giovedì 28 giugno 2018
Non è la guerra commerciale ai tempi dei vostri nonni: la vendetta del denaro fasullo, Parte #2
di David Stockman
L'effetto del denaro fasullo delle banche centrali è stato quello di far crescere in maniera innaturale l'economia industriale cinese e svuotare quella dell'America. È come se una forma accelerata di tettonica delle placche economica avesse rotto grandi blocchi nel midwest/sud-est industriale statunitense e li avesse impiantati nel Pearl River Delta (Guangzhou), nel delta del fiume Yangtze (Shanghai) e nel Bohai Economic Rim (Beijing, Tianjin , Hebei).
Questo trasferimento è avvenuto dopo il 1987, perché in un mondo fatto di credito praticamente illimitato delle banche centrali, non esiste un processo di compensazione. Le deformazioni non vengono periodicamente eliminate dai meccanismi del libero mercato. Invece, sotto la tutela dello stato e del suo braccio armato (banca centrale), si metastatizzano indefinitamente fino a quando non si sfracellano contro un muro di mattoni.
Nell'attuale momento storico, quel muro è Trump. Vale a dire, la vera missione di Donald Trump è quella di schiacciare la simbiosi tossica trentennale in base alla quale il mercantilismo in Cina e la finanziarizzazione negli Stati Uniti hanno funzionato come due piselli che si rinforzavano reciprocamente in un baccello.
Infatti il denaro fasullo ha sostituito la ricchezza e la produzione delle ex-province industriali dell'America con il massiccio debito delle famiglie e gli asset finanziari drasticamente gonfiati. Allo stesso tempo, e in concomitanza con il mercantilismo militante dello stato post-maoista della Cina, ha generato l'attuale ordine economico globale.
Ci riferiamo, ovviamente, al fatto che, in quanto economia relativamente povera e in via di sviluppo, la Cina sia diventata di fatto un banchiere da $4,000 miliardi per il mondo ricco e sviluppato. Di conseguenza il XXI secolo ha deriso le regole del capitalismo del XIX secolo: è come se l'India, economicamente arretrata, fosse stata il banchiere delle regioni industrialmente avanzate di Londra, mentre quest'ultima il mutuatario.
L'assurdità di questa situazione, lo Schema Rosso di Ponzi che funziona come il banchiere e l'esportatore di capitali del mondo, viene ignorata dalle classi dominanti di Wall Street/Washington a causa della piaga della finanziarizzazione. Cioè, sono diventati così dipendenti dal misurare la salute economica attraverso l'indice S&P 500 da essere diventati ignari delle vaste deformazioni economiche che il denaro fasullo ha prodotto.
Sotto questo aspetto, c'è un gruppo di ideologi del libero mercato che contribuisce (forse inavvertitamente) alla cecità dominante. La loro tesi è che l'America è un posto così meraviglioso che il capitale globale viene a bussare alle sue porte.
Quindi, se volete godere dei frutti dei vasti afflussi di capitali, dovete far fronte ad ingenti disavanzi commerciali; e presumibilmente per sempre, un mondo senza fine. È solo un'identità contabile!
Ma le leggi dell'aritmetica mettono un freno alla teoria dei deficit eterni. Dall'ultimo avanzo degli Stati Uniti sul conto degli investimenti internazionali nel 1988 ($21 miliardi), il saldo è precipitato in basso su una base praticamente ininterrotta e ora si attesta a -$8,000 miliardi.
Le barre arancioni nel grafico qui sotto sono "indebitamento internazionale degli Stati Uniti", ed è aumentato ad un ritmo annuo del 21.5% per 28 anni. Altri 28 anni a questo ritmo e gli Stati Uniti dovrebbero al mondo $2,000,000 miliardi, e solo a metà di quel ritmo staremmo parlando ancora di un debito da $150,000 miliardi entro il 2045.
Ovviamente la Legge di Stein sull'insostenibilità (che tende a fermarsi) entrerebbe in gioco molto prima di entrambe le eventualità, ma il nostro punto riguarda più della semplice aritmetica.
Ad esempio, nel 1980 il saldo dell'investimento netto col resto del mondo (+$300 miliardi) dell'economia statunitense rappresentava circa il 10% del PIL. Quella cifra non era insolita o irragionevole per quella che era stata la principale economia nell'export e la principale nazione creditrice del mondo durante i precedenti sei decenni (sin dal 1914).
Ma l'America sicuramente non è diventata ricca immergendosi profondamente nel debito con il resto del mondo da allora in poi; nel 2017 il suo investimento netto ammontava a -42% del PIL. Quello che gli accademici dimenticano è che il denaro fasullo e il libero commercio non giocano bene insieme; il primo distrugge i segnali di prezzo e blocca gli aggiustamenti di compensazione del mercato.
