venerdì 8 giugno 2018

Otto anni e non sentirli





di Francesco Simoncelli


Un altro anno è passato e questo spazio virtuale è arrivato all'ottavo anno di diffusione delle sue idee. Freedonia sino ad ora ha cercato di mantenere vivi gli insegnamenti della Scuola Austriaca d'economia attraverso la pubblicazione di traduzioni dei grandi nomi di questa dottrina economica, gli articoli del sottoscritto indirizzati ad approfondire le tematiche economiche del presente, passato e futuro, la sottotitolatura di video didattici per la comprensione immediata di temi comunemente additati come spinosi, la stesura di due libri sulla materia che vogliono semplificare oltremodo i concetti economici, ecc.

Grazie al sostegno dei lettori e alla loro partecipazione attiva, questa grancassa della libertà ha potuto diffondere questi messaggi. Il materiale accademico che trovate su Freedonia è consultabile da non-specialisti, a differenza delle riviste accademiche e delle monografie scritte dalla maggior parte degli economisti accademici. Scrivono l'uno per l'altro, non per il pubblico in generale. Il messaggio di Mises sul rapporto tra libertà, libero mercato e crescita economica può essere compreso dai non-economisti che si dedicano allo studio autonomo. Ciò conferisce agli analisti della Scuola Austriaca un netto vantaggio ogni volta che le inevitabili recessioni tornano a fare capolino. Gli Austriaci spiegano esattamente perché queste politiche hanno fallito ancora una volta: la sostituzione del potere politico al processo del mercato.

Mises ha sempre sostenuto che la guerra per la libertà viene vinta o persa sul campo di battaglia delle idee. Nel suo libro, Socialism, Mises mise in guardia i lettori contro la disperazione di fronte al socialismo.

Niente ha aiutato la diffusione delle idee socialiste più della convinzione che il socialismo fosse inevitabile. Anche gli oppositori del socialismo ne sono perlopiù stregati: svilisce la loro resistenza. (pag. 282)

Dobbiamo resistere. Il primo passo per una resistenza di successo è questo: non dobbiamo commettere lo stesso errore dando per scontata la vittoria del keynesianismo, dello stato sociale, dello Deep State, della legge amministrativa, o del nuovo ordine mondiale. Non dobbiamo pensare che la loro vittoria sia inevitabile. Ognuno di loro ha in sé i semi della propria distruzione. Questa prospettiva di ottimismo è un importante lascito di Mises.

Infatti non bisogna guardare con sospetto le recessioni, perché esse rappresentano il momento in cui gli errori del passato possono essere adeguatamente ripuliti e permettere l'emergere di condizioni economiche più adeguata in sintonia con le necessità reali degli attori di mercato. Ciò che deve spaventare, invece, sono le politiche anticicliche messe in campo dai pianificatori centrali  per cercare di sostenere artificialmente lo status quo. Non sono indirizzate a "stabilizzare" la società nel suo insieme, bensì a zombizzare quelle realtà che sono in grado di accedere più facilmente al credito (es. grandi aziende) o che sono più profondamente ammanicate con lo status quo. È una spirale autorinforzante: più si diviene ammanicati, più si entra a far parte dei TBTF.

Ma ci sono due cose da puntualizzare. In primo luogo, nessuno ha una conoscenza totale. Mises sottolinea che è impossibile possedere tutte le conoscenze allo stesso tempo e Hayek afferma che la conoscenza è diffusa nella società. L'acquisizione della conoscenza è quindi costosa e imperfetta: "Più conosci, più sai che non sai molto".

