di David Stockman
Con uno dei suoi tweet sulla Cina, Trump ha dimostrato ancora una volta di avere una straordinaria capacità di entrare nel vivo delle questioni... anche se per puro caso!
Eppure ha ragione. La guerra commerciale è stata "persa molti anni fa" ed è la ragione per cui l'entroterra americano ha votato per lui. Ma, ahimè, le "persone folli o incompetenti" infilzate nel tweet di Trump, non sono un dipartimento del commercio defunto o funzionari di altri tempi.
No, non sono affatto burocrati in carne ed ossa. I colpevoli sono gli uomini e le donne residenti nell'Eccles Building, i quali negli ultimi trent'anni hanno trasformato la FED in una macchina gonfia-bolle e l'economia di Main Street in una torre piena di debiti.
In un certo senso, il denaro fasullo ha vinto sul libero scambio. E ciò significa che l'attuale guerra commerciale non è quella dei tempi dei nostri nonni; è la vendetta del denaro fasullo. La verità è che lo Schema Rosso di Ponzi è uno scherzo della natura che ha devastato gran parte dell'economia industriale statunitense. Ma il segreto oscuro all'insaputa di Trump e di Wall Street/Washington è che il mostro cinese è stato attivato ed alimentato dalla politica monetaria della banca centrale statunitense dopo il 1987.
Il punto di svolta è arrivato quando Deng concluse che Mao aveva torto sulla fonte del potere statale: piuttosto che dalla canna di una pistola, come aveva insistito il Grande Timoniere, Deng Xiaoping ordinò un deprezzamento del 60% dello yuan, riconoscendo la maggiore efficacia del potere del credito emesso dalla stampante monetaria della banca centrale.
Il dado fu tratto esattamente allora. Di fronte alla più grande campagna di esportazione mercantilistica della storia mondiale e al drenaggio delle vaste risaie cinesi di decine di milioni di lavoratori a buon mercato per riempire le nuove fabbriche orientate all'export, l'economia statunitense richiedeva soprattutto una cosa: una deflazione sistematica della sua struttura dei prezzi, dei salari e dei costi; alti tassi d'interesse per smorzare i consumi e incoraggiare il risparmio; e livelli sovra-storici di investimenti in impianti, attrezzature e tecnologia per fornire ai lavoratori americani un vantaggio insuperabile in termini di strumenti e produttività del lavoro.
Inutile dire che il pompaggio monetario di Greenspan, il crescente aumento del debito e gli effetti ricchezza legati alla finanziarizzazione, non erano semplicemente l'opposto di quello che avrebbe generato un sistema con sound money; rappresentavano il bacio della morte per il mondo del lavoro, la prosperità e la speranza dell'entroterra americano, come illustra il grafico qui sotto.
Gente, questo grafico non è il frutto della mano invisibile di Adam Smith. Le esportazioni mensili della Cina negli Stati Uniti a soli $490 milioni nel novembre 1987 non sono esplose di 98 volte nei 30 anni successivi, a $48.2 miliardi nel novembre 2017, a causa del vantaggio comparato!
Infatti il grafico qui sotto non sarebbe minimamente possibile in un sistema con sound money e determinazione onesta dei prezzi nei mercati dei capitali. Al contrario, il vantaggio iniziale della Cina nella manodopera a basso costo avrebbe portato ad un grande afflusso dell'asset di riserva (ad es. oro) in Cina e un ampio deflusso dagli Stati Uniti, provocando inflazione dei salari e dei costi in Cina e deflazione negli Stati Uniti.
Detto in modo diverso, se accoppiato con il sound money, il libero mercato non è un suicidio: gli squilibri delle partite correnti vengono liquidati tramite il movimento di un asset di riserva reale. Tale processo, a sua volta, fa sì che i tassi d'interesse interni diminuiscano e il credito si espanda in caso di afflussi, e il contrario nel caso di persistenti deficit commerciali e deflussi dell'asset di riserva.
Infine i prezzi interni, i costi ed i salari tornano a livelli sostenibili e nel lungo periodo le partite correnti restano in ragionevole equilibrio tra i partner commerciali. Al contrario, il picco viola nella parte in alto a destra del grafico sottostante rappresenta un tasso di crescita annuale composto del 17% per trenta anni consecutivi; è il lavoro del denaro fasullo, non del libero mercato.
