dell'UE e alcuni stati membri siano stanchi di essere ostacolati dagli oppositori nei loro piani di integrazione e sebbene sia vero che i processi decisionali potrebbero essere accelerati abolendo l'unanimità nel voto (nonostante l'accelerazione di tali processi non renda le decisioni più corrette), i piani dell'UE sarebbero ancora altamente dannosi. Non è un caso che la politica fiscale (così come gli altri settori che la Commissione sta esaminando) sia considerata una questione "sensibile".
Infatti l'introduzione del VMQ sulla tassazione includerebbe gravi pericoli e seri problemi. In contrasto con i 6 motivi della Commissione per passare al processo decisionale a maggioranza qualificata, ecco sei motivi per cui l'abolizione dei voti all'unanimità sulla politica fiscale sarebbe un grave errore.
1. Una grande intrusione nella sovranità
Il fatto che un governo possa determinare la propria politica fiscale è una condizione preliminare affinché possa affermare la sua sovranità in materia fiscale ed economica. Se non è in grado di stabilire liberamente la propria base imponibile e le proprie aliquote, avrà difficoltà ad implementare le politiche che desidera, poiché dipenderà sempre dalle decisioni prese da qualcun altro; nel caso di un'implementazione del VMQ a livello europeo, dalle decisioni di una maggioranza qualificata nella Commissione e nel Parlamento Europeo. Cedere la sovranità sulla politica fiscale, anche se solo in parte, rappresenterebbe un'importante intrusione sulla sovranità nazionale. E mentre i limiti interni, come i limiti fiscali nazionali, potrebbero funzionare se scritti nella costituzione di una nazione, un terzo giocatore che interviene negli affari interni di un Paese o che introduce le proprie tasse è sicuramente una questione diversa; e ci si può aspettare che causi un forte contraccolpo.
In tutto ciò, la Commissione ha una definizione inquietante di ciò che significa sovranità: "È lecito chiedersi se una situazione in cui uno Stato membro possa bloccare le iniziative volute dagli altri 27 sia vantaggiosa per la sovranità nazionale di tutti gli altri 27". Ma la sovranità significa che si può fare esattamente questo: come la definisce il Cambridge Dictionary, la sovranità è "il potere di un Paese di controllare il proprio governo", cioè avere il potere supremo su cosa fare indipendentemente da ciò che questo significhi per gli estranei. Di certo questo approccio può portare a cattive politiche, ed è per questo che questioni come la politica fiscale devono essere ulteriormente decentrate il più possibile, in modo che i policymaker siano più incentivati ad attuare una buona politica. Certamente non significa che altri Paesi possano forzare la propria sovranità su un'altra semplicemente perché è nel loro interesse.
2. Un mercato unico contro la concorrenza
Un'altra affermazione curiosa della Commissione è che l'introduzione del VMQ sulle questioni fiscali aiuterebbe a creare un "mercato unico delle imposte". L'armonizzazione delle norme fiscali creerebbe un sistema fiscale equo in tutto il continente. "Le politiche fiscali nazionali possono avere effetti importanti su altri Stati membri e sulle politiche dell'Unione," e gli stati membri sono attualmente vincolati "nella loro capacità di aumentare le entrate per finanziare programmi di spesa in linea con le loro preferenze nazionali". Stabilire le stesse regole aggiungerebbe solamente un altro componente al Mercato Unico.
Mentre questa argomentazione può essere usata per avallare lo snellimento delle leggi fiscali di per sé, il che renderebbe più facile la dichiarazione delle tasse da parte delle multinazionali, danneggerebbe il mercato comune se ciò significasse armonizzare le aliquote fiscali o introdurre nuove tasse, come una tassa sul digitale. Il Mercato Unico è stato creato per facilitare gli scambi transfrontalieri e ridurre o eliminare gli ostacoli, non per introdurre tasse e creare nuovi ostacoli.
3. Armonizzazione fiscale attraverso la porta di servizio
È sempre esistita la preoccupazione che l'abolizione dell'unanimità avrebbe aperto la porta all'armonizzazione fiscale su tutta la linea, compresi i redditi personali e le imposte societarie, eliminando quindi la concorrenza fiscale in Europa. Indubbiamente Paesi come l'Irlanda, l'Estonia e la Lettonia hanno approfittato dei loro sistemi fiscali competitivi; sistemi a cui temono dovrebbero rinunciare per abbracciare qualcosa di più simile a Paesi con tasse elevate come la Francia e la Germania.
La Commissione scrive nei suoi documenti che questo non è un obiettivo: "Né si vuole un sistema di aliquote fiscali personali e aziendali armonizzate in tutta l'UE." Tuttavia altre parti negli stessi documenti mostrano un quadro diverso. Ad esempio, la Commissione afferma che passare ad un VMQ consentirebbe di evitare "una concorrenza fiscale dannosa ed una pianificazione fiscale aggressiva", e si rammarica del fatto che "man mano che la base imponibile diventa più mobile, gli Stati membri sono sempre più limitati nell'esecuzione della loro sovranità fiscale". Ovviamente l'obiettivo di stabilire un "Mercato Unico per la Tassazione" porta ad una conclusione simile.
Il piano in quattro fasi pubblicato dalla Commissione va nella stessa direzione. Il VMQ dovrebbe, in un primo momento, essere introdotto su questioni come la frode e l'evasione fiscale (Fase 1) e misure fiscali per combattere il cambiamento climatico e migliorare la salute pubblica (Fase 2), cioè passi a cui per molti sarà difficile dire di no. Nella Fase 3 l'armonizzazione riguarderà riforme del sistema IVA. Infine "la Fase 4 consentirebbe un passaggio al VMQ per i principali progetti fiscali", i quali includeranno una base imponibile consolidata e comune per le società e l'introduzione di una tassa sul digitale, ma potrebbe andare molto oltre. Chi può dire che l'UE si fermerà qui quando l'unanimità sarà scomparsa?
4. Perdere contro la concorrenza globale
La Commissione Europea ritiene che un sistema fiscale comune renderebbe l'Europa "un leader globale" nelle decisioni fiscali e creerebbe "un ambiente fiscale più equo per tutti". Invece imponendo imposte sul digitale e l'armonizzazione delle aliquote fiscali, l'Europa perderebbe contro la concorrenza globale. Se tutti gli stati membri in Europa avessero aliquote fiscali come la Francia o la Germania, sia le società che le persone si allontanerebbero dal continente in numero sempre crescente, e preferirebbero invece un ambiente favorevole alle imprese e un luogo in cui il successo nella propria carriera non è disincentivato.
Se l'UE vuole davvero reprimere la frode e l'evasione fiscale, farebbe bene a non costringere i suoi stati membri ad implementare tasse dannose e distorsive. La migliore medicina contro l'evasione fiscale è avere un sistema fiscale che sia sopportabile.
La concorrenza fiscale è un business globale oggi. È decisamente facile spostarsi da un luogo all'altro, soprattutto per le aziende. L'Europa dovrebbe cercare di creare un ambiente che apra la porta alla crescita economica e all'accumulo di ricchezza, piuttosto che alienarsi chiunque nel mondo.
5. Ulteriore centralizzazione a Bruxelles
Eliminare l'unanimità nelle decisioni sulla tassazione non avrebbe solo effetti sulla politica fiscale, ma potrebbe anche portare ad un'ulteriore integrazione degli stati membri, e forse non intenzionale. Come scrive la Commissione nella sua comunicazione del 15 gennaio:
L'unanimità in materia fiscale ha inoltre avuto un effetto negativo sulle priorità politiche dell'UE. La tassazione è anche essenziale per molti dei progetti più ambiziosi dell'UE, tra cui l'Unione Economica e Monetaria, l'Unione dei Mercati dei Capitali, il Mercato Unico Digitale, il Quadro 2030 per il Clima e l'Energia, o l'Economia Circolare.
Pertanto potrebbe essere solo una questione di tempo prima che possano essere approvate ulteriori riforme della zona Euro e delle politiche fiscali. Inoltre, come chiarisce il documento del 14 gennaio, Bruxelles vuole anche abolire l'unanimità su altre questioni "sensibili" come la politica estera e la politica sociale. Sebbene qualsiasi decisione debba ancora avere un VMQ da parte degli stati membri, non vi è dubbio che tali misure aumenterebbero la capacità della Commissione e del Parlamento di attuare la propria agenda.
6. Supporto mancante da parte degli stati membri
Molti critici all'inizio dell'anno hanno sottolineato che il sostegno all'introduzione del VMQ sulle tasse è piuttosto blando. Mentre la popolazione generale può essere favorevole a misure a livello europeo contro l'evasione fiscale, è una questione completamente diversa quando si tratta di consegnare la politica fiscale al capriccio della maggioranza (qualificata) e delle istituzioni dell'UE. Le accuse secondo cui troppe decisioni sono prese a Bruxelles non diminuirebbero di certo.
In seno al Consiglio, solo una manciata di Paesi s'è espressi a favore del VMQ sulle tasse, mentre una parte significativa ha respinto questa ipotesi, in particolare l'Irlanda ed i Paesi nordici e baltici. Dato che un tentativo di abolire l'unanimità richiederebbe l'unanimità stessa, compreso l'uso della "clausola passerella" del Trattato di Lisbona, l'introduzione del VMQ nel prossimo futuro sembra una possibilità remota. Infatti finché almeno un Paese, indipendentemente da quanto piccolo, porrà il veto, poco potrà accadere.
Il deciso tentativo della Commissione Europea di abolire l'unanimità su una vasta gamma di questioni, compresa la tassazione, è un segnale che Bruxelles non vi ha rinunciato. È della massima importanza rifiutare tali tentativi.
"Per la Commissione Europea ormai non è più una questione se c'è la necessità di abolire l'unanimità sulle decisioni riguardo la tassazione, ma piuttosto come e quando farlo".
Commissione Europea
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
mercoledì 27 febbraio 2019
Come vengono impostati i prezzi quando l'oro è denaro
di Alasdair Macleod
Parleremo per supposizioni qui, visto che l'oro non circola più come denaro. Potrebbe non accadere mai più, forse la fine della moneta fiat, il denaro che ci è stato imposto dalle leggi statali, non sarà mai sostituito da quello che per millenni è stato il denaro scelto dalle persone, l'oro. Desideriamo ritornare a quel tipo di standard? Dato quello che dobbiamo fare per arrivarci, probabilmente no.
È difficile pensare ad una vita senza lo stato che ci dà le sue monete per comprare i nostri dolci, dicendoci cosa mangiare e quali medicine prendere. Ma lo stato sta morendo lentamente. Quando era più giovane, controllava di meno. Il suo costante rifiuto di permetterci di fare ciò che vogliamo è una crescente fonte di attrito.
Un numero crescente di noi vuol vedere la fine dello stato, ma i suoi adoratori sono spaventati alla prospettiva di non avere più il loro protettore. Quelli di noi che vogliono una vita senza stato non sono d'accordo su cosa dovrebbe accadere una volta che il leviatano scomparirà.
C'è questa sensazione latente che il nostro mondo sicuro e controllato stia volgendo al termine. L'aumento dell'instabilità finanziaria e dell'incertezza economica sono la nostra destinazione.
Possiamo vedere che lo stato è irrimediabilmente fallito. Ma i governi non vanno in rovina, dicono gli economisti, perché possono stampare più soldi per pagare i loro conti. Questa tesi è sbagliata: stanno andando in rovina con altri mezzi, e quelli di noi che non lo vedono sono guidati da un pio desiderio: i soldi emessi dallo stato rifletteranno la bancarotta dell'emittente. E non ha senso sostituire una valuta fiat fallita con un'altra. Al dollaro dello Zimbabwe è seguito il bond note e al bolivar del Venezuela è seguito il bolivar soberano. Il fallimento è il risultato logico per tutte le valute nazionali emesse da governi spendaccioni.
