giovedì 1 novembre 2018

Saranno i dati a dirci quando arriverà il prossimo bust?





di Frank Shostak


La maggior parte degli economisti ritiene che attraverso determinati indicatori economici sia possibile identificare i primi segnali di allarme relativi ad una prossima recessione o espansione economica. Qual è la logica dietro questo approccio?

Il National Bureau of Economic Research ha introdotto l'approccio degli indicatori economici negli anni '30. Un gruppo di ricerca guidato da W.C. Mitchell e Arthur F. Burns studiò circa 487 dati economici per accertare il mistero del ciclo economico. Secondo Mitchell e Burns:
I cicli economici sono un tipo di fluttuazione che si trova nell'attività economica aggregata delle nazioni [...] un ciclo consiste in un'espansione che si verifica all'incirca nello stesso periodo in molte attività economiche, seguita da analoghe recessioni, contrazioni e riprese che si fondono nella fase di espansione del prossimo ciclo; questa sequenza di cambiamenti è ricorrente, ma non periodica.[1]

I cicli economici sono visti come ampie oscillazioni in molti indicatori, che a seguito della loro attenta ispezione consentono di stabilire picchi e depressioni nell'attività economica generale. Inoltre il gruppo di ricerca concluse che, poiché le cause dei cicli economici sono complesse e non correttamente comprese, è molto meglio concentrarsi sul risultato di queste cause, come manifestato attraverso i dati economici.

Attraverso l'ispezione dei dati, gli esperti del NBER stabiliscono i punti di riferimento all'inizio e alla fine dei cicli economici. Coprendo il periodo tra il dicembre 1854 e il giugno 2009, il NBER ha identificato 34 cicli in base ai loro massimi e minimi. (Per il NBER l'ultimo minimo si è verificato nel giugno 2009 e da quel momento siamo in una fase di prosperità economica).

I massimi ed i minimi identificati dal NBER servono come punto di riferimento per classificare i vari dati. Una volta classificati, vengono combinati in indici leader, coincidenti e in ritardo.

Questi indici sono visti come segnali economici che dovrebbero allertare gli analisti ed i policymaker in merito allo stato di un ciclo economico. Quando l'indice degli indicatori anticipatori inizia a mostrare segni di indebolimento, viene visto come una possibile indicazione di debolezza dell'attività economica nei prossimi mesi.

La conferma del raggiungimento di un picco nel ciclo è accertata mediante l'indice coincidente, mentre l'indice in ritardo fornisce l'OK finale. Quindi, per mezzo di questi tre indicatori, si ritiene che possa essere accertata la fase di un ciclo economico.

L'approccio degli indicatori ispirato alla metodologia del NBER è stato progettato per essere il più imparziale possibile e per essere considerato puramente scientifico. Questo è ciò che Murray Rothbard ebbe da dire sulla metodologia del NBER:
I suoi numerosi libri e monografie si basano solo sulle statistiche, mancano il testo o le interpretazioni. La sua metodologia è baconiana: vale a dire, afferma di non avere teorie, di raccogliere una miriade di fatti e statistiche, e che le sue conclusioni formulate con cautela nascono unicamente dai dati stessi. Quindi le sue conclusioni sono accettate come una tesi "scientifica" indiscussa.[2]


La difficoltà nel dare un senso agli indicatori economici

Con la semplice ispezione degli indicatori principali, non è sempre così semplice accertare lo stato di un ciclo economico.

Dovremmo considerare qualsiasi calo nell'indice di riferimento come un precursore di un futuro declino economico? Per quanti mesi deve diminuire l'indice prima di poter essere certi di una prossima recessione economica?

Alcuni economisti sono del parere che un calo dell'indice per tre mesi consecutivi sia un segnale di recessione imminente. Perché sono necessari tre mesi consecutivi e non uno o cinque per validare l'arrivo di una recessione?

Inoltre se si dovesse attendere la conferma del segnale coincidente, allora qual è il punto nell'avere l'indicatore principale? Dopotutto, dovrebbe allertare i policymaker e gli imprenditori prima che il boom, o il bust, sia iniziato.

Inoltre avremmo ancora bisogno dell'OK finale dagli indicatori in ritardo.

Pertanto sembrerebbe che fino a quando non si verificherà il verdetto finale, l'economia potrebbe già trovarsi in una profonda crisi economica o in un forte boom economico.



Falsi segnali

L'indice principale degli Stati Uniti era -0.2% a dicembre 2015, -0.3% a gennaio 2016 e -0.1% a febbraio 2016. In questo caso abbiamo avuto tre cali consecutivi nell'indice principale, ma il NBER ha continuato a classificare l'economia come in una fase espansiva del ciclo economico.

Si osservi che, in termini di tasso di crescita annuale, l'indice principale ha raggiunto il picco del 6.5% a luglio 2014 e ha toccato il minimo allo 0.5% a giugno 2016.

Gli indicatori coincidenti hanno raggiunto il picco al 3.2% a gennaio 2015 e hanno toccato il minimo all'1.1% ad ottobre 2016.

