Bibliografia

venerdì 7 settembre 2018

L'ABC dell'economia: chi imposta i prezzi?





di Alasdair Macleod


Sin dal diciannovesimo secolo il socialismo, i politici e gli economisti hanno sostenuto un "approccio equilibrato" in cui i servizi vitali fossero forniti dallo stato e il capitalismo fornisse il resto. I servizi vitali in un'economia moderna sono pensioni, sussidi di disoccupazione e di invalidità, assistenza sanitaria ed istruzione. La maggior parte degli stati fornisce anche comunicazioni, come infrastrutture ferroviarie e stradali, reti elettriche e forse telecomunicazioni. Spesso possiedono e operano per conto delle utenze, come le ferrovie, i porti, l'elettricità e l'acqua.

Il resto lo regolano. Non c'è quasi un prodotto o servizio nel settore privato non regolato dallo stato. Per quanto riguarda la popolazione, si percepisce il beneficio di uno stato che agisce in suo nome, proteggendola dalle incertezze della vita e da imprenditori senza scrupoli che cercano profitto. Le persone non si fermano a considerare che lo stato e la sua burocrazia sono meno efficienti nel proteggere gli individui rispetto a quanto questi ultimi riescono a proteggersi da soli. Né capiscono l'enorme onere che significa avere uno stato che ricopre un ruolo economico preponderante.

La questione centrale, il motivo per cui lo stato è meno efficiente dei mercati liberi, è la risposta che si ottiene quando si comprende come funziona il meccanismo dei prezzi. Dovrebbero essere impostati dallo stato o dal consumatore? Il consumatore esercita la scelta. Lo stato interviene per limitare la scelta. Questo articolo cerca di dimostrare perché i servizi pubblici avranno sempre un costo maggiore rispetto agli stessi servizi forniti dai mercati liberi.



La posizione degli economisti Austriaci

Di recente il Mises Institute ha pubblicato un articolo di Robert Murphy in cui si spiega perché Ludwig von Mises avesse descritto il consumatore come sovrano, e perché Murray Rothbard contraddisse Mises ed esortò i suoi seguaci a "rifiutare la nozione di sovranità del consumatore come metafora politica imprecisa".

La critica di Rothbard sembra basarsi sulla semantica, su un argomento purista secondo il quale la frase confonde una dichiarazione politica con una questione economica. Ciò che von Mises intendeva in realtà è che in un'economia capitalista tutta la produzione di beni e servizi è volta a soddisfare la domanda dei consumatori, ed è il consumatore che decide in ultima analisi cosa viene acquistato ed a quale prezzo. E non stiamo parlando solo del settore della vendita al dettaglio. I dettaglianti, attraverso la loro domanda nei confronti dell'offerta di grossisti, importatori e produttori, trasmettono i segnali dei consumatori, applicando valutazioni al processo produttivo ed ai prezzi delle materie prime.

Rothbard era d'accordo con tutto questo. Le critiche di Rothbard alla sovranità dei consumatori sembrano essere un dettaglio, ma tradiscono anche un diverso approccio nello spiegare la teoria dei prezzi nel suo Man, Economy, and State rispetto all'Azione Umana di von Mises. Dovremmo tenere a mente che Rothbard si è rivolto ad un pubblico prevalentemente neo-keynesiano, quando la prima edizione del suo libro è stata pubblicata nel 1962. Nella prima parte del suo libro, Rothbard distribuisce grafici ed esempi per mostrare le relazioni tra prezzo e quantità di beni ed entra in una discussione sui programmi di domanda e offerta. Nessun grafico può essere trovato nell'Azione Umana di von Mises, sebbene nel complesso il messaggio sia lo stesso.

È facile confondere l'approccio di Rothbard riguardo i prezzi con quello matematico insegnato dall'establishment economico. Ma gli economisti matematici ci portano nella direzione di un mercato statico privo di evoluzione e privo di dinamiche temporali. È qui che Rothbard si distingue dal mainstream di oggi.