In secondo luogo, le imprese possono essere intese come gruppi di risorse, comprese le risorse umane e le loro conoscenze. Le risorse sono sempre eterogenee e imperfettamente mobili. Ad esempio, è impossibile per un proprietario di un ristorante utilizzare le risorse che ha a disposizione per creare una nuova società di consulenza aziendale, una fabbrica di scarpe, o un'azienda di costruzioni. In economia ciò viene definito "eterogeneità del capitale". Le risorse (che gli economisti di solito chiamano "capitale") non possono essere immediatamente trasferite tra due diverse linee di produzione, o anche tra due diverse fasi della stessa produzione. Potreste provare a farlo, ma l'efficacia delle risorse diminuirà. Inoltre gli imprenditori sono responsabili di combinare e ricombinare continuamente le risorse a causa dei nuovi attributi, delle tecnologie e delle nuove esigenze dei consumatori. Le imprese con un vantaggio competitivo in un segmento del mercato potrebbero vedere questo vantaggio scomparire altrove. Quei proprietari di imprese che combinano le risorse in un modo che piace di più ai consumatori saranno i migliori.

In virtù di questi due punti è impossibile che un'organizzazione centrale possa sapere meglio di tutti cosa sia bene per la società nel suo complesso, di conseguenza incappare in errori sarà molto più semplice e il sostegno di realtà improduttive sprecherà e distruggerà risorse economiche scarse che sarebbero potute essere più produttive in altre linee imprenditoriali. Come economisti, il nostro compito è quello di spiegare le leggi economiche. Gli economisti non possono e non devono teorizzare, nell'ambito della scienza economica, legami tra reddito e felicità, né usare queste fondazioni traballanti come scuse per le politiche statali e l'intervento sui prezzi. Ciò mette in evidenza la presunzione degli economisti mainstream, i quali considerano il mondo imperfetto e desiderano modellarlo in base ai propri valori soggettivi. Invece gli economisti dovrebbero accontentarsi di spiegarlo.

Ma gli economisti mainstream sono anche colpevoli di ignorare gli aspetti essenziali dell'azione umana quando ricercano la perfezione matematica nei loro modelli. Poiché utilizzano questi modelli per prevedere e riformare l'economia, non possono affrontare eventi "imprevedibili". Trattano le variabili non misurabili (es. il tempo, i valori morali e gli incentivi non monetari) come se fossero meno importanti, come se fossero inesistenti, eliminandoli completamente dai loro modelli idealizzati.



IMPARARE DAGLI ERRORI?

Non è un caso quindi se, come abbiamo visto in Italia, ognuno di questi saltimbanchi abbia pronta la sua ricetta sicura per permettere la rinascita di un paese in stato comatoso. Si rifiutano di permettere agli individui di trovare le loro soluzioni. Si rifiutano di ammettere la loro ignoranza. Si rifiutano di imparare dalla storia. Prendiamo, ad esempio, il recente sconquasso in Italia e andiamo a rivedere un punto interessante del vecchio contratto proposto da Lega/5 Stelle per quanto riguarda lo stimolo alla crescita economica:
Sul punto, tra le misure concretamente percorribili, spiccano l’istituto della compensazione tra crediti e debiti nei confronti della pubblica amministrazione, da favorire attraverso l’ampliamento delle fattispecie ammesse, e la cartolarizzazione dei crediti fiscali, anche attraverso strumenti quali titoli di stato di piccolo taglio, anche valutando nelle sedi opportune la definizione stessa di debito pubblico.

Il caso della Grecia, venuto alla luce all’inizio del 2010 è l’esempio perfetto per capire cosa spinge un governo a far ricorso al mercato dei derivati finanziari. I governi non sempre emettono bond denominati nella moneta nazionale ma spesso ricorrono a titoli denominati in valuta diversa per raggiungere più facilmente i mercati esteri e attirare nuovi investitori. Il motivo è semplice: tranquillizzare i risparmiatori stranieri che non si devono preoccupare del rischio di cambio (ovvero di essere ripagati in una valuta che nel frattempo si è deprezzata), e spuntare quindi un tasso d’interesse più favorevole.

