lunedì 10 settembre 2018

Il più grande e fasullo bull market mai visto





di David Stockman


Ora che i robo-trader hanno fatto raggiungere all'indice S&P 500 un double top a 2897, val la pena di ricordare che questo mercato azionario in forte espansione è il più grande e fasullo bull market della storia. È una funzione delle massicce iniezioni di liquidità nel sistema finanziario da parte della banca centrale, le quali hanno trasformato Wall Street e altri mercati azionari del mondo in bische clandestine di gioco d'azzardo.

Infatti nell'attuale ambiente irreale i feticisti dei grafici sono diventati sordi, stupidi e ciechi nei confronti di tutto ciò che accade sul Pianeta Terra. Dopotutto, se si vogliono ulteriori prove di questo fatto, quali potrebbero essere più indicative di un sistema politico al collasso che procede alla deificazione assolutamente falsa del defunto senatore John McCain?

Gente, sbirciate sotto la superficie dell'agiografia mediatica. Non si tratta del presunto eroismo, delle virtù e del servizio per l'America, perché non è esistito niente di tutto ciò.

John S. McCain III proveniva dai lombi del Leviatano e ha passato ogni singolo giorno della sua vita adulta al soldo della Città Imperiale ed a chiedere una nuova guerra, guerra sempre e comunque. La variante a questo adagio era il cambio di regime, la soppressione delle libertà di Paesi esteri mediante i servizi segreti e la demonizzazione egemonica di qualsiasi nazione (Russia, Iran, Siria, Iraq, ecc.) che non si piegava ai dettami di Washington.

È stato anche il massimo esponente dei salvataggi statali e della baldoria di stampa di denaro delle banche centrali avviati nel settembre 2008, quando McCain sospese la sua campagna presidenziale per tornare a Washington ed affrontare la cosiddetta crisi finanziaria.

Ma invece di sostenere il libero mercato e la rettitudine fiscale in memoria dell'eredità del suo illustre precursore, Barry Goldwater, ha capitolato per convenienza e ha avallato l'odioso TARP e il salvataggio da parte della FED di AIG, Morgan Stanley, Goldman Sachs e altri player più piccoli di Wall Street.

Quindi chiamiamo le cose col loro nome: quando il deputato democratico John Lewis, che era il tenente supremo di Martin Luther King nella lotta contro Jim Crow e la guerra del Vietnam negli anni '60, ha detto che McCain è stato un "guerriero per la pace", il desiderio di impazzire e strapparsi i capelli è comprensibile.

Se leggiamo tra le righe, invece, capiamo che l'elogio esagerato di McCain è solo il linguaggio di Washington; è un modo rispettabile per sfogare l'odio rabbioso nei confronti di Trump.

Data questa verità, perché abbracciare una bolla finanziaria che è totalmente dipendente dalla politica e dalla banca centrale?

Dopotutto, non vi è alcun fondamentale economico a giustificazione di un Dow a 26,000, un NASDAQ a 8,000 e un S&P 500 a 2,900. Questi sono solo numeri dei casinò, supportati solo dalla presunzione che Washington non lascerà mai esplodere le bolle.

Cioè, a differenza dell'aprile 2000 o del settembre 2008 siamo ipoteticamente alla fine di tutti i cicli e quindi della storia finanziaria... ma perché?

Apparentemente perché Donald Trump, Mitch McConnell, Nancy Pelosi, Chuckles Schumer e Jay Powell vi coprono le spalle!

E non è un'iperbole. Non quando ogni traccia di sound money, determinazione onesta dei prezzi e disciplina finanziaria è scomparsa. Ciò che rimane non è altro che la volontà dei politici di Washington di consegnare pasti gratuiti agli speculatori di Wall Street e all'1% e il 10% che detengono rispettivamente il 45% e l'85% del mercato azionario.

Ma ecco la notizia che Wall Street ignora: Washington è sull'orlo di un colpo di stato volto a rimuovere un megalomane instabile dall'Ufficio Ovale, il quale è considerato praticamente da tutti nella classe politica di Washington come un intruso illegittimo e detestabile.

E credeteci, ora che il gendarme ribelle di Mueller e il Procuratore degli Stati Uniti per il Distretto Meridionale di New York hanno preso al lazo il trio di ciarlatani di Donald (Michael Cohen, David Pecker e Allen Weisselberg), non c'è modo di fermare la coltellata politica finale.


Ma Donald J. Trump non andrà giù senza portarsi dietro tutti.

E con ciò intendiamo che perseguirà la sua Guerra Commerciale sul mondo fino a che l'economia globale non cadrà. Inoltre aggiungerà ulteriore benzina sul fuoco con le sue sanzioni contro qualsiasi malfattore (come la Russia, l'Iran e qualsiasi altra nazione che commercia con loro) che osa sfidare la Washington imperiale.