L'economia mainstream sostiene che la strada da percorrere sia quella tracciata dalla matematica equa, illustrata dai grafici. Di conseguenza un computer che replica il calcolo dietro le curve di domanda e offerta potrebbe accuratamente modellare i prezzi, qualcosa che deve ancora essere raggiunto, anche tenendo conto degli sviluppi dell'intelligenza artificiale. Coloro che pensano che la domanda dei consumatori possa essere replicata dagli algoritmi non riescono a distinguere tra un modello economico statico e un mondo dinamico che è in continua evoluzione. Questo punto è pienamente riconosciuto da Rothbard nel suo approccio. Inoltre egli comprende, come von Mises, che la scuola classica britannica con la sua teoria, secondo cui i prezzi sono determinati dai costi di produzione, non analizzava la realtà.

Un approccio diverso si trova nella teoria del valore soggettivo europeo, sviluppata originariamente dagli scolastici nel Medioevo e ripresa da intellettuali del calibro di Cantillon, Turgot e Say. È stato Carl Menger, il fondatore della Scuola Austriaca, a collegare i due approcci spiegando che si trattava dell'offerta marginale, che soddisfaceva l'uso meno importante per un consumatore, a determinare il prezzo di un bene. Pertanto un livello maggiore di offerta, soddisfacendo usi meno importanti, porta ad un calo dei prezzi; mentre una riduzione dell'offerta soddisfa solo usi più importanti, portando ad un prezzo più elevato.

Se è il valore d'uso che imposta i prezzi, allora chiaramente sono i bisogni e le esigenze dei consumatori che li impostano. Da qui la metafora di von Mises, secondo cui il cliente è sovrano.

Abbiamo a che fare con asset non finanziari qui. L'acquisto e la vendita di asset finanziari dovrebbero essere considerate come una materia separata, in cui i ruoli dei partecipanti ad uno scambio non sono delineati in modo così preciso. Ma c'è qualcosa che deve essere sottolineato: da quando Rothbard ha scritto il suo Man, Economy, and State i prezzi delle materie prime sono stati sempre più distorti dai derivati, i quali non sono più usati per appianare la stagionalità nella produzione agricola. Rappresentano un'ulteriore fonte di offerta di carta che non viene mai consumata, ma poiché non viene fatta alcuna distinzione tra merci fisiche e derivati ​​finanziari, un aumento dell'offerta di questi ultimi sopprime i prezzi delle cose reali.

Anche mettendo i derivati ​​da una parte, è chiaro che la questione di chi prende il comando nella determinazione dei prezzi è diventata un argomento più ampio di quanto non fosse quando il concetto di utilità marginale fu stabilito da Menger nel 1871 nel suo Principles of Economics. Questo articolo si limiterà ad alcuni brevi commenti volti a collocare la soggettività dei consumatori in un contesto moderno.



L'importanza della soggettività nei prezzi

Ai fini del presente articolo, si presuppone che tutte le variazioni di prezzo nelle transazioni dei consumatori derivino dal prodotto e non dalle variazioni del potere di acquisto del denaro. In altre parole, negli scambi individuali il valore di scambio del denaro è considerato pienamente obiettivo e il valore dei beni e dei servizi come completamente soggettivo. Affinché il denaro funzioni come denaro, questo deve essere vero, nonostante i cambiamenti nel potere d'acquisto che si verificano sempre e in ogni momento, come evidenziato negli scambi esteri e nelle continue fluttuazioni del prezzo dell'oro.

Ciò significa che tutta la soggettività di valore deve essere limitata ai beni e ai servizi coinvolti nei singoli acquisti. All'interno del quadro oggettivo/soggettivo, il venditore desidera più denaro rispetto ai beni/servizi venduti, sia che si tratti esclusivamente di un operatore commerciale o di un rivenditore. E se l'acquirente accetta di acquistare, in quel momento desidera il prodotto più del denaro scambiato per esso.

