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mercoledì 1 agosto 2018

Le illusioni dello slogan Make America Great Again, Parte #2





di David Stockman


Abbiamo dimostrato nella Prima Parte come Trump, vantandosi di un'economia tornata a ruggire, abbia torto marcio. Ma questa menzogna merita di essere ulteriormente smascherata, perché riassume sinteticamente il tipo di populismo privo di contesto, antistorico e amante del denaro fasullo che prevale a Washington.

L'espansione economica degli Stati Uniti non sta ruggendo; sta inciampando nella vecchiaia indotta dal debito e sarà sbattuta violentemente a terra dall'ennesimo giro di bolle finanziarie e crescita rubata dal futuro.

Ad esempio, da dicembre 2016 le buste paga sono "salite" bene, ma in realtà sono aumentate dello stesso 2.8% dell'IPC. Vale a dire, gli aumenti reali non sono andati da nessuna parte negli ultimi 15 mesi.


Allo stesso modo, non c'è niente di speciale quando Trump afferma che "le imprese investono nel nostro grande Paese".

Bene, sì, ma non ad un ritmo veloce come quello di prima. Com'è evidente dal grafico qui sotto, gli investimenti delle imprese durante la "ripresa" odierna tendono a seguire impulsi "stop & go". Di conseguenza non c'è davvero nulla di nuovo nella tendenza che ha prevalso da quando la ripresa ha guadagnato terreno nella seconda metà del 2010.

Infatti l'aumento medio trimestrale (anno/anno) degli investimenti aziendali reali durante il 2017 è stato del 4.68%, che si confronta con un aumento anno/anno medio del 4.94% durante i precedenti 26 trimestri.

L'unica cosa diversa l'anno scorso è stata la tempistica: come si vede nel grafico qui sotto, gli investimenti nelle spese in conto capitale sono aumentati durante il boom globale delle materie prime 2014-2015; poi sono scemati nel corso del successivo bust del 2016; e alla fine sono rimbalzati modestamente nel corso del 2017, per niente aiutate dal dollaro più debole, dalla ripresa degli investimenti nell'energia e dal rialzo della spesa globale per capitali innescata dal boom del credito prima della nuova incoronazione di Xi.


La tendenza della crescita reale delle vendite al dettaglio racconta la stessa storia.

Tra il 2011 e il 2016, gli aumenti anno/anno reali sono stati in media del 2.41%. Negli ultimi 15 mesi hanno raggiunto una media del 2.30%, il che significa che la maggior parte dei consumatori sta ancora vivendo di stipendio in stipendio.


In realtà, quella percentuale non è affatto buona. Le persone stanno attingendo ai loro risparmi nel disperato tentativo di sopravvivere, e alla quantità di quasi $500 miliardi all'anno.

Proprio così. Le famiglie americane hanno ridotto il tasso di risparmio (dollari annualizzati) da $850 miliardi nel secondo trimestre 2015 a soli $380 miliardi nel quarto trimestre 2017.

Inoltre, quando i consumatori si lasciano andare in questo modo, il PIL nazionale keynesiano dice che tutto va bene perché la spesa è quello che conta davvero.

Poi arriva sempre il giorno della resa dei conti, e al 3.0% del reddito personale disponibile alla fine dell'anno scorso, il tasso di risparmio personale era precipitato nel sottosuolo della storia, proprio come avvenne alla vigilia del Recessione 2008-2009.


La stessa storia vale per il lato dell'offerta dell'economia. Durante lo scorso anno, la produttività del lavoro ha registrato una crescita annuale dell'1.25% rispetto all'1.23% dei precedenti 30 trimestri. Parlare di aumento ineziale sarebbe un eufemismo. Sicuramente non è una prova che l'economia americana sia tornata a ruggire.

Infatti il vero problema nel grafico qui sotto è che dopo il rimbalzo dalla grande recessione, la produttività del lavoro rimane impantanata a livelli appena la metà rispetto alla sua media storica.


Infine, non c'è stata nessuna accelerazione nel mondo del lavoro, come è evidente nel grafico qui sotto. Esso misura le ore aggregate lavorate dai lavoratori nella produzione esclusa la supervisione: hanno fatto registrare una media del 2.23% di aumento annualizzato durante i 15 mesi da quando Trump è stato eletto.

Ciò si confronta con una media annualizzata del 2.25% durante i sei anni precedenti. Ma quando si tratta di differenze al secondo numero decimale, non sono altro che errori di arrotondamento.


Il punto qui è che non c'è stata alcuna accelerazione dell'economia di Main Street dal 20 gennaio 2017, solo una continuazione della profonda ripresa fiacca che è in corso dal 2010.

Infatti Donald si sta prendendo il merito per le azioni del semplice vecchio ciclo economico e nel peggior momento possibile.