Ciononostante, i cosiddetti sostenitori del "libero commercio" nei media mainstream si stanno lamentando della presunta ignoranza economica di Trump. Quando si tratta di errori intellettuali, tuttavia, non siamo sicuri cosa sia peggio tra il mercantilismo del 17° secolo di Trump o le fandonie di Steve Liesman sulla CNBC.
Non bisogna preoccuparsi dei deficit commerciali giganti o di una crescita di 98 volte delle importazioni dalla Cina, ha affermato, perché in realtà è un segnale di successo.
"Quando diventiamo più ricchi compriamo tutto ciò che viene fatto qui e poi anche altre cose provenienti dall'estero".
Non così in fretta, diremmo. Liesman stava parlando del tipo di ricchezza transitoria che si misura moltiplicando miliardi di azioni per i loro prezzi gonfiati. Come abbiamo già appreso due volte in questo secolo, questo tipo di ricchezza può crollare del 50% o più in un battito di ciglia quando le bolle finanziarie seriali della FED crollano sotto il loro stesso peso.
La verità, naturalmente, è che il grafico qui sopra non è un'aberrazione; è solo il manifesto del marciume economico sottostante che è stato indotto dal denaro fasullo. Come dimostreremo in questa serie di tre articoli, il grafico qui sotto, raffigurante il commercio totale degli Stati Uniti (compresi beni e servizi), è stato attivato da un'inflazione monetaria alimentata dalla banca centrale la quale non ha nulla a che fare con una ricchezza sostenibile.
In una parola, la FED ha stampato e così ha fatto ogni altra grande banca centrale del mondo, e la malattia mercantilistica si è diffusa in tutti e quattro gli angoli del pianeta.
In questo sistema, governanti e politici di tutto il mondo hanno autorizzato le loro banche centrali a scambiare le risorse delle loro terre (i petro-stati ed i Paesi pieni di risorse) e il sudore dei loro lavoratori (Cina, India e simili) per le passività in dollari USA (debito del Tesoro degli Stati Uniti e delle GSE), in uno sforzo fuorviante e futile per proteggere la loro prosperità basata sull'export.
A medio termine, naturalmente, questo ha permesso agli Stati Uniti di tirare fuori una delle più grandi truffe della storia economica. Abbiamo emesso debito in grande abbondanza e lo abbiamo scambiato per i loro beni e servizi. Dal 1980 questo colpo ha permesso l'accumulo fino a $12,500 miliardi di deficit nelle partite correnti; e quando gonfiate quei dollari per colmare il potere d'acquisto perso, il totale è più di $19,000 miliardi.
Proprio così. Gli Stati Uniti hanno essenzialmente preso in prestito il loro intero PIL attuale dal resto del mondo per vivere temporaneamente sulle spalle degli altri.
Inutile dire che questo non infastidisce minimamente i Liesman del mondo, perché il casinò di Wall Street è fondamentalmente astorico quando si tratta dei fondamenti del sound money e della finanza. Secondo il loro quadro keynesiano, la banca centrale è al lavoro per migliorare il futuro e i prezzi delle azioni sono sempre in aumento, e questo è tutto ciò che conta. Punto.
Ovviamente esternazioni come quelle di Liesman appartengono alla stessa categoria di quelle dei venditori ambulanti nel casinò: qualsiasi brusco calo nel mercato azionario è una gradita purga delle mani deboli; o l'affermazione del presidente della St. Louis Fed, James Bullard, secondo cui non sono necessari ulteriori rialzi degli interessi perché la FED ha già raggiunto il "tasso neutrale".
Proprio così. Il tasso dei fondi federali (ad oggi all'1.62%) è negativo al netto dell'inflazione (2.2%). Se possiamo avere deficit delle partite correnti per sempre, perché non anche tassi d'interesse reali negativi in perpetuo?