Ancora oggi c'è confusione su quali criteri stabiliscano un prezzo. È il costo del lavoro sfruttato, come disse Marx ed i socialisti hanno ripetuto fino ad oggi, o è il costo di produzione, come sostenevano Adam Smith e la scuola classica britannica? Keynes evitò il problema. Come affermato sopra, Menger dimostrò che non era né l'uno né l'altro. Monopoli a parte, i prezzi sono impostati da ciò che un acquirente è disposto a pagare, e ciò dipenderà dal valore che egli associa ad un prodotto. Il motivo è che l'acquirente può sempre rifiutarsi di pagare un prezzo che ritiene troppo costoso, mentre un produttore deve vendere il suo prodotto o affrontare la bancarotta. Si noti che i produttori di solito pensano in termini di punti di prezzo: un produttore di motori punterà su un prezzo che a suo giudizio il mercato sarà disposto a pagare per un'automobile con specifiche particolari, in un contesto di offerte competitive. I costi verranno quindi adeguati per garantire che la proposizione sia redditizia.

Il consumatore ha normalmente una scelta di prodotti simili da diverse fonti. Inoltre, i suoi guadagni e risparmi, tranne quelli molto ricchi, sono necessariamente limitati, e deve scegliere su cosa spendere i suoi fondi limitati. Acquisterà quindi solo i beni e i servizi che soddisfano di più le sue esigenze, relegando gli acquisti successivi ad elementi di importanza decrescente. Tutti i consumatori, tranne i pochi molto ricchi, devono scegliere a cosa dare la priorità. E i molto ricchi semplicemente risparmieranno ciò che non spendono.

È per questi motivi che produttori e fornitori di servizi adattano i loro costi a ciò che i consumatori sono disposti a pagare. E il livello dei prezzi per un particolare bene dipende dal rapporto tra offerta e domanda, che a sua volta è determinato dall'utilità dell'elemento per coloro che desiderano acquistarlo.



La variazione d'uso può cambiare drasticamente i prezzi

Se lo scopo per cui viene richiesto un bene cambia, anche il prezzo cambierà, in conformità con la teoria marginale dei prezzi di Menger. Un valore d'uso alternativo può avere un impatto enorme sui prezzi, come dimostra la storia dei prezzi dell'argento.

L'argento aveva un valore in termini di denaro, e quando venne abbandonato in favore dell'oro ciò portò ad un aggiustamento dei prezzi a riflesso dei nuovi livelli di domanda per il suo uso per altri scopi. Sir Isaac Newton, quando era Maestro della Zecca Reale, aveva determinato il valore monetario dell'argento a quindici once e mezzo rispetto ad un'oncia d'oro, un livello in vigore fino agli anni settanta del XIX secolo. I mercati delle materie prime ora impostano il rapporto a circa ottanta a uno. Il rapporto di Newton era la sua migliore ipotesi in base al valore dell'argento all'epoca, quando il suo ruolo era quello di denaro in uno standard bimetallico con l'oro. Quando il mondo del sound money scelse esclusivamente l'oro, a partire dalla fine del diciannovesimo secolo, l'uso dell'argento come moneta si limitò alle monete come sostituto del denaro. Il suo prezzo, misurato in oro, scese.

Tuttavia l'argento ha attirato molti usi sin da allora. Il crollo del suo prezzo rispetto a quello dell'oro ha visto l'espansione del mercato dei gioielli, il mercato della fotografia e l'uso diffuso nelle celle fotovoltaiche. Le sue qualità a livello ionico hanno generato molti più usi. Ma il prezzo, poiché non è più ampiamente usato come denaro, è ancora di circa ottanta once rispetto ad una d'oro.

Non è vero, comunque, che la morte dell'argento come denaro fosse il risultato di stati che impongono un cambiamento ai consumatori. Furono i mercati, collettivamente composti da consumatori che scambiavano beni e servizi, a forzare il passaggio da un bimetallismo insostenibile ad un unico standard metallico. Se il denaro fiat scoperto dovesse morire, l'argento potrebbe ricatturare un ruolo monetario, ma questa per ora è solo un'ipotesi. Nel frattempo abbiamo visto come e perché i prezzi dipendono da come una merce viene utilizzata dai consumatori.