Così aveva fatto anche la Grecia che, alla vigilia del suo ingresso nell’euro, si trovava con diversi miliardi di bond denominati in dollari e yen. Poiché le tasse, però, vengono pagate in euro, il governo di Atene aveva quindi la necessità di cautelarsi contro eventuali fluttuazioni dei cambi che avrebbero potuto far variare, anche di molto, sia l’entità del capitale che quella degli interessi da rimborsare agli investitori. La soluzione adottata, in questi casi, è di solito quella di rivolgersi a una banca d’investimento e stipulare con lei un contratto chiamato cross-currency swap.

Nei contratti derivati di questo tipo, la banca d’investimento “scambia” il bond in valuta straniera con un titolo equivalente in valuta nazionale in cui i tassi di cambio sono fissati in anticipo, secondo regole prestabilite. I termini del contratto, normalmente, sono tali per cui la banca d’investimento si sobbarca il rischio di cambio e il paese paga una commissione per il servizio. I flussi di pagamento attesi, inoltre, sono calcolati in modo da far sì che il valore commerciale del contratto sia inizialmente pari a zero.

Questo, ovviamente, nel caso in cui il derivato serva solo come assicurazione. Nella realtà, per la Grecia, non è andata esattamente così. Il contratto che il governo di Atene stipulò con Goldman Sachs nel 2001 non utilizzava tassi di cambio reali ma altri, fittizi, che permettevano alla Grecia di ottenere dalla banca d’affari americana una riduzione del debito di circa €2.4 miliardi. Come ha raccontato Nick Dunbar, autore del libro “Quei diavoli di derivati,” Goldman Sachs si faceva ripagare questo “regalo” stipulando un altro contratto derivato con il governo greco, questa volta un interest rate swap, che attraverso parametri anch’essi fittizi e fuori mercato, caricava sul paese mediterraneo un debito di circa €2.8 miliardi. Poiché le regole contabili (ESA95) utilizzate dalla Commissione Europea e da Eurostat non richiedevano di tener conto dei derivati nella redazione dei conti pubblici, inizialmente il risultato netto fu quello di far sparire €2.4 miliardi dal computo totale debito pubblico greco.

La Grecia fu così in grado, attraverso un trucco contabile, di mostrare all’Europa e agli investitori internazionali di aver intrapreso la strada del risanamento (nel 2003 Standard & Poor’s promuoveva il debito greco conferendogli il rating A+) mentre in realtà non solo non aveva fatto nulla in tal senso, ma al contrario aveva segretamente contratto un debito ad alta rischiosità. Quell’interest rate swap da €2.8 miliardi, infatti, prevedeva per i primi tre anni il pagamento di un teaser rate (un tasso d’interesse molto basso concepito per “attirare” i clienti) e poi un flusso di pagamenti che dipendeva dai tassi di sconto praticati dalla FED: più questi erano bassi più la Grecia doveva pagare. La politica espansiva della FED costò quindi molto anche al governo di Atene tanto che nel 2005, quando incominciarono i pagamenti veri, il debito iniziale di €2.8 miliardi si era trasformato nella ben più cospicua somma di €5.1 miliardi, un incremento di più del 16% annuo!

Prima di gettare tutta la responsabilità della truffa su Goldman Sachs, bisogna ricordare che i derivati, come il walzer, si ballano in due (in questo caso verrebbe voglia di dire in tre, perché anche Eurostat e le sue peculiari procedure di contabilità hanno avuto il loro peso) e in questo caso è molto facile individuare i motivi che spinsero i politici greci a scegliere proprio quella tipologia di derivato. Il governo di Atene, nel 2001, voleva la botta piena (rientrare nei parametri dell’euro) e la moglie ubriaca (evitare di ridurre la spesa pubblica o aumentare le tasse). I contratti derivati stipulati con Goldman Sachs permettevano alla Grecia proprio di raggiungere quegli obiettivi, perlomeno sino all’appuntamento olimpico ed elettorale del 2004, scaricando gli enormi costi dell’operazione su chi sarebbe “venuto dopo.”

