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lunedì 17 settembre 2018

L'innalzamento graduale dei tassi d'interesse può prevenire il bust?





di Frank Shostak


I policymaker della FED sono del parere che se c'è necessità di rialzare i tassi d'interesse, dovrebbe essere un processo graduale in modo da non destabilizzare l'economia.

L'approccio graduale offre agli individui un sacco di tempo per adeguarsi alla politica monetaria più ristretta. Questo aggiustamento a sua volta neutralizzerà un possibile effetto dannoso che potrebbe avere sull'economia.

Ma è possibile che una politica monetaria graduale possa eliminare il danno inflitto all'economia dalle precedenti politiche monetarie allentate? Secondo il pensiero economico dominante, sembrerebbe di sì.

Nei suoi vari scritti, il campione della scuola monetarista, Milton Friedman, ha sostenuto che esiste un lag variabile tra i cambiamenti nell'offerta di moneta e il suo effetto sulla produzione e sui prezzi reali. Friedman sostiene che a breve termine i cambiamenti nell'offerta di moneta saranno seguiti da cambiamenti nella produzione reale. Nel lungo periodo, secondo Friedman, le variazioni monetarie avranno solo un effetto sui prezzi.

Ne consegue che i cambiamenti nel denaro rispetto all'attività economica reale tendano ad essere neutrali nel lungo termine e non neutrali nel breve periodo. Quindi secondo Friedman:
Nel breve periodo, che può essere fino a cinque o dieci anni, i cambiamenti monetari incidono principalmente sull'output. Nei decenni, il tasso di crescita monetaria influisce principalmente sui prezzi.[1]

Secondo Friedman, l'effetto del cambiamento nell'offerta di moneta si manifesta prima nella produzione e quasi mai nei prezzi. È solo dopo un lungo intervallo di tempo che suddetto cambiamento inizia ad avere un effetto sui prezzi. Questa è la ragione, secondo Friedman, del perché nel breve periodo il denaro può far crescere l'economia, mentre nel lungo periodo non ha alcun effetto sulla produzione reale.

Secondo Friedman, la principale ragione della non neutralità del denaro nel breve periodo è la variabilità del lasso di tempo tra il denaro e l'economia. Di conseguenza egli ritiene che se la banca centrale dovesse seguire un tasso di crescita monetaria costante, ciò eliminerebbe le fluttuazioni causate dalle variazioni del tasso di crescita dell'offerta di moneta. La regola della crescita monetaria costante potrebbe anche rendere neutrale il denaro nel breve periodo e l'unico effetto sarebbe solo sui prezzi generali.

Quindi secondo Friedman:
In media, esiste una stretta relazione tra i cambiamenti nella quantità di moneta e il successivo andamento del reddito nazionale. Ma la politica economica deve occuparsi del singolo caso, non della media. In ogni caso, c'è molto slittamento. È proprio questo margine, questa scioltezza nella relazione, questa mancanza di corrispondenza meccanica uno-a-uno tra i cambiamenti monetari e nel reddito, la ragione principale per cui ho a lungo favorito per gli Stati Uniti una politica monetaria quasi automatica in base alla quale la quantità di denaro crescerebbe ad un ritmo costante del 4 o 5% all'anno.[2]

Nel suo discorso d'accettazione del Nobel, Robert Lucas ha sollevato un problema:
Se tutti capiscono che alla fine i prezzi aumenteranno in proporzione all'aumento dell'offerta di denaro, quale forza impedirà che ciò accada immediatamente?[3]

Di conseguenza, Lucas ha suggerito che la ragione per cui il denaro genera un effetto reale a breve termine non è tanto dovuta alla variabilità dei ritardi temporali, ma al fatto che i cambiamenti monetari siano previsti o meno. Se la crescita monetaria fosse prevista, le persone si adeguerebbero piuttosto rapidamente e non ci sarebbero effetti reali sull'economia. Solo un'espansione monetaria non anticipata può stimolare la produzione.