Il punto, tuttavia, va ben oltre la verità della famosa osservazione di Herb Stein secondo cui le tendenze insostenibili tendono a fermarsi. In questo caso, infatti, sembra che fermare i deficit commerciali insostenibili stia ricevendo un certo aiuto dal più improbabile politico americano. Ora che Trump sta tentando di dare al paziente la sua medicina protezionistica, sta venendo fuori qualcosa di più che l'insostenibilità dei $19,000 miliardi in deficit delle partite correnti. Vale a dire, l'inutilità dei dazi "forfettari" in un contesto globale in cui le fondamenta economiche sono state deformate ovunque.
Questa deformazione è abbastanza ovvia sul lato statunitense dell'equazione. Il reddito familiare reale medio non è aumentato di un centesimo dal 1999, e appena dello 0.25% all'anno dal 1989, poco dopo l'era della Finanza delle Bolle di Greenspan.
Nella Parte 2 esamineremo come la ricerca distruttiva di un'inflazione al 2.00% abbia favorito questo deplorevole risultato, e come la trasformazione dei mercati dei capitali in bische clandestine abbia generato un'imponente ingegneria finanziaria nei piani alti delle grandi aziende americane e l'effettiva de-capitalizzazione di Main Street.
Ma la deformazione definitiva risiede nello Schema Rosso di Ponzi, il quale è intrinsecamente una polveriera economica alla ricerca di una miccia.
In realtà, essendo un prodotto bizzarro di 30 anni di denaro fasullo, è l'esatto opposto dell'assurda presunzione di Wall Street/Washington secondo cui sarebbe solo l'ennesima grande economia che ha esagerato con la "crescita"; e che ora guarda alla mano ferma di Pechino per effettuare una transizione senza intoppi. Cioè, una migrazione ordinata da un boom economico della produzione, delle esportazioni e degli investimenti fissi ad un piacevole sistema fatto di acquisti, automobilismo e consumo di massa.
Magari fosse così semplice, ma la Cina non è un miracolo economico da $12,000 miliardi; è una nazione quasi totalitaria impazzita, che costruisce, prende in prestito, spende e specula ad una intensità che non ha paralleli storici.
Così facendo, si è trasformata in un vulcano incendiario di debito impagabile ed investimenti folli in tutto. Non può essere rallentata, stabilizzata, o modificata, da editti e nuovi piani dei compagni di Pechino. È il più grande disastro economico della storia umana che si dirige verso un abisso economico.
E questo è ciò che rende insulsa l'attuale ipotesi di Wall Street secondo cui la guerra commerciale di Trump non rappresenta nulla di cui preoccuparsi.
Infatti non solo è sbagliata la nozione secondo cui la battaglia sui dazi di oggi alla fine finirà con un compromesso clientelare; ma tale conclusione ignora completamente le fondamenta economiche in putrefazione che ci hanno portato fin qui.
Detto in modo diverso, il recinto industriale bruciato di Pennsylvania, Ohio, Michigan, Wisconsin e Iowa potrebbe aver scelto Trump per soffiare sui deficit commerciali, ma così facendo hanno anche messo in pericolo l'intero sistema del denaro fasullo che è alla base dell'attuale ordine insostenibile.
Se la Cina cola a picco, l'economia globale non può evitare un fragoroso sconvolgimento finanziario e macroeconomico. E non solo perché la Cina rappresenta il 17% degli $80,000 miliardi di PIL del mondo, o che è stata il motore della crescita del pianeta per la maggior parte di questo secolo.
Come abbiamo indicato, la Cina è l'epicentro della frode trentennale delle banche centrali e dall'esplosione del credito che ha deformato e destabilizzato la trama dell'economia globale.
Come indicato sopra, la follia finanziaria della Cina s'è spinta ad un estremo insondabile perché nei primi anni '90 una disperata oligarchia di despoti che governavano con mitragliatrici scoprì un mezzo migliore per rimanere al potere. Cioè, la stampante monetaria nel seminterrato della PBOC; e proprio nel momento giusto (per loro).
E hanno stampato come se non ci fosse un domani. Comprando dollari, euro e altre valute per ancorare la propria valuta e sostenere le fabbriche dell'export, la PBOC ha esteso il proprio bilancio da $40 miliardi a $4,000 miliardi nel corso di soli due decenni.
Questo è un 100X e non c'è nulla di simile nella storia del sistema bancario centrale e nemmeno nelle fantasie più fervide degli economisti con idee da sciroccati.
