Bibliografia

lunedì 13 agosto 2018

Le infezioni della pianificazione monetaria centrale, Parte #1





di David Stockman


Stamattina lo zombie-box ha sfornato l'ennesimo keynesiano da strapazzo, un economista di nome Ian Shepherdson, il quale ha dato il segnale per comprare azioni.

Ha affermato che i cicli economici non finiscono mai, e che la FED vi copre le spalle e porterà il PIL sempre più in alto. Inoltre vi è un'enorme domanda repressa di spese in conto capitale, che presumibilmente determinerà una nuova fase di forte crescita del PIL.

Questa prospettiva è così ridicola che potremmo liquidarla come una tipica sciocchezza di Wall Street. Dopotutto, di seguito ci sono le 28 espansioni commerciali precedenti sin dal 1879, e tutte sono sicuramente finite. E 10 di loro prima che la FED aprisse i battenti nel 1914.

Quindi non si può dire che tutto ciò che è emerso prima del giugno 2009, quando è iniziata l'attuale e presunta ripresa economica, sia preistoria; e che l'economia statunitense sia ora sotto la straordinaria tutela degli strateghi keynesiani presso la FED che hanno infine scoperto il segreto di una piena occupazione perenne, un mondo senza fine.

Perlomeno questa cosa la sa chi dispone di un briciolo di buon senso e sa anche che i dottorati sono inutili nel mantenere sulla "retta via" un'economia da $19,000 miliardi.

Infatti gli Ian Shepherdson del mondo sono solo il gruppo ausiliario dei burocrati keynesiani che gestiscono la FED e altre banche centrali, aventi la stessa arroganza anti-mercato.

Hanno passato gli ultimi 10 anni a bloccare, annullare e soffocare le forze di mercato nel sistema finanziario. Così facendo hanno drasticamente falsificato tutti i prezzi degli asset finanziari: dai carry trade, alle azioni FAANG, al decennale USA, alle obbligazioni spazzatura, al debito a 100 anni emesso dall'Argentina lo scorso giugno, ecc.

Il risultato è un sistema finanziario pieno di bolle incendiarie, eccessi speculativi e trappole finanziarie, come le centinaia di miliardi in traffici di parità di rischio, o nelle azioni del momento come Amazon, Netflix, Nvidia e Broadcom. Negli ultimi 5 anni questi ultimi due hanno fatto registrare guadagni rispettivamente del 17X e del 12X in capitalizzazione di mercato rispetto alla crescita del loro reddito netto del 5X e del 4X.

Inoltre queste distorsioni si sono riversate nell'economia reale.

La Finanza delle Bolle della FED a Wall Street, infatti, è un'attività che finisce per predare Main Street. Incoraggia i piani alti delle grandi aziende ad utilizzare flussi di cassa e bilanci per finanziare massicce manovre d'ingegneria finanziaria, riducendo quindi gli investimenti in attività produttive, nuovi prodotti, impiegati più efficienti e qualificati, e altri ingredienti imprenditoriali legati alla crescita capitalista.

Di conseguenza, come nel caso di un anziano le cui difese indebolite e la ridotta capacità di recupero aprono la porta ad infezioni e ad altre minacce esogene, l'economia di Main Street è vulnerabile.

In una parola, l'economia americana è ora piena di infezioni e menomazioni debilitanti; ed avendo visto un'espansione di 106 mesi, o 2.5 volte il ciclo storico medio, è ben oltre il punto ottuagenario sulla scala dell'età dei cicli economici.

Allo stesso tempo, i medici economici domiciliati nell'Eccles Building sono completamente persi: dopo aver provato la ZIRP ed esperimenti come il QE per più di dieci anni, che non hanno ripristinato la crescita capitalistica vigorosa e del tenore di vita, ora hanno sbandato in direzione opposta, facendo finta di sapere l'ora esatta ed i dosaggi del QT (quantitative tightening).

Ci permettiamo di dissentire. Stanno improvvisando man mano che vanno avanti.

Il passaggio radicale del dover drenare $2,000 miliardi dai mercati obbligazionari nei prossimi anni è l'equivalente monetario di ferirsi prima e poi curare il sanguinamento. Infatti il bilancio della FED è stato ampliato orribilmente di $3,500 miliardi negli ultimi 123 mesi.


Quindi da qui inizia un discorso sull'ovvio.

La scorsa settimana Wall Street è tornata di nuovo a festeggiare per i numeri ridicoli del PIL del secondo trimestre. Erano leggermente superiori alle aspettative pubblicate dal BEA, i quali saranno rivisti più e più volte; e la fandonia completamente irrilevante è che ci sia una presunta "stagionalità residua" nei numeri del secondo trimestre, rendendoli così ancor più forti di quanto appaiano.

Cosa ancora più importante, il rapporto conteneva numerosi segnali del fatto che l'economia di Main Street è piena di menomazioni, distorsioni e lacune profondamente radicate che la rendono particolarmente vulnerabile alla normalizzazione dei tassi d'interesse e al QT della FED. Ad esempio, le cifre delle spese in conto capitale non sfuggono alla loro lunga stagnazione.

