lunedì 27 agosto 2018

Preparatevi ad una maxi-svalutazione cinese





di James Rickards


Per oltre un anno ho sostenuto che le minacce commerciali del presidente Trump dovevano essere prese sul serio, mentre la maggior parte di Wall Street le ha minimizzate. Ora le guerre commerciali sono qui come ci aspettavamo, e peggioreranno prima di essere risolte.

Le guerre tra valute sorgono in una condizione di troppo debito e di crescita troppo scarsa. Le potenze economiche cercano di sottrarre la crescita ai loro partner commerciali svalutando le loro valute per promuovere le esportazioni ed importare l'inflazione.

Ma la Cina non può percorrere molto a lungo la via dei dazi.

Importa solo circa $150 miliardi di esportazioni statunitensi. Alla velocità con cui stanno andando, finiranno le merci su cui imporre dazi. Trump può andare avanti perché gli Stati Uniti importano molto di più dalla Cina.

Ma i cinesi sono ossessionati dal non voler perdere la faccia. Il presidente cinese Xi è appena stato nominato dittatore a vita. Non vuole iniziare il suo nuovo regime dittatoriale facendo marcia indietro da un braccio di ferro con Donald Trump. Quindi ha bisogno di un'altra opzione.

Affinché la Cina continui a combattere, ha bisogno di una risposta asimmetrica; ha bisogno di combattere la guerra commerciale con qualcosa di diverso dai dazi.

La Cina detiene oltre $1,200 miliardi di titoli del Tesoro statunitensi. Alcuni analisti dicono che la Cina può scaricare questi titoli del Tesoro sui mercati mondiali e far aumentare i tassi d'interesse negli Stati Uniti. Ciò farà aumentare anche i tassi dei mutui, danneggerà il mercato immobiliare negli Stati Uniti e potrebbe scaraventare l'economia statunitense in una recessione. Gli analisti la definiscono "l'opzione nucleare della Cina" quando si tratta di combattere una guerra finanziaria con Trump.

C'è solo un problema.

Tale opzione è un disastro. Se la Cina vendesse alcuni dei titoli del Tesoro USA in suo possesso, si auto-danneggerebbe perché qualsiasi aumento dei tassi d'interesse ridurrebbe il valore di mercato di ciò che ha ancora in pancia.

Inoltre ci sono un sacco di acquirenti in giro se la Cina diventasse un venditore. Quei titoli del Tesoro USA verrebbero acquistati dalle banche degli Stati Uniti, o persino dalla stessa FED. Se la Cina perseguisse una versione estrema di questo dumping, il Presidente degli Stati Uniti potrebbe interromperla con una sola telefonata al Tesoro USA.

Questo perché gli Stati Uniti controllano il libro mastro digitale che registra la proprietà di tutti i titoli del Tesoro USA. Potrebbero congelare i conti obbligazionari cinesi e questa sarebbe la fine. Quindi non vi preoccupare quando sentite che la Cina può vendere i titoli del Tesoro statunitensi. La Cina è bloccata. Non ha una cosiddetta opzione nucleare in questo mercato.

Ma se non può vincere una guerra commerciale, può provare a vincere una guerra tra valute invece...

Sebbene la Cina non abbia una cosiddetta "opzione nucleare", questo non significa che non abbia proiettili in una guerra finanziaria. La Cina non può imporre tanti dazi quanto Trump e non può scaricare i titoli del Tesoro USA, ma può contrastare la guerra commerciale combattendo una guerra tra valute.

Se Trump impone dazi del 25% sulle merci cinesi, la Cina potrebbe semplicemente svalutare la propria valuta del 25%. Ciò tornerebbe a rendere meno i cari i prodotti cinesi per gli acquirenti statunitensi. L'effetto netto sul prezzo rimarrebbe invariato e gli americani potrebbero continuare a comprare beni cinesi allo stesso prezzo in dollari.

L'impatto di una tale svalutazione non sarebbe limitato alla guerra commerciale. Uno yuan più economico esporta deflazione dalla Cina verso gli Stati Uniti e rende più difficile per la FED raggiungere il suo obiettivo d'inflazione.

Inoltre le ultime due volte che la Cina ha provato a svalutare la sua valuta, agosto 2015 e dicembre 2015, i mercati azionari statunitensi sono crollati di oltre l'11% nel giro di poche settimane. Quindi se la guerra commerciale dovesse intensificarsi, come mi aspetto, non preoccupatevi che la Cina imponga dazi doganali.

Guardate la valuta, ecco dove la Cina reagirà. Quando lo farà, i mercati azionari statunitensi saranno le prime vittime.

Forse pensate che sia improbabile perché sarebbe una reazione estrema da parte della Cina, ma dovete mettervi nei panni della leadership cinese.

Queste non sono questioni accademiche per i leader cinesi, entrano nel cuore della loro legittimità al governo.

L'economia cinese non si limita a fornire posti di lavoro, beni e servizi. Riguarda la sopravvivenza del Partito Comunista Cinese che affronta una crisi esistenziale se non riesce ad apparire forte. L'imperativo della leadership cinese è quello di evitare disordini sociali.

Se la Cina andasse incontro ad una crisi finanziaria, Xi potrebbe perdere rapidamente quello che i cinesi chiamano "Il mandato dal cielo". Questo termine descrive l'intangibile benevolenza e il sostegno popolare che sono stati necessari agli imperatori per governare la Cina negli ultimi 3,000 anni.

Se il mandato dal cielo è perduto, un governante può cadere rapidamente.

Metà degli investimenti della Cina sono uno spreco totale di capitali; producono lavori ed utilizzano input come cemento, acciaio, rame e vetro, ma il prodotto finito, che sia una città, una stazione ferroviaria o un'arena sportiva, è spesso una cattedrale nel deserto che rimarrà inutilizzata.