La stampante della PBOC, a sua volta, ha emesso credito a profusione. A metà degli anni '90, la Cina aveva circa $500 miliardi di credito pubblico e privato in circolazione, appena l'1.0X del suo PIL sgangherato. Oggi quel numero è di $40,000 miliardi, o anche di più.
Eppure niente in questo mondo economico (o nel prossimo) può crescere di 80X in soli 20 anni e vivere per raccontarlo. Soprattutto, non in un sistema costruito su un tessuto di editti top-down, illusioni, bugie e impossibilità, e che non ha nemmeno una parvenza di disciplina finanziaria, responsabilità politica, o libertà di parola.
Per intenderci, la Cina è un mix di Keynes e Lenin. È la tempesta finanziaria che abbatterà il grande edificio mondiale della falsa prosperità sfornata dalla banca centrale.
Quindi il giusto approccio al pericolo imminente non è quello di srotolare una sfilza di dazi. Invece è il momento di riconoscere che i suzerain rossi di Pechino hanno costruito l'equivalente di un villaggio Potemkin. Ma dal momento che credono davvero che sia reale, non hanno la minima idea dei requisiti e della routine richiesti da una vera economia capitalista.
Fin da quando gli oligarchi che gestiscono la Cina sono stati liberati dall'orribile distopia di Mao grazie alla stampante monetaria scoperta da Deng, hanno vissuto in una bolla in continua espansione che è così irreale da rendere il Truman Show uno spettacolo di burattini. Qualsiasi governante con un minimo di alfabetizzazione economica avrebbe riconosciuto da tempo che l'economia cinese è intrappolata in sprechi, eccessi ed insostenibilità varie.
Ecco qui un esempio. Da qualche parte vicino a Shanghai alcuni sviluppatori hanno costruito una replica del Pentagono su 100 acri di terra. È un centro commerciale che non ha inquilini e nessun cliente!
Progetti come questo qui sopra, e la Cina ne ha a iosa, sono un marcatore urlante di una trappola economica mortale. Descrivono un simulacro del capitalismo intrinsecamente insostenibile ed instabile, in cui lo scopo del credito è quello di finanziare i numeri del PIL, non finanziare investimenti efficienti con rischi e rendimenti calcolabili.
Di conseguenza le forme esteriori del capitalismo sono smentite dalla sostanza del controllo statalista e della pianificazione centrale. Ad esempio, in Cina non esiste un sistema bancario legittimo: solo giganteschi uffici di stato che sono effettivamente gestiti da operatori del partito.
Il loro modus operandi equivale a parcellizzare i numeri del PIL e la crescita del credito, per poi riversarli in una vasta catena di comando verso le contee, le città ed i villaggi. Non ci sono mai stati prezzi finanziari legittimi in Cina, tutti i tassi d'interesse ed i tassi FX sono stati ancorati e regolati al punto decimale; né c'è mai stata alcuna contabilità finanziaria onesta, i prestiti sono stati opzioni perpetue di una finzione economica.
E, inutile dire, non esiste un sistema di disciplina finanziaria basato sul diritto contrattuale. Il PIL cinese è cresciuto di $11,000 miliardi solo nel corso di questo secolo; cioè, c'è stato un boom in tutto il Paese che fa sembrare la corsa all'oro della California una scampagnata nel parco.
Eppure in questa frenetica ricerca non ci sono stati errori, campi sballati, o persino fallimenti personali. Quando occasionalmente qualcosa è andato storto con un "investimento", gli "sfortunati" si sono radunati per le strade e hanno chiesto l'intervento del governo, una cortesia che il regime ha invariabilmente garantito.
Infatti lo Schema Rosso di Ponzi fa sembrare Wall Street una società di miglioramento etico. Gli sviluppatori edili hanno costruito un'intera replica da $50 miliardi di Manhattan vicino alla città portuale di Tianjin, completa del proprio Rockefeller Center e delle Twin Towers, ma non hanno detto agli investitori che nessuno vive lì. Neanche i banchieri!
Detto in modo diverso, anche al culmine delle recenti bolle finanziarie a Londra, New York, Miami o Houston, non sono stati costruiti tali monumenti allo spreco economico e alla distruzione del capitale. Ma prendete in considerazione il caso della mastodontica industria siderurgica cinese.