Questo vale anche per i beni intermedi, i beni utilizzati nella produzione di beni di consumo. Se un prodotto di consumo diventa antieconomico per la produzione, e una macchina utilizzata nella sua produzione può essere adattata ad un altro uso, esso acquisirà un nuovo valore basato sulla sua nuova capacità produttiva. Altrimenti sarà semplicemente scartato.



I modi in cui i consumatori sono influenzati e controllati

I prezzi sono determinati dal valore attribuito dai consumatori ad un prodotto o un servizio, quindi è naturale aspettarsi che un rivenditore persuada i consumatori a comprare i suoi beni. Al livello più semplice, ciò significa assicurarsi che il consumatore comprenda tutti i vantaggi conferiti da un acquisto. Questa è comunicazione di base. Inoltre un produttore enfatizzerà la sua reputazione in termini di qualità, affidabilità, design e persino esclusività. Questo è il marchio, il brand.

Un orologio svizzero di altissima qualità costerà molto. Un orologio al quarzo, con le stesse funzioni, varrà una piccola frazione del precedente costo in altre parti del mondo. L'utilità funzionale è la stessa, ma tale è la natura umana che i produttori svizzeri riescono a vendere i loro orologi a molto. Il fatto che lo facciano è la prova della loro abilità nel gestire le aspettative dei consumatori.

La pubblicità e il brand sono un gioco leale, perché il consumatore mantiene il comando sulla scelta, inclusa l'opzione di non acquistare. Altri mezzi per vendere prodotti non sono così leali, essendo basati sulla limitazione dell'offerta di beni e servizi concorrenti. L'artificio più ovvio è la protezione brevettuale. Un brevetto consente ad un produttore di trarre profitto da una scoperta commerciale per un certo periodo di tempo, escludendo la concorrenza. I produttori hanno persuaso i legislatori che è necessario, altrimenti, dicono, ci sarebbero pochi investimenti in ricerca e sviluppo. Ma i brevetti non sono altro che una forma di protezionismo, la quale consente al produttore di sostenere i prezzi grazie ad un monopolio temporaneo.

I mercati più liberi sono quelli che non godono della protezione brevettuale. Ad esempio, non ci sono brevetti che coprono l'industria della moda. La moda di questa e della prossima stagione è determinata dai promotori e dagli addetti al settore, anticipando e influenzando la domanda dei consumatori. È facile immaginare il danno ai volumi di vendita se ci fossero brevetti. All'altro estremo, i prodotti farmaceutici sono fortemente protetti, aumentando i costi dell'assistenza sanitaria molto al di sopra di quello che altrimenti sarebbero.

Il coinvolgimento dello stato nella determinazione dei prezzi è generalmente passivo quando si concedono i brevetti, ma concedendo contratti e approvazioni, ad esempio ad un'azienda come fornitore unico di un nuovo farmaco, l'intervento diviene invasivo. Invece del consumatore che imposta il prezzo attraverso un'espressione di preferenze, l'azienda in collaborazione con lo stato stabilisce il prezzo. In altre parole, il prezzo diventa correlato al costo di produzione, ribaltando i normali prezzi del mercato libero.

Lo stesso è in linea di massima vero per qualsiasi impresa posseduta, in comproprietà, o regolata dallo stato. Ferrovie e servizi pubblici in Gran Bretagna e in Europa sono buoni esempi. I prezzi sono impostati con riferimento ai costi operativi. Quando lo stato ha assegnato un contratto ad un'entità nel settore privato, limita i margini a quello che potrebbe essere considerato un utile sull'investimento, dopo aver consultato il fornitore dei servizi. In questo modo i prezzi vengono impostati dai costi.