Nella storia umana il denaro fiat è sempre stato effimero. Un giorno, in futuro, torneremo all'oro, come abbiamo sempre fatto in passato. I governi, come dimostrano i regimi di Mnangagwa e Maduro, resisteranno fino alla fine. Come i bambini derubati di tutti i loro soldi, il cittadino comune rimarrà senza niente. L'unico valore scambiabile sarà l'oro e probabilmente anche l'argento.
Coloro che possiedono oro sfuggiranno alla povertà, mentre quelli che non ce l'hanno la dovranno patire. Col tempo comincerà a circolare di nuovo, mentre coloro che ce l'hanno compreranno le cose da coloro che non ce l'hanno, e con la più ampia distribuzione dell'oro tornerà un senso di normalità. Non importa se valutiamo le cose in grammi d'oro, o se un governo limitato gli dà un nome. Sovrane, eagle, krugerrand, non importa se li usiamo elettronicamente, fintanto che il lingotto è redimibile e tutto il credito è ripagato in oro fisico.
Questo articolo spiega come funzionano i prezzi in un mondo che commercia usando oro come moneta. Presume che tutte le forme di denaro contante e di denaro virtuale (es. criptovalute) siano oro sotto altre spoglie. Presumiamo che non vi sia alcun rischio per l'emittente, perché non vi è denaro fiat.
Il ruolo fondamentale del denaro
La funzione di base del denaro è facilitare lo scambio di beni e servizi, il suo ruolo è sempre temporaneo. Entrambe le parti in una transazione devono avere fiducia che il denaro sia accettato da tutti coloro con cui negoziano, e ciò significa che tutte le controparti devono avere fiducia che gli altri lo accetteranno. Questa è sempre stata la forza dell'oro. È un notevole svantaggio del denaro fiat, la cui accettazione è limitata dai confini nazionali.
Scambiamo beni e servizi perché è infinitamente più efficiente comprare dagli altri ciò che non possiamo produrre noi stessi, o farlo potrebbe farci perdere tempo inutilmente. Invece siamo specializzati nella nostra produzione e la vendiamo per denaro, così possiamo acquistare altre cose. Significa che dobbiamo mantenere un piccolo deposito di denaro, o almeno una struttura per accedervi, al fine di soddisfare i nostri bisogni e desideri quotidiani. E chi stabilisce questa cifra? Noi come individui che effettuano transazioni.
Quando abbiamo un surplus temporaneo di denaro, ad esempio grazie alla vendita di un bene, lo reinvestiamo. O compriamo un altro bene, o lo prestiamo a qualcun altro (di solito attraverso un intermediario) in cambio di un interesse. Non importa se è denaro fiat o oro.
Il livello generale dei prezzi è fissato dal potere d'acquisto del denaro in cui viene misurato. Le due variabili più importanti sono la quantità di denaro in circolazione e le preferenze medie relative delle persone (detenere denaro rispetto ai beni). Delle due, i cambiamenti nelle preferenze relative hanno il maggiore impatto immediato sui prezzi.
Se le persone decidono nel complesso di ridurre la loro preferenza per il denaro, allora il livello generale dei prezzi aumenterà. L'iperinflazione, descritta come un aumento catastrofico dei prezzi, è il sintomo visibile di una fuga generalizzata dal denaro. In altre parole, le preferenze segnalano di non detenere denaro e di sbarazzarsi di esso il più rapidamente possibile.
In alternativa, se c'è una maggiore preferenza per il possesso di denaro, i prezzi diminuiranno. Questa ulteriore preferenza per il denaro può essere espressa in due modi: può essere detenuto come denaro fisico, o più comunemente le persone aumentano i loro risparmi. Un aumento dei risparmi genera uno spostamento dei metodi di produzione per compensare i prezzi più bassi dei beni di consumo. La maggiore offerta di capitale per investimenti tende a ridurre i tassi d'interesse ed a modificare i calcoli dell'imprenditore in relazione alla sua produzione.
Queste sono le considerazioni dietro il dispiegamento del denaro in una comunità, che si tratti di moneta fiat o di oro. È il modo in cui gli attori di mercato sfruttano al meglio il denaro disponibile, e in un libero mercato la produzione non ha bisogno di stimoli mediante denaro aggiuntivo a quello già in circolazione. Questo è un solo mito neo-keynesiano.
Commerciare con l'oro come denaro
Le persone in una comunità, in una città, o persino in una nazione, stabiliscono i propri requisiti monetari. Supponiamo che, nel fare ciò, il livello generale dei prezzi, cioè il saldo delle preferenze a favore o contro il possesso dell'oro in relazione ai beni, differisca da quello di una popolazione vicina. In tal caso ci sarà un arbitraggio: l'oro fluirà in quella comunità con i prezzi più bassi, in modo che il potere d'acquisto dell'oro nelle due comunità tenderà all'equilibrio.
Inoltre i risparmi in oro cercheranno i ritorni più alti tra i due centri ed invertiranno il flusso in cerca di prezzi più bassi. Tuttavia le quantità di oro detenute come risparmi sono sempre significativamente inferiori alle quantità consumate. Infatti l'arbitraggio avviene sia attraverso lo scambio di merci, sia attraverso lo spiegamento di capitali che sfruttano i differenziali dei tassi d'interesse, in modo tale da ottenere un equilibrio nei prezzi e nei tassi d'interesse.
È quindi facile vedere, quali che siano le preferenze locali per detenere denaro rispetto ai beni, come l'arbitraggio tenda a produrre un livello di prezzi comune e un livello dei tassi d'interesse comune. Questi fattori di aggiustamento favoriscono il commercio, non solo tra comunità ma tra nazioni. E il commercio in oro è, a parità di condizioni, molto più efficace di quando sono coinvolte singole valute fiat, perché con l'oro come denaro comune i confini nazionali non sono una barriera e il commercio è veramente globale.
Data l'ubiquità dell'oro come denaro, l'effetto dei cambiamenti localizzati nelle preferenze generali per detenere oro rispetto ai beni può essere considerato minimo. Un'ulteriore considerazione è l'inflazione sottostante dello stock d'oro estratto attraverso l'offerta delle miniere, ma questo fattore è ampiamente compensato dalla crescita della popolazione.
L'innovazione tecnologica e il miglioramento dei metodi di produzione, nonché la concorrenza, tendono tutti a ridurre nel lungo termine il livello generale dei prezzi di beni e servizi. Quindi, mentre c'è un piccolo cambiamento nel livello generale dei prezzi, ci può essere una significativa riduzione dei prezzi per lunghi periodi di tempo. L'effetto è quello di aumentare il potere d'acquisto del risparmio, portando a tassi d'interesse bassi e stabili e all'accumulo di ricchezza privata.
Prezzi delle materie prime in denaro fiat
Finora abbiamo parlato del potere d'acquisto dell'oro nel senso più ampio. Ovviamente all'interno di un livello generale di prezzi, ci sono sempre fluttuazioni nei singoli valori, i quali riflettono i cambiamenti nella tecnologia, i miglioramenti nei metodi di produzione e l'evoluzione delle richieste dei consumatori. A livello di commodity, è sempre l'evoluzione dei loro usi che ne guida la domanda. Ad esempio, fino a venticinque anni fa l'argento veniva utilizzato prevalentemente nella fotografia, un uso che è ormai quasi cessato. Oggi il più grande mercato per l'argento è quello nei pannelli solari, mentre crescono le applicazioni elettroniche ed antimicrobiche. Anche le fonti di energia si evolvono, con il nucleare, il gas, il petrolio e l'idroelettrico come fonti principali oggi. Non molto tempo fa, il carbone era un combustibile importante per la generazione di elettricità. Ora viene ostracizzato a causa di fattori ambientali.
Con il denaro fiat a volte i prezzi delle materie prime si sono rivelati estremamente volatili, poiché il potere d'acquisto delle valute fiat è calato nel tempo. Ad esempio, la tendenza di base del prezzo del petrolio è stata ascendente, da pochi dollari al barile negli anni '60 ad oltre $60 di oggi. Negli ultimi dieci anni, il petrolio del West Texas Intermediary ha raggiunto i $140 e un minimo a $27. Nel frattempo le fluttuazioni della domanda sono state minori. Nel periodo tra il livello più alto nel 2008 e il minimo nel 2016, la domanda globale è aumentata in modo abbastanza consistente da 85.8 milioni di barili al giorno a 96.2, mentre il prezzo del petrolio è calato drasticamente.
Gli analisti ci forniscono prontamente un'analisi dettagliata del perché, ma resta il fatto che la sua volatilità è stata molto maggiore di quanto suggeriscono le caratteristiche della domanda e dell'offerta. Sembra ragionevole concludere che le fluttuazioni nel prezzo siano una causa significativa della sua instabilità di prezzo. L'esempio sopra è lontano dall'essere una tantum. Nel giugno 2008 il prezzo del petrolio è salito prima della crisi della Lehman ed il trade weighted index (TWI) del dollaro ha toccato il fondo all'incirca nello stesso periodo. Il prezzo del petrolio è sceso del 70% a gennaio 2009, mentre il TWI del dollaro è aumentato del 17%. Poi il petrolio è salito da $42 a $114 tra il gennaio 2009 e l'aprile 2011. Tra giugno 2014 e febbraio 2016, il petrolio è sceso da $105 a $27, mentre il TWI è salito da 80 a 99. Esiste chiaramente una forte correlazione negativa con il dollaro, suggerendo che il prezzo del petrolio sia influenzato più dalle variazioni del dollaro che dalla domanda e dai fattori di approvvigionamento del petrolio.
L'altra faccia della medaglia è che mentre il prezzo del petrolio ha una marcata correlazione negativa con il TWI del dollaro, quest'ultimo ha ovviamente una correlazione negativa con le componenti dei vari TWI. La volatilità dei prezzi è quindi più evidente nella relazione dollaro-petrolio piuttosto che nel petrolio quotato in altre valute. È soprattutto col dollaro che troviamo volatilità dei prezzi.
Vediamo lo stesso modello in altri prodotti chiave, come il rame. Quando il petrolio ha raggiunto il picco nel 2008, anche il rame ha seguito lo stesso pattern. Il prezzo del petrolio ha toccato il fondo a gennaio, così come il rame. Il rame ha toccato il suo massimo storico nel gennaio 2011, il picco del petrolio è arrivato pochi mesi dopo. L'adattamento al prezzo del petrolio non è perfetto, ma i cicli dei prezzi per il petrolio e il rame mostrano similitudini sufficienti per poter dire che sono ampiamente correlati.
Si potrebbe ritenere che sia la domanda marginale a determinare il prezzo del rame. Spiega agli analisti perché il prezzo del rame sia così sensibile ai livelli delle scorte di magazzino, alle fluttuazioni della domanda cinese e a tutte le altre ragioni legate al mercato. Ma in sostanza, con il prezzo del rame in dollari, se vendete il rame state comprando dollari. Se rinviate il vostro acquisto di rame, state conservando i vostri dollari. Il dollaro è sempre l'altra faccia di tutte le materie prime e degli scambi nel mondo dell'energia.
È la natura del denaro che fa presumere automaticamente che il movimento dei prezzi scaturisca dal lato delle materie prime. Tuttavia domanda e offerta per il petrolio e le fluttuazioni del prezzo del dollaro, dimostrano che l'instabilità è dovuta principalmente al lato monetario delle transazioni. Sembra anche che la stessa cosa si ripeta in una serie di altri prodotti, come il rame. Pertanto se il principale rappresentante della folla fiat, il dollaro, fosse bandito insieme a tutti i suoi altri compari, scomparirebbe sostanzialmente la volatilità dei prezzi delle materie prime. Sorge quindi la domanda se l'introduzione del sound money, l'oro, possa incoraggiare simili fluttuazioni dei prezzi.
Non possiamo semplicemente osservare i prezzi storici delle materie prime misurati in oro, perché tutti hanno un prezzo in dollari. Dobbiamo prendere completamente le distanze dai dollari.
Prezzi delle materie prime in oro
Quando l'oro è denaro e il credito bancario viene eliminato, non possono emergere squilibri commerciali. Vale a dire, gli acquisti transfrontalieri non possono essere finanziati con il credito. Le importazioni, compresi il petrolio e le altre materie prime, devono essere pagate su base aggregata dalle esportazioni. È per questo motivo che non si possono verificare squilibri commerciali tra le nazioni che stabiliscono i loro commerci con sound money.