È cresciuta da circa 70 milioni di tonnellate di produzione nei primi anni '90 a 832 milioni di tonnellate nel 2017. Oltre a ciò, l'accumulo di capacità dietro il grafico qui sotto racconta tutta la storia.
A dire il vero, lo tsunami di credito a basso costo ha permesso alle società siderurgiche statali cinesi di costruire nuove capacità ad un ritmo ancora più febbrile della crescita vertiginosa della produzione annuale. Di conseguenza la capacità annuale di acciaio grezzo ammonta ora a circa 1.3 miliardi di tonnellate, e quasi tutta la capacità, circa il 65% del totale mondiale, è stata costruita negli ultimi dieci anni.
Inutile dire che è assolutamente impossibile espandere in modo efficiente le industrie più pesanti del 17X in un quarto di secolo.
Ciò significa che l'espansione dell'industria siderurgica della Cina ha creato un significativo incremento della domanda per i propri prodotti.
Cioè, domanda di lamiere, strutture e altri tipi di acciaio che vanno negli altiforni, nei laminatoi, negli impianti di fabbricazione, negli impianti di stoccaggio e nello stoccaggio del ferro, nonché in altri prodotti d'acciaio per i cantieri navali e per le attrezzature ed infrastrutture utilizzate nelle miniere.
Cioè, l'industria siderurgica cinese ha inseguito la propria coda, ma la giostra è ora ferma, e con il completamento dell'incoronazione di Xi lo scorso autunno, l'ultima esplosione del settore immobiliare è stata una battuta d'arresto.
Il fatto è che la Cina sarà fortunata ad avere 500 milioni di tonnellate di domanda reale, cioè, una domanda interna continua di lamiere di acciaio per auto ed elettrodomestici, per cemento armato ed acciaio strutturale. Tutto questo rappresenta solo il 40% del suo massiccio investimento in capacità.
Ed è anche evidente che non sarà in grado di scaricare il suo enorme surplus sul resto del mondo. Infatti questa minaccia è al centro dell'incipiente guerra commerciale di Trump, la quale è iniziata con i dazi del 25% sull'acciaio.
Questa guerra commerciale significa che la Cina ha oltre mezzo miliardo di tonnellate di capacità in eccesso che schiacceranno i prezzi ed i profitti, ma, cosa più importante, che la domanda di acciaio per le spese in conto capitale dell'industria siderurgica è finita. E questo significa anche un arresto dei cantieri navali e delle attrezzature minerarie.
Ci sono voluti cinquant'anni affinché i giapponesi erigessero l'industria leader mondiale nel settore dell'acciaio (120 milioni di tonnellate) sulla scia di decine di migliaia di ingegneri e miglioramenti operativi graduali. La Cina ha creato lo stesso tonnellaggio ogni anno dopo la crisi finanziaria, ma si basava tutto su una grande illusione: l'efficienza, la longevità e la tecnica di produzione dell'acciaio erano assenti.
Ancora più sconcertante dell'acciaio è stata la crescita della capacità produttiva automobilistica cinese. Nel 1994 la Cina ha prodotto circa 1.4 milioni di unità di quelle che erano automobili e camion dell'era comunista. L'anno scorso ha prodotto oltre 29 milioni di veicoli prevalentemente in stile occidentale, o 21 volte di più.
La Cina è impazzita nella costruzione di stabilimenti automobilistici ed infrastrutture di distribuzione. Attualmente viene stimato un aumento di 35 milioni di unità di capacità di produzione. Ma la domanda si è effettivamente affievolita quest'anno e continuerà a scendere dopo che scadranno gli espedienti fiscali temporanei del governo, i quali stanno portando avanti le vendite future.
Il punto più importante, tuttavia, è che man mano che il credito cinese si fermerà, non verrà sfornata nuova capacità di auto per anni. Ora sta affogando nell'eccesso di capacità e, con il crollo dei prezzi e dei profitti negli anni a venire, anche le spese in conto capitale nell'industria automobilistica spariranno.
Inutile dire che questo non significa solo che il consumo di acciaio strutturale e di cemento armato per nuovi stabilimenti industriali crollerà, ciò comporterà anche una drastica riduzione della domanda per le sofisticate macchine utensili tedesche e le apparecchiature di automazione necessarie per costruire automobili.