Le cartolarizzazioni auspicate in quel documento avrebbero portato alla stessa identica situazione greca, e potete star sicuri che verranno riproposte qualora dovessero andare al governo gli stessi partiti. Capite quindi che non bastano delle voci per destabilizzare un Paese che si suppone sia stato lasciato in condizioni economiche sane? Anche la Spagna, si supponeva stesse navigando in una ripresa e invece... La crisi politica spagnola è indissolubilmente legata a quella italiana, non perché sono simili, ma perché entrambi si combinano per creare un'enorme incertezza finanziaria nell'area Euro. A volte ci vuole un po' di caos per svelare la realtà dietro il sipario. Entrambi i Paesi, l'Italia forse più della Spagna, avrebbero visto il collasso già da tempo se non fosse stato per la BCE. In sostanza Mario Draghi sta acquistando migliaia di miliardi in obbligazioni sovrane per nascondere il fatto che l'euro non potrà mai colmare le differenze tra il nord Europa e il sud.

Il Club Med ha bisogno di un meccanismo per svalutare le proprie valute per tenere il passo. Accettare l'euro ha significato perdere quel meccanismo e la valuta stessa non fornisce un'alternativa. L'euro è diventato una gabbia, una prigione per gli stati più poveri, ma è anche una prigione per la Germania, che sarà costretta a salvare l'Italia o a schiacciarla come è stata schiacciata la Grecia.

L'Italia e la Spagna sono economie molto più grandi di quella greca ed i problemi per l'euro stanno per diventare infinitamente più dolorosi. E non dimentichiamoci che tutte le statistiche economiche vengono notevolmente abbellite in tutto il continente. Se puoi affermare con la faccia seria che l'economia greca sta crescendo, tutto va bene. Lo stesso con l'Italia. Sta solo peggiorando. Se le obbligazioni italiane continueranno ad essere declassate dai mercati, alla BCE non sarà più consentito acquistarle. L'Italia ha i riflettori puntati.

L'Europa non è pronta a terminare l'esperimento, perché in esso sono stati "investiti" tanta reputazione ed ego, e perché le nazioni del nord e le loro banche sono legate a doppio filo a quelle del sud (es. TARGET2). L'unico Paese che ha fatto bene è stata la Gran Bretagna, quando ha deciso di rimanere fuori dalla zona Euro. Non ci vuole una mente superiore per capire che, ad esempio, il rendimento del biennale italiano era una aberrazione insostenibile e che non sarebbe durata a lungo. Soprattutto per un Paese alla canna del gas come l'Italia. I "mercati" non si mettono a giocare contro Paesi REALMENTE forti dal punto di vista economico, così come è successo con l'Inghilterra che nonostante sia uscita dall'UE poteva sfoggiare fondamentali economici migliori di quelli che credevano gli europeisti e i "mercati" non hanno pensato minimamente ad "attaccarla". Con l'Italia, invece, le chiacchiere stanno a zero e senza la BCE che comprava il pattume obbligazionario italiano e la Germania che forniva prestiti sottobanco attraverso il TARGET2, a quest'ora lo shock dei rendimenti sarebbe stato molto più marcato.


Le obbligazioni italiane, quindi, non importa a quale scadenza, non avrebbero mai dovuto sfoggiare un rendimento negativo. Il rapporto debito/PIL dell'Italia è oltre il 130%,la spesa pubblica non è stata tagliata, il mercato del lavoro è oppresso da tasse e burocrazia, il consumo di capitale a causa delle politiche statali sta mandando al macero le infrastrutture, ecc. La crisi del debito italiana, che dal 2011 non è mai stata corretta dalle politiche anticicliche, si trasformerà in una crisi valutaria che intaccherà tutta la zona Euro. È quello che sta succedendo in Argentina, ad esempio, dove la banca centrale ha innalzato il suo tasso di riferimento al 40% per impedire l'ulteriore deprezzamento del peso. Riguardo, invece, all'aumento del differenziale BTP/bund (che molte persone ancora ignorano cosa sia), si sono scatenate tante ridicole affermazioni sulla "finanza speculativa e cattiva", a dimostrazione che studiare è molto più difficile e faticoso che dare fiato alla bocca. Come sottolinea accuratamente il WSJ, le scommesse contro i BTP sono state quasi impossibili negli ultimi anni, perché nonostante il rapporto debito/PIL italiano al 130% e la crescita economica inesistente, l'inarrestabile acquisto di obbligazioni sovrane da parte della BCE ne ha soppresso i rendimenti e ha reso lo shorting di questi titoli estremamente non redditizio.