L'implicazione è che la maggior parte delle speculazioni sulle materie prime viene eliminata con l'oro, perché la speculazione, sia che sia supportata da linee di credito o da futures, diventa severamente limitata. La speculazione non può essere completamente eliminata, perché non c'è nulla che impedisca a due parti di fare una scommessa. Ciononostante è meno probabile che vengano messe in moto tendenze destabilizzanti dei prezzi.
È probabile che diminuisca anche la domanda di gestione del rischio attraverso l'uso di derivati, a causa dell'assenza di volatilità sul lato monetario dei prezzi. La protezione dalle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime diventerebbe essenzialmente una funzione assicurativa, perché senza la capacità degli enti finanziari di ricorrere facilmente alle linee del credito bancario, le borse non sarebbero in grado di fare affidamento sulle margin call. Contenere i rischi di controparte richiederebbe che i sottoscrittori di opzioni ed i venditori allo scoperto impegnino la liquidità e gli asset per soddisfare tutti i potenziali obblighi.
Le commodity prezzate in oro saranno quindi più stabili. Le tendenze destabilizzanti avviate dai flussi di credito scomparirebbero. Invece sarebbero i modelli mutevoli della domanda reale e i loro effetti sull'offerta che imposterebbero i singoli prezzi delle materie prime e le varie fonti di energia necessarie per sostenere le nostre vite.
Infine l'assenza dell'intervento della banca centrale porrebbe fine al ciclo destabilizzante del credito. È questo che alimenta le fluttuazioni nel potere d'acquisto delle valute, sia aumentando la quantità di denaro e di credito sia destabilizzando le nostre preferenze monetarie. La volatilità dei prezzi che sperimentiamo oggi è quasi interamente dovuta ad eccessive quantità di dollari che strabordano nel sistema. Eliminateli ed eliminerete la singola fonte più importante di volatilità dei prezzi.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
martedì 26 febbraio 2019
La tragedia del Venezuela ci mostra perché i diritti di proprietà sono molto importanti
Per quanto lo si voglia negare, il Venezuela è l'ennesimo esperimento empirico di come il socialismo distrugge la prosperità economica e sociale. Solo i socialisti imbecilli non lo capiscono, o lo nascondono per bene altrimenti non potrebbero vivere da parassiti a spese degli altri. Come può riprendersi il Venezuela da questa catastrofe? Libertà! Il veleno del socialismo può essere annientato e tornare a prosperare, come ci insegna la storia. Dopo la seconda guerra mondiale e una generazione di socialismo, la Germania era completamente distrutta alla fine degli anni '40, ma nel 1960 era diventata la potenza economica dell'Europa. Perché? Perché le politiche di libero mercato di Ludwig Erhard hanno cambiato il suo destino. Il socialismo venne smantellato, persone e mercati vennero liberati, vennero abbassate le tasse, vennero aboliti i controlli sui prezzi, la valuta si rafforzò e un commercio più libero portò ad un rimbalzo storico che sorprese tutti. Allo stesso tempo, a mezzo globo di distanza, politiche simili funzionarono a meraviglia a Hong Kong, grazie agli sforzi di John James Cowperthwaite. Egli eliminò i dazi, abbassò le tasse, aprì Hong Kong alle imprese private ed i risultati sbalordirono il mondo. Una terra povera divenne uno degli angoli più ricchi dell'Asia ed è stata la libertà a farlo, proprio l'opposto del socialismo. Il socialismo non offre miracoli del genere. Nessuno. Solo il libero mercato permette l'emersione di miracoli del genere, stimolando le energie creative delle persone. Un nuovo governo del Venezuela deve ripristinare il quadro politico di una repubblica pluralistica e costituzionale, il rispetto dello stato di diritto, l'indipendenza della magistratura, le libertà di parola, di stampa e di assemblea, e l'integrità del processo elettorale. Deve sradicare la corruzione non solo rimuovendo i corrotti, ma anche chiudendo la porta alla concessione di favori speciali da parte del governo stesso. E deve ristabilire l'ordine chiudendo i gruppi paramilitari che usano il terrore e l'intimidazione. In termini di economia, un'agenda per la ripresa dovrebbe includere questi pilastri: sound money, privatizzazioni/liberalizzazioni, diritti di proprietà, riforma dell'istruzione, libero scambio. Fortunatamente il primo pilastro pare essersi già formato, visto che le criptovalute sono un asset molto diffuso in Venezuela. Esse, infatti, rappresenteranno la scintilla che erigerà tutti gli altri pilastri.
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di Alexander Hammond
Nelle ultime settimane i disordini civili in Venezuela hanno dominato i titoli dei giornali. Il popolo venezuelano sta protestando contro il dominio autocratico del presidente Nicolás Maduro. Dopo la sua finta rielezione dello scorso maggio, durante la quale ha impedito ai principali partiti di opposizione di competere lealmente, la maggior parte dei governi occidentali si è rifiutata di riconoscere la legittimità di Maduro. Ma mentre Maduro ignora queste proteste e prosegue il suo secondo mandato di sei anni, le pressioni affinché si dimetta stanno aumentando di giorno in giorno.
Una cosa è indiscutibile: queste proteste mostrano chiaramente che i venezuelani sono alla disperata ricerca di cambiamenti politici ed economici.
Negare la proprietà privata ha conseguenze
All'inizio del 2001 l'ex presidente Hugo Chavez iniziò ad abolire i diritti di proprietà dei suoi cittadini, approvando un decreto per l'espropriazione di terreni agricoli privati venezuelani. "Per coloro che possiedono la terra, questa terra non è vostra. La terra non è privata, ma proprietà della nazione", annunciò con orgoglio Chavez. Nel 2005 centinaia di aziende private, negozi e aziende di forniture agricole, sono stati vittime della nazionalizzazione incontrollata di Chavez.
Qual è stato il risultato dell'esperimento socialista di Chavez e Maduro? Quella che era l'economia più ricca dell'America Latina ora ha un tasso d'inflazione annuale dell'80.000% e il PIL pro capite ora è la metà di quello del 2012. Le carenze di cibo hanno fatto sì che il venezuelano medio abbia perso 11,4 kg, ma a quanto pare a Maduro pare proprio non importare.
Sembra che l'affermazione di Chavez, "l'unico modo per salvare il mondo è attraverso il socialismo", era palesemente errata.
Alcune organizzazioni e individui, da Oxfam a Jeremy Corbyn, una volta ammiravano l'esperimento socialista del Venezuela. Oggi sono curiosamente silenti sul suo declino. Per il resto del mondo, la nazione ora impoverita offre un chiaro richiamo alla necessità dei diritti di proprietà per qualsiasi economia funzionante.
I diritti di proprietà sono correlati con la prosperità
Usando i dati della relazione Economic Freedom of the World del Fraser Institute, ho diviso i 162 Paesi analizzati nel 2016 in decili (cioè, ogni decile rappresenta il 10% dei Paesi misurati) in base alla forza dei loro diritti di proprietà. Ho poi correlato questi decili con il loro prodotto interno lordo medio (PIL).
I risultati sono sconcertanti
I Paesi nel decile con i più forti diritti di proprietà hanno un reddito medio di oltre $55.457. Tale cifra è superiore del 125% rispetto a quella delle nazioni nel decile successivo. Allo stesso modo, i Paesi con i più forti diritti di proprietà hanno un reddito annuale 31,8 volte superiore rispetto a quello delle nazioni con i diritti di proprietà più deboli.
I paesi con i più forti diritti di proprietà, in ordine decrescente sono: Finlandia, Nuova Zelanda, Norvegia, Svizzera, Islanda, Lussemburgo, Singapore, Paesi Bassi e Danimarca. Non sorprende che il Venezuela sia nel decile con i diritti di proprietà più deboli, classificandosi nella penultima posizione, appena sopra la Repubblica Centrafricana.
È interessante notare che degli altri quattro aspetti della libertà economica che il rapporto copre (dimensione del governo, moneta solida, libertà di commercio internazionale e regolamentazione), sono i diritti di proprietà che hanno la più forte correlazione con la prosperità economica.
Uno dei motivi per cui i diritti di proprietà restano cruciali per la crescita economica è che senza di essi le persone non avrebbero l'incentivo ad investire, innovare o produrre. Come scrisse l'economista del XVII secolo, Adam Smith: "Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo la nostra cena, ma dal loro interesse per il proprio interesse". E in Venezuela, dove i lavoratori hanno scarso interesse personale nel processo di produzione, la carenza di beni di prima necessità e di generi alimentari è comune.
Tuttavia c'è ancora speranza per il Venezuela. Gli Stati Uniti, il Canada e più di una dozzina di Paesi dell'America Latina hanno riconosciuto il leader dell'opposizione, Juan Guaido, come presidente ad interim. Anche il Regno Unito, la Germania, la Francia e la Spagna hanno dichiarato che sosterranno Guaido se Maduro non terrà elezioni leali entro il 2 febbraio.
Un nuovo leader che proteggerà i diritti di proprietà offre al Venezuela la possibilità di invertire gli ultimi 20 anni di catastrofiche politiche di sequestro del territorio. Ma se Maduro rifiuta di farsi da parte e continua il suo corso socialista, la vita per i cittadini venezuelani sarà probabilmente ancora più da incubo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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di Alexander Hammond
Nelle ultime settimane i disordini civili in Venezuela hanno dominato i titoli dei giornali. Il popolo venezuelano sta protestando contro il dominio autocratico del presidente Nicolás Maduro. Dopo la sua finta rielezione dello scorso maggio, durante la quale ha impedito ai principali partiti di opposizione di competere lealmente, la maggior parte dei governi occidentali si è rifiutata di riconoscere la legittimità di Maduro. Ma mentre Maduro ignora queste proteste e prosegue il suo secondo mandato di sei anni, le pressioni affinché si dimetta stanno aumentando di giorno in giorno.
Una cosa è indiscutibile: queste proteste mostrano chiaramente che i venezuelani sono alla disperata ricerca di cambiamenti politici ed economici.
Negare la proprietà privata ha conseguenze
All'inizio del 2001 l'ex presidente Hugo Chavez iniziò ad abolire i diritti di proprietà dei suoi cittadini, approvando un decreto per l'espropriazione di terreni agricoli privati venezuelani. "Per coloro che possiedono la terra, questa terra non è vostra. La terra non è privata, ma proprietà della nazione", annunciò con orgoglio Chavez. Nel 2005 centinaia di aziende private, negozi e aziende di forniture agricole, sono stati vittime della nazionalizzazione incontrollata di Chavez.
Qual è stato il risultato dell'esperimento socialista di Chavez e Maduro? Quella che era l'economia più ricca dell'America Latina ora ha un tasso d'inflazione annuale dell'80.000% e il PIL pro capite ora è la metà di quello del 2012. Le carenze di cibo hanno fatto sì che il venezuelano medio abbia perso 11,4 kg, ma a quanto pare a Maduro pare proprio non importare.
Sembra che l'affermazione di Chavez, "l'unico modo per salvare il mondo è attraverso il socialismo", era palesemente errata.
Alcune organizzazioni e individui, da Oxfam a Jeremy Corbyn, una volta ammiravano l'esperimento socialista del Venezuela. Oggi sono curiosamente silenti sul suo declino. Per il resto del mondo, la nazione ora impoverita offre un chiaro richiamo alla necessità dei diritti di proprietà per qualsiasi economia funzionante.
I diritti di proprietà sono correlati con la prosperità
Usando i dati della relazione Economic Freedom of the World del Fraser Institute, ho diviso i 162 Paesi analizzati nel 2016 in decili (cioè, ogni decile rappresenta il 10% dei Paesi misurati) in base alla forza dei loro diritti di proprietà. Ho poi correlato questi decili con il loro prodotto interno lordo medio (PIL).