Quasi tutte le grandi compagnie fanno pressione sugli stati per ottenere quote di mercato e, quindi, un certo grado di certezza riguardo i prezzi. Non amano la competizione senza restrizioni. Quando, ad esempio, l'Unione Europea introduce nuove norme di sicurezza per l'industria automobilistica, non pensate che i burocrati di Bruxelles producano questi regolamenti da soli. Sono i grandi costruttori automobilistici che fanno pressioni e vengono consultati e hanno la possibilità di definire le specifiche dei veicoli futuri. Queste aziende ora sanno cosa i consumatori saranno costretti a comprare domani, perché stabiliscono le specifiche che poi gli stati applicano.



Lo stato è il monopolio per eccellenza

Il sistema di concessione dei brevetti è una forma di comportamento monopolistico che non viene messa in discussione dal pubblico in generale. Invece le accuse di comportamento monopolistico sono più spesso rivolte alle grandi imprese, aziende con una presenza significativa sul mercato. Tuttavia una società che cerca di aumentare i prezzi senza il supporto di un cartello o di regolamenti statali, fallirà sempre. In alcuni casi tale errore può richiedere del tempo, come nel caso delle utenze, in cui la distribuzione di un'alternativa è un processo lungo e costoso. Ma, come ha dimostrato la crescita della TV via cavo, le spese per la costruzione di una nuova rete di distribuzione possono essere superate se vi è una reale domanda da parte dei consumatori.

Certo, questa non è una completa confutazione del comportamento monopolistico da parte delle società di servizi pubblici. Ma anche loro accettano che ci siano pressioni concorrenziali, dimostrate cercando protezione dalla competizione sollecitando il sostegno del governo locale e centrale nel fissare i prezzi.

I monopoli non possono resistere a lungo senza il supporto dello stato, quindi è lo stato che rappresenta sempre il monopolista per eccellenza. Inoltre laddove lo stato stesso fornisce un servizio, di solito lo fa su base monopolistica. Se la concorrenza del libero mercato viene consentita, l'assistenza sanitaria e l'istruzione sono i primi esempi, è ad un costo molto più alto per il consumatore, il quale deve pagare un servizio del settore privato nonostante paghi forzatamente quello del settore pubblico considerato inutile.

Anche se lo stato a volte tollera la concorrenza del settore privato per i propri servizi, ha poca simpatia per il concetto di scelta del consumatore ed è il monopolista per eccellenza. Quando lo stato socializza i servizi, il consumatore perde il diritto di scegliere e di impostare i prezzi secondo i suoi bisogni e desideri come farebbe nei mercati liberi. Senza questa scelta, lo stato agisce invariabilmente come se Karl Marx o Adam Smith avessero ragione: i costi determinano i prezzi. Ma non vi è alcun limite su quei costi senza la disciplina della scelta del consumatore, e il costo di fornire un servizio statale è sempre molto più alto dell'alternativa del libero mercato.



Conclusione

In un libero mercato, i prezzi sono chiaramente decisi dal consumatore, in virtù della sua libertà di scelta, delle sue risorse limitate e della sua opzione di non acquistare. In tal modo, il consumatore dà la priorità a quei beni e servizi che lo soddisfano di più nell'ambito delle proprie risorse personali. Di conseguenza un fornitore di beni o servizi deve trovare acquirenti a prezzi decisi dal consumatore o altrimenti uscire dal mercato.

Il concetto popolare di comportamento monopolistico, ovvero, che le grandi società in qualche modo esercitano il potere di determinazione dei prezzi da sole a svantaggio dei consumatori, è errato. Sì, useranno la pubblicità e il loro marchio per conquistare i clienti, ma questo non è un comportamento monopolistico, perché il consumatore è sempre libero di scegliere, o di non acquistare affatto. Invece le imprese che cercano un vantaggio monopolistico si rivolgono allo stato, restringendo la concorrenza e la scelta, come mezzo per sostenere i prezzi.