E poi spingerà senza dubbio il deficit statale contro i contribuenti nati e non nati dell'America fino a quando i mercati obbligazionari non si frattureranno per l'afflusso di $2,000 miliardi di debito pubblico che la FED scaricherà e che lo Zio Sam emetterà.

Donald non comprende praticamente nulla del sistema commerciale globale, ciononostante spingerà le cose fino al punto di rottura e diventerà sempre più disperato, avventato ed impulsivo man mano che il Deep State, i democratici e la maggior parte dei repubblicani lo assedierà fino al termine del suo mandato.

Prendete in considerazione l'odierna trovata pubblicitaria di un "accordo" con il Messico sul NAFTA.

I lavoratori nel settore automobilistico in Messico ringraziano Donald per il grande rilancio dei salari a $16 l'ora; e Washington ed il suo gregge di avvocati e consulenti saranno più che felici di inginocchiarsi per far rispettare l'accordo.

Cioè, esaminare ogni marca e modello di auto proveniente dal Messico per assicurarsi che tra le sue 5,000 libbre di metallo, vetro, gomma, plastica, fibre, rame e silicio e 30,000 parti il 45% sia stato realizzato con manodopera a $16 l'ora o più e il 75% del contenuto abbia avuto origine negli Stati Uniti o in Messico.

Sì, è un vantaggio per i burocrati e per la manodopera messicana, ma non ha assolutamente nulla a che vedere con lo slogan MAGA. Il lavoro americano incarnato nei ricambi auto e nelle gamme di assemblaggio da $25/ora a $60/ora (inclusi i benefici sociali e le imposte sui salari) non è ancora in grado di competere con il Messico, nemmeno sotto le nuove restrizioni di Trump sul Paese d'origine e sul costo del lavoro.

Questo perché la FED ha gonfiato i costi, i prezzi e le retribuzioni interne negli ultimi 30 anni, quando un sistema monetario onesto avrebbe causato una loro persistente deflazione.

Infatti i negoziatori messicani stavano letteralmente supplicando: "Non buttarci in una fossa, Brer Donald"!

E tutto per risolvere un problema del NAFTA che non aveva nulla a che fare con i termini dell'accordo nel 1993, ed invece aveva a che fare con una repressione finanziaria della banca centrale che Donald vuole peggiorare.

Eppure, quando i politici cadranno a vicenda nei prossimi due anni, che tipo di economia si nasconde sotto la bolla più grande di sempre a Wall Street?

La verità: un'economia debole e malandata, fatto solo sottilmente offuscato da una patina di buon umore a Wall Street e retorica Trumpiana.

Alla chiusura odierna dell'indice S&P 500 a 2897, l'indice sale dell'85% rispetto al picco pre-crisi a 1562 nell'ottobre 2007. Anche quando si sottrae l'inflazione dall'indice (e si ignorano anche il beneficio dei dividendi annuali pari al 2%), la salita dall'ultimo picco circa 11 anni fa è del 55%.

In questo arco temporale come ha reagito invece Main Street? Un mero guadagno dell'1.2% nel reddito medio reale delle famiglie. In 11 anni!

Esatto, nonostante la presunta esperienza di quasi-morte di Wall Street tra il settembre 2008 ed il marzo 2009, il valore reale del mercato azionario è aumentato di circa 45 volte più dei redditi medi reali dal picco pre-crisi.

Infatti, come mostrato dalla linea blu nel grafico qui sotto, il reddito medio reale delle famiglie non è andato da nessuna parte sin dall'inizio di questo secolo.


E c'è molto di più. Ad esempio, se ci sono due ingredienti fondamentali per l'economia di Main Street, questi sono la produzione industriale e le ore di lavoro impiegate.

Quest'ultimo numero mette a dura prova le misurazioni del tasso di disoccupazione U-3, il quale ignora i 96 milioni di adulti che il BLS ritiene non essere nella forza lavoro; e il primo cattura il cuore del PIL senza tutte le dubbie imputazioni del Dipartimento del Commercio ($1,700 miliardi di proprietari di case che affittano le proprie case) e la "produzione" gonfiata del settore sanitario, educativo e dei servizi sociali, che sono essenzialmente parassiti per i contribuenti e la carta di credito dello zio Sam.

Cioè, i due parametri scelti da noi sono misure fisiche di base e sono quindi paragonabili ai prezzi delle azioni aggiustati all'inflazione e ai redditi delle famiglie. Tuttavia la produzione industriale (linea arancione) è cresciuta di appena il 3.3% durante gli ultimi 11 anni e le ore di manodopera impiegate dalla A alla Z nell'economia degli Stati Uniti sono aumentate solo del 5.4%.