Negli ultimi anni la crescita cinese è stata del 6.5-10%, ma in realtà è stata più vicina al 5% o più bassa una volta effettuato un aggiustamento agli sprechi. Il paesaggio cinese è disseminato di "città fantasma" che sono il risultato di investimenti improduttivi e di un modello di sviluppo imperfetto.

Quel che è peggio è che queste cattedrali nel deserto vengono finanziate con un debito che non potrà mai essere ripagato, senza contare la manutenzione necessaria nel caso volessero essere utilizzate in futuro.

Essenzialmente la Cina ha di fronte un dilemma senza una via d'uscita: da un lato, la Cina ha guidato la crescita negli ultimi otto anni con credito in eccesso, investimenti infrastrutturali inutili e schemi di Ponzi.

La leadership cinese lo sa, ma ha dovuto tenere in moto la macchina della crescita per creare posti di lavoro per milioni di migranti che si trasferivano dalle campagne alle città e per sostenere i posti di lavoro per altri milioni già nelle città.

I due modi di sbarazzarsi del debito sono la deflazione (che si traduce in liquidazioni, fallimenti e disoccupazione) o inflazione (che si traduce in furto di potere d'acquisto, simile ad un aumento delle tasse).

Entrambe le alternative sono inaccettabili per i comunisti, perché mancano della legittimità politica per sopportare disoccupazione o inflazione. Entrambe le politiche causerebbero disordini sociali ed innescherebbero una potenziale rivoluzione.

Le contraddizioni interne della Cina sono tante e deve confrontarsi con un sistema bancario insolvente, una bolla immobiliare e uno schema di Ponzi (es. wealth management products, WMP) da $1,000 miliardi che sta iniziando a crollare.

Uno yuan molto più debole darebbe alla Cina un po' di spazio di manovra politico in termini di utilizzo delle sue riserve per risolvere alcuni di questi problemi.

Una maxi-svalutazione della sua valuta è probabilmente il modo migliore per evitare i disordini sociali che terrorizzano la Cina.

Quando ciò accadrà, probabilmente entro la fine di quest'anno in risposta alla guerra commerciale di Trump, gli effetti non saranno limitati alla Cina. Una grande svalutazione dello yuan rappresenterà un evento critico come lo è stato quello dell'agosto e dicembre 2015 (entrambe le volte le azioni degli Stati Uniti sono scese oltre il 10% in poche settimane).

La Cina non ha un'opzione nucleare nella guerra commerciale, ma ha un'arma molto potente che è pronta ad usare.

Saluti,


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/


1 commento:

  1. Non si può negare il notevole progresso economico della Cina negli ultimi trent'anni. Centinaia di milioni di persone sono sfuggite alla povertà e hanno trovato un impiego nella produzione industriale o nel settore dei servizi. I balzi fatti dal settore delle infrastrutture sono stati storici: alcuni dei migliori treni del mondo, hub di trasporto all'avanguardia, sistemi di telecomunicazione all'avanguardia e un esercito in rapido miglioramento.

    Eppure questa è solo metà della storia. L'altra metà è pura spazzatura, frode e furto. Circa il 45% del PIL cinese è nella categoria degli "investimenti" (gli Stati Uniti hanno circa il 70% in consumi e il 20% in investimenti). Almeno metà di questi investimenti è costituito da sprechi: "città fantasma" con grattacieli, appartamenti, alberghi, club e reti di trasporto completamente vuoti. I funzionari cinesi cercano di difendere queste scelte sostenendo che sono state costruite per il futuro. Questa è una sciocchezza, perché come tutti gli statalisti si scordano della manutenzione. Questi nuovi edifici richiedono occupanti, affitti e manutenzione continua per rimanere funzionali. Le città fantasma saranno obsolete molto prima che siano mai state occupate.

    Tutto ciò sarebbe "sostenibile" se la Cina avesse una capacità illimitata di espandere il proprio debito ed avesse ampie riserve per affrontare una crisi bancaria o di liquidità. Sappiamo tutti che non è così (tranne nel mondo fatato dei keynesiani). La produzione industriale mostra segnali evidenti di rallentamento e anche gli investimenti fissi. Il reddito disponibile delle famiglie sta diminuendo, poiché l'inflazione è sottostimata dai dati ufficiali (la maggior parte delle analisi indipendenti è del parere che l'inflazione reale sia superiore di 2 punti percentuali a quella mostrata dai dati ufficiali). Il costo della vita è aumentato molto rapidamente e le recenti svalutazioni si aggiungono a questo problema, il che rende la capacità di rimborso del debito un'utopia.

    La bolla immobiliare è chiaramente una minaccia e la crescita del credito sta perdendo slancio, come vediamo dai grafici. La crescita della massa monetaria cinese supera quella degli Stati Uniti, mentre una parte significativa degli investimenti fissi è destinata a settori a bassa produttività o a rendimenti inferiori al costo del capitale. L'idea che lo yuan sia "coperto sull'oro" scompare quando guardiamo le riserve totali d'oro rispetto all'offerta di moneta: meno dello 0,25% dell'offerta di moneta cinese.

    Sfortunatamente la svalutazione cinese non sta rendendo il Paese più competitivo, ma sta rendendo più rischioso il debito delle famiglie e delle imprese man mano che il potere d'acquisto dello yuan diminuisce. Turchia, Argentina e Venezuela sono grandi economie in via di sviluppo che si trovano in diverse fasi di collasso economico e minacciano l'economia globale con il rischio di contagio.

    Ma queste tre economie combinate non sono così grandi o importanti come la Cina.

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