Inoltre, secondo Lucas:
D'altra parte, espansioni monetarie inattese possono stimolare la produzione poiché, simmetricamente, le contrazioni inattese possono indurre depressione.[4]

Sia Friedman che Lucas, sebbene per ragioni leggermente diverse, sono del parere che sia auspicabile rendere neutro il denaro al fine di evitare una crescita economica instabile e quindi insostenibile.

L'attuale pratica dei policymaker della FED sembra incorporare le idee di Friedman e Lucas nel cosiddetto quadro di politica monetaria trasparente. Questo quadro accetta l'opinione di Lucas secondo cui la politica monetaria anticipata potrebbe portare ad una crescita economica stabile. Questo quadro riconosce anche che un graduale cambiamento della politica monetaria, nello spirito della regola della crescita monetaria costante di Friedman, potrebbe rafforzare la trasparenza.

Se politiche monetarie inaspettate possono causare una crescita economica reale, cosa c'è di sbagliato? Perché non sorprendere costantemente le persone e generare più ricchezza reale?



Denaro, aspettative e crescita economica

Ciò che è necessario per la crescita economica è un bacino crescente dei risparmi reali, il quale va a finanziare varie persone che sono impegnate nella creazione di beni capitali. Un aumento dell'offerta di denaro in quanto tale non ha nulla a che fare con questo. Al contrario, porta solo ad un consumo non supportato dalla produzione di ricchezza reale. Di conseguenza ciò comporta un indebolimento del bacino dei risparmi reali, che a sua volta indebolisce la crescita economica. Tutto ciò che la stampa di denaro può ottenere, è un riorientamento dei risparmi reali dalle attività creatrici di ricchezza verso attività che la sprecano. Quindi non può esserci alcuna crescita economica a causa di questo riorientamento.

Se una crescita monetaria imprevedibile indebolisce la crescita economica reale attraverso la diluizione del bacino dei risparmi reali, perché si osserva che l'aumento dell'offerta di denaro è associata ad un aumento degli indicatori economici come il PIL reale?

Suggeriamo che tutto ciò che osserviamo in realtà è un aumento della spesa monetaria — questo è ciò che descrive il PIL. Più denaro verrà stampato, più alto sarà il PIL. Il cosiddetto PIL reale è semplicemente il PIL nominale meno un indice dei prezzi privo di significato. Quindi la cosiddetta crescita economica osservata è solo il riflesso dell'espansione monetaria e non ha nulla a che fare con la crescita economica reale. Per inciso, la crescita economica reale non può essere misurata come tale: non è possibile stabilire un totale sensato sommando patate e pomodori.

Mentre la crescita monetaria imprevedibile non può far crescere l'economia, produce sicuramente un effetto reale indebolendo il bacino dei risparmi reali e indebolendo così l'economia reale.

Allo stesso modo una crescita prevista dell'offerta di denaro non può essere innocua per l'economia reale. Anche se il tasso di crescita è pienamente anticipato, c'è sempre qualcuno che ottiene il nuovo denaro per primo. Di conseguenza anche una crescita prevista dell'offerta di denaro metterà in moto uno scambio di niente per qualcosa.

Ad esempio, prendete in considerazione l'individuo che si aspetta pienamente il corso futuro della politica monetaria. Questo individuo decide di prendere in prestito $1,000 da una banca. Quest'ultima gli presta i $1,000 che ha creato "dal nulla". Dato che questi soldi non sono coperti da precedenti produzioni di ricchezza reale, metteranno in moto uno scambio di nulla per qualcosa o un riorientamento dei risparmi reali dai creatori di ricchezza al mutuatario dei nuovi $1,000 creati. Questo riorientamento, e quindi un effetto reale negativo sul bacino dei risparmi, non può essere impedito dall'aspettativa degli individui sulle politiche monetarie.