Infatti si consideri che al picco pre-crisi del giugno 2007 venivano impiegate circa 237 miliardi di ore di lavoro negli Stati Uniti ad un tasso annualizzato. Eppure, nel secondo trimestre del 2018, il numero è salito a soli 254 miliardi.

Quindi come si ottiene un guadagno del 55% nell'indice del mercato azionario aggiustato all'inflazione con solo il 5.4% in più di input di lavoro?

Non lo si ottiene, a meno che non ci sia stata una spettacolare esplosione di produttività, che sicuramente non c'è stata.


Ciò che stiamo dicendo, naturalmente, è che gli indici azionari di Wall Street hanno ampiamente superato i magri guadagni nell'economia di Main Street dal picco pre-crisi; e che in questa fase finale del ciclo economico, a soli 10 mesi dal record di quello precedente, non esiste più un'equazione rischio/rendimento plausibile.

Questo perché i guadagni crolleranno durante la prossima recessione, del 40% o più se la storia è una guida. E questa cifra è probabilmente conservativa se consideriamo anche l'elefante nel casinò che Wall Street si rifiuta ostinatamente di riconoscere.

Infatti, a giugno 2007, i guadagni dell'indice S&P 500 avevano raggiunto un picco di $85 per azione, ma ciò rifletteva pienamente $55 per azione d'interessi passivi al netto delle imposte. Nel periodo annuale terminante a dicembre 2017, quando gli utili per azione erano a $110 per azione, riflettevano solo $19 per azione d'interessi passivi al netto delle imposte.

In altre parole, oltre il 100% del guadagno negli ultimi 11 anni è dovuto alla drastica repressione finanziaria delle banche centrali e al suo impatto sugli interessi passivi aziendali.

Eppure le banche centrali del mondo, guidate dalla FED, hanno invertito la rotta in favore del QT (quantitative tightening) e di una normalizzazione dei tassi d'interesse, anche se il valore della deduzione delle spese per interessi è stato ridotto a spiccioli grazie alla nuova aliquota d'imposta effettiva a circa il 15%.

Quindi la spesa per interessi sta risalendo e non è affatto presa in considerazione, così come la prossima recessione e soprattutto la catastrofe fiscale generazionale che incombe nel 2020 quando 80 milioni di baby-boomer inizieranno ad incassare gli assegni di previdenza sociale/Medicare.

Inoltre nel secondo trimestre del 2007 il reddito netto aggregato aggiustato all'inflazione delle società nell'indice S&P 500 era di $240 miliardi e durante il secondo trimestre del 2018 era di $280 miliardi (al lordo dell'aliquota fiscale più bassa).

Si tratta di un aumento del 15% dei profitti reali in quasi 11 anni, una cifra che non garantisce un guadagno del 55% nell'indice S&P 500.

Detto in modo diverso, anche con la nuova aliquota fiscale, che rappresenta solo un cambiamento una tantum dei profitti e non un fattore di crescita permanente, il reddito netto aggregato (non per azione) ammontava a $295 miliardi nel secondo trimestre di quest'anno. Allo stesso tempo, questi guadagni riflettevano i bilanci societari collettivi con circa $7,000 miliardi di debito dichiarato e passività correlate.

Vale a dire, da qui anche un aumento di 150 punti base degli interessi societari costerà (a trimestre) all'indice S&P 500 circa $105 miliardi al lordo delle tasse, e circa $90 miliardi al netto delle imposte!

Non pensiamo che ci voglia molto tempo. Oggi l'indice S&P 500 ha sfoggiato una capitalizzazione di mercato di oltre $24,000 miliardi. Se il reddito netto annualizzato arriva a $800 miliardi, ciò significa che il mercato è trattato al 30X gli utili prima di un qualsiasi impatto di una recessione!

Come abbiamo detto, non c'è mai stato un bull market più grande e fasullo di questo nella storia finanziaria.

E non c'è la minima possibilità che l'imminente bagno di sangue politico a Washington possa sostenere la bolla di Wall Street molto più a lungo.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/


3 commenti:

  1. Finalmente! Quanto affermato da questo articolo l'avevo detto da almeno 2 anni. E' la pura verita'. Anche per me è il più grande e fasullo bull market della storia.
    Tutto manovrato, come sempre..., solo ed esclusivamente speculazioni, altro che economia!
    Wall Street decide le sorti mondiali....., gli altri Paesi seguono come pecorelle.....

