Bibliografia

martedì 20 novembre 2018

Gli stati e le banche centrali dovrebbero occuparsi dell'oro e non delle criptovalute





di Jeffrey Tucker


Non ci sarà alcun Fedcoin... almeno secondo il presidente della FED, Jerome Powell, in una audizione davanti alla House Committee on Financial Services.

"Non ci stiamo occupando di questo presso la FED, ovvero, creare una valuta digitale. Non è qualcosa di cui ci stiamo occupando".

La mia opinione: questa è la risposta giusta. La FED dovrebbe concentrarsi sulla solidità del dollaro e del sistema bancario. Le innovazioni come le criptovalute e la crescente infrastruttura ad esse associate sono affari delle imprese private, non delle istituzioni statali e governative.

Apparentemente il Parlamento europeo ha un'idea diversa. Questo nuovo documento “Competition Issues in the Area of Financial Technology” ci spiega come i governi in Europa possono "anticipare e gestire i comportamenti anti-concorrenziali" nell'ambito della nuova tecnologia finanziaria. Tra le raccomandazioni: le banche centrali dovrebbero creare le proprie criptovalute.

Non ci credo. Non competeranno sul mercato. Potrebbero raggiungere il contrario dell'obiettivo dichiarato.



La fine del monopolio

La concorrenza sta iniziando ad emergere in un settore a lungo monopolizzato dagli stati. Più di un secolo fa questi ultimi nelle economie sviluppate hanno creato banche centrali per gestire valute ufficiali, dirigendo tutto il traffico commerciale attraverso i loro portali come modo per controllare la vita economica. Era la fine della competizione tra le valute e dell'indipendenza nel settore bancario.

Le élite credevano di avere una conoscenza superiore, ed erano sicure di aver scacciato i privati e le banche non ufficiali dal business del denaro. L'era del denaro controllato a livello centralo era arrivata, e con essa guerre mondiali, depressioni ed inflazione, enorme indebitamento statale e l'ascesa degli stati leviatani che hanno imparato ad usare la stampante monetaria per ascendere verso il potere e la ricchezza.

Grazie alla tecnologia dei registri decentralizzati e ad alcune straordinarie innovazioni per creare denaro digitale e nuove soluzioni bancarie, la tecnologia opera in modalità peer-to-peer e non richiede né stati né intermediari per operare; stiamo cominciando a vedere quale potrebbe essere la vera scelta della valuta.

La tecnologia è in circolazione solo dal 2009, ma è diventata la cosa più eccitante nel campo monetario e nella finanza.

Quindi c'è qualcosa di stranamente orwelliano in un documento statale che si occupa di comportamenti anti-concorrenziali nel settore delle criptovalute. La maggior parte dei critici si lamenta di una scelta eccessiva. Il tasso di insuccessi è tanto alto quanto quello riscontrato nel settore delle piccole imprese, il che indica una vera cultura del trial/error imprenditoriale.

Intervenire comporterà solo una regolamentazione più costosa e probabilmente finirà per ridimensionare una concorrenza genuina.



BCEcoin?

La cosa più preoccupante è una menzione della possibilità che le banche centrali creino le loro criptovalute. Quale potrebbe essere il punto? Solo perché qualcosa è innovativo e affascinante non significa che gli stati dovrebbero esserne coinvolti. È difficile persino immaginare come funzionerebbe una criptovaluta appoggiata dallo stato (pensate al Petro).

Ecco la dichiarazione:
L'arrivo delle criptovalute autorizzate dalle banche, anche dalle banche centrali, ridisegnerà l'attuale livello di concorrenza nel mercato delle inter-criptovalute, ampliando il numero di concorrenti. È possibile riscontrare una potenziale inadeguatezza per quanto concerne la tradizionale politica della concorrenza quando bisogna affrontare problemi di questa natura nei mercati delle criptovalute, suggerendo la possibilità di ricorrere alla partecipazione pubblica diretta attraverso una moneta digitale della banca centrale.

Un rimedio per cosa? Ci sono già migliaia di criptoasset che circolano negli exchange. Non è del tutto chiaro cosa aggiungerebbe una criptovaluta centralizzata che i mercati privati non stiano già fornendo. Se le autorità monetarie si stanno scaldando con la tecnologia blockchain, è tutto a posto. Ma il modo giusto per farlo è semplicemente quello di acconsentire all'emergere delle innovazioni.

Come il mercante francese del XVII secolo disse al re quando gli fu chiesto come la corona potesse essere d'aiuto per gli affari: "Laissez faire et laissez passer".

C'è molto che le autorità monetarie europee potrebbero fare per riformare il denaro e rafforzare la concorrenza. Non c'è mai un brutto momento per la deregolamentazione, le minori barriere all'entrata, le opportunità per l'innovazione finanziaria.