Lo stato usa la sua posizione di legislatore per limitare la concorrenza attraverso la concessione di licenze, la regolamentazione e la concessione di brevetti. Sebbene offra una protezione dei prezzi monopolistica, la teoria dell'utilità marginale di Menger ci informa che ciò può solo significare che la potenziale domanda non viene espressa in modo efficiente. Stando così le cose, il progresso economico stesso viene compromesso e questa è la ragione alla base delle prestazioni superiori dei mercati liberi rispetto alle economie di comando.

Inoltre quando lo stato fornisce servizi gratuiti o fortemente sovvenzionati, vengono pagati mediante le tasse. Con questi mezzi gli stati costringono i consumatori ad accettare servizi determinati in base al costo, non necessariamente pagati dall'utente, ma sovvenzionati da altri attraverso la tassazione.

Prezzi determinati dai costi sono una creatura statale ed è la differenza fondamentale tra socialismo e libero mercato, dove il consumatore è sovrano.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/


8 commenti:

  1. Il ponte morandi insegna che non è ancora arrivato il momento di liberarci di questi soggetti alquanto ingombranti chiamati stati.

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    1. Salve Anonimo.

      Mi permetta di dissentire, questo è un segnale netto, marcato e allarmante che denota l'immediata fuga e ripudio di istituzioni assassine e pericolose come gli stati.

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  2. Non lasciatevi sfuggire questo articolo. Leggetelo, perché spiega in modo netto come l'erosione delle risorse economiche avviene in un mercato in cui il monopolio per eccellenza è lo stato (non esistono i "monopoli naturali"). Trovate il tempo di dedicarvi quella porzione del vostro tempo perché rende possibile l'accesso a concetti semplici ma che spesso vengono travisati o ignorati. È importante avere una teoria economica solida alle proprie spalle in modo che non ci siano troll o imbonitori che possano gettare fumo negli occhi. Avere chiaro dove inizia il processo di stagnazione economica è un vantaggio non indifferente rispetto a chi brancola nel buio, ma ancor di più permette di capire la ragione per cui l'Italia è incapace di crescere (e perché le infrastrutture stanno cadendo a pezzi) e più in generale l'Europa e gli altri stati mondiali. Questo articolo, quindi, permette di capire la Legge dei Rendimenti Decrescenti e perché sono gli stati ad esserne afflitti con la conseguente bancarotta. Non spiega nel dettaglio la Teoria Austriaca del Capitale, ma è come se fosse l'incipit necessario per comprendere successivamente quest'altro concetto.

    In parole povere, quando il debito inizia pian piano a produrre quantità inferiori di PIL fino a quando non inizia a d eroderlo. E questo è un processo ben chiaro che sta emergendo prorompente nella continua volontà cinese di spianarsi la strada verso il successo economico e l'influenza mondiale attraverso quantità crescenti di debito. E l'inevitabile crollo di questo gigante di argilla non farà altro che diffondere nel mondo sviluppato e in via di sviluppo gli effetti delle conseguenze non intenzionali dei pianificatori monetari centrali, poiché credono di poter gestire l'economia nel suo complesso come se fossero dei meccanici alle prese con un motore difettoso. L'economia non è un'entità o un'organizzazione con una volontà propria, è invece un processo auto-organizzato di individui che interagiscono tra loro e che comporta un costante adeguamento da parte dei suoi partecipanti.

    Gli individui modificano costantemente i loro bisogni e desideri, adeguandosi ai cambiamenti dei prezzi e delle scelte. Gli imprenditori si adeguano continuamente alle preferenze dei consumatori e tentano di anticipare la domanda, in un mondo che offre opzioni e combinazioni quasi illimitate con cui creare beni e servizi, ma risorse scarse. Bisogna quindi stamparsi nella mente un concetto: gli stati intervengono nell'economia non per il "bene sociale", per per il controllo sociale. E infatti, sfruttando la metafora del meccanico che aggiusta i motori di Keynes, lo fanno in modo crescente, ma ignorano che questi interventi sono inversamente proporzionali ad una crescita genuina ed una volta iniziato ad intervenire, come spiega egregiamente Mises in Planned Chaos, non possono fermarsi. I motori dovrebbero essere progettati e controllati da una forza esterna per garantire che funzionino "correttamente". È quindi più facile vendere alla popolazione la "necessità" dei controlli statali come strumento per aggiustare un motore, piuttosto che dire la verità: controllare le azioni volontarie degli esseri umani che cercano di migliorare le loro vite come meglio ritengono.