I risultati sono sconcertanti
Dati sul PIL presi dalla Banca Mondiale utilizzando il 2016, l'anno più recente su cui il Fraser Institute ha dati. |
I Paesi nel decile con i più forti diritti di proprietà hanno un reddito medio di oltre $55.457. Tale cifra è superiore del 125% rispetto a quella delle nazioni nel decile successivo. Allo stesso modo, i Paesi con i più forti diritti di proprietà hanno un reddito annuale 31,8 volte superiore rispetto a quello delle nazioni con i diritti di proprietà più deboli.
I paesi con i più forti diritti di proprietà, in ordine decrescente sono: Finlandia, Nuova Zelanda, Norvegia, Svizzera, Islanda, Lussemburgo, Singapore, Paesi Bassi e Danimarca. Non sorprende che il Venezuela sia nel decile con i diritti di proprietà più deboli, classificandosi nella penultima posizione, appena sopra la Repubblica Centrafricana.
È interessante notare che degli altri quattro aspetti della libertà economica che il rapporto copre (dimensione del governo, moneta solida, libertà di commercio internazionale e regolamentazione), sono i diritti di proprietà che hanno la più forte correlazione con la prosperità economica.
Uno dei motivi per cui i diritti di proprietà restano cruciali per la crescita economica è che senza di essi le persone non avrebbero l'incentivo ad investire, innovare o produrre. Come scrisse l'economista del XVII secolo, Adam Smith: "Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo la nostra cena, ma dal loro interesse per il proprio interesse". E in Venezuela, dove i lavoratori hanno scarso interesse personale nel processo di produzione, la carenza di beni di prima necessità e di generi alimentari è comune.
Tuttavia c'è ancora speranza per il Venezuela. Gli Stati Uniti, il Canada e più di una dozzina di Paesi dell'America Latina hanno riconosciuto il leader dell'opposizione, Juan Guaido, come presidente ad interim. Anche il Regno Unito, la Germania, la Francia e la Spagna hanno dichiarato che sosterranno Guaido se Maduro non terrà elezioni leali entro il 2 febbraio.
Un nuovo leader che proteggerà i diritti di proprietà offre al Venezuela la possibilità di invertire gli ultimi 20 anni di catastrofiche politiche di sequestro del territorio. Ma se Maduro rifiuta di farsi da parte e continua il suo corso socialista, la vita per i cittadini venezuelani sarà probabilmente ancora più da incubo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
lunedì 25 febbraio 2019
Come una crisi del debito italiana potrebbe far saltare l'UE
da Zerohedge
Afflitta dall'ennesima corsa per i salvataggi delle banche e dalle tensioni latenti tra i partner nella sua coalizione di governo, la breve tregua dell'Italia in seguito alla distensione tra i suoi governanti populisti ed i burocrati arrabbiati di Bruxelles sta già cominciando a svanire. Come ci ha ricordato Bloomberg, il debito pubblico da €1,700 miliardi in Italia (il terzo più grande in Europa) sta minacciando di scatenare una reazione a catena che potrebbe far crollare banche da Roma a Madrid, Francoforte e oltre.
Solo menzionare la precarietà dei mercati del debito italiano "può indurre un brivido di paura finanziaria come nessun altro" in burocrati e uomini d'affari, in particolare dopo che l'economia italiana è scivolata in una recessione durante il quarto trimestre.
Mentre gran parte del carico del debito italiano è detenuto dalle sue banche e da cittadini privati, i creditori al di fuori dell'Italia detengono circa €425 miliardi in debito pubblico e privato.
L'analisi di Bloomberg sulle debolezze finanziarie dell'Italia parla anche delle tensioni nella coalizione di governo italiana tra la Lega, anti-immigrati e pro-business, e il Movimento Cinque Stelle, populista e di sinistra. I due partiti stanno combattendo una battaglia su due fronti: la costruzione di una ferrovia alpina ad alta velocità e un caso legale che coinvolge il leader della Lega Matteo Salvini poiché si è rifiutato di lasciare attraccare la nave Dicotti la scorsa estate.
Dopo che il M5S ha dichiarato di voler sostenere l'indagine, la Lega ha avvertito che una mossa del genere sarebbe equivalsa ad un "ricatto" contro Salvini, i cui luogotenenti lo hanno spinto a sfruttare i numeri in aumento del partito ed a spingere per elezioni anticipate. Tuttavia Salvini ha respinto queste richieste, avvertendo che non c'è nulla che impedisca al presidente italiano Sergio Mattarella di chiedere una nuova coalizione, anziché nuove elezioni.
Dall'altra parte la Lega sta diventando sempre più stanca riguardo il "reddito di cittadinanza", una delle proposte più audaci incluse nel bilancio italiano del 2019, la quale concede un sussidio garantito per tutti gli italiani sotto la soglia di povertà, a condizione che dimostrino di essere in cerca di lavoro.
Luigi Di Maio ed il Primo Ministro Giuseppe Conte hanno presentato la prima delle carte che saranno utilizzate per suddetto reddito durante una cerimonia a cui Salvini ha deciso di non partecipare. Ben 5 milioni di italiani potrebbero essere idonei per tali carte.
"Ogni anno inietteremo €8 miliardi nell'economia reale e le persone saranno in grado di spenderli", ha detto Di Maio citando nientemeno che Albert Einstein, dicendo che coloro che affermano che qualcosa è impossibile dovrebbero lasciar stare quelli che vogliono provarci lo stesso.
Tuttavia il piano ha infastidito i proprietari di imprese, i quali costituiscono alcuni dei sostenitori più affidabili della Lega.
Tornando alla minaccia rappresentata dal debito italiano, l'analisi di Bloomberg ha mostrato che le banche francesi sono le più esposte, poiché BNP Paribas e Credit Agricole possiedono unità bancarie in Italia.
Per continuare a operare senza massicci tagli di bilancio (qualcosa che nessuno dei partiti della coalizione di governo ha intenzione di fare), l'Italia deve vendere €400 miliardi di debito all'anno. Ma dal momento che le banche italiane detengono così tanto del debito del Paese, la diminuzione del prezzo delle obbligazioni italiane danneggia inevitabilmente le azioni delle banche italiane e le costringe anche a detenere più capitali sui loro libri contabili per assicurarsi la liquidità della BCE. Ciò crea il potenziale per un ciclo di feedback negativo noto come "doom loop".
In altre parole "una crisi di governo potrebbe trascinare in crisi il sistema bancario, o una crisi bancaria potrebbe far saltare il governo".
E mentre gli NPL detenuti dalle banche italiane sono diminuiti negli ultimi anni (poiché non meno di sette banche italiane hanno richiesto salvataggi negli ultimi tre anni) ...
...una crisi vera e propria esaurirebbe la capacità di prestito del Meccanismo Europeo di Stabilità (circa €410 miliardi) in appena un anno. Dato che il presidente della BCE Mario Draghi lascerà la sua carica alla fine di quest'anno e il potere del cancelliere tedesco Angela Merkel è in declino, se i populisti non riusciranno a generare la crescita economica di cui hanno chiacchierato attraverso i loro programmi di stimolo, ci sono grosse possibilità che la crisi che lacera l'UE e la zona Euro sarà centrata a Roma.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
venerdì 22 febbraio 2019
La politica monetaria della Cina deve cambiare
di Alasdair Macleod
La prossima crisi del credito rappresenterà una grande sfida per l'economia cinese, perché tassi d'interesse più alti sono destinati ad avere un effetto devastante sui modelli di business cinesi e sulla domanda dei consumatori stranieri. Affrontare questa situazione è probabilmente la più grande sfida affrontata dal governo cinese dalla fine dell'era maoista. Tuttavia la Cina ha una via di fuga, stabilizzando sia i tassi d'interesse che collegando lo yuan all'oro.
Ma i cinesi avranno il coraggio di sfruttarla? Questo articolo esamina le sfide e la possibile soluzione. Conclude che c'è una ragionevole possibilità che la Cina abbraccerà il sound money, perché è in grado di farlo e il pericolo di non farlo potrebbe distruggere lo stato.
I cinesi sono keynesiani?
Possiamo essere ragionevolmente certi che i funzionari statali cinesi che si avvicinano alla mezza età siano stati pesantemente occidentalizzati attraverso la loro istruzione. E questo aspetto ha influenzato principalmente i campi della finanza e dell'economia. In queste discipline c'è una divisione tra loro e la vecchia guardia, esemplificata dal presidente Xi. Le barbe grigie che guidano il Congresso Nazionale dei Popoli stanno invecchiando ed i loro successori comprendono l'analisi economica in modo diverso, essendo stati istruiti nelle università occidentali.
Non è ancora stato riscontrato un problema evidente nell'attuale contesto economico e finanziario. L'evoluzione tranquilla raramente disturba lo status quo, e fintanto che riflette i cambiamenti nella società in generale, la macchina del governo andrà avanti senza troppi patemi d'animo. Ma quando arriverà la prossima crisi del credito, la capacità della Cina di gestirla potrebbe essere gravemente compromessa.
Questo articolo analizza la prossima crisi del credito dal punto di vista della Cina. Dati i primi segnali provenienti dallo stato del ciclo del credito in America e dalla crescente instabilità nei mercati finanziari globali, i tempi potrebbero essere improvvisamente rilevanti. La Cina deve accettare il sound money come via di fuga da un sistema fiat money in via di disintegrazione, ma per farlo dovrà scartare l'economia neo-keynesiana dell'Occidente che ha adottato come motore principale del suo progresso economico.
Con gli economisti di cultura occidentale radicati nell'amministrazione cinese, la Cina riuscirà a comprendere i difetti, i limiti ed i pericoli del sistema monetario fiat? Può sfruttare i vantaggi dell'approccio basato sul sound money che l'ha portata ad accumulare oro e ad incoraggiare i suoi cittadini a fare altrettanto?
I consulenti economici della Cina dovranno mostrare il coraggio di abbandonare le politiche economiche sbagliate e le false statistiche con cui continuerà ad essere giudicata dai loro pari occidentali. Se accetterà la sfida, la Cina uscirà dalla prossima crisi del credito in una posizione significativamente più forte rispetto all'Occidente, per il quale è impossibile immaginare un cambiamento radicale del pensiero economico.
La strategia finanziaria e monetaria post-Mao
Dopo la morte di Mao Zedong nel 1976, la leadership cinese ha dovuto affrontare una decisione sul suo destino. Con la scomparsa di Mao, l'icona che univa forzatamente oltre quaranta gruppi etnici era sparita. Era la fine di un'era della storia cinese e bisognava abbracciare il futuro con un nuovo approccio. Non farlo avrebbe significato la frammentazione dello stato attraverso la disobbedienza civile e tutto sarebbe probabilmente sfociato in una guerra civile multietnica.
I capi saggi, che avevano osservato gli straordinari successi di Hong Kong e Singapore, avrebbero avuto la meglio. Era chiaro che per sopravvivere il Partito Comunista avrebbe dovuto abbracciare il capitalismo, pur mantenendo il controllo politico. Il successore nominato da Mao, Hua Gofeng, durò non più di un anno. Fu il suo successore, Deng Xiaoping, a reinventare la Cina. Alla fine degli anni '70, Deng, odiando i sovietici per il loro coinvolgimento in Vietnam, dichiarò l'Unione Sovietica il principale avversario della Cina. In questo punto cruciale della pupa cinese, essa strinse una relazione strategica con l'America condividendo un nemico comune.
I semi per il rapporto con l'America erano già stati gettati dalla prima visita di Nixon in Cina nel 1972, quindi gli americani erano pronti ad aiutare la Cina nel loro mondo. Durante gli anni '80 tale relazione aprì la Cina all'investimento estero di compagnie americane e di altre società occidentali, e ci fu una corsa a costruire nuove fabbriche, sfruttando una manodopera diligente a buon mercato e la mancanza di regolamenti restrittivi.
Nel 1983 era chiaro che la banca centrale cinese, la People's Bank (PBOC), aveva un problema monetario tra le sue mani, perché aveva acquistato valute estere per emettere yuan. I flussi di capitali verso l'interno vennero aggiunti alla politica di gestione del tasso di cambio dello yuan, abbassato al fine di stimolare lo sviluppo economico. Di conseguenza, oltre alla gestione delle valute estere, la PBOC era stata incaricata della responsabilità di comprare oro e argento. Alla popolazione venne proibito il possesso di entrambi i metalli.