A dicembre 2017 l'indice principale è aumentato allo 0.6% rispetto allo 0.5% del mese precedente, mentre l'indice coincidente era aumentato allo 0.3% a dicembre rispetto allo 0.1% del mese precedente. Sulla base di questi dati si potrebbe concludere che tutto va bene per quanto riguarda la crescita economica.

Se i fattori trainanti i cicli di boom/bust non sono noti, come sostiene la metodologia del NBER, com'è possibile dare un senso ai movimenti nell'indice principale?

Come potrebbero il governo e la banca centrale introdurre misure per contrastare qualcosa che è sconosciuto?



La necessità di una buona teoria

Contrariamente alla filosofia del NBER, i dati non parlano da soli e non emettono mai alcun "segnale" in quanto tale. È l'interpretazione dei dati guidati da una teoria che genera "segnali" veri.

Affermare che i cicli economici riguardino le oscillazioni dei dati, non ci dice nulla di ciò che in realtà sono i cicli economici.

Per accertarci di cosa sono i cicli economici, è necessario identificare la forza trainante che è responsabile dell'emergere delle fluttuazioni economiche.

Le fonti dei cicli economici sono davvero sconosciute?

Ciò che caratterizza l'emergere di un crollo economico sono le imprese una volta fiorenti che hanno difficoltà o si trovano in difficoltà. Ciò accade non a causa di errori imprenditoriali specifici dell'impresa, ma piuttosto in tandem con interi settori dell'economia.

Le persone che erano ricche ieri diventano povere oggi. Le fabbriche che erano attive ieri, chiudono oggi e gli operai sono senza lavoro. Gli imprenditori sono confusi e non riescono a capire perché certe pratiche commerciali profittevoli ieri perdano denaro oggi.

Le cattive condizioni economiche emergono quando meno ce lo si aspetta, proprio quando tutte le imprese sono dell'opinione che sia emersa una nuova era di progressi costanti e rapidi. In breve, una crisi economica emerge senza troppi avvertimenti e nel bel mezzo di "buone notizie".

Contrariamente all'approccio degli indicatori, i cicli di boom/bust non riguardano la forza dei dati in quanto tali. Si tratta di attività sorte sulla scia di politiche monetarie accomodanti della banca centrale.

Pertanto ogniqualvolta la banca centrale allenta la propria posizione monetaria, mette in moto un boom economico attraverso la deviazione della ricchezza reale dai creatori di ricchezza verso varie attività che un libero mercato non faciliterebbe.

Ogni volta che la banca centrale inverte la propria posizione monetaria, questo rallenta o pone fine alla deviazione della ricchezza verso attività false, e questo a sua volta ne indebolisce l'esistenza. In breve, il fattore scatenante i cicli di espansione è rappresentato dalle politiche monetarie della banca centrale e non da alcuni fattori misteriosi.

Di conseguenza ogni volta che viene introdotta una posizione più allentata, questa dovrebbe essere considerata l'inizio di un boom economico. Viceversa l'introduzione di una posizione più ristretta mette in moto un bust, o la fase di liquidazione.

La gravità della fase di liquidazione è dettata dall'entità delle distorsioni causate durante il falso boom economico. Maggiore è la deviazione, più grave sarà la fase di liquidazione.

Qualsiasi tentativo da parte della banca centrale e del governo di contrastare la fase di liquidazione attraverso stimoli monetari e fiscali, indebolirà solamente il bacino della ricchezza reale e di riflesso l'economia reale.

Dal momento che sono le politiche della banca centrale a mettere in moto i cicli di boom/bust, ovviamente, queste politiche portano a fluttuazioni economiche.

Ogni volta che la banca centrale cambia la propria posizione sui tassi d'interesse, l'effetto della nuova posizione non si impone istantaneamente, ci vuole tempo. L'effetto inizia in un punto particolare e si sposta gradualmente da un mercato ad un altro, da un individuo ad un altro individuo. In breve, la precedente posizione monetaria potrebbe dominare la scena per molti mesi prima che la nuova inizi ad affermarsi.

Solo seguendo il tasso di crescita dell'offerta di moneta si potrebbe avere una qualche idea riguardo ai cicli di boom/bust nei prossimi mesi. Dato che il lasso di tempo dalla crescita dell'offerta di moneta e il tasso di crescita dell'attività economica sono variabili, la valutazione per quanto riguarda il futuro può essere solo qualitativa.

Anche se non conosciamo la lunghezza del ritardo, suggeriamo che un analista che ha identificato le cause primarie dei cicli di boom/bust sarà probabilmente su un terreno più solido di un analista che impiega una "scatola nera". In breve, può dare un senso migliore a ciò che i vari dati economici implicano una volta identificata la causa principale.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Citazione in Allan P. Layton e Anirvan Banerji, “What is a Recession”, www.businesscycle.com

[2] Murray N. Rothbard, Making Economic Sense, p. 232, Ludwig von Mises Institute

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