Ora le cose stanno cambiando, ed è tutto merito della BCE perché gli stessi trader dicono che mentre la BCE smobilita lentamente il suo QE, aumenta il rischio politico in Italia. L'illusione della stabilità sta finalmente lasciando spazio alla realtà delle cose: ciò che i front-runner della BCE stavano comprando assiduamente ieri per poi rivenderlo alla banca centrale, adesso lo stanno vendendo visto che il QE è destinato a ridursi marcatamente entro il prossimo autunno. La soppressione artificiale del rischio ha creato un senso di agiatezza fasullo, poiché basato su fondamentali economici insostenibili e di conseguenza i bond vigilantes sono i benvenuti in questo contesto, in modo da riportare ordine in quel caos creato dagli interventismi sconsiderati e dalle politiche nazionali irresponsabili.

Ma non preoccupatevi, gli sconsiderati non risiedono solo in Italia, anche a Bruxelles. Questo perché non ci vorrà molto prima che al naked short selling venga richiesta copertura immediata, oppure venga bandito del tutto lo shorting. Ciò creerà uno short squeeze artificiale e manderà al macero ogni possibilità genuina di riportare le cose in ordine. Chi parla quindi di "finanza speculativa e cattiva" non ha la minima idea di cosa stia dicendo, l'ennesimo pagliaccio imbonitore che vuole farvi credere alle favole e che le pecore belanti cambieranno qualcosa.



TUTTO E' CONNESSO

L'Eurozona si è trasformata in un caos; non sorprende se molti britannici abbiano votato per lasciarla. La crisi dei migranti ha avuto un impatto negativo su molte giurisdizioni europee, i risparmiatori stanno vedendo erodersi i loro depositi, la sovranità nazionale viene minacciata e Draghi sta facendo un lavoro terribile: il mercato obbligazionario del blocco commerciale europeo è il rischio numero uno per il 2018.

Nel mondo post-recessione, la BCE ha sparato diversi proiettili con le sue armi keynesiane. Draghi e Co. hanno ridotto i tassi d'interesse, stampato miliardi di euro, salvato gli stati membri e consentito spese spericolate. I risultati non hanno esattamente suscitato la fiducia che si sperava avrebbero suscitato. Come la Federal Reserve, la BCE non avrà più proiettili per contenere la prossima recessione. Quanto più in basso potranno scendere i tassi d'interesse? Quanti altri euro possono essere stampati? Quanto possono crescere il debito e i deficit nazionali?

Simile al sistema di Bretton Woods, il modello UE è un fallimento. Quando arriverà la prossima crisi finanziaria, l'unica cosa che i capi della BCE saranno in grado di fare sarà fare spallucce. E forse è meglio così... La dinamica principale della "prossima" recessione sarà la pulizia di tutti gli eccessi: espansione del debito, leva finanziaria, esplosione del margin debt, investimenti improduttivi, speculazione alimentata dal debito, debito dei mercati emergenti denominato in dollari, repressione finanziaria, corruzione politica, ecc.

Cosa succede quando i guadagni in azioni e obbligazioni che hanno alimentato l'illusione che i fondi pensione del settore pubblico siano solvibili e possano essere finanziati da ulteriori aumenti delle imposte si trasformano in perdite? Le pensioni sono solo la punta dell'iceberg. Aumentare le tasse per finanziare un aumento degli obblighi pensionistici pubblici innescherà rivolte tra i contribuenti, dato che l'aumento delle tasse sarà monumentale una volta che l'inganno della solvibilità sarà eliminato dalla prossima recessione.