All'epoca l'obiettivo della Cina era semplicemente quello di diversificare le sue riserve. La leadership intuì la differenza tra oro e moneta fiat, proprio come avevano fatto gli arabi negli anni '70, e i tedeschi negli anni '50. Era prudente tenere un po' d'oro fisico. Inoltre la teoria economica marxista, insegnata nelle università statali, aveva impressionato gli studenti su un punto: il capitalismo occidentale avrebbe certamente fallito e anche le loro valute fiat sarebbero diventate inutili.
L'accumulo segreto di oro da parte della Cina negli anni '80 era anche un'assicurazione contro la futura instabilità economica, motivo per cui vennero elogiate istituzioni spacciate come fondamentali per lo stato, come l'Esercito di liberazione popolare, il Partito comunista e la Lega della gioventù comunista. Solo una parte relativamente piccola venne dichiarata come riserva monetaria.
Negli anni '90 i flussi di capitali verso l'interno stavano iniziando ad essere integrati dalle esportazioni e stava emergendo una nuova classe cinese ricca. La PBOC aveva ancora molti dollari. Fortunatamente l'oro non era amato nei mercati occidentali e i lingotti erano disponibili a prezzi in declino. La PBOC è stata in grado di accumulare in segreto grandi quantità d'oro per conto delle istituzioni dello stato, ma è emersa una nuova ragione strategica per l'acquisto di oro in seguito al crollo dell'URSS.
La fine dell'URSS nel 1989 significava che non era più il nemico comune dell'America e della Cina, alterando la relazione strategica tra i due. Ciò ha portato ad un graduale cambiamento nelle relazioni estere della Cina, con l'America sempre più preoccupata per l'emergere della Cina come superpotenza, andando a minacciare il suo dominio globale.
Queste relazioni hanno cambiato la politica cinese riguardo l'oro: da polizza di assicurazione contro le incognite monetarie a risorsa strategica.
I lingotti erano disponibili, in parte perché le banche centrali occidentali li hanno venduti durante un bear market. La famosa vendita da parte di Gordon Brown al bottom del metallo giallo, incarnava la generale disaffezione delle banche centrali occidentali nei confronti dell'oro. La Cina era invece disposta a comprare. Tra il 1983 e il 2002 l'offerta delle miniere ha aggiunto 42.460 tonnellate allo stock di superficie, quando l'Occidente era un venditore netto.
La politica cinese riguardo l'oro è evidente: ha investito molto nell'estrazione dell'oro ed è attualmente il più grande minatore nazionale. I raffinatori del governo cinese stavano anche importando oro e argento doré da processare e conservare, e stabilirono un nuovo standard per le barre da un chilo. Oggi la Cina ha una forte presa sull'intero mercato mondiale dei lingotti.
Nel 2002 la Cina prese una decisione: consentire alla popolazione di comprare oro ed i benefici di tale proprietà furono ampiamente promossi dai media statali. Possiamo essere certi che questa decisione è stata presa solo dopo che lo stato aveva accumulato lingotti sufficienti per i suoi bisogni.
Il pubblico cinese ha accumulato circa 15.000 tonnellate fino ad oggi, al netto del riciclaggio dei rottami, in base alle consegne dello Shanghai Gold Exchange. Dato che alla popolazione non è ancora concesso possedere valuta estera, la proprietà dell'oro dovrebbe continuare ad essere una scelta popolare come riserva di valore alternativa allo yuan, e attualmente lo SGE consegna tra le 150-200 tonnellate ogni mese.
Oltre alle riserve dichiarate, non si sa quanto oro possieda lo stato. Ma valutando i flussi dei capitali sin dal 1983, la disponibilità di lingotti fisici in base all'approvvigionamento minerario e l'impatto del bear market 1980-2002, la PBOC avrebbe potuto accumulare fino a 15.000-20.000 tonnellate prima che alla popolazione venisse permesso di acquistare oro. In tal caso staremmo parlando di circa il 10% di tali flussi di capitale ai prezzi attuali dell'oro.
La verità è sconosciuta, ma possiamo essere certi che l'oro è diventato una risorsa strategica per la Cina e il suo popolo. La Cina deve aver sempre avuto l'aspettativa che nel lungo termine l'oro sarebbe tornato ad essere denaro, presumibilmente per coprire lo yuan. Altrimenti perché fare di tutto per monopolizzare il mercato mondiale dei lingotti?
Ma c'è un problema: col passare del tempo e con l'emersione di una nuova generazione di leader istruiti in Occidente, questi ultimi capiranno il valore dell'oro (oltre ad essere semplicemente una risorsa strategica) e le vere ragioni dietro i fallimenti economici dell'Occidente, dato che hanno abbracciato le sue politiche economiche e monetarie?
Queste rimangono domande fondamentali. Ma prima di prendere in esame le risposte, dobbiamo analizzare le attuali politiche economiche, monetarie e geo-strategiche della Cina.
Lavorare implementando gli standard monetari dell'Occidente
I cinesi hanno abbracciato la riserva frazionaria come mezzo per finanziare l'espansione economica. Vi sono differenze significative rispetto all'Occidente nel modo in cui questo credito viene disperso. Negli Stati Uniti le banche commerciali sono tutte entità indipendenti, nominalmente controllate tramite regolamentazione. In Cina circa due terzi di tutti gli attivi bancari sono in banche di proprietà statale. Questa struttura consente al governo cinese di controllare direttamente la strategia complessiva del prestito bancario.
Controllando la strategia di prestito, lo stato può garantire il finanziamento dei suoi obiettivi strategici. Ma, cosa importante, lo stato usa anche le sue banche nazionalizzate per influenzare i flussi di capitale del settore privato e per assicurarsi che esista un limite agli eccessi speculativi. Più di recente l'abbiamo visto visto nella deliberata riduzione del sistema bancario ombra. Prima di ciò nel 2015 lo stato mise fine alla speculazione sulle materie prime e venne fatta scoppiare la bolla del mercato azionario (sebbene ci fossero altre influenze al lavoro).
Un punto che raramente viene riconosciuto dagli analisti occidentali è che mentre l'espansione del credito bancario cinese è stata più rapida di quella negli Stati Uniti, c'è meno denaro negli asset speculativi. Ed è un'eccessiva speculazione che rende turbolenti i mercati.
Contrariamente a quanto dicono molti osservatori finanziari, il sistema finanziario cinese è più efficace nel finanziare la produzione rispetto a quello degli Stati Uniti. M2 degli Stati Uniti è raddoppiata negli ultimi dieci anni, ma il PIL nominale è aumentato solo del 40%. M2 cinese è triplicata, ma la crescita del PIL nominale della Cina l'ha quasi eguagliata. Negli Stati Uniti l'espansione monetaria è finita nella speculazione finanziaria e sostiene un'economia dipendente da valori degli asset in continuo aumento.
La politica della Cina di garantire che l'espansione del credito bancario sia investita nella produzione e non nella speculazione, può sembrare antiquata. Ma c'è un'altra ragione per cui evita il potenziale destabilizzante dei flussi speculativi: la probabilità che l'America li userà per indebolire l'economia cinese. In un discorso al Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (CCPCC) nell'aprile 2015, il maggiore generale Qiao Liang, lo stratega dell'esercito popolare di liberazione, ha identificato un ciclo di debolezza del dollaro nei confronti di altre valute seguito da un rafforzamento, il quale ha dapprima gonfiato il debito in Paesi stranieri e poi li ha mandati in bancarotta. Ciò ha quindi consentito agli interessi commerciali statunitensi di acquisire asset a prezzi stracciati.
Qiao sosteneva che si trattasse di una politica americana deliberata e sarebbe stata usata contro la Cina.
A suo giudizio era giunto il momento che l'America "si approfittasse" della Cina. Basandosi sui rapporti dei servizi segreti cinesi, all'inizio del 2014 è stato informato del coinvolgimento americano nel movimento "Occupy Central" a Hong Kong. Dopo diversi ritardi, la FED annunciò la fine del QE il settembre successivo, evento che spinse in su il dollaro e le proteste "Occupy Central" esplosero il mese successivo.
Agli occhi di Qiao era ovvio che i due eventi erano collegati. Indebolendo il tasso di cambio dollaro/yuan, gli americani hanno cercato di distruggere l'economia. Nel giro di sei mesi la borsa di Shanghai iniziò a collassare, con l'indice composito SSE che scendeva da 5.160 a 3.050 tra giugno e settembre 2015.
Non possiamo sapere con certezza se i sospetti di Qiao siano fondati, ma possiamo capire la cautela della leadership cinese basata sulla sua analisi. È estremamente rilevante per la situazione di oggi. Un dollaro forte è alimentato dal rialzo dei tassi d'interesse, dalla "destabilizzazione" della Turchia, del Sud Africa e di tutti gli altri stati agganciati ad un dollaro a buon mercato. Sta inoltre indebolendo il tasso di cambio dello yuan, minacciando di destabilizzare anche la Cina. Sembra probabile, almeno per i cinesi, che l'attuale commento sui disastri che potrebbero accadere in Cina se il tasso dovesse superare la soglia dei 7 yuan per dollaro, siano solo sussurri provenienti dal governo degli Stati Uniti.
Per questo ed altri motivi, la leadership cinese è estremamente cauta nell'avere passività in dollari e nell'accumulare denaro improduttivo e speculativo. Li giustifica in modo da avere un rigoroso regime di controllo dei cambi, in base al quale ai dollari non è permesso di circolare in Cina, e tutti i flussi di capitali interni sono trasformati in yuan dalla PBOC. Tuttavia l'attuale regime di controllo dei cambi impedisce allo yuan di diffondersi ampiamente fuori dalla Cina, limitando la sua accettazione come valuta internazionale.
Questa situazione dovrà cambiare, se lo yuan vuole sostituire il dollaro. Ad un certo punto, però, una politica che porta all'accumulo di dollari in massa deve essere terminata.
La risposta è quella di coprire lo yuan con l'oro
Il maggiore generale Qiao ha chiarito al CCPCC che il dollaro ha raggiunto il dominio globale solo dopo l'agosto del 1971, quando è stato reciso il legame con l'oro ed è stato sostituito con il petrolio. Legame con il petrolio non attraverso i valori di scambio, come era avvenuto con l'oro, ma attraverso un monopolio di pagamenti. "La cosa più importante nel XX secolo non è stata la prima guerra mondiale, la seconda guerra mondiale, o la disintegrazione dell'URSS, ma piuttosto la disconnessione del 15 agosto 1971 tra il dollaro USA e l'oro."
Parole forti. Ma se le cose stanno così, i cinesi sapranno che l'evento più importante di questo nuovo secolo sarà la distruzione dello status egemonico del dollaro. Richiede un'attenta considerazione e possono sorgere molte conseguenze imprevedibili. I cinesi sanno che non devono venire accusati per la morte del dollaro.
Finché l'economia mondiale continuerà a crescere senza crisi periodiche del credito, la Cina dovrà solo reagire agli eventi, senza fare nulla per indebolire il dollaro. Non dovrà mai cercare lo status di valuta di riserva mondiale. Ma mentre i banchieri centrali possono presumere di aver bandito le crisi creditizie, la realtà è diversa. Una visione indipendente e basata sul mercato dell'attuale ciclo del credito è che l'insorgere di un'altra crisi del credito sta diventando più probabile di giorno in giorno. Stando così le cose, in base alle attuali politiche monetarie ci si può aspettare che anche l'economia cinese finisca in crisi, insieme a quelle degli stati occidentali.