Così facendo, tenta di violare la Legge di Stein. Ma ora sappiamo in pratica, piuttosto che solo in teoria, che è impossibile.
Alla fine ciò che si ottiene è Donald Trump e Peter Navarro, dove secondo quest'ultimo il protezionismo è la nuova via per il libero scambio!
Siamo abbastanza sicuri che le cose non stanno così, e che l'approccio di Donald ai giganteschi squilibri commerciali del mondo sia un vicolo cieco. Questo perché, in fondo, questi ultimi non sono principalmente il risultato di cattivi accordi commerciali, o pratiche sleali, che possono essere rinegoziati dalla politica commerciale globale; sono invece il frutto del denaro fasullo.
E per quanto ne sappiamo, il nostro Re del Debito nell'Ufficio Ovale ha fatto i suoi miliardi di dollari grazie allo stesso denaro fasullo, e quindi i tassi bassi vanno bene.
Ciò significa, ovviamente, che i negoziati di Donald non cambieranno una bilancia commerciale orribilmente squilibrata in cui gli Stati Uniti hanno esportato $130 miliardi in Cina nel 2017 e quest'ultima ha esportato $506 miliardi negli Stati Uniti.
Il deficit da $375 miliardi non si sarebbe mai verificato in un libero mercato con denaro onesto, perché i prezzi, i salari ed i costi relativi si sarebbero adeguati da molto tempo.
Ma né gli statisti della FED di Greenspan né i Suzerain Rossi mercantilisti di Pechino hanno lasciato che la legge dei mercati facesse il suo corso.
Così, dopo il crollo del mercato nell'ottobre 1987, Greenspan è andato all-in con la pianificazione monetaria centrale. Ha inondato il mondo di dollari per sopprimere i tassi d'interesse interni e incoraggiare gli americani a vivere al di là delle loro possibilità sfruttando l'equity delle case.
A sua volta Pechino ha arroventato ancora di più la stampante della PBOC. Cioè, ha rastrellato $4,000 miliardi di titoli di stato statunitensi, giapponesi ed europei in circa 15 anni, e non perché Pechino avesse voglia di investire all'estero, come suppongono i nostri monetaristi.
Al contrario, Pechino desiderava fare il contrario: vale a dire, promuovere massicci investimenti di capitale, occupazione e guadagni nel reddito in patria, alimentando le sue industrie nell'export con tassi di cambio deboli e bassi salari e prezzi interni. Per fare ciò, la PBOC ha comprato dollari per ancorare la propria moneta al biglietto verde, e poi li ha sequestrati in una massiccia scorta di debiti in dollari e altri titoli esteri.
Essendo i keynesiani d'acqua dolce affezionati ai mercati liberi tranne che nel denaro e nelle banche centrali, non hanno capito che mandare in soffitta Bretton Woods ha incentivato le banche centrali ad abusare, sfruttare e soppiantare implacabilmente il libero mercato dove è più necessario: vale a dire, nei mercati monetari e dei capitali che sono il battito vitale del capitalismo di mercato.
Questa è il riassunto di quello che è accaduto sin dalla metà degli anni '90 in poi, dopo che la Cina ha ridotto il suo tasso di cambio del 60% e successivamente lo ha ancorato al dollaro attraverso un intervento massiccio e continuo. In un sistema col sound money il conseguente crollo dei conti commerciali degli Stati Uniti avrebbe automaticamente generato un tasso d'interesse nettamente superiore, il che, a sua volta, avrebbe favorito una deflazione sistematica dei prezzi, dei salari e dei costi interni.
Alla fine, le esportazioni statunitensi sarebbero diventate più competitive, mentre le importazioni, in particolare quelle di mercantilisti come la Cina, avrebbero perso il vantaggio competitivo e sarebbero diminuite. Ma questo tipo di aggiustamenti di libero mercato non sono mai avvenuti.
Invece facendo finta di essere il flagello dell'inflazione mantenendo l'IPC a +/- il 2.0%, Greenspan ha fatto l'opposto. Ha spinto i tassi d'interesse costantemente più in basso in termini nominali e reali, e in tal modo ha generato l'antitesi dell'equilibrio che invece esisteva sotto il gold standard.
Invece di salire, i tassi d'interesse sono scesi costantemente, mentre il deficit delle partite correnti è balzato a livelli storicamente mai visti.
In questo contesto, è bene ricordare quali fossero i tassi d'interesse reali durante l'era d'oro alla fine degli anni '50 fino al 1965, prima della rottura causata dalla follia "Guns and Butter" di LBJ.