Lo status quo si basa sul mutuatario/acquirente marginale. Tutta la domanda di quasi tutto è stata portata avanti dalla repressione dei tassi d'interesse da parte delle banche centrali e dall'inesorabile tsunami di liquidità: chiunque ha potuto acquistare un veicolo a credito, ottenere un mutuo garantito da un'agenzia federale, spendere con carte di credito e fare debiti per prestiti agli studenti. Ciò che non è visibile in tutte le statistiche ufficiali è il numero di imprese e famiglie che riescono a malapena a tenere la testa fuori dall'acqua, poiché l'inflazione distrugge il potere d'acquisto dei loro redditi netti.


Il numero di attività ricreatrici, ristoranti e altre piccole imprese con alti costi fissi che chiuderanno non appena le vendite vacilleranno sarà monumentale. Le prime cose ad essere tagliate sono i dipendenti marginali, gli straordinari, i bonus, i benefici, ecc. Tutto ciò che può essere scaricato in un disperato tentativo di salvare la società dall'insolvenza. Le prime cose che le famiglie in difficoltà smetteranno di pagare sono le carte di credito, i prestiti auto ed i prestiti agli studenti. La recessione non è mai andata via, in realtà, persiste al persistere degli interventi per contrastarla. Non esiste scampo a questa verità economica: alla fine, tutti gli errori economici devono essere ripuliti.

Non è possibile porre fine al ciclo economico, come credono i keynesiani; il ciclo economico è legato a forze che vanno ben oltre il controllo di qualsiasi persona. È possibile infatti che oggi, come con LTCM nel 1999, un evento apparentemente estraneo come le difficoltà economiche in Argentina e in Turchia possano avere ripercussioni inaspettate sulle economie del mondo sviluppato. Il controllo centrale sul denaro è un accelerante in entrambe le parti del ciclo economico, il boom e il bust. La creazione di credito in eccesso, un'inevitabilità durante i periodi di boom, senza asset sottostanti, consuma la produzione del futuro, rallentando la formazione di capitali e risparmio. Il vecchio sistema svalutava la moneta tagliando la quantità di oro o argento alla base; il sistema moderno prevede l'emissione di nuove unità monetarie come debito nei confronti del lavoro di qualcun altro, cioè i contribuenti.

Bitcoin e la blockchain metteranno fine a tutto ciò. Con questa nuova tecnologia le nuove unità monetarie saranno slegate dall'arbitrio umano e dalla possibilità di corromperli. I consumatori sono sempre alla ricerca di modi per abbassare il prezzo per ciò che acquistano. I pianificatori centrali cercano sempre di guadagnare a sbafo mantenendo prezzi più alti di quanto non desiderino i consumatori. I banchieri centrali e gli stati amano l'inflazione, i consumatori amano la deflazione. Bitcoin, insieme all'oro, è l'arma definitiva contro i "cercatori di rendite a sbafo" perché la sua offerta non è governata dagli attori di mercato. C'è la matematica dietro alla sua infrastruttura. Questa piccola differenza cambia tutto. C'è certezza su quale sarà l'offerta di denaro domani, o la prossima settimana.

E come tale la domanda di denaro può essere più prevedibilmente prevista dagli attori di mercato. La stessa prevedibilità non può essere traslata su cosa faranno i banchieri centrali alla prossima riunione. Mentre le forze di mercato guidano in una certa misura i minatori d'oro, nulla cambierà il numero di Bitcoin disponibili domani. Sì, ci saranno alcune fluttuazioni minori dovute alla possibilità di smarrire i wallet, ma esiste un massimo già noto di monete, governate dalla matematica, che rimuove l'elemento umano per quanto riguarda la creazione di denaro.