Detto in altro modo, la depressione della spesa in conto capitale, che è in corso da diversi anni in Cina, Australia, Brasile e in gran parte dei mercati emergenti, si ripercuoterà sull'economia globale. Il credito a basso costo e il capitale mispriced sono veramente il padre di mille peccati economici.
L'infrastruttura edilizia della Cina, per esempio, è grottescamente sovradimensionata: dai forni per cemento, ai produttori e distributori di attrezzature per l'edilizia, ai trasportatori di sabbia e ghiaia, ai venditori di cantieri di ogni fascia.
In tre anni la Cina ha usato più cemento degli Stati Uniti durante tutto il XX secolo!
Tutto ciò non è indicativo di un boom economico salutare; è la prova di un sistema che è impazzito, perché c'era un credito illimitato per finanziare la macchina edilizia della Cina.
Lo stesso discorso vale per le sue industrie di macchinari, quella solare e quella dell'alluminio, per non parlare dei 70 milioni di appartamenti di lusso vuoti e vaste distese di autostrade vuote, ferrovie veloci, aeroporti, negozi e nuove città. Tutto deserto.
In breve, la gigantesca bolla del credito della Cina è la più grande maledizione mai vista dalle risorse economiche reali: lavoro, materie prime e beni capitali.
Infatti le porcilaie sono state costruite con le scorte di rame ed i quartieri urbani sono stati coperti da costruzioni di vetro e cemento che non portano alcun ritorno economico. Eppure tutti questi beni sono diventati "garanzie" per ancor più "prestiti".
La crescita della Cina si può riassumere col principio circolare: prendere in prestito-costruire-prendere di nuovo in prestito. In sostanza, si tratta di un gigantesco Schema di Ponzi in cui il "passivo" di ogni uomo diventa "l'attivo" di un altro.
Così, i governi locali hanno magri guadagni, ma debiti enormemente gonfiati basati su garanzie composte da inventari di terreni sopravvalutati; valutazioni che sono state stabilite da precedenti vendite finanziate a debito.
Allo stesso modo, gli imprenditori delle miniere di carbone devono affrontare non solo il crollo dei prezzi e dei ricavi, ma anche l'aumento vertiginoso dei tassi d'interesse sui prestiti bancari ombra garantiti da riserve di carbone sopravvalutate. I cantieri navali hanno i libri degli ordini vuoti, ma ingenti debiti le cui garanzie sono baie di costruzione inutili. Gli speculatori hanno collateralizzato enormi cataste di rame e di ferro a prezzi che sono sulla strada per diventare storia antica.
Quindi la Cina è davvero il più grande Schema di Ponzi nella storia. Ed è quel castello di carte che Trump ha ora attaccato frontalmente.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli: https://francescosimoncelli.blogspot.it/
=> Potete leggere la Parte 2 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/06/non-e-la-guerra-commerciale-ai-tempi_28.html
=> Potete leggere la Parte 3 a questo indirizzo: https://francescosimoncelli.blogspot.com/2018/07/non-e-la-guerra-commerciale-ai-tempi.html
i libbberisti mica comprendono che senza denaro fasullo non sarebbero potuti esistere tali scompensi commerciali, finanziari e persino di eguaglianza. La cina dimostra che l ambiente migliore per il capitalismo fiat è il fascismo
RispondiEliminaPurtroppo, i nostri libbberisti parlano pensosi sulla radio della confindustria dei capitalisti parastatali.
EliminaE si interrogano sul trend politico inatteso ed insopportabile della plebe che li sfancula rischiando il tutto per tutto in ogni parte dell'Occidente. E nella UE i libberisti autoreferenziali pianificano un totalitarismo politicamente corretto che sublima l'ultima rivoluzione del Novecento, quella delle élites ineffabili.
Il capitalismo fiat, quello cresciuto al riparo delle banche centrali, è abominevole.
RispondiEliminaNon si può non essergli contro.
"una disperata oligarchia di despoti che governavano con mitragliatrici scoprì un mezzo migliore per rimanere al potere. Cioè, la stampante monetaria"
RispondiEliminaLe ridicole epopee dei popoli e delle folle son tutte qui.
R.G.