Sotto William McChesney Martin, un veterano del crollo di Wall Street del 1929, il differenziale tra i rendimenti obbligazionari e l'inflazione (cioè i tassi d'interesse reali) rimase nella zona compresa tra il 2.5% ed il 3.5%. Allo stesso tempo, il conto delle partite correnti era approssimativamente bilanciato e il mondo lamentava una carenza di dollari durante la maggior parte di quel periodo.
Al contrario, dopo il crollo di Long-Term Capital Management a Wall Street nel settembre 1998, la FED di Greenspan abbandonò la sua storica cautela. Ormai legata al culto della salita perenne dei prezzi delle azioni, la FED di Greenspan ha sostanzialmente distrutto il dollaro, inducendo così i Suzerain Rossi di Pechino a raddoppiare la posta in gioco.
Vale a dire, poiché la FED ha ampliato il suo bilancio, la Cina ha ricambiato: è intervenuta nei mercati valutari sempre più pesantemente per mantenere l'RMB altrettanto debole quanto il dollaro.
Detto in modo diverso, gli Stati Uniti avevano bisogno di tassi d'interesse alti e di un dollaro super forte, ma il Maestro ha fatto esattamente l'opposto: ha sostanzialmente eliminato i tassi d'interesse (reali).
Infatti, incoraggiando la Cina ed altri Paesi mercantilisti a fare scorta del debito del Tesoro USA ad un ritmo ancora più rapido di quello della FED, Greenspan ha fatto sì che le banche centrali del mondo diventassero un gigantesco convoglio di monetizzazione del debito e falsificazione dei prezzi in tutti i mercati finanziari del pianeta.
Così facendo, il sistema bancario centrale ha intorbidito i mercati liberi ed il libero scambio. Ha alimentato un continuo allargamento degli squilibri e delle deformazioni economiche globali piuttosto che consentire ai tassi d'interesse, guidati dal mercato, di ristabilire l'equilibrio.
Una delle conseguenze della distruzione dei tassi d'interesse di mercato è stata l'abbuffata di debito da parte delle famiglie. Quest'ultima, a sua volta, ha attenuato temporaneamente i posti di lavoro ed i redditi interni che andavano persi. Poiché i conti del PIL erano stati ideati dai keynesiani negli anni '30 e '40, questa attenuazione era inizialmente invisibile.
Dopotutto, la spesa per consumi personali rappresenta il 70% del PIL e nessuno al Dipartimento del Commercio che la calcola (il BEA) chiede ai consumatori se hanno guadagnato i dollari spesi durante il trimestre in esame, o se li hanno presi in prestito.
Alla fine i nodi vengono al pettine. Nonostante la riduzione temporanea della leva finanziaria durante la grande crisi finanziaria e le sue conseguenze, il debito delle famiglie oggi si attesta a circa 6.0 volte quello del 1989 rispetto ad un aumento di 3.8 volte dei salari nominali.
Purtroppo la carta di debito ormai è stata giocata e non può esserlo una seconda volta, come dimostrato dall'arrivo del Picco del Debito nel settore delle famiglie. Nella Parte 3 documenteremo come la ricerca sbagliata da parte della FED di tassi d'interesse bassi e un'inflazione al 2%, abbia reso l'economia americana sempre meno competitiva, mentre ha sepolto famiglie, imprese e governi sotto il debito.
Di fronte a queste disfunzioni strutturali profondamente radicate, siamo abbastanza fiduciosi che gli attuali dazi sono solo uno spettacolo secondario. La vera crisi sarà molto più traumatica, perché richiede lo scoppio della grande bolla finanziaria trentennale che è la causa alla base dei massicci squilibri commerciali del mondo.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/
=> Potete leggere la Parte 1 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/06/non-e-la-guerra-commerciale-ai-tempi.html
=> Potete leggere la Parte 3 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/07/non-e-la-guerra-commerciale-ai-tempi.html
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Così come c'era una bella differenza tra il socialismo ideale ed il socialismo reale insostenibile, così c'è una bella differenza tra il capitalismo ideale austriaco ed il capitalismo reale dei tecnocrati.
RispondiEliminaLa differenza tra teoria e realizzazione.
La pianificazione delle banche centrali ed il fiatmoney hanno fatto la differenza tra i capitalismi.
La BRI è la banca centrale dei banchieri centrali ed i suoi comunicati sono praticamente intrisi di burocrazia. Però a volte sono alquanto diretti e comprensibili. QUesta è una di quelle volte: Tit-for-tat tariff battle could spark downturn in global economy – BIS.
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