Alla fine Bitcoin, o qualche altra criptovaluta o paniere di esse, formeranno il bacino di asset di riserva rispetto al quale verranno misurate tutti gli altri. Tale stabilità dell'offerta e della sua crescita elimineranno le ingiustizie del sistema attuale. Bitcoin restituisce la sovranità al consumatore, laddove deve giustamente stare. Essi dovrebbero essere gli unici arbitri del tasso di cambio del loro denaro, non un presidente, o un consiglio di amministrazione, o un banchiere.

Se il mercato avrà bisogno di più soldi nel breve termine, li creerà. Le banche potranno emettere credito in base ai saldi Bitcoin, ma saranno limitate nel modo in cui lo faranno perché nessuna banca centrale sarà pronta a salvarle. Quindi, o saranno brave nella valutazione del rischio o andranno in bancarotta. Hard fork e altre blockchain possono creare nuove unità monetarie meno costose e mantenere onesta la vecchia rete attraverso la concorrenza e un servizio potenzialmente migliore, ad es. Bitcoin Cash, Zcash, Litecoin, ecc.



CONCLUSIONE

Grazie al sostegno attivo e alla curiosità dei lettori di Freedonia, questo spazio ha potuto continuare a diffondere il suo messaggio di libertà, fornendo a tutti coloro interessati una visione coerente con la realtà dei fatti. A differenza degli economisti maisntream che hanno bisogno di adattare la realtà ai loro modelli, la Scuola Austriaca confronta i suoi modelli con la realtà e tenta di spiegare qualora emergessero discrepanze significative. Il mio blog ha tentato di spiegare questo punto di vista al pubblico italiano, permettendogli di apprendere una chiave di lettura alternativa agli eventi economici che si susseguono nel tempo. Nessuna alchimia, nessuna manipolazione della realtà, nessuna promessa da mago imbonitore. La descrizione asciutta del come e del perché la società nel suo complesso e più in particolare gli attori economici affronta determinati scenari.

Fondamentalmente è sempre stata questa la missione di questo spazio virtuale: fornire armi intellettuali, ovvero, informazioni, a chi le cercasse. Ho cercato di farlo aggiornando costantemente il blog. Ho cercato di farlo attraverso la pubblicazione di vari video. Ho cercato di farlo attraverso la pubblicazione di due ebook. Ho cercato di farlo aiutando i neofiti ad entrare nel mondo delle criptovalute e i più esperti con l'analisi tecnica di quelle coin più promettenti. Continuo a farlo vagliando le varie opportunità che possono interessare i lettori affinché possano salvaguardare la loro ricchezza (pubblicamente e privatamente). Ecco un esempio recente. Eccone invece un altro di cui non ho parlato finora.


Andare short sui T-bill è un ottimo modo per restare liquidi, guadagnare qualcosa invece che lasciare il proprio denaro a marcire nei depositi (inevitabilmente erosi dai costi di gestione) e cavalcare l'inversione della curva dei rendimenti dovuta all'arrivo della prossima recessione. Promemoria: questo non è un investimento, ma è gestione della liquidità. È una cosa completamente separata dai fondi che dovrebbero essere destinati per azioni, metalli, criptovalute, o per qualsiasi altro investimento. Comunque questa è solo una delle tante cose che si possono fare per farsi trovare preparati e non lasciarsi vincere dagli eventi, come accadrà invece a tutti coloro che non hanno la minima idea di come muoversi o addirittura rimarranno attoniti all'arrivo della tempesta.