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    1. La maggior parte degli interventi statali comporta restrizioni alle azioni delle persone. Alcuni comportamenti sono vietati o obbligatori, spesso con la minaccia della violenza (e tanti saluti alla metafora del "buon meccanico").

      Oppure pensate ai programmi per ridistribuire la ricchezza: lo stato prende con la forza il reddito guadagnato da alcuni per dare un beneficio immeritato ad altri, mentre gran parte del bottino finisce nelle mani di burocrati incaricati di amministrare questi schemi. In un sistema del genere, le persone sono semplici pedine su una scacchiera che possono essere spostate dai pianificatori. Tali verità sono nascoste dai pianificatori economici che celano la loro brama di controllo sociale caratterizzando l'economia come una sorta di motore che ha bisogno di un meccanico, o un'entità con una propria volontà che, senza la guida appropriata, potrebbe devastare e distruggere la società. Rendetevi conto che la pianificazione centrale e l'intervento statale di qualsiasi sorta implicano il controllo forzato delle azioni degli esseri umani.

      L'economia non è un motore o una macchina che ha bisogno di una "guida". L'economia siete voi ed io.

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  3. Grazie della risposta ed il chiarimento.
    Preciso che il mio intervento non voleva assolutamente essere pro-stato, visto che il mio livello di odio verso di esso ed i suoi figliocci(regioni, provincie, comuni, enti acc.) è sicuramente un multiplo del suo.
    Con la buona teoria economica sfonda una porta aperta con il sottoscritto, ma sono solito non sposare ciecamente tutti gli insegnamenti.
    Per la libertà incondizionata occorre un alto grado di serietà, responsabilità, morale, senso etico di gran parte del tessuto sociale.
    O viviamo in due paesi diversi oppure qualcosa non mi quadra.
    Qualche secolo di evoluzione dell'uomo in senso lato poi potremo riparlarne.
    La teoria economica austriaca litiga leggermente con la teoria di Darwin.
    Tornando al mio intervento precedente una combriccola di lestofanti, leggi stato, vista l'impossibilità di tenere in ordine infrastrutture (che rappresentano un monopolio naturale,abbiamo presente cosa significhi costruire un'altra rete autostradale per fare concorrenza ai benetton? oppure acquedotti e reti fognarie?) cede a lor signori prenditori.
    Risultato: Niente manutenzione e prezzi triplicati, ritorno sul capitale del 10% per l'acqua penso anche di più.
    Il mondo si divide in due, da una parte chi precipita dai ponti, dall'altra chi si compra abertis.
    Eliminare lo stato forse tra qualche secolo, io mi accontenterei di ridurlo del 70% lasciandogli in mano giusto l'indispensabile.
    Il rischio che ci cada in testa una tegola in testa rimane, ma perlomeno con qualche euro in più in tasca.
    Troppo fede in qualsiasi teoria di qualsiasi genere non aiuta a progredire, c'è sempre qualcosa da imparare anche dal tuo peggior nemico.
    Keynes: nel lungo periodo siamo tutti morti.
    Come dargli torto?

    Le auguro buone cose

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    1. Salve Anonimo.