L'economia manifatturiera cinese sarà particolarmente colpita dal rialzo dei tassi d'interesse, cosa che normalmente scatena una crisi del credito. Tassi d'interesse più alti trasformano i precedenti investimenti di capitale in investimenti non redditizi, poiché i calcoli del profitto basati su tassi d'interesse più bassi e prezzi di input più bassi non sono più validi. Questo è un problema più grande per la Cina che per molte altre economie, a causa della sua enfasi sulla produzione di beni. In breve, a meno che la Cina non trovi una soluzione alla prossima crisi del credito prima che arrivi, potrebbe trovarsi in maggiori difficoltà rispetto agli stati in cui la produzione di beni è un'attività di minore rilevanza.
Da quello che sappiamo della loro analisi strategica sulla moneta e sul credito, i cinesi dovrebbero essere consapevoli del rischio ciclico per la produzione. Se lo yuan e il dollaro vanno testa a testa, lo yuan sarà sempre il perdente. Significherebbe che lo yuan sprofonderebbe inevitabilmente più velocemente del dollaro nella corsa verso la crisi del credito. Come dice Qiao, la Cina è già stata destabilizzata dall'America. Ad un certo punto, la Cina dovrà agire per proteggersi ed è qui che entra in gioco il suo oro.
Stabilizzare la valuta e l'economia con l'oro
La Cina ha originariamente accumulato riserve d'oro non dichiarate come diversificazione prudente piuttosto che possedere solo passività di altri stati. Questa si è poi trasformata in una politica quasi strategica, incoraggiando i suoi cittadini ad accumulare oro, pur continuando a vietare loro di possedere valute estere. Conosciamo all'incirca quanto oro hanno i suoi stessi cittadini, ma possiamo solo supporre quali siano le quantità in mano allo stato. Presto arriverà il momento di dichiararlo.
Il ragionamento è semplice. In questa fase del ciclo del credito, e fintanto che lo yuan sarà scoperto, i tassi d'interesse dello yuan saliranno al punto in cui i modelli di business cinesi verranno distrutti. L'unico modo in cui questo processo può essere fermato è quello di collegare lo yuan all'oro, in modo che i tassi d'interesse si allineino all'oro, non ad uno yuan in crescente svalutazione rispetto al dollaro.
La Cina compirà un passo importante ponendo fine all'era del dollaro. Deve essere pronta a farlo, nonostante le opinioni degli economisti istruiti in Occidente nella sua stessa amministrazione. Alcune banche centrali occidentali potrebbero trovarsi in una situazione imbarazzante, avendo venduto le loro riserve auree. La Cina deve muoversi presto per evitare ulteriori aumenti dei tassi d'interesse statunitensi.
La Cina deve resistere alla tentazione di rinviare una decisione così importante. I neo-keynesiani a Pechino sosterranno che uno yuan più basso compenserà gli esportatori che devono affrontare i dazi americani. Ma tutto ciò fa aumentare i prezzi interni ed il costo delle materie prime necessarie per i piani infrastrutturali cinesi. No, la decisione sopraccitata deve essere presa il più presto possibile.
Supponendo che la Cina abbia significative riserve d'oro non dichiarate, ciò potrebbe essere fatto molto semplicemente attraverso l'emissione di un'obbligazione jumbo perpetua, pagando coupon in oro o yuan a discrezione del detentore. Questo modello finanziario, senza la funzione di convertibilità dell'oro, è basato sul Common Loan Stock, approvato nel 1751 e riproposto nel 2015.
I vantaggi di questo approccio diventeranno evidenti e ciò che segue è una proposta schematica che mostra come si possa raggiungere la stabilità monetaria e la rimozione del rischio sistemico. Per dare ai mercati il tempo di adeguare il prezzo dell'oro sulla scia della ri-monetizzazione cinese, queste proposte dovrebbero essere annunciate in anticipo rispetto all'introduzione del bond sopraccitato, insieme alla piena divulgazione delle riserve d'oro reali della Cina. Il bond darebbe un rendimento di base in oro, consentendo un rendimento leggermente superiore a riflesso del rischio di credito della Cina. Avrà un prezzo per garantire che sia attraente agli occhi dei risparmiatori e degli investitori, rendendolo un'alternativa credibile al possesso di lingotti fisici. Poiché il bond non dovrebbe mai essere ripagato, dovrebbe andare a beneficio della posizione di credito della Cina nei mercati e stimolare la domanda internazionale per lo yuan.
Ulteriori emissioni di valuta da parte della PBOC dovrebbero quindi essere coperte dall'oro, come nel caso del Bank Charter Act del 1844. Alle banche sarebbe concesso un periodo di tempo limitato per separare le loro funzioni di deposito dai loro libri di prestito, che sostituirebbero con emissioni obbligazionarie come strumento principale per finanziare le attività di prestito.
I depositi bancari non frutterebbero più nulla e caricherebbero sui clienti i costi amministrativi e di gestione. Depositanti e risparmiatori quindi canalizzerebbero i loro risparmi nelle nuove obbligazioni bancarie o nel nuovo jumbo bond. Le banche e il sistema bancario non rappresenterebbero più un rischio sistemico.
Ciò significherebbe che l'espansione monetaria in Cina si verificherebbe solo attraverso le importazioni d'oro, l'offerta mineraria ed il riciclaggio dei gioielli. Considerando la produzione annua delle miniere cinesi (oltre 400 tonnellate) e supponendo che lo stato possieda già riserve non dichiarate significative, ci dovrebbe essere una copertura sufficiente d'oro per impostare un gold standard con questi mezzi. Un bond da mille miliardi di yuan con un coupon in oro al 3%, supponendo un prezzo dell'oro pari a ¥15.000 ($2.150 ai tassi di cambio correnti), richiederebbe solo 62 tonnellate di oro per pagare il coupon annuale, supponendo che tutti i detentori optino per gli interessi pagati in oro. In pratica è probabile che la maggior parte degli interessi siano pagati in yuan.
Il costo dei prestiti per la produzione sarebbe quindi riallineato al livello generale dei prezzi, ripristinando il Paradosso di Gibson come rapporto costo/finanziamento del produttore. Le attività di esportazione verrebbero salvate da tassi d'interesse più elevati sui loro prestiti, ma dovrebbero adattarsi ad un ambiente economico col sound money. La Svizzera ha una valuta relativamente forte, e prima che arrivasse l'euro anche la Germania. Le fabbriche di proprietà straniera, i cui proprietari sono attratti solo dal tasso di cambio basso dello yuan, andrebbero incontro alla bancarotta. Ma questo libererebbe lavoratori affinché possano ricoprire ruoli più funzionali nel futuro della Cina.
Pertanto è inevitabile il dissesto delle industrie nel settore dell'export, ed è anche necessario. L'allontanamento da questo settore è già incorporato nella politica economica. I cinesi sapevano che fare affidamento sulle esportazioni era solo un trampolino di lancio per la propria autosufficienza. A lungo termine possiamo presumere che sappiano che il sound money fornisce un ambiente aziendale più stabile rispetto al denaro fiat, specialmente quando è il più grande consumatore mondiale di materiali industriali prezzati in dollari.
Fu la sterlina coperta dall'oro che rese la piccola Gran Bretagna la più grande nazione sulla terra nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Il sound money funziona per un'economia basata sui risparmi, e con i cinesi che risparmiano una parte sostanziale del loro reddito netto, questa è la caratteristica distintiva della Cina.
Proteggere la ricchezza e il risparmio dei cittadini è la priorità alla base della leadership cinese. Il valore della ricchezza accumulata dai risparmiatori cinesi rispetto a quella di altre nazioni con monete fiat in declino sarebbe in questo modo sia garantito che potenziato. Senza dubbio il potere d'acquisto dell'oro continuerebbe a salire rispetto a quello delle valute fiat, incoraggiando la domanda estera per il nuovo jumbo bond della Cina. L'aumento del suo valore di mercato misurato in valuta estera non solo assicurerebbe la continua richiesta di obbligazioni, ma creerebbe guadagni in conto capitale per i proprietari esistenti.
Rendere lo yuan convertibile in oro permetterebbe alla Cina di porre fine ai controlli sui cambi e allo yuan stesso di essere usato nel commercio internazionale. La PBOC eliminerebbe le sue riserve in valuta estera e non prenderebbe parte ai mercati dei cambi.
Tuttavia ciò equivarrebbe ad un attacco frontale allo status del dollaro, a meno che, come sembra improbabile, il Tesoro americano segua rapidamente la Cina reintroducendo una forma credibile di convertibilità in oro che eviti i difetti del sistema di Bretton Woods. Il Tesoro degli Stati Uniti afferma di detenere 8.133 tonnellate di oro, le quali potrebbero essere utilizzate a tale scopo.
Ai prezzi correnti l'oro americano è valutato a $325 miliardi e forse $600 miliardi dopo l'eventuale annuncio della Cina. Se l'oro del Tesoro USA esiste realmente, la Cina dovrebbe essere felice di comprarlo se gli Stati Uniti cercano di venderne un po' per sopprimerne il prezzo. Dopo tutto, la Cina ha sia dollari che buoni del Tesoro USA da vendere in cambio dell'oro. E l'America sarebbe sciocca ad ostacolare le vendite cinesi di titoli del Tesoro USA come alcuni commentatori hanno suggerito, perché ciò indebolirebbe la fiducia globale nei mercati delle obbligazioni in dollari.
È difficile vedere come gli Stati Uniti possano eguagliare un piano cinese basato sul sound money. Inoltre le finanze del governo degli Stati Uniti sono già in pessime condizioni e un ritorno al sound money richiederebbe una riduzione della spesa pubblica che è politicamente impossibile. Questo non è un problema che il governo cinese deve affrontare, e lo scopo di un jumbo bond legato all'oro non è tanto quello di raccogliere fondi; piuttosto suggellare una relazione di prezzo tra lo yuan e l'oro.
Che la Cina attui il piano qui suggerito o meno, una cosa è certa: la prossima crisi del credito arriverà e avrà un forte impatto su tutte le nazioni che operano con i sistemi monetari fiat. A causa delle montagne di debito, quasi tutte le economie occidentali sono irrimediabilmente intrappolate. Gli ostacoli nel dover passare ad una politica monetaria sana sembrano troppo scoraggianti per essere affrontati.
In definitiva, un ritorno al sound money è una soluzione che farà meno danni delle valute fiat, le quali invece perdono il loro potere d'acquisto ad un ritmo accelerato. Pensate al Venezuela e al modo in cui il sound money risolverebbe i suoi problemi. Cercare di guadagnare tempo stampando ancor più denaro in un'economia che soffre di una crisi del credito distruggerà solo le valute. La tattica ha funzionato durante la crisi della Lehman, ma è stata una vittoria di Pirro. È improbabile che funzioni di nuovo.
Poiché negli ultimi dieci anni l'economia cinese ha goduto di un'espansione del debito principalmente rivolta alla produzione, se non riesce ad agire presto dovrà affrontare un crollo vecchio stile con le industrie in bancarotta e disoccupazione alle stelle. La Cina ha un welfare state molto limitato, e senza la soppressione maoista, non solo deve mettere in conto che i piani dello stato vadano male, ma che si possa sviluppare tra le masse scontento e ribellione.
Per la Cina un gold-exchange standard basato sullo yuan è l'unica via d'uscita. Dovrà anche negare fermamente quello che le università occidentali hanno insegnato ai loro studenti più brillanti. Ma se agirà presto e in modo decisivo, la Cina rimarrà in piedi mentre il resto del mondo si ritroverà a mangiare la polvere.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
giovedì 21 febbraio 2019
Analisi tecnica del prezzo di Bitcoin e delle principali Altcoin, 21/02/2019
Nuovo appuntamento con l'analisi tecnica del prezzo di Bitcoin, dove verranno analizzati gli indicatori chiave scelti dal sottoscritto per avere un punto di riferimento in questa fase del mercato, passando poi all'analisi di altre coin tra cui Ethereum, Litecoin, Bitcoin Cash (ABC) e Binance Coin.
È possibile consultare l'analisi tecnica al seguente indirizzo: https://www.yours.org/content/analisi-tecnica-del-prezzo-di-bitcoin-e-delle-principali-altcoin--21-0-71f3640f3c76
Denaro: come il suo passato ne predice il futuro
di Claudio Grass
Cos'è il denaro, da dove viene e, ancora più importante, dove va a finire?