Quindi cari amici e lettori, il mio blog, Francesco Simoncelli's Freedonia, esiste grazie al lavoro che ogni giorno vi dedico, impiegando una parte preziosa del mio tempo per promuovere e diffondere il messaggio di libertà. Affinché possa continuare ad estendere questo messaggio, potete dimostrare il vostro apprezzamento lasciando un contributo al seguente link: paypal.me/FrancescoSimoncelli

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4 commenti:

  1. Purtroppo, però, viviamo concretamente in una enorme messinscena criminale (tutta finanziaria), costretti a sedere al tavolo di arroganti, potenti, corrotti e spietati bari, con fiches create ed avvalorate da loro ed indebitati ad hoc con queste stesse fiches. E minacciati in nome di mercati-fiat che sono quanto di più lontano e diverso ci possa essere dal mercato degli scambi volontari degli economisti austriaci.
    Certo, le leggi apodittiche dell'economia spazzeranno via tavolo e giocatori, prima o poi. Ma, nel frattempo, le distorsioni sulla vita reale delle persone si fanno sempre più pesanti ed è inevitabile che alcune delle loro cause siano destinate al fallimento ed alla rimozione anche disordinata.
    Magari, poi, errori di presunzione su larga scala saranno sostituiti con medesimi errori su scala più ridotta, ma oggigiorno è così e sarà ancora così per un bel po'.

    Al momento, guardo con favore le multiformi, anche contraddittorie, aspirazioni e tendenze al decentramento contro la centralizzazione. E di questo, realisticamente, mi contento nonostante le tante esplicite minacce ed i rischi connessi.

    Buon lavoro, Francesco!

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  2. Grazie per il lavoro di tutti questi anni. Hai aiutato tante persone a leggere gli eventi da altre angolazioni per vedere altre verità. Poi ognuno ha scelto la sua.

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  3. Dopo nove anni di politiche monetarie sperimentali negli Stati Uniti, in Europa, in Giappone e altrove, le economie dei mercati emergenti sono diventate dipendenti da debito contratto in una valuta forte che non possono inflazionare. L'Argentina è la prossima sulla lista, come ampiamente anticipato su queste pagine. Le conseguenze non intenzionali dovute a politiche monetarie arbitrarie iniziano a diffondersi man mano che lo tsunami di denaro a basso costo che ha inondato il mondo inizia a prosciugarsi col quantitative tightening. Inutile dire che i nodi verranno al pettine, soprattutto perché, come accade con tutti gli Schemi di Ponzi, gli ideatori finiscono per credere alle loro stesse menzogne.

    Questo è il caso delle banche europee, le quali in cerca di rendimenti decenti per sopravvivere alla ZIRP, hanno "investito" in mercati emergenti. Illusi dallo tsunami di denaro e credito alimentati dai vari QE nel mondo, hanno acquistato asset di Paese finanziariamente e fiscalmente sconsiderati dal punto di vista storico credendo che "adesso sarebbe stato diverso". Unicredit ha investito €2.5 miliardi nella sua partecipazione al 40.9% in Yapi Kredi, la quale è calata in valore a €1.15 miliardi. Secondo gli analisti di Goldman Sachs, Yapi Kredi è "la posizione più debole delle maggiori banche turche in termini di capitalizzazione", nonostante abbia aumentato il suo capitale sociale il maggio scorso. Senza contare altre banche europee come BNP, ING e la spagnola BBVA. Abbandonare la Turchia costerebbe a BBVA il 13% del suo valore contabile tangibile tra profitti mancati e svalutazioni dei crediti; mentre costerebbe alla banca olandese ING il 9% del suo valore contabile tangibile, ad Unicredit l'8% ed a BNP Paribas il 3%.

    E questo solo per quanto riguarda la loro esposizione nei confronti della Turchia, perché ad esempio l'anno scorso l'Argentina è stata in grado di piazzare sui mercati bond centennali per un valore di circa $3 miliardi. Il Grande Sgretolamento è solo nelle sue fasi iniziali.

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  4. Grazie per quanto hai fatto. Sono sempre stato libertario ma l'ho saputo solo pochi anni fa quando ho scoperto che il mio pensiero così dissonante rispetto alla società in cui vivo non era unico ma fortunatamente solo raro. I pochi libertari in Italia mi hanno fatto sentire meno solo e soprattutto mi hanno insegnato moltissimo. Ogni piccola cosa imparata cambia la vita, quanto ho imparato non è una piccola cosa. Grazie ancora. E

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