Anche se il denaro viene pompato in modo tale che tutti possano riceverlo istantaneamente, i cambiamenti nella domanda di moneta possono variare. Dopotutto, ogni individuo è diverso dagli altri. Ci sarà sempre qualcuno che spenderà i soldi appena ricevuti prima di qualcun altro. Questo naturalmente porterà al riorientamento della ricchezza reale dai primi ricevitori agli ultimi.

Possiamo quindi concludere che, indipendentemente dalle aspettative, una politica monetaria allentata indebolirà sempre le fondamenta dell'economia reale, mentre una politica monetaria ristretta andrà ad arrestare questo processo. Quindi la politica monetaria non può mai essere neutrale.



Può un tightening graduale impedire un bust?

Poiché la crescita monetaria, sia prevista che inattesa, dà origine al riorientamento dei risparmi reali, significa che qualsiasi restringimento monetario rallenta questo riorientamento. Varie attività economiche, che si sono sviluppate sulla scia di forti pompaggi monetari, a causa di un atteggiamento monetario più ristretto ottengono meno finanziamenti reali. Ciò a sua volta significa che queste attività ricevono meno sostegno e corrono il rischio di essere liquidate. È la liquidazione di queste attività quello che chiamiamo bust.

Ovviamente una posizione monetaria più ristretta da parte della FED va ad esercitare pressioni sulle varie attività in bolla. Quindi, quanto più la posizione della FED sarà ristretta, tanto più lento sarà il ritmo di riorientamento dei risparmi reali, il che a sua volta significa che si verificherà una maggiore liquidazione di varie attività in bolla. Nelle parole di Ludwig von Mises:
Il boom provocato dalla politica delle banche di estendere il credito deve necessariamente finire, prima o poi. A meno che non siano disposte a lasciare che la loro politica distrugga completamente il sistema monetario e creditizio, le banche stesse devono interromperlo prima che si verifichi la catastrofe. Più lungo è il periodo di espansione del credito, e più a lungo le banche ritardano nel cambiare la loro politica, peggio saranno le conseguenze degli investimenti improduttivi e della speculazione disordinata che caratterizza il boom; e di conseguenza più lungo sarà il periodo di depressione e più incerta la data della ripresa e il ritorno ad una normale attività economica.[5]

Di conseguenza l'opinione secondo cui la FED possa rialzare i tassi d'interesse senza alcuna recessione, non regge. Ovviamente se il bacino dei risparmi reali è ancora in espansione, questo potrebbe attenuare la gravità del bust. Tuttavia, date le politiche monetarie sconsiderate della banca centrale statunitense, è abbastanza probabile che l'economia statunitense possa già avere una riserva stagnante o forse in declino di risparmi reali. Questo a sua volta corre il rischio di far cadere l'economia statunitense in una grave crisi economica.

Possiamo quindi concludere che il punto di vista popolare secondo cui le politiche monetarie trasparenti e graduali consentiranno alla FED di rafforzare la propria posizione senza una recessione, si basa su idee errate. Non esiste una politica monetaria "senza shock", come non esiste un'espansione monetaria che possa essere veramente neutrale sul mercato.

A prescindere dalla trasparenza, una volta che viene introdotta una posizione monetaria più restrittiva, si mette in moto una crisi economica. La gravità del bust è condizionata dalla lunghezza e dall'ampiezza della precedente posizione monetaria allentata e dallo stato del bacino dei risparmi reali.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/


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Note

[1] Milton Friedman, The Counter-Revolution in Monetary Theory. Occasional Paper 33, Institute of Economic Affairs for the Wincott Foundation. London: Tonbridge, 1970.

[2] Milton Friedman, The Counter-Revolution in Monetary Theory.

[3] Robert E. Lucas, Jr Nobel Lecture: Monetary Neutrality, Journal of Political Economy, 1996, vol. 104, n. 4

[4] Ibid.

[5] Ludwig von Mises, The "Austrian" Theory of the Cycle. The Ludwig von Mises Institute 1983.

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