A prima vista potrebbe sembrare inesplicabile e bizzarro che i nostri governi ed i nostri governanti siano riusciti a mantenere la loro presa sul sistema monetario per 2.000 anni, specialmente quando si pensa agli innumerevoli modi in cui hanno abusato di tal potere e usato il loro monopolio a danno dei propri cittadini. È stata un'illusione di massa che ha facilitato tutto questo, una convinzione cieca che loro, e loro solamente, possono essere degni di fiducia per questo compito vitale, poiché apparentemente in grado di badare ai nostri migliori interessi. Tuttavia, ora che la sfiducia nei confronti dei nostri governanti sta giustamente sbiadendo, sta diventando sempre più chiaro che solo noi come individui possiamo badare ai nostri interessi ed è solo una questione di tempo prima che l'intero castello di carte cada a terra.
Per rispondere a tutte queste domande sul denaro dobbiamo prima capire la sua storia, tenendo presente che coloro che non conoscono la storia sono condannati a riviverla. Tutto è iniziato quando le persone sono diventate stanziali e invece di vivere nello stato di natura hanno iniziato a sfruttarla; questo fu l'inizio dei diritti della proprietà privata. Inoltre gli uomini hanno iniziato a rendersi conto che alcune persone erano più brave a svolgere compiti specifici rispetto ad altre e quindi mettere in atto ciò che oggi conosciamo come divisione del lavoro. Questi cambiamenti migliorarono la produzione economica e in generale tutti ne beneficiarono. Questa transizione nel modo in cui veniva svolto un lavoro in un'economia, rese necessario il commercio tra gli individui. Così il baratto, o lo scambio di beni e servizi reali con altri beni e servizi reali, divenne una pratica comune. Anche il baratto aveva i suoi svantaggi, perché richiedeva quella che è nota come "doppia coincidenza dei desideri" per poter funzionare. Ad esempio, per poter scambiare la vostra mucca con tre capre in un'economia caratterizzata dal baratto, dovevate prima trovare qualcuno che volesse una mucca, avesse tre capre e fosse disposto a scambiarle con la vostra mucca.
Il concetto di denaro, tuttavia, liberò tutti gli operatori di mercato da questo onere ed eliminò tali inefficienze; offrì la possibilità di utilizzare una merce, o più precisamente, un hard asset di valore ampiamente riconosciuto e accettato, che servisse "a riempire il vuoto" di quei desideri non coincidenti. Nel corso della storia umana, molte cose sono servite come denaro, dal bestiame al tabacco alle conchiglie e alle perle. Ancora oggi usiamo parole che provengono da quei tempi e derivano dal latino, come "salario", sale che veniva usato come mezzo di pagamento per i soldati durante l'Impero Romano.
Nel corso di migliaia di anni i metalli preziosi, e in particolare l'oro e l'argento, sono emersi come la migliore forma di denaro, con l'oro che alla fine ha prevalso sul mercato. L'oro è stato quindi scelto in modo organico e come risultato di un processo di selezione naturale e decentralizzato. Perché? Perché le persone conferivano valore all'oro come merce ancor prima che diventasse denaro. Pertanto il denaro reale non viene in essere a causa della coercizione o di un decreto. È, in sostanza, un processo di mercato, in cui gli attori di mercato decidono liberamente quale mezzo di scambio utilizzare. L'oro e l'argento erano facilmente riconoscibili e trasportabili, erano rari e quindi assolvevano la funzione di deposito di valore privo di rischi di controparte.
La gente oggi, specialmente in Occidente, ha dimenticato che il denaro cartaceo rappresentava un semplice titolo di proprietà per una certa quantità di oro o argento. Anche in passato non era considerato saggio camminare con troppe monete d'oro o d'argento in tasca, così la gente iniziò a depositare il proprio oro presso gli orafi, i quali in cambio chiedevano un deposito per la custodia. I depositanti erano ancora i proprietari e l'oro non poteva essere prestato, mentre ricevevano una ricevuta per i loro depositi. Con il passare del tempo, questi biglietti divennero un mezzo di pagamento, poiché erano un titolo di proprietà sull'oro e quindi "buoni come l'oro". Questo sviluppo diede origine al sistema bancario moderno e alla dematerializzazione del denaro.
L'avidità, tuttavia, prese il sopravvento e gli orafi vollero fare più soldi. Il primo caso documentato di frode da parte di un "banchiere" risale all'anno 393 a.C. Isocrate descrive come il banchiere "Passio" usava tangenti e documenti falsificati per appropriarsi indebitamente dell'oro che era stato affidato alla sua "banca". Diventò una pratica largamente usata tra gli orafi prestare l'oro che era stato loro consegnato per sicurezza e guadagnare interessi sul prestito dell'oro attraverso le ricevute. Poiché queste ultime erano percepite come oro, creavano denaro dal nulla e si guadagnava un interesse su di esso. Questo schema di Ponzi funzionava bene finché la gente aveva fiducia nella banca e tutti non si presentavano nello stesso momento a ritirare il loro oro.
La popolazione viene quindi automaticamente divisa in pochi vincitori e molti perdenti. Organizzazioni e istituzioni più vicine alla nuova produzione di denaro, al governo e alle banche centrali, ricevono per primi i soldi creati ex novo e quindi possono acquistare beni ai livelli di prezzo esistenti prima che aumentino a scapito di tutti gli altri, i quali non possono far altro che guardare evaporare i loro risparmi e perdere potere d'acquisto.
Dove possiamo andare da qui? Negli anni '70 Friedrich August von Hayek lo spiegò in un'intervista:
Non saremo mai in grado di prevenire l'inflazione se non togliamo allo stato il monopolio della spesa iniziale del denaro. Gli stati non ci hanno mai dato un buon mezzo di scambio; sì, il fondamento logico per il monopolio degli stati sulla spesa iniziale del denaro non era nemmeno il fatto che ci avrebbero dato un buon mezzo di scambio, ma solo quello che avrebbe permesso loro di finanziarsi. Il risultato è stato che per duemila anni abbiamo avuto un monopolio che nessuno ha messo in dubbio. Quindi, se vogliamo avere una società libera, dobbiamo ricostruire la democrazia e togliere allo stato il monopolio monetario.
Oggi siamo negli stadi iniziali di una rivoluzione come quella auspiacata da Hayek. Proprio come il cambio di paradigma e gli effetti dirompenti di Internet negli anni '90, le applicazioni blockchain e le criptovalute hanno il potenziale per rompere e ricostruire il sistema monetario attuale. La comunicazione decentrata, regole decentralizzate, la produzione decentralizzata e un sistema finanziario decentralizzato possono permetterci di riprendere il controllo e porre fine a tutti gli abusi di potere da parte delle istituzioni centralizzate.
In tale sistema decentralizzato, basato sulla blockchain, le risorse reali possono essere digitalizzate e ogni persona può decidere da sé ciò che vuole utilizzare come denaro. Potranno essere scambiati anche titoli di proprietà su oro fisico, argento o altre materie prime, immobili o azioni di società operanti nel mondo reale. Immaginate il mondo come un mercato globale, connesso, ma totalmente decentralizzato e veramente libero. L'allocazione delle risorse sarà ottimizzata, i talenti umani saranno utilizzati in modo migliore rispetto a oggi, l'innovazione fiorirà, mentre la libertà totale di commerciare con chiunque piaccia, senza barriere e in qualsiasi forma di valuta preferita, ridurrà i costi ed eliminerà tutti gli intermediari e tutti gli oneri e le limitazioni imposte dallo stato.
Se pensate che suona come un lontano futuro, ripensateci. Le startup Fintech ed i progetti su blockchain stanno già lavorando intensamente in tutto il mondo, in particolare nei principali cripto-hub come la Svizzera ed il Liechtenstein. Certo, sarebbe sciocco credere che la transizione verso questo nuovo mondo sarà completamente priva di sfide e difficoltà. Tuttavia, alla fine della fiera, dobbiamo decidere se vogliamo vivere in un sistema che impone e limita le nostre scelte quando si tratta di che tipo di denaro possiamo usare, o se vogliamo reclamare il diritto di prendere le nostre decisioni.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
mercoledì 20 febbraio 2019
Perché non dovreste preoccuparvi di un governo unico mondiale
di Gary North
Sono entrato nel movimento conservatore a metà degli anni '50. La donna che mi introdusse al movimento era una signora ben intenzionata ma con una paura atavica di un governo mondiale.
Si preoccupava di più delle Nazioni Unite e così facevano tutte le altre donne che si riunivano in gruppi di studio nel sud della California. Ce n'erano molti nella California meridionale a quei tempi ed i loro membri credevano davvero che l'UNICEF fosse una minaccia per la loro libertà. Non ho mai capito perché l'UNICEF dovesse essere una minaccia per la mia libertà. Si preoccupavano anche per l'UNESCO. Quando è stata l'ultima volta che vi siete preoccupati per l'UNESCO? Sapete cos'è l'UNESCO? Esiste ancora, così come l'UNICEF. Ma, a differenza dell'UNICEF, non ci sono carte non natalizie dell'UNESCO. Quindi non ottiene molta pubblicità. L'UNICEF le vende ancora; io personalmente non ne ho mai vista una, ma Amazon le vende.
Sin dagli anni '50 abbiamo assistito alla proliferazione di organizzazioni governative internazionali, note come IGO. Ce ne sono a dozzine, Wikipedia fornisce questa lista. Qui ci sono quelle dedicate alla finanza e al commercio. Una di quelle più note è l'Organizzazione Mondiale del Commercio, meglio conosciuta come WTO. Dovrebbe presumibilmente regolare i termini del commercio internazionale, ma non ho mai capito come funziona davvero. Non ha una burocrazia per applicare i regolamenti approvati. I suoi agenti non indossano distintivi e portano armi. I burocrati del WTO che ricevono alti stipendi possono emettere direttive, possono dire ai vari governi del mondo cosa è permesso fare, ma non possono imporre sanzioni e riscuoterle. Il WTO non può convincere il Congresso a far rispettare le sue direttive. Né può farlo col parlamento britannico.
Nessuna delle agenzie sopraccitate ha una sovranità operativa. Hanno solo una sovranità sulla carta. Non possono far rispettare le loro direttive, possono solo emetterle.
Ogni volta che il WTO o qualsiasi altra organizzazione correlata alle Nazioni Unite impartisce un comando ad una nazione la cui legislatura non vuole imporre, i politici di tale nazione dovrebbero andare nei loro rispettivi uffici e indossare una di quelle grandi mani di plastica che i fan indossano durante gli eventi sportivi.
Cosa risponderà, esattamente, il WTO, l'ONU o XYZ? Inviare l'esercito? No. Tassare quel governo che non collabora? Come? Inviare una squadra di agenti in uniforme e arrestare tutti i politici? Non penso proprio.
Se una legge non è supportata da sanzioni fisiche, non è una legge. È solo un suggerimento.
Il WTO, l'ONU, ecc. possono emettere tutti i suggerimenti che vogliono, nessun governo nazionale prenderà sul serio nessuno di questi suggerimenti.
LA MIA RACCOMANDAZIONE AI VERDI
Questo è il motivo per cui sono favorevole a far sì che i verdi si concentrino sul raggiungimento di una sorta di accordo internazionale sui cambiamenti climatici firmato da rappresentanti di alto livello di ogni nazione sulla terra. Dal momento che nessuna di queste nazioni si sottometterà ad un'agenzia delle Nazioni Unite che regolerà le emissioni di carbonio, non vi è alcuna minaccia alla sovranità nazionale.
Esiste una potenziale minaccia politica interna però: il governo di una nazione potrebbe essere preso in consegna dai "riscaldatori globali" e potrebbero usare l'accordo non vincolante e inapplicabile per giustificare norme interne che regolano le emissioni di carbonio. Ma qualsiasi governo nazionale può farlo comunque, non ha bisogno di un pezzo di carta firmato da altri 200 governi che chiedono la riduzione delle emissioni di carbonio.