      Lei infatti fa bene a far emergere il problema. Infatti non esiste una soluzione unica e condivisa che possa mettere insieme le varie necessità degli individui, proprio perché in tal materia non esistono soluzioni uniche. Il fatto che se ne voglia discutere è positivo, ma devono essere coloro che usufruiscono del servizio a decidere, non un gruppo ristretto di individui che impone una presunta soluzione percorribile. Io in quanto individuo posso dire la mia, ma non posso fornire una soluzione applicabile in generale. Sarei un presuntuoso e un fasullo (a differenza di altri soggetti che ho visto negli ultimi giorni ergersi a sostenitori del libero mercato, ma poi scrivere articoli pro-nazionalizzazione "perché è stato chiesto loro"). Continuare su questa strada è ovvio dove ci sta portando: il baratro.

      È arrivato il momento di capire una cosa: lo stato non è in grado di gestire niente. Qualsiasi soluzione presupponga l'intervento di questo assassino truffatore, non solo non comprende lo sfascio cui siamo di fronte, ma avalla la continuazione di questa lenta discesa di lemming dalla scogliera. Lo stato in cui versano le strade, tra l'altro, rappresenta la pistola fumante di come il calcolo economico sia qualcosa di estraneo alla pianificazione centrale. Intavolare una discussione deve passare per forza di cose dalla disobbedienza civile, che può essere effettuata in qualsiasi modo e attaccandosi a qualsiasi cavillo legale. Affamare la bestia utilizzando la stessa selva burocratica con cui opprime giornalmente gli individui, oltre ad essere un ironico metodo d'azione, rappresenta l'arma perfetta per far sentire la propria voce. Immagini cosa possa significare per le casse dello stato, ad esempio, la posticipazione del pagamento del bollo...

      Comunque, voglio essere buono oggi e addirittura avallare una totale o parziale "(ri)nazionalizzazione" delle autostrade, ad esempio. Quali sono le sanzioni negative in caso di fallimento o sciagura? Piccolo promemoria: è notizia recente che documenti importanti riguardanti il disastro del viadotto crollato tempo addietro, e che ha causato la morte di una persona, sono stati "misteriosamente" smarriti durante un trasloco... ma guarda un po' il caso.... Lo stato non può essere portato in tribunale e quasi mai i responsabili delle sciagure in cui c'entra lo stato pagano il prezzo della loro negligenza. In conclusione, va bene discutere di questo problema per trovare la soluzione, ma è ormai comprovato fino allo spasmo che lo stato deve starne fuori.

      Lettura consigliata: The Privatization of Roads and Highways, Walter Block, 2009, Ludwig von Mises Intitute.

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    2. http://m.dagospia.com/bannon-sta-creando-gli-avengers-dei-populisti-un-super-gruppo-salvini-e-un-leader-globale-182562

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    3. Sostanzialmente d'accordo sui disastri provocati dallo stato e che un sistema centrato sull'individuo sia il migliore possibile, contesto il momento storico visto che stiamo vivendo una decadenza etica, morale, culturale tipica dei fine impero. Sicuramente non il terreno migliore per dare ampia libertà agli individui, anzi.

      Erroneamente si tende a vedere le cose secondo la propria aspettativa di vita, mentre ci troviamo in un mondo che evolve in tutto il suo insieme, da centinaia di milioni di anni. Certamante arriverà il momento ma sicuramente noi non faremo in tempo a viverlo, almeno non in questa vita.

      Hoppe nel suo democrazia il dio che ha fallito argomenta in modo chiaro come il passaggio dalle monarchie alle democrazie sia stato peggiorativo, praticamente un secolo sprecato il nostro, questo per capire che la nostra vita nellla storia complessiva del mondo sia poco più di un lampo.

      Lettura consigliata: Psicologia delle folle, Gustav Le Bon

      Da cui estrapolo un passaggio: Il destino dei popoli è determinato dai loro caratteri e non dai loro governi.

      Traduco per gli amici austriaci, liberisti,liberali e compagnia cantante: Il presente e futuro prossimo italiano, e della maggiorparte del mondo occidentale, lo abbiamo plasmato a nostra immagine e somiglianza. Fossimo cresciuti in un regime, una monarchia oppure in sistema libertario le differenze sarebbero state trascurabili.

      buona serata

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