Per esempio, siamo nella fase espansiva del ciclo economico che:
  1. è eccessivamente lunga rispetto a tutti i parametri storici, in piedi a 106 mesi rispetto ad una media di 61 mesi dopo il 1950 e ai 119 mesi record degli anni '90;
  2. è stata prolungata con l'ennesima dose di prosperità presa in prestito per cui ora sta arrivando il conto.

Questo è evidente nel grafico qui sotto. Tra il picco pre-crisi del quarto trimestre 2007 e quello del quarto trimestre 2017, il debito totale del mercato creditizio negli Stati Uniti è cresciuto di una cifra sbalorditiva di $16,000 miliardi, e ora si attesta a poco meno di $69,000 miliardi, o il 3.5X PIL.

Al contrario, durante lo stesso periodo di 10 anni, il PIL nominale è cresciuto di soli $5,000 miliardi. Non c'è da meravigliarsi se la crescita economica degli Stati Uniti abbia rallentato quando si è costretti a ricorrere a montagne di debito per spostare ciò che equivale ad un granello di crescita.


Se non ci fosse stata l'enorme riduzione dei risparmi dello scorso anno, l'aumento del PIL reale, non proprio spettacolare, al 2.6% annuo (4° trimestre) nel 2017 avrebbe fatto invece registrare una media dell'1.5% all'anno.

I vari trimestri dell'anno scorso, con tassi di crescita annualizzati disallineati al 3% stagionali, non erano quindi segni di un imminente miracolo di crescita dal lato dell'offerta. Erano solo un'espressione del modello a lungo termine di crescita del PIL che ora sta affrontando un altro round di ammortamento del debito.

Anche a prescindere da ciò, l'estrema destra del grafico non reca alcuna traccia di un'economia in piena espansione. Quest'ultima non si trova da nessuna parte in America... tranne che nel mercato azionario.


Sì, gli indici maggiori sono aumentati del 30%, ma questo è esattamente il problema. Nel nuovo mondo della Finanza delle Bolle alimentata dalla FED, i cicli economici finiscono quando le bolle scoppiano. Quindi Donald si sta vantando di una bolla che sta per scoppiare, la quale si porterà dietro la sua decantata economia in espansione.

Detto in altri termini, la performance tendenziale dell'attuale pseudo-ripresa è stata scarsa, ma i mercati azionari carichi di speculazioni hanno spinto i multipli PE e le aspettative di crescita nella stratosfera finanziaria.

Ad esempio, gli utili dichiarati per l'indice S&P 500 sono arrivati ​​a poco meno di $110 per azione nel periodo annuale terminante a dicembre 2017. Ciò rappresentava un tasso di crescita annuale del 2.4% rispetto al picco del ciclo precedente di $85 per azione dieci anni fa, durante il mese di giugno 2007.

Tuttavia, le mazze da hockey di Wall Street puntano ora a $169 per azione per l'indice S&P 500 entro il dicembre 2019. Ciò equivale ad una crescita annua del 24%, o a 10 volte il tasso di crescita effettivo dello scorso decennio!

Inutile dire che non succederà affatto, eppure queste sono le aspettative deliranti accese da tre decenni di Finanza delle Bolle; ed è la ragione per cui il prossimo crash sarà epico e per l'ennesima volta scaraventerà nel baratro economico l'economia di Main Street.

E questo ci riporta al populismo privo di contesto, antistorico e amante del denaro fasullo che prevale a Washington. Proprio come Donald ha completamente stravolto i risultati economici fino ad oggi, i permabull di Wall Street hanno trasformato la peggiore ripresa della storia in un'occasione per vedere multipli di valutazione mai visti prima.


Alla fine, l'andamento da picco a picco nelle vendite finali reali riassume sia la forza dell'economia sia le metriche macroeconomiche principali. Eppure dal picco pre-crisi la crescita reale è crollata di appena l'1.2% all'anno, o di appena un terzo del tasso di crescita storico.

Inutile dire che la logica di multipli PE altissimi al vertice dell'espansione economica più debole nella storia registrata, non ha alcun senso; soprattutto se tale follia include un cenno alle presunte politiche pro-business di Donald.


Il fatto è che il piano fiscale di Trump è anti-crescita, soprattutto nelle attuali condizioni del mondo reale e alla luce dei venti contrari derivanti dal QT della FED e di altre banche centrali.

Questi enormi venti contrari saranno il tema della Parte 3.


[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/



=> Potete leggere la Parte 1 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/07/le-illusioni-dello-slogan-make-america.html

=> Potete leggere la Parte 3 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/08/le-illusioni-dello-slogan-make-america_6.html

=> Potete leggere la Parte 4 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/08/le-illusioni-dello-slogan-make-america_8.html


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