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  2. Chi segue il lavoro che ho svolto sin dall'apertura del mio blog, Freedonia, non si aspettava di trovare l'ennesimo spazio virtuale in cui si promettevano analisi economiche fotocopia a quelle che potevano essere trovate su un qualsiasi manuale universitario o le promesse di un accalappiatore di polli che voleva portare al macello le pecore (leggasi trader del fine settimana abbagliati dai delta). No, ciò che ha trovato sulle mie pagine è stata una teoria solida (la quale non viene mai menzionata dai critici, poiché ben coscienti di questo aspetto) la quale permette agli individui che la studiano e ne seguono gli sviluppi, qual è la causa di eventi macroeconomici che spesso coglie alla sprovvista coloro che si suppone "sappiano meglio". Poco prima del loro crollo, Bear Sterns e Lehman Brothers erano state premiate come banche virtuose e di successo. Si suppone quindi che fossero pingui di trader scaltri e lungimiranti. Invece si sono dimostrati dei poveri fessi, così come i critici che durante suddette premiazioni accusavano gli economisti Austriaci di essere degli sciroccati. Durante il ciclo precedente, gli Austriaci iniziarono ad avvertire di problemi a livello economico sin dal 2004. Pochi li presero sul serio, soprattutto perché "era da tanto che predicavano un crollo e alla fine deve arrivare".

    E' sempre la solita storia. Si inizia con "il mercato salirà per sempre, non c'è da preoccuparsi", poi si prosegue "il mercato sale, ma i profeti di sventura si fanno belli seminando catastrofi che alla fine possono avvenire", infine "è solo una correzioen fisiologica, non vendete". Il buon trader non è quello che fa guadagnare, è quello che non fa incappare i clienti in enormi perdite. Ma questo i trader del fine settimana non lo capiscono. vivono nel loro mondo fatto id delta e come allampanati sbavano davanti i numeri lasciandosi sfuggire ciò che Bastiat riteneva più importante: ciò che non si vede. Cosa non si vede? Non si vede la disconnessione tra l'economia reale e quella finanziaria, non si vede l'allocazione errata del capitale (questo perché gli Austriaci, a differenza di tutte le altre scuole, hanno una teoria del capitale solida), non si vede come le statistiche ufficiali siano annacquate attraverso l'aggiustamento edonico, non si vede come i numeri delle azioni siano gonfiate dall'ingegneria finanziaria alimentata dalla stampante monetaria delle banche centrali, non si vede come quest'ultimo fatto abbia gonfiato abnormemente l'inflazione dei prezzi reale, ecc.

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    1. Non c'è un minimo di confutazione di questi aspetti. Analogamente a quanto sto dicendo, la stessa cosa vale per tutti coloro che hanno avvertito con largo anticipo il dissesto del ponte Morandi, ciononostante il traffico è continuato a circolare. Un rischio enorme se avessero saputo a tutti gli effetti a cosa stavano andando incontro. Chiamereste profeta di sventura chi, dettagliando la precarietà della struttura del ponte, avvertiva di starne alla larga? Gli Austriaci, e il sottoscritto in particolare, stanno spiegando "come" e "perché" attualmente, ad esempio, si corre un rischio enorme a posizionarsi nel mercato azionario. Esso è alimentato sostanzialmente dall'esuberanza alimentata negli ultimi anni dall'espansione monetaria delle principali banche entrali del mondo, oltre al livello assurdo raggiunto dai tassi d'interesse. Storie simili infatti sono i figli deformi nati dalla follia monetaria targata QE e ZIRP (in alcuni casi anche NIRP).

      Qualcuno potrebbe obiettare: "Ma se io piccolo investitore investo e guadagno qualcosa, non mi interessa". A patto di uscire per tempo, e la prospettiva della maggior parte degli investitori (piccoli/medi) è di lunghissimo termine, bisogna porsi la seguente domanda: quanto vale REALMENTE ciò che ho guadagnato? Perché come vediamo nella prima immagine, gli asset finanziari in tasca alle famiglie americane sono esplosi, ma il potere d'acquisto dell'unità di conto è colato a picco (seconda immagine). E tanti saluti ai trader del fine settimana che si sentono padreterni ma lo stato frega loro sotto il anso ciò che guadagno in modo diretto e indiretto. Ma senza una teoria solida alle loro spalle sono tanto imbambolati dai loro profitti fasulli che si lasciano derubare come dei fessi.

      Poi però mi tocca sentire storie come quelle della Tilray che viene decantata come un miracolo finanziario e la prossima manna per gli investitori saggi, mentre gli stessi che dicono queste fregnacce sono gli stessi che liquidano Bitcoin come una bolla. Ripeto, è la teoria solida che divide le persone lungimiranti dal resto della schiuma di umanità che viene costantemente tosata.

      Nota a margine: il blog del sottoscritto ha iniziato a tessere le lodi di Bitcoin nel lontano 2011 permettendo a chiunque avesse ascoltato di staccare un potenziale guadagno del 19,000% e uno effettivo del 6,000%.

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