Infatti il numero mensile più recente per le spese in conto capitale extra difesa, escludendo gli ordini di aeromobili, ammontava a $67.2 miliardi, e rimane ancora inferiore ai $68.3 miliardi fatti registrare nel giugno 2000. Non solo non c'è stato un aumento netto in 18 anni, ma come il grafico qui sotto documenta in modo convincente, sembra esserci un tetto impenetrabile a quel livello.

In realtà, la storia è molto peggio. Questo perché si tratta di numeri nominali, e malgrado il Dipartimento del Commercio abbia tagliato le cifre sull'inflazione, il deflatore del PIL per gli aumenti delle spese in conto capitale è aumentato del 18% nel frattempo.

Ciò significa che gli ordini delle spese in conto capitale in dollari costanti sono diminuiti di quasi un quinto a partire dall'inizio del secolo. Sicuramente questa si qualifica come una vulnerabilità strutturale che ha bisogno di una spiegazione, e che è difficile da conciliare con la fiducia di Ian Shepherdson secondo cui le spese in conto capitale andranno presto a gonfie vele.


La controreplica di Wall Street non ha importanza, perché ciò che conta davvero è la spesa dei consumatori, che rappresenta il 70% del PIL. E secondo i nostri saggi keynesiani, è la spesa dei consumatori che fa girare il mondo.

Ma sicuramente ciò dipende da dove ottengono i mezzi per fare acquisti. Cioè, in qualsiasi ragionevole periodo di tempo ha una certa importanza se quel denaro è stato guadagnato, preso in prestito, deviato dai risparmi, o semplicemente rubato.

Questo ci porta alle straordinarie anomalie nel grafico qui sotto. Utilizzando il picco pre-crisi (4° trim. 2007) come punto di partenza comune, ci risulta che a partire dal quarto trimestre 2017 la spesa per consumi reali per beni durevoli è aumentata del 53% rispetto agli aumenti dei guadagni reali l'ora al 4.0% e del totale delle ore lavorate al 5%.

Proprio così. Le ultime due cifre non sono annuali, sono cumulative per un intero decennio!

E vengono presentate su una base picco/picco, non dalla cosiddetta Grande Recessione del giugno 2009.

In che modo le spese per beni durevoli sono aumentato del 53%, quasi 6 volte più velocemente dell'aumento implicito nei salari reali aggregati?

Forse quel denaro è stato rubato, o come minimo è parte di alcune anomalie che devono essere spiegate.


La risposta in parte è che i risparmi sono stati intaccati, dal momento che il tasso di risparmio delle famiglie è crollato ai minimi storici del 3.0% o meno. Tra l'altro, durante la più recente abbuffata di spese natalizie, il tasso di risparmio personale è sceso al 2.4%, il che è un segnale di disagio finanziario e di disperazione, non la prova di un ciclo economico benedetto da una giovane capacità di recupero.


Altrettanto importante è il fatto che le spese per consumi reali di beni, sia durevoli che non durevoli, sono state notevolmente aumentate nella contabilità del PIL per la mancanza d'inflazione misurata dal Dipartimento del Commercio. Infatti il livello dei prezzi dei beni durevoli è diminuito del 17% negli ultimi dieci anni; e anche per quelli non durevoli, compresa l'energia, l'aumento annualizzato è stato solo dell'1.1%.

Di conseguenza, il PIL reale ha ricevuto un'enorme spinta statistica dalle forze della deflazione globale. E come elaboreremo di più nella Parte 2, questa è una funzione della repressione monetaria globale e della falsificazione dei prezzi degli asset da parte delle banche centrali.

Queste ultime hanno reso il capitale così a buon mercato che l'economia mondiale è stata invasa da un eccesso di capacità e da investimenti insufficienti. A sua volta, ciò ha fatto scendere i prezzi dei beni commerciabili di gran lunga più in basso rispetto ad un sistema con denaro onesto e beni capitali a prezzi di mercato.

A dire il vero, tutto questo ha rappresentato un vantaggio per i conti di spesa (PIL) di una gigantesca economia debitrice ed importatrice come quella degli Stati Uniti. Ma certamente non ha reso l'economia americana più forte o più ricca. Anzi ha lasciato gran parte dell'entroterra americano nella povertà.


Poi c'è l'anomalia più significativa di tutte: sembra che la spesa totale per consumi reali sia cresciuta del 19% rispetto al picco pre-crisi, mentre la produzione industriale sia aumentata solo dell'1%.

La componente principale dal lato della domanda (PCE) non può crescere 19 volte più velocemente della componente principale dal lato dell'offerta (produzione industriale di beni, servizi pubblici e miniere/energia), a meno che l'economia di Main Street non sia tormentata da squilibri insostenibili e menomazioni.

Infatti c'è qualcosa di drasticamente sbagliato in ciò, come esploreremo nella Parte 2.



[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/



=> Potete leggere la Parte 2 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/08/le-infezioni-della-pianificazione_14.html

=> Potete leggere la Parte 3 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/08/le-infezioni-della-pianificazione_16.html

=> Potete leggere la Parte 4 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/08/le-infezioni-della-pianificazione_17.html

=> Potete leggere la Parte 5 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/08/le-infezioni-della-pianificazione_20.html


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