Per quanto riguarda le valute fiat, un gold standard sarebbe ottimo. Lo stato ha distrutto il gold standard; la penitenza per quell'azione sarebbe l'annullamento di suddetta distruzione. Se vogliono dilettarsi con la tecnologia blockchain, tutto bene. Ma non vi è alcun valore aggiunto nel far uscire una criptovaluta con il marchio della banca centrale e appoggiata dallo stato.

Finora se n'è solo parlato, ma non c'è stata alcuna azione. L'unica eccezione è rappresentata dal Petro venezuelano, che risulta non essere una criptovaluta ma piuttosto uno strumento di debito sostenuto dal petrolio solo per aggirare le sanzioni commerciali statunitensi.

In ogni caso, una criptovaluta creata dalla banca centrale non sarebbe una vera criptovaluta, la quale ottiene il suo valore dalle scelte volontarie del mercato, non da qualche imposizione ufficiale. C'è anche lo strano problema della geografia qui. Le criptovalute vivono su scala globale, vengono minate ovunque, inviate da qualsiasi luogo, ricevute da chiunque ed ovunque.

In che modo la vecchia idea di una zona monetaria si adatterebbe ai sistemi moderni delle criptovalute? Il documento infatti arriva quasi ad ammettere che non è possibile:
La natura internazionale dei mercati delle criptovalute è anche una sfida alla politica della concorrenza a livello europeo. Molti dei player operano da posizioni globali al di fuori della giurisdizione delle autorità europee, il che rende più difficile investigare o perseguire i comportamenti anti-concorrenziali. L'Europa guida, a livello internazionale, l'offerta di servizi di wallet e di exchange, con il 42% e il 37% in termini di numero di palyer. È anche l'attore principale nei pagamenti (33%). Tuttavia la principale debolezza dell'Europa è la concentrazione dell'attività di mining nei Paesi non europei (l'Europa cattura solo il 13% dell'attuale mercato del mining).

Da quanto tempo lo stato e le istituzioni ufficiali, come le banche centrali, hanno il vantaggio tecnologico? Queste istituzioni non hanno avuto nulla a che fare con la creazione del commercio su Internet, l'economia delle app, la disponibilità di massa di piattaforme di posta elettronica e di messaggistica, o l'economia peer-to-peer. Tutta l'innovazione che ho visto durante la mia vita è arrivata dal settore privato.

L'avvento di Bitcoin, della blockchain e delle criptovalute è un caso particolarmente impressionante, una pura rivoluzione dal basso. L'inventore rimane uno pseudonimo. La tecnologia è stata rilasciata su una mailing list. È iniziato dal nulla per diventare il primo esperimento di successo nel mondo del denaro digitale che opera senza intermediazione.

Quando il settore privato innova, lo stato e le banche centrali dovrebbero lasciarlo fare.

E una regola ancora migliore: se non l'hai inventato e non hai contribuito a renderlo più prezioso, non puoi nemmeno regolarlo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://www.francescosimoncelli.com/


2 commenti:

  1. Qualcosa è cambiato. Durante i passati bear market delle criptovalute, nessuno ne parlava più. Invece adesso, col rinnovato dump del prezzo di Bitcoin, le persone ancora vi prestano attenzione. Chi per vantarsi delle proprie posizioni short, chi per affermare le proprie posizioni long, chi per altri motivi ancora. Nessuno però sta lasciando andare questa tecnologia rivoluzionaria e chi lo sta guardando è alla porta per entrare a prezzi convenienti. La comunità, la resilienza, la resistenza, l'infrastruttura venutasi a creare intorno alle criptovalute ha generato quel valore che tanti scettici andavano "cercando". Bitcoin in particolare ha acquisito quella fiducia da parte di investitori e curiosi che hanno letto e studiato il protocollo alla base, scoprendo le possibilità che si hanno attraverso questa tecnologia. In questo particolare momento storico, la non censurabilità di questo asset è la caratteristica che più fa gola agli individui.

    Ciò che sta passando "stranamente" in sordina, invece, è il tracollo di Deutsche Bank e la sua importanza a livello sistemico è decisamente fondamentale. Al paragone Bitcoin è una goccia nel mare. Eppure pare che sia un qualcosa di secondario oggi. L'intero comparto bancario europeo è appeso ad un filo, ma le persone si preoccupano di Bitcoin. E forse il motivo è legittimo: nessuno pensa di acquistare azioni di DB nonostante siano calate di molto, ma molti sono alla porta per acquistare ai minimi di questo ciclo un asset che riserva di valore è per davvero.

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  2. Esatto!! la blockchain è la rivoluzione tecnologica più importante dopo internet e bitcoin per le sue caratteristiche di scarsità e resilienza l'oro digitale del futuro. Era logico aspettarsi dalle banche e dagli Stati tentativi di manipolazione e/o controllo del mercato. Resto fermamente convinta che il prezzo tornerà a salire e bitcoin potrà nel futuro essere considerato un bene rifugio alla pari dell'oro e degli immobili.

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