Più energia e denaro spendono i verdi per cercare di persuadere i loro governi nazionali a firmare un un accordo del genere, meno tempo e denaro spenderanno per cercare di organizzare gli elettori per eleggere politici che perseguiranno l'agenda dei verdi. I verdi non hanno denaro illimitato e risorse organizzative illimitate. È molto meglio per la libertà che si concentrino sul perseguimento di un obiettivo internazionale che sulla mobilitazione politica interna.
Più soldi spendono i gruppi con interessi speciali per cercare di persuadere le loro legislature nazionali ad inviare agenti ad una riunione delle Nazioni Unite e presentare una dichiarazione, meglio sarà per la libertà. Le risorse sono sempre scarse.
È meglio che il vostro avversario politico spenda risorse per finire un vicolo cieco piuttosto che spenderle per un progetto che potrebbe avere conseguenze nazionali.
BREXIT ED IL WTO
Mi sono ricordato tutto ciò dopo aver letto un articolo sul sito della sinistra britannica, The Guardian. La politica editoriale del sito è anti-Brexit. I redattori sono in preda al panico: tra meno di due mesi la Gran Bretagna è destinata ad uscire dall'Unione Europea.
Il Guardian, insieme a tutta la sinistra britannica, sta cercando di spaventare il parlamento affinché faccia qualcosa per fermare tutto questo. Il parlamento, nel frattempo, è paralizzato. Non può decidere cosa fare. L'orologio sta ticchettando. L'allarme è programmato per suonare il 29 marzo.
Alcuni promotori della Brexit affermano che la Gran Bretagna sarà autorizzata ad operare secondo le regole del WTO, che sono generalmente regole basate su dazi bassi. Il Guardian non lo tollererà! Quindi ha scritto questo titolo:
Il Regno Unito non può commerciare sui termini del WTO dopo una Brexit senza accordo, dicono gli esperti
Il Regno Unito potrebbe affrontare sette anni di attesa per un commercio privo di attrito secondo le regole del WTO se dovesse uscire dall'UE
Innanzitutto, chi dice che queste persone siano esperte? Secondo, qualcuno al WTO non presta attenzione alla loro esistenza? Terzo, anche se avessero ragione da un punto di vista legale, cosa farà il WTO a riguardo?
Il parlamento britannico può fissare dazi più alti o più bassi di quelli richiesti dal WTO e quest'ultimo non può imporre sanzioni significative. Può emettere una direttiva di qualche tipo. Ci vorranno un paio di anni affinché i burocrati scrivano una direttiva del genere. Ma cosa succederà se lo faranno?
Inoltre, se il parlamento britannico imporrà dazi al di sotto di quelli raccomandati dal WTO, quest'ultimo rimarrà in silenzio. L'economia britannica starà meglio se il parlamento farà esattamente questo: ci saranno più scambi.
Il testo dell'articolo è più sensazionalistico, e ancor meno in contatto con la realtà economica, rispetto ai titoli. Esempio:
Il Regno Unito non sarà in grado di aver un commercio senza dazi secondo le regole dell'Organizzazione Mondiale del Commercio per un massimo di sette anni in caso di Brexit senza accordo, secondo due importanti esperti di diritto dell'Unione Europea.
Il caos conseguente potrebbe raddoppiare i prezzi del cibo e far precipitare la Gran Bretagna in una recessione che potrebbe durare fino a 30 anni, dicono gli avvocati che hanno agito per Gina Miller nel caso storico che ha costretto il governo a chiedere l'approvazione del parlamento per lasciare l'UE.
Una recessione che dura 30 anni sarebbe tre volte più lunga della Grande Depressione. Il giornalista che ha scritto l'articolo si aspettava davvero che qualcuno ci credesse? Se è così, allora il loro pubblico è composto principalmente da persone con una comprensione pari a zero della storia economica britannica. Fatta eccezione per il periodo di dieci anni della Grande Depressione, il Regno Unito ha registrato una crescita economica reale di almeno il 2% pro-capite all'anno a partire dal 1800 circa.
Questa teoria della recessione di 30 anni sarà testata molto presto. Tale test inizierà in meno di due mesi. La mia previsione è semplice: non ci sarà una recessione che durerà 30 anni. Ci potrebbe essere una recessione, ma questo sarà il risultato della politica della banca centrale britannica, non dell'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea. La Gran Bretagna sarà ancora in grado di vendere beni e soprattutto servizi al resto del mondo. Se imporrà dazi bassi, venderà più beni al resto del mondo di quelli che altrimenti avrebbero venduto. Anche i compratori europei compreranno beni e servizi britannici, nonostante i dazi contro gli stati membri non appartenenti all'UE. Inizialmente ci sarà un calo degli scambi con l'UE, ma perché questo dovrebbe creare una recessione di 30 anni?
Ci vengono fornite maggiori informazioni.
È stato affermato che il Regno Unito potrebbe passare ai termini del WTO se non vi sarà alcun accordo con l'UE, ma Anneli Howard, specialista in diritto comunitario presso Monckton Chambers e membro del gruppo di lavoro Brexit, ritiene che ciò non sia vero.
"Nessun accordo significa partire senza nulla", ha detto. "La recessione sarà peggiore di quella degli anni '30, per non parlare di quella del 2008. È impossibile dire per quanto tempo potrebbe andare avanti. Alcuni economisti dicono 10 anni, altri dicono che gli effetti potrebbero essere avvertiti per 20 o anche 30 anni: anche i più accaniti Brexiter concordano che potrebbero essere decenni."
Se è davvero impossibile dire quanto a lungo potrebbe andare avanti, sarebbe saggio per la Howard non citare economisti senza nome che sostengono che durerà quanto la Grande Depressione, o il doppio o il triplo del tempo. L'approccio migliore sarebbe evitare di dire per quanto tempo durerà, dato che è impossibile dire quanto durerà. Ma la logica economica non interessa alla signora Anneli. È un avvocato e gli avvocati sono addestrati a persuadere le giurie, non a capire l'economia.
Ci viene detto quanto segue: "Anche i più accaniti Brexter concordano che potrebbe essere decenni". Veramente? Chi è questa gente? L'articolo non nomina nessuno.
Ci viene detto che una Brexit pulita è impossibile a causa delle regole del WTO. Queste regole sono complesse. Quanto complesse? Molto complesse. Non val la pena discutere di questa affermazione.
In primo luogo, il Regno Unito deve elaborare il proprio programma per entrambi i servizi e ciascuna delle oltre 5.000 linee di prodotti coperte dall'accordo WTO, e ottenere il consenso di tutti i 163 Stati del WTO nei 32 giorni di seduta parlamentari rimanenti fino al 29 marzo 2019. Un numero di stati ha già sollevato obiezioni al progetto di programma del Regno Unito: 20 sui beni e tre sui servizi.
A rendere il tutto più complicato, non ci sono "termini predefiniti" in base ai quali la Gran Bretagna potrebbe scontrarsi, ha affermato la Howard, ma allo stesso tempo il Regno Unito è stato bloccato dai membri del WTO in base al "programma" dell'UE.
Il secondo ostacolo è l'enorme quantità di legislazione interna che dovrebbe essere approvata prima di essere in grado di operare secondo le regole del WTO: ci sono nove statuti e 600 oggetti statutari che dovrebbero essere adottati.
Il governo non può semplicemente tagliare e incollare i 120.000 statuti UE nella legge del Regno Unito e quindi apportarvi modifiche gradualmente, ha detto la Howard. "Il Regno Unito dovrà istituire nuovi organismi di controllo e trasferire nuovi poteri ai regolatori per creare i nostri sistemi interni."
Ecco come funzionano le burocrazie: lentamente, se non affatto. Se il WTO ha tutte queste regole, allora dovrà addebitare specifiche spese al governo britannico, regola per regola, infrazione per infrazione, accusando il governo britannico di specifiche violazioni. Quindi il governo può bloccarsi. Non ci vuole molto per fermare una burocrazia internazionale che non ha poteri esecutivi. Caso per caso, il governo britannico può contestare la valutazione del WTO. Ogni caso dovrà essere risolto dalla procedura giudiziaria del WTO. Quanto pensate che ci vorrà? Ve lo dirò io: molto più a lungo della presunta recessione in Gran Bretagna.
È proprio la complessità della burocrazia del WTO a garantire che la sua burocrazia non possa imporre sanzioni significative contro un governo nazionale che non collabora. Forse su qualche regola oscura può ottenere il rispetto, ma solo perché il governo in questione decide di non combattere la sentenza. Ma tale governo potrebbe essere mandato a casa alle elezioni successive, perché ha rispettato suddetta sentenza o per qualsiasi altra ragione. Il nuovo governo potrebbe decidere che non sarà conforme. Cosa potrà fare poi il WTO in merito? Potrà solo presentare un reclamo formale.
MOSCA CIECA
Questo è il motivo per cui nessuno dovrebbe preoccuparsi di un governo mondiale. Queste IGO non sono coordinate da regole generali. Non c'è nessuna agenzia che possa emettere sanzioni al di sopra di esse. Non esiste un sistema giudiziario di ricorsi. Non esiste un meccanismo di applicazione di suddette sanzioni. Non esiste un piano centrale. L'attuale sistema di IGO dovrebbe essere completamente ristrutturato dal governo mondiale. I burocrati dovrebbero imparare come lavorare in un sistema nuovo di zecca. I burocrati al vertice del nuovo sistema dovrebbero ottenere la cooperazione dei burocrati di ruolo che hanno trascorso la loro intera carriera all'interno del sistema esistente. Quanto pensate che ci vorrà?
Il sistema esistente è un modo per impiegare decine di migliaia di burocrati strapagati per non fare nulla. Essendo burocrati, sono specialisti nel non fare nulla e lo fanno straordinariamente bene. Lo fanno anche a caro prezzo, ma se ci pensiamo davvero, i soldi con cui vengono pagati sono probabilmente ben spesi. I gruppi con interessi speciali cercano sempre di far sì che queste agenzie facciano ciò che loro vogliono che facciano, il che è un modo meraviglioso di sprecare un sacco di tempo e un sacco di soldi.
Se i governi nazionali cooperano con le regole emesse da qualche IGO, questo può essere un problema. Ma il problema non sarebbe l'IGO, bensì il legislatore nazionale o qualche agenzia burocratica creata dalla legislatura nazionale e finanziata da quest'ultima. La direttiva della IGO sarebbe semplicemente una maschera per i fanatici del controllo nelle mani delle burocrazie nazionali. "Dobbiamo imporre questa cosa: l'agenzia XYZ ha detto che dobbiamo farlo".
Quale dovrebbe essere la risposta della legislatura nazionale? La migliore risposta sarebbe quella di eliminare l'agenzia, ma non succede mai. La seconda migliore risposta sarebbe quella di tagliare i finanziamenti delle agenzie, ma neanche succede mai. La terza migliore risposta sarebbe quella di ritirarsi dall'accordo internazionale e questo potrebbe succedere. Questa risposta è fondamentalmente l'invocazione della mano di plastica.
CONCLUSIONE
Un governo mondiale significa una burocrazia internazionale. Una burocrazia internazionale significa dozzine e dozzine di burocrazie separate, praticamente autonome. Non ci sarebbe modo di coordinare tutte queste burocrazie. Non c'è mai stato un tentativo delle Nazioni Unite di coordinarle. Alcune di loro non sono agenzie delle Nazioni Unite.
Una direttiva di una IGO ha autorità solo se un governo nazionale decide di cooperare. Nonostante tutte le urla su una perdita di sovranità nazionale, non c'è mai stata nessuna perdita di sovranità nazionale a causa delle IGO. L'unica autorità che ha una IGO è l'autorità concessa da un governo nazionale attraverso la sottomissione volontaria.
Ecco una regola generale che governa la sovranità: senza sanzioni reali e la minaccia di sanzioni reali, non c'è sovranità.
Quando sentite "la cessione della sovranità nazionale", pensate "mano di plastica".
La mano invisibile del libero mercato e la mano di plastica della sovranità politica interna vanno di pari passo. Una mano lava l'altra ,ma possiamo